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Quando la partitocrazia spia l'Arcigay

di: Giovanni Dall'Orto.
 


La testata indipendente "Notiziegay.com" ha oggi ipotizzato che possano addirittura "esserci i servizi segreti deviati" dietro la pubblicazione di un'intercettazione telefonica illegale ai danni dell'attuale presidente nazionale di Arcigay Paolo Patanè, pubblicata da un anonimo su "Youtube".

La telefonata in sé è insignificante, dato che Patanè si limitava a discutervi dei possibili candidati da presentare al congresso provinciale di Roma per la lista da lui capeggiata. Congresso, va aggiunto, che oltre tutto è stato stravinto dalla lista avversaria, che ha ottenuto addirittura il 100% degli eletti (oltre dieci).
Lo spezzone di telefonata scelto è insomma particolarmente controproducente per chi lo ha pubblicato. Infatti gli autori delle intercettazioni palesemente ignoravano i risultati del congresso Arcigay di Roma di cui si parla, visto che un risultato "coreano" del genere non permette neppure di buttar lì un'insinuazione su brogli elettorali, per lo meno a vantaggio di Patanè.

Ciò detto, non sfugge il valore intimidatorio del gesto, che vuol far capire a Patanè e ai suoi sostenitori (fra i quali mi colloco, e non da oggi, io) che le loro conversazioni sono intercettate e registrate. E sono pronte ad essere usate contro di loro se si spingono troppo oltre nella campagna di pulizia interna di Arcigay, attualmente in corso.

Un intervento a così alti livelli permette di comprendere la portata dello scontro che oggi contrappone in Arcigay i sostenitori di Paolo Patanè da una parte, e dall'altra i sostenitori del potere politico, partitico e partitocratico, che oggi han voluto rendere chiaro a tutti fino a quale livello dei poteri dello Stato arrivino le loro "aderenze".

Ebbene: io ritengo che queste persone abbiano compiuto una mossa falsa, perché non hanno capito il motivo dell'elezione di Patanè alla presidenza di Arcigay, nata proprio da un sentimento generalizzato d'insofferenza per la schiavitù dell'associazione verso le esigenze elettorali dei partiti.
Una schiavitù che ha portato il movimento lgbt italiano, UNICO IN EUROPA!, a non avere ottenuto nulla di nulla dal mondo della politica negli ultimi vent'anni – se si eccettuano alcune ben retribuite carriere politiche per gli ex leader che avevano garantito l'acquiescenza e la docilità del movimento lgbt stesso nei loro confronti.
Patanè è stato eletto perché i soci ne avevano piene le scatole dei "professionisti della politica". Tutto qui.

Il fatto che oggi si avvicinino le elezioni politiche (e solo un ingenuo può pensare che Berlusconi riesca a passare la metà annata, e forse la nottata) rende i sostenitori della partitocrazia particolarmente nervosi e disposti a tutto, nel timore che Arcigay alle prossime elezioni non sarà un docile "portatore di voti" ai loro partiti.
E fanno bene. Non lo sarà. Fino a che durerà questa dirigenza, Arcigay non sarà più un serbatoio di voti. E ho detto: "Fino a che durerà questa dirigenza". Infatti, non a caso, le manovre per invocare un "congresso straordinario" PRIMA delle elezioni sono ormai incessanti (e per fortuna, fin qui infruttuose).

Io spero che dopo un atto di smaccata illegalità come quello di oggi, quanti all'interno di Arcigay continuano a non voler vedere la portata dello scontro che si sta consumando, aprano gli occhi.
Signori, questa gente, chiunque essa sia, è disposta a spiare la vostra vita privata, intercettare le vostre telefonate, leggere la vostra posta, allo scopo di "sputtanarvi" alla prima occasione, come nei giochini partitici dietro le quinte a cui è abituata. Pensate davvero, non dico che l'associazione abbia bisogno di questo modo di far politica, ma che VOI ne abbiate bisogno? È questo il vostro concetto di democrazia? Il vostro concetto di "far politica"?

Per quanto mi riguarda, io non ho paura di questi metodi. Soprattutto se, potendo scegliere da quasi un anno di attività politica di Patanè, i suoi nemici alla fine non han potuto trovare nelle loro intercettazioni nulla di più grave che una discussione relativa alle candidature di un'elezione pubblica, e democratica. Talmente democratica che è stata vinta dagli avversari a un livello perfino imbarazzante.

Da parte mia mi e vi chiedo invece cosa ci sia semmai in quei progetti e in quegli statuti che oggi si vogliono a tutti i costi mantenere segreti e su cui ci si rifiuta da mesi di fornire la rendicontazione richiesta da Paolo Patanè.
Perché tanta ostinazione se, come sostengono gli interessati, tutto è in regola?
E perché strillare, come ha fatto qualcuno in Lista comitati Arcigay, alla "persecuzione politica", quando qui nessuno sta chiedendo conto dell'affiliazione partitica di nessuno, ma solo e banalmente di verificare come e da chi sono state spese certe somme? Da quando in qua chiedere un rendiconto costituisce "persecuzione"? I rendiconti sono atti dovuti, e non favori che si fanno solo a chi vogliamo noi. Mi sbaglio, forse?

Datevi da soli una risposta. E per favore, apriteli, 'sti occhi. Davvero non lo vedete con chi abbiamo a che fare?


Tratto da: Facebook
 
 
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