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La bisessualità esiste?

[Già su Gay.it, rubrica "ControVerso" - 3 febbraio 2006]

di: Giovanni Dall'Orto.
 
 

Simbolo bisessuale. Da WikiCommons.
Simbolo bisessuale. Da WikiCommons.
 

La bisessualità esiste? A scanso di polemiche inutili (perché esistono anche polemiche utili) risponderò subito di .
Anche se (tanto per non avere paura delle polemiche, quando sono utili) sarebbe carino capire chi siano i bisessuali e dove cavolo stiano.

Intendiamoci. Trovare un bisessuale non è difficile. Il mondo gay italiano ne pullula. Chi di noi non lo è stato, magari da ragazzino, quando affrontando per le prime volte i propri desideri "diversi" cercava di consolarsi dicendosi: "Frocio io? Ma no... Magari sono solo bisex".

Il problema sta in quella parolina: "solo". Perché per la mentalità diffusa, se l'eterosessualità è il Bene Assoluto, e l'omosessualità è il Male Assoluto, allora la bisessualità è sì un male, però "solo" a metà, però "almeno" contenuto.
Molti di noi che han fatto "coming out" se lo sono sentiti dire apertamente: "Ma proprio gay? Non sei almeno bisessuale?".

In un contesto sociale e culturale come questo non stupisce allora che molti omosessuali scelgano, nel momento di venire a patti con la propria diversità, il "male minore", il "male a metà", dichiarandosi "bisessuali" in virtù del fatto che a quattordici anni hanno pomiciato con una ragazzina della stessa scuola. Il fatto che dai 14 ai 44 anni abbiano poi collezionato più maschi che Messalina non scalfisce la loro certezza: quella ragazzina sta lì come un'immagine fulgida e radiosa a dimostrare ai secoli, e a se stessi, che loro non sono dei volgarissimi froci bensì che sono "almeno" bisessuali...


Diciamolo, insomma: non c'è nessuno come i bisessuali che dia una cattiva fama alla bisessualità, in Italia.
Se la bisessualità fosse un modo di essere tout-court, sarebbe una condizione indifferente (quale vorremmo che diventasse, un giorno o l'altro, anche l'omosessualità). Purtroppo però, in Italia, la bisessualità non è "un modo di essere e basta": è semmai un modo di essere omosessuale.
È il modo di essere omosessuale di chi il coraggio lo trova solo a metà, e l'onestà non la trova per nulla.
È, come dice una graziosa battuta, "il foglio rosa per imparare a guidare da gay".

Lo dimostra, empiricamente, il fatto che la bisessualità non è distribuita in modo uniforme in tutta Italia, come avverrebbe se fosse un comportamento insito nell'animo umano. Muovendosi da Nord a Sud, per esempio, o dalla città alla provincia, diminuiscono via via i gay e le lesbiche che si definiscono tali e aumentano di egual misura i bisessuali, che magari non si definiscono neppure come tali perché hanno paura di fare perfino questo ("Cioè, definirzi èllimitarzi, nooo?").
Già a Roma i bisessuali superano i gay; da Roma in giù, poi, li sommergono. Segno che ciò che spinge i più a definirsi bisessuale in Italia non sono i desideri, bensì la paura di accettare la propria omosessualità, fenomeno che è più forte laddove il contesto sociale è maggiormente omofobo.

E che dire di quegli ineffabili sex club che esistono solo a Roma in cui si va a cercare rapporti "tutti-frutti" e a "fare le batterie" (cioè le orge) fra uomini e donne "indifferentemente"... e dove le donne sono una persona su dieci, e dove queste "donne" sono in realtà quasi tutte... uomini travestiti? Ma chi si vuole prendere in giro, a parte se stessi?

Cosa ci vorrebbe mai per dare una piccola spinta a questi ridicoli teatrini, e perché il movimento gay non s'impegna di più per farli crollare? (Forse, mi rispondo da solo, perché nelle zone in cui è più acuto il problema dei falsi bisex, cioè dei velati autentici, anche i gruppi gay sono infestati da falsi bisex, per cui guai a fare un discorso del genere: la "base" si rivolterebbe contro chi cercasse di dire pane al pane e pene al pene).


In questa marea di bisessuali che sono solo banalissimi froci "velati", i bisessuali veri, cioè coloro che hanno pulsioni che vanno verso entrambi i sessi, sono sommersi, scompaiono dalla vista.

Noi tutti parliamo, per correttezza politica, di un movimento "lgbt" dove la "b" starebbe per "bisessuale".
Ma 'sti bisessuali, nel movimento lgbt, chi li ha mai visti? Pur pullulando su qualunque chat e in qualunque scopatoio, cesso o cespuglio, al momento di far politica i bisessuali eccoli brillare per totale, assoluta e completa assenza.

Dov'è il movimento delle persone bisessuali, che pure all'estero esiste? Qui da noi i gay ci sono, le lesbiche pure, i/le trans idem, perfino i queer ci sono. Ma i/le bi, dove cavolo sono?

E no, una rondine non fa primavera, e il fatto che ciascuno di noi conosca "un/a" bisessuale autentico/a, e che magari milita pure in Arcigay, non significa che in Italia esista un movimento "b". Per lo meno, non ancora. Ma quanto dovremo aspettarlo ancora?


Dopodiché, come stupirsi dei "piccoli annunci" che chiedono di astenersi a preti, sposati e... bisessuali? Chi ha provato una relazione con una persona di queste di solito è rimasto scottato dal fatto che costoro usano, egoisticamente, la loro situazione sociale come pretesto per rifiutare un rapporto nel quale sia chiesto loro di dare almeno quanto chiedono.
È in effetti assai divertente la pretesa, tutta italiana, che hanno moltissimi sedicenti bisex che reclamano il diritto di tradire la loro donna con un uomo o il loro uomo con una donna giustificandosi con il fatto che loro sono bisex e quindi "devono" farlo. Un po' come una pianta d'appartamento a cui manchi la giusta dose di sali minerali, poverini...

Eppure gli studi compiuti sui bisessuali veri - ovviamente all'estero - hanno mostrato che in maggioranza nelle relazioni stabili tendono ad essere bisessuali sequenzialmente e non simultaneamente, ovvero che nelle loro relazioni alternano sì partner dell'uno e dell'altro sesso ma passando magari molti anni con comportamenti eterosessuali (magari facendo pure dei figli, già che ci sono) seguiti poi da un periodo altrettanto lungo di comportamento omosessuale e così via.

Invece i bisessuali italiani no: loro si sposano (e in questo modo accontentano non un bisogno interiore bensì, più squallidamente, il conformismo sociale magari per farsi reagalare l'appartamento da papà) e poi scappano a fare selve di corna alla moglie con tutti i maschi che trovano a portata di mano. Che sono "froci", mentre loro invece no...

Oppure, viceversa, devono ossessivamente dimostrare a se stessi che loro non sono froci "solo" perché stanno con un uomo, e quindi molestano compulsivamente tutte le donne che capitano a tiro (magari le lesbiche presenti in un locale gay, che ovviamente apprezzano ben poco tali patetiche attenzioni).
Quella che è una battuta che negli Usa scrivono per ridere sulle magliette, "Io non sono gay, ma il mio ragazzo sì", in Italia è purtropo un'affermazione che alcune persone fanno seriamente, con la massima faccia tosta.



 
Copertina di rivista bisex.
Copertina di rivista bisex dallo spiritoso titolo "Anything that moves" ("Basta che si muova").
 
Quanto appena detto spiega perché in Italia la bisessualità goda della pessima fama di cui molti bisessuali si lagnano accusando di "razzismo" il mondo gay.

Ma quale razzismo! Ci sarebbe razzismo se qui si dicesse che i bisessuali sono una razza e che per questo fatto sono o inferiori o cattivi. Ma qui si sta dicendo l'esatto opposto: cioè che i bisessuali, in Italia, nove volte su dieci, non sono affatto bisessuali e non costituiscono neppure un gruppo a sé, altro che costituire una razza!

E quanto al considerarli inferiori, ciò che si dice è proprio l'opposto: che fa pena l'omosessuale velato che crede, e magari lo proclama senza senso del ridicolo, di essere superiore agli altri "froci" solo perché ha palpato le tette di Carmela nel 1927...

Se chi pensa, o sa, d'essere un bisessuale vero volesse la fine di questo cosiddetto "razzismo" dovrebbe - invece d'inveire contro il movimento gay - unire le sue forze proprio con il movimento gay, aiutandolo a fare chiarezza su cosa sia per davvero la bisessualità ed aiutandolo a fare piazza pulita dei troppi falsi bisessuali italiani, cioè aiutando i gay che si odiano ad accettarsi e ad essere se stessi, senza vergogna e scuse. Banalmente, se stessi. E quindi gay.

Il giorno in cui si arriverà a questo, la parola "bisessuale" non indicherà più, come oggi, un omosessuale represso e che non si accetta. Indicherà invece, come già avviene in altri Paesi in cui c'è maggiore onestà che in Italia, la persona che per davvero (e non per banale conformismo sociale), è attratta da partner di entrambi i sessi.

E se poi per lui/lei è vera la battuta che dice che "il bisessuale è ha doppie chances di cuccaggio quando va in discoteca"... tanto meglio per lui/lei
 
 
 

Nota: dopo la pubblicazione su Gay.it della prima versione di questo scritto, un lettore mi scrisse una lettera (Bisessuali: ce ne fossero, in Italia...) che ho pubblicato qui.

 


Tratto da: Gay.it, febbraio 2006. Rivisto nel 2010.
 
 
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