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I pin-up del Caravaggio:
3) Il CARAVAGGINO


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Sul Caravaggino, il modello che ha posato questo quadro, (il Davide con la testa di Golia [1605/1606], al Museo nazionale di Villa Borghese in Roma) non ho trovato nessuna notizia se non quella che ci tramanda proprio il tipo di rapporto di "sottomissione" esistente fra Caravaggio e il modello.
 
Dettaglio da _Davide con la testa di Golia_ alla Galleria Borghese di Roma.
Il Davide con la testa di Golia di Caravaggio, alla Galleria Borghese di Roma. Fare clic qui o sull'immagine per un ingrandimento (110 Kb).

Questo quadro assume infatti un significato particolare quando si osserva che Caravaggio ha ritratto se stesso nella testa spiccata di Golia, e nel malinconico e sensuale Davide, con la spada non casualmente poggiata sul pube, uno dei "ragazzi di vita" che prediligeva come modelli (ed amanti).

Secondo una testimonianza antica il modello era assai legato al Caravaggio, tanto da essere citato solo con il rivelatorio soprannome "Caravaggino":
 

"In quella testa volle ritrarre se stesso; e nel David ritrasse il suo Caravaggino[1].

Il messaggio è chiaro: Caravaggio e la sua vita sono nelle mani, letteralmente, di un ragazzo bellissimo ma crudelissimo, anzi un vero assassino.

Caravaggio - Autoritratto come Golia

Questo audace messaggio ha fatto discutere i critici:
 

"La violenza fra maschi eccita e turba Caravaggio, e la sua fascinazione per lo scambio fra ruolo dominante e ruolo sottomesso è la fonte di una delle sue opere più potenti. 
I contemporanei hanno detto che il pittore ha dato i propri tratti alla grande testa barbuta di Golia che pende dalla mano di un Davide bello e serio[2].

Frommel (che ho letto citato da Röttgen) si spinge ancora più in là:
 

"Può darsi che il Caravaggio abbia persino cercato di portare avanti, sul piano tragico, la tematica dell'amor vincitore: il posto del trionfatore seduttore sarebbe stata presa dal vincitore. Nel rapporto fra il Caravaggio ed il suo modello prediletto può esserci stata una svolta, che egli ha espresso in questo modo".
[E qui Roettgen commenta]:
Quest'interpretazione scoprirebbe, se fosse esatta, uno sfondo autobiografico più concreto, cioè, come dice il Frommel, si tratterebbe di un "partner, anche in senso erotico[3]

Le dolenti note, al solito, arrivano quando passiamo agli italiani: Staccioli, commentando il quadro, liquida per esempio frettolosamente la questione senza neppure osare nominarla, affermando spaventata:
 

"Il dipinto ha provocato anche interpretazioni poco persuasive di tipo psicologico[4].

Tutto qui. Ancora più ridicola l'interpretazione di Flavio Caroli, disposto a vere contorsioni mentali pur di non ammettere ciò che è ovvio:
 

"Di più difficile interpretazione, invece, è il dolente Davide che contempla l'ineluttabile destino di cui è stato artefice. Partendo dalle stesse parole di Caravaggio, [sic] secondo il quale nel Davide voleva [sic] ritrarre il "suo Caravaggino", si potrebbe dedurre che l'espressione "Caravaggino" sottintenda un autoritratto ringiovanito dello stesso pittore [sic].

Infatti Davide, prefigurazione del Cristo, e Golia, incarnazione del male e della colpa, si ritrovano dunque contrapposti.

È raffigurato, in termini psicoanalitici, il conflitto tra super-io, la morale che alla fine punisce e dalla quale si vuole essere puniti, incarnata da Davide, e l'io, che chiede di essere punito, per l'incivile senso di colpa, esemplato da Golia". [Questo testo è online]

Eppure il significato erotico di questo quadro risalterà meglio dopo averlo confrontato con quadri come la Giuditta con la testa di Oloferne [1605] dipinta nello stesso giro d'anni da Cristofano Allori (1537-1607) oggi alla Galleria Palatina di Firenze. Il dipinto di Allori riprende volutamente proprio la tipologia di questo quadro per veicolare lo stesso messaggio: infatti nel quadro Giuditta
 

"è il ritratto dell'amante del pittore, la Mazzafirra, che egli ama appassionatamente spendendo per lei tanto da arrivare a rovinarsi (...) mentre la testa di Oloferne è quella del pittore stesso[5].
La Giuditta con la testa di Oloferne di Cristofano Allori.

Come si vede, quando si tratta di eterosessualità non c'è nessuna difficoltà a discutere apertamente la simbologia di un quadro, né la si trova "strana" o "poco persuasiva"... [6].

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Giacomo Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Grignani, Roma 1650, p. 67, citato in Roettgen, p. 201.

[2] Margaret Walters, The nude male. A new perspective, Penguin books, Harmondsworth 1979, pp. 190-191.

[3] Christoph Frommel, presso Herwarth Röttgen, Il Caravaggio. Ricerche e interpretazioni, Bulzoni, Roma 1974, p. 203.

[4] Sara Staccioli (a cura di), Le collezioni della galleria Borghese, Touring Club Italiano/Rizzoli, Milano 1981, p. 52.

[5] Damien Wigny, Firenze, Electa, Milano 1991, p. 611. 

[6] Quest'immagine ha attratto anche la fantasia erotica di Dominique Fernandez, che nel romanzo Nella mano dell'angelo (Bompiani, Milano 1983) discetta sulla presunta dimensione sadomaso di questo quadro, mentre per conto suo Roettgen lo disseziona psicoanaliticamente.
Si veda anche: Caravaggio e il suo tempo, Electa, Milano 1985, pp. 338-341; Mina Gregori (a cura di), Michelangelo Merisi da Caravaggio, Electa, Milano 1991, pp. 282-289.



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