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Le divisioni di Sodoma (sui Pacs eliminati dal programma dell'Unione)
[scritto proposto al quotidiano "Liberazione" 10-2-2006, ma non pubblicato]

di: Giovanni Dall'Orto
 

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    Per altri articoli sullo stesso tema vedi qui e qui.


    Cari compagni,

    Oggi ho passato una giornata di fuoco tra email, telefonate e colloqui di amici e conoscenti imbestialiti.

    Mi presento: sono da trent'anni un militante gay, sono vivaddio comunista, sono giornalista e per campare la vita dirigo un mensile gay.

    Dalla mia ottica, l'approvazione del "magnifico e progressivo" programma dell'Unione ha avuto un effetto alquanto diverso da quello che ho trovato nei commenti pubblici dei compagni eterosessuali: "il migliore dei compromessi possibili".

    Se foste voi sul mio posto di osservazione vi accorgereste del fatto che - altro che "migliore"! - avete preso un granchio.

    Per quanto riguarda la minoranza non eterosessuale (almeno tre milioni di persone), e la maggioranza non clericale degli italiani, qui non c'è stato proprio nessun compromesso. Sarà che i cattolici hanno negoziatori molto migliori e politici molto più bravi dei nostri, ma a leggere le righe in cui si dice che per risolvere il problema della coppia gay si penserà a misura che tutelino... gli individui, chiunque sente odore di presa per i fondelli. Perché se davvero credeste in quel che affermate, allora il matrimonio sarebbe inutile, quindi da abolire: bastano "misure che tutelino gli individui", no? Ovviamente nessuno di voi si è mai sognato di abolire il matrimonio, dato che sapete benissimo che quel che è stato scritto in quel programma è falso. E il punto grave non è che sia falso, il punto è che è un falso grossolano ed offensivo per l'intelligenza, e che suona a tutti come tale.
    Se proprio erano un problema, potevate almeno prometterceli, i Pacs, come contentino, pur riservandovi in cuor vostro di non mantenere affatto la promessa: tanto su un Mastella o un Rutelli che si prendesse la colpa, pardon, il merito di averlo impedito, si poteva sempre contare. Ma qui avete vergognosamente ceduto a una crociata religiosa scatenata contro gli omosessuali in quanto tali, cacciandovi in una trappola da cui, per un banale e minuscolo chiodo, rischia ora di crollare tutto il ponte.
     
     
    La coppia. Foto da Wikimedia Commons.
    "La coppia", di "Giovanni Paolo". Da Wikimedia Commons.

    Il primo guaio di cui non vi siete resi conto è che ieri notte avete bell'e che fatto, e gratis, la campagna elettorale della "Rosa nel Pugno". Metà fra le persone che mi hanno contattato oggi, comunisti, diessini, verdi e tuttifrutti, mi hanno ripetuto un ritornello: "Ormai ci resta solo da votare radicale". E spero che non mi biasimiate se un poco di tentazione, nonostante mi separi tutto dai radicali (la "sinistra" della destra turbo-liberista), è venuta anche a me.
    La mia domanda adesso è: tralasciando le considerazioni di giustizia (che con la politica c'entrano ogni giorno di meno) e basandoci sul cinico e banale calcolo di convenienza, secondo voi, aver gonfiato le file della Rosa nel pugno gioverà davvero alla coalizione che si spera vincerà le elezioni? Soprattutto viste le posizioni talebane dei radicali su un'infinità di questioni cruciali (dal ruolo del sindacato al nucleare, dalle avventure imperialiste italiane ai diritti umani dei Palestinesi...)? Ditemelo voi.

    Il secondo guaio è che in una botta sola avete delegittimato totalmente l'intera rappresentanza politica del movimento lgbt nella sinistra. E dicendo "intera" intendo anche compagni e compagne come Titti De Simone o realtà come il GLO, che vedono evaporare in un istante la credibilità accumulata con infinita pazienza in anni di lavoro. Da portavoce di un movimento e di una realtà sociali, li avete trasformati nel giro di una notte in tappi su un vulcano.
    Ovviamente nessuno di noi ha mai preteso l'impossibile da chi, come Titti De Simone o Nichi Vendola nel nostro partito, o Franco Grillini nei Ds, ha passato questa legislatura fra i banchi dell'opposizione, dai quali notoriamente non si approvano leggi. Ma l'inserimento della questione nel programma era il minimo assoluto che il mondo lgbt esigeva da loro. Avere fallito clamorosamente in questa missione minimale li rende ora superflui per se stessi, per noi, e per i partiti che li ospitano.
    E la stessa Vladimir Luxuria, chi e cosa rappresenterà ora, una volta eletta grazie a Rifondazione? Cosa potrà chiedere all'Unione a cui non sia stato già detto un "no" preventivo? Non vorrei proprio essere nei panni di Vladimir... per quanto glitterati.

    Il terzo guaio in cui vi siete cacciati è che non nominando il Pacs avete stracciato un vecchio contratto che ormai era molto più conveniente per voi che per noi. Da ieri, per vostra decisione, non esiste più nessun motivo per restare ancorati a una richiesta ormai superata dalla storia. Una richiesta che nasceva, molti anni fa (una decina, ormai) quale compromesso al ribasso fra le esigenze nostre di pura e semplice eguaglianza sociale, e quelle vostre di non attirarvi le ire vaticane. Ma ormai Zapatero ha mostrato che un Paese cattolico, se lo vuole, può proporre i matrimoni civili per le coppie omosessuali.
    L'accordo che imponeva "ragionevolezza" ad ambo le parti lo avete rotto voi. E si può quindi tornare alle soluzioni più semplici e logiche. Tanto più che se avete paura di urtare "certe" sensibilità creando (o anche semplicemente nominando!) istituiti che a vostro dire "sminuiscono" il matrimonio, la soluzione c'è, ed è banale: rinunciamoci una volta per tutte. Basta un emendamento di un solo articolo, che dica che il matrimonio civile ha i suoi effetti anche fra persone dello stesso sesso, ed ecco che il bisogno di istituiti giuridici di altro tipo, "sminuenti" o no ("pacs", "unioni civili" o quant'altro), viene meno.
    La Costituzione? La costituzione dice che la Repubblica tutela il matrimonio, ma da nessuna parte scrive che esso sia il privilegio di una sola parte della popolazione. Semplice e banale, no?

    Il quarto guaio è che - come ogni comunista dovrebbe sapere - il grande e glorioso treno della storia non si ferma eccetera eccetera, ma più prosaicamente il trenino terra-terra dei ricorsi all'Europa è già partito da qualche anno, e se tutto andrà come si auspica, arriverà in stazione nel pieno fulgore del nostro governo. Oggi l'Italia è rimasto l'unico, ripeto, l'unico, grande Paese europeo in cui non esiste nessuna, ripeto nessuna, forma di riconoscimento delle unioni di fatto, specie omosessuali. Nell'Europa in cui, teoricamente, siamo tutti cittadini liberi di muoverci da un Paese all'altro, si stanno già verificando conflitti di legislazione (esempio: un francese pacsato non può sposarsi, ma se mette il piede in Italia può sposarsi quanto gli pare) che occorreva sanare. Il programma dell'Unione ha però rinunciato a farlo, da ieri notte.
    E parlando di Europa non ci sono di mezzo solo i Pacs: ci sono le leggi antidiscriminazione, e le leggi contro i crimini d'odio, anch'esse assenti dalla nostra legislazione ma richieste da quella europea. Perché un cittadino omosessuale olandese o spagnolo dovrebbe perdere diritti e tutele se solo viene a lavorare nella medievale Italia?

    Non potendo prometterci una cosa, saggezza politica avrebbe consigliato che almeno se ne concedesse un'altra: se non i pacs, almeno la legge antidiscriminazione. Purtroppo però l'agenda ce la si è fatta dettare da alcuni settori che hanno scatenato da anni una crociata di fanatismo e intolleranza religiosa contro la minoranza omosessuale in quanto tale. E una guerra di religione sarebbe davvero l'ultima cosa di cui il nostro Paese avrebbe bisogno. Peccato che si sia ottusamente scelto di innescarla.
    Perché una legge sul matrimonio gay non è un capriccio da erotomani, a cui con un piccolo sforzo di volontà si può anche fare rinunciare. In un Paese in cui il welfare state è stato demolito da anni di campagne turboliberiste, la famiglia diventa sempre più un luogo di rifugio socioeconomico. E anno dopo anno sono sempre più le famiglie composte da coppie omosessuali, e fra queste sono sempre più numerose quelle in cui appaiono anche bambini. Tutte realtà inesistenti, per lo Stato e per i partiti italiani.
    I matrimoni omosessuali, lo ripeto, non sono un trucco per titillarci col sesso. Sono un'esigenza economica, sociale, di solidarietà, di condivisione, in un momento in cui tutti siamo sempre più soli per il venir meno della famiglia tradizionale allargata. Un fenomeno che ha dimensioni mondiali, ma che solo in Italia si finge che non esista.
    La famiglia omosessuale oggi esiste. Fingere di non vederla è un comportamento da bambino piccolo che si copre gli occhi per fare "sparire" una cosa che non gli piace. Se vi piace, fatelo... ma tanto non vi servirà. Il conflitto tra fantasie e realtà è destinato a scoppiare non fra dieci anni, ma qui ed ora, perché abbiamo aspettato troppo: prima cinque anni di governi di centrosinistra che dicevano che "purtroppo" esiste una Costituzione che non permette (per ora) di proibire agli omosessuali di manifestare a Roma, e poi altri cinque anni in cui i ministri della Repubblica ci hanno trattati da "culattoni" e "froci", e l'opposizione da "contro natura".
    Se la politica continua a non avere da dirci altro che "purtroppo" e "culattoni", vorrà dire che allora saremo noi ad avere qualcosa da dirle. È una promessa, ed un impegno. Contateci.

    Qualcuno qui ha compiuto un errore guardando le troppo ragionevoli, troppo educate, troppo gentili armate del mondo lgbt. Qualcuno ha detto ridendo, "quante divisioni di carri armati ha il mondo gay italiano"? Quel "qualcuno" allora farebbe meglio a ricordare come andò a finire fra il "compagno" Josif e quel Vaticano la cui mancanza di carri armati egli aveva irriso.
    Oggi ogni ragazza o ragazzo omosessuale che ha passato una settimana in Spagna, Olanda, Francia, Germania o Inghilterra, nel rimettere piede sul suolo italiano commenta sempre con la stessa frase: "Rivedendo la realtà omosessuale italiana, mi è parso di essere stato ri-scaraventato nel medioevo".

    Forse voi la differenza non la percepite affatto: in fondo voi i diritti, anzi i privilegi, che negate a noi come "sovrastrutturali" li avete tutti, e ve li tenete belli stretti, matrimonio incluso. Ma vi assicuro che vivere nel medioevo non piace a nessuno e, qualunque sia il governo che ci attende nei prossimi cinque anni, se la dovrà vedere con quanti hanno aspettato pazientemente, "ragionevolmente" per dieci anni, e in cambio non hanno avuto nulla, assolutamente nulla, neppure un ridicolo, patetico contentino.
    Compagni, non diteci poi che non eravate stati avvisati.

    Saluti comunisti
    Giovanni Dall'Orto



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