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PROSPERO FARINACCI (1554-1618)
di: Giovanni Dall'Orto

Prospero Farinacci in un ritratto dal cavalier d'Arpino
Prospero Farinacci in un ritratto dal cavalier d'Arpino, conservato in Castel sant'Angelo, a Roma.
Criminalista e uomo politico.

Quello di Prospero Farinacci (1554-1618) non è oggi un nome conosciuto, anche se in vita egli fu una "celebrità" come uomo di legge, uomo politico, e uomo di cultura. 
Fu tra le più importanti personalità laiche della Roma del Cinquecento. 

Come politico ricoprì importanti cariche governative (Procuratore fiscale) nello Stato della Chiesa. 

Farinacci nell'immaginario ottocentesco: illustrazione da ''Beatrice Cenci'' del Guerrazzi (1853).Come avvocato partecipò a clamorosi processi, fra cui quello contro Beatrice Cenci che tanto infiammò la fantasia dei nostri avi nel secolo scorso (e proprio come avvocato dei Cenci il Farinacci appare in romanzi storici ottocenteschi-[1]). 
Come uomo di cultura scrisse numerosi libri di giurisprudenza, divenendo celebre per un progetto ambiziosissimo: scrivere un'opera di consultazione per avvocati e magistrati che riassumesse tutto quanto era stato scritto prima di lui, in modo da rendere quasi superflua la consultazione di altre opere.
Questo libro è la Praxis et theorica criminalis-[2], che fra critiche e lodi fu davvero per tutto il XVII secolo il libro di testo di riferimento nei tribunali e nelle scuole, in Italia e all'estero.

Farinacci fu noto ai suoi tempi anche per un aspetto piuttosto sgradevole: la sua inumana severità nel condannare: 
 

Parve che nella Corte romana Prospero Farinaccio celebre giuriconsulto non altre leggi apparato [imparato] havesse, che le decantate leggi di Dracone [3] scritte col sangue, per la notabile severità da lui usata nelle pene de' rei[4],

scrisse di lui Lorenzo Crasso, che aggiunge:
 

"non può immaginarsi human pensiero quanta fosse di Prospero la rigidezza nel castigar i delinquenti, e quasi che la pietà sbandita andasse da Roma, era lo spavento di tutti, nulla giovando a mitigar il di lui rigore le preghiere de' Grandi e la dubbietà delle materie[5].

Eppure, ci fa notare sempre il prezioso Crasso,
 

"recava maraviglia grandissima à coloro, che 'l conoscevano nella Corte Romana, come tanto crudelmente senza atto veruno [alcuno] di compassione punisse que' vizi, e que' misfatti, da' quali non andandone lontano, soffrir doveva non men de gli altri la pena. Quindi è che il sommo pontefice Clemente ottavo, à cui era ben nota la vita licenziosa di Prospero Farinaccio, mille fiate [volte] dir soleva motteggevolmente [scherzando] che sicome era buona la farina, intendendo del sapere, era pessimo il sacco, intendendo della persona prava [malvagia] de' costumi[6]

Vedremo oltre il significato di questa battuta.

Nonostante le importanti opere da lui pubblicate, conclude Crasso, Farinacci non riuscì a progredire nella carriera, e ciò fu
 

"castigo forse di Dio, che essendo tutto misericordioso non permise innalzamento a chi la misericordia sradicata havea dal suo petto; esempio à molti giudici, i quali co' cuori sono più carnefici di quel carnefice esecutore dell'infauste sentenze[7].


Questo è il ricordo che Farinacci lasciò di sé, ma non è tutto il ricordo che lasciò. Nonostante le censure su questo aspetto, almeno un dizionario biografico ottocentesco conserva memoria di un particolare tipo di reato di cui si macchiò Farinacci, e che l'autore preferisce non nominare direttamente:
 

"Accusato a sua volta di un crimine fin troppo comune in Italia, sfuggì alla vendetta delle leggi per l'intercessione del cardinal <Antonio Maria> Salviati, che egli divertiva per il suo spirito, e che sollecitò per lui l'indulgenza di papa Clemente VIII. "La vostra farina è buona", si dice abbia detto in quell'occasione il pontefice giocando sul cognome del colpevole, "ma il sacco che la racchiude è cattivo[8].

Scoprire che Farinacci s'era macchiato di quel certo "crimine fin troppo comune in Italia" è stato per me una vera sorpresa. Troppe volte avevo letto in opere giuridiche del Seicento e Settecento il suo nome, che appariva sempre come "autorità" su cui fondare le più tremende punizioni contro l'omosessualità
La lettura stessa di ciò che lui aveva scritto sull'omosessualità [9] mi aveva lasciato piuttosto scosso. Ed ecco ora Farinacci fra quegli omosessuali che, a milioni, nei secoli hanno sposato il Potere, perseguitando gli altri e contando sul fatto che a loro, in quanto membri del Potere, sarebbe stata perdonata ogni colpa!

La scoperta di questa situazione è avvenuta quando Marco Sotgiu mi ha con cortesia squisita ricopiato e spedito da Roma l'indice dei processi per sodomia conservati presso l'Archivio di Stato di quella città. È stato qui che ho riconosciuto il nome del celebre giurista, nominato in un processo per sodomia del 1595.

Quando sempre grazie alla cortesia di Sotgiu ho ottenuto il microfilm del processo, ho avuto conferma del fatto che si trattava, incredibilmente, proprio di "quel" Prospero Farinacci. Il processo manca purtroppo della sentenza (che immagino conservata altrove), ma dall'aneddoto della grazia firmata da papa Clemente VIII sappiamo comunque come andò a finire: a tarallucci e vino.

E vediamo allora un piccolo estratto da questo processo, pubblicato per la prima volta qui-[10].

Il manoscritto inizia, come un film a suspence, con un prologo: un certo Terenzio Terrioccio da Soriano nel Cimino (oggi in provincia di Viterbo), denuncia un suo giovane [11] compaesano, Berardino Rocchi, per violenza sessuale contro un bimbo parente di Terrioccio, di appena cinque o sei anni.

Terenzio è venuto a Roma perché sa che Rocchi vi si trova per farsi rilasciare da Prospero Farinacci in persona un'ingiunzione al governatore di Soriano affinché "cassi" (cioè respinga) la denuncia sporta contro il Rocchi.

Terrioccio afferma di temere che Rocchi abbia ottenuto quanto desiderava, dato che a suo tempo (come si mormorava per tutto il paese) aveva permesso a Farinacci di compiere su di lui ciò che aveva poi commesso sul bambino, lasciandosi sodomizzare.

Rocchi viene ricercato con impressionante celerità (certo a causa dell'altissimo rango della personalità coinvolta nel caso): è arrestato in giornata, e tre ore dopo l'arresto è già sotto interrogatorio.

Il giovane confessa senza bisogno di tortura: mentre era paggio nel palazzo Alt(a)emps-[12] s'era lasciato sodomizzare da due persone, una delle quali era proprio Farinacci.

Il racconto di ciò che era accaduto lo lascio alla trascrizione che pubblico qui: a me preme solo notare ancora come Rocchi, tornato a Soriano, si sia sentito in diritto di applicare su un bambino (cioè su una persona più giovane e con meno potere di lui) quella logica di abuso sessuale che un uomo più anziano e più potente di lui aveva usato nei suoi confronti. 
Una vicenda, e una catena, davvero edificante...

Purtroppo (per lui) Rocchi, troppo immaturo per capire come funziona il mondo, non aveva capito che la legge non è uguale per tutti, e che di fronte allo stupro efferato d'un bimbo così piccolo sarebbe venuta meno tutta la (sorprendente) indulgenza dimostrata fino a quel punto da compaesani e colleghi di lavoro verso un caso d'omosessualità, come il suo, che coinvolgeva un quasi-adulto. 
In casi gravi come il suo la condanna a morte era infatti, all'epoca, quasi scontata. 
Non conosco la sentenza a suo carico, ma non fatico a immaginarla.

E qui lascio la parola ai documenti, che credo più che eloquenti. Giudicate voi.


Farinacci fu sepolto nella chiesa di san Silvestro di Roma, dove la sua tomba esiste ancora; il palazzo Alt(a)emps, vicino a piazza Navona, è oggi un museo

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Per esempio in Beatrice Cenci di Francesco Domenico Guerrazzi, pubblicato nel 1853.

[2] Prospero Farinacci, Praxis et theorica criminalis, Varisco, Venezia 1608 e poi Lione 1616, 4 voll.
Sulla sodomia eterosessuale si veda:  tomo II, quaestio 143, pars II, (pp. 114-115); sulla sodomia omosessuale, tomo II, quaestio 147, pars II (pp. 199-209).
Fra le conclusioni segnalo:
-- va bruciato solo il cadavere del sodomita condannato a morte, non il reo vivo;
-- anche una donna può essere giustiziata per lesbismo;
-- anche chi semplicemente bacia un puer (ragazzino) è punibile per legge;
-- è sospetto chi dorme con un puer senza una ragione plausibile;
-- la sodomia si può provare anche in base alla "fama";
-- chi in un rapporto sodomitico emette il seme al di fuori dell'ano ha diritto a una pena mitigata;
-- il sodomita non può fare testamento e i suoi beni sono confiscati;
-- anche la donna è punibile per la sodomia.
-- Inoltre è curioso il caso qui riferito (e regolarmente punito) d'un uomo che ebbe rapporti sessuali con un altro uomo e si scusò dicendo che nel dormiveglia era convinto di far sesso con una donna.
-- Infine: Farinacci testimonia di aver visto bruciare per sodomia alcune donne.

Cfrr. anche il Tractatus de testibus, Varisco, Venezia 1609, quaestiones:
-- LVI, articolo III, numeri 216-217: i sodomiti non possono essere testimoni in un processo;
-- LXIV, articolo XVII, numero 223: in caso di stupro, sodomia eccetera, una sola persona può essere testimone per più atti  sessuali?

Sul Farinacci come giurista si veda Franco Cordero, Criminalia. Nascita dei sistemi penali, Laterza, Roma-Bari 1985, pp. 339-403, che però è molto verboso e conclude ben poco.

[3] Mitico legislatore greco, celebre per l'incredibile severità delle sue pene, passata in proverbio ("punizione draconiana").

[4] Lorenzo Crasso, Elogi d'huomini letterati, Combi e La Nou, Venezia 1666, p. 175. (Cfr. anche Giovan Vittorio Rossi (Janus Nicias Erythraeus), Pinacotheca imaginum, illustrium, doctrinae vel ingenii laude, virorum, Kalcov, Colonia 1645-1648 (3 voll.), vol. 1, pp. 179-181).
Per evitare un fastidioso ricorso alle note ho inserito nel testo, accanto a parole inusuali, fra parentesi quadre, il termine equivalente moderno.

[5]-Lorenzo Crasso, Op. cit., p. 176.

[6]-Ivi.

[7]-Ibidem, p. 177.

[8]-Nouvelle biographie générale depuis les temps les plus reculés jusq'à nos jours, publiée (...) sous la direction de M. le Dr Hoefer, Didot, Paris 1866, tome XVII, p. 118.

[9] Oltre a quanto citato alla nota 2 vedi: Responsorum criminalium libri tres, Brugiotti, Roma 1620, pp. 82-91.

[10] Per il testo del processo vedi: Archivio di Stato di Roma, "Tribunale del Governatore", processi 1505-1599, vol. 290, carte 113r-121v. 

[11] In base al suo ruolo sociale di garzone e di sottoposto alla tutela della madre (era orfano, ma evidentemente non maggiorenne), ed altre considerazioni che non ho lo spazio per elencare qui, ipotizzo avesse tra i sedici e diciannove anni.

[12] Si tratta del palazzo di Marco Sittico, cardinale Altemps (o Altaemps - 1533-1595), costruito nel 1580 nelle vicinanze di Piazza Navona, che esiste ancora: oggi è uno splendido museo.



Originariamente edito come La farina era cattiva in: "Babilonia" n. 135, luglio-agosto 1995, pp. 24-26.
Un estratto è apparso in traduzione inglese sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1, ad vocem.
Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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