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Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667)

Pietro Sforza Pallavicino nel 1663 circa.
Pietro Sforza Pallavicino nel 1663 circa.
Da: Istoria del Concilio di Trento [1656-1657] [1]
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XI 39 (sub anno 1550).
XI 39 (anno 1550)

/ p. 293 / Mà quel che imbrattò le primizie del suo Pontificato, fù la prima porpora ch'egli diede. Ne vestì esso un Giovane chiamato Innocenzo, di nazione sì oscura, ch'ella rimane ancora ignota alla fama: se non quanto appresso ne fia raccontato.

Ma quel che imbrattò gli esordi del pontificato di Giulio III fu la prima nomina di cardinale. La riservò ad un giovane chiamato Innocenzo, di origini talmente oscure da esser tutt'ora sconosciute alla fama, se non per quanto sto per raccontare.
Nel tempo che Giulio governava Piacenza in qualità di Legato, pose affezione ad un fanciulletto che gli veniva d'intorno festivamente alla tavola: e parendogli di svegliato ingegno, prese ad allevarlo per Dio; e il fece studiare. Nel periodo in cui Giulio governava Piacenza in qualità di rappresentante del papa, si affezionò ad un ragazzino che gli faceva le feste quando era a tavola [2], e sembrandogli che avesse un ingegno vivace, prese ad allevarlo per carità, e lo fece studiare.
Avvenne che'l Giovanetto assai avanzò nelle lettere umane: onde il Padrone compiacendosi che quasi la sua perspicacia havesse saputa discernere una pianta di gran pregio ancora in erba, e tra'l fango, si riscaldò nell'affetto, amando quell'allievo sì come parto del suo giudicio; i cui figliuoli si stimano più nostri che quelli del corpo: e col tempo l'affezione pervenne à segno, che fè adottare Innocenzo da Balduino del Monte suo fratello. Successe che l'adolescente fece molti progressi negli studi letterari, e il padrone, quasi compiacendosi del fatto che la sua perspicacia era riuscita a distinguere una pianta di gran pregio quando era ancora germoglio, e nel fango, si accese nel suo affetto, amando quell'allievo come un figlio del suo ingegno, i figli del quale ci sembrano più nostri di quanto non siano i figli carnali. E col tempo l'affetto arrivò a un punto tale che fece adottare Innocenzo da suo fratello, Baldovino del Monte.
Or Giulio asceso alla podestà d'eleggere i Padri del Concistoro, innanzi ò di rimunerarne il merito in Prelati illustri, ò almeno di favorirne il parentado ne' consanguinei; fù rapito dall'affezione verso Innocenzo, fatto da lui dimorare fin'à quell'ora in Bagnaia Villa vicina di Roma una giornata; promovendolo à un tal  Grado mentre non havea forse compiti i diciassett'anni, ed arricchendolo con dodici mila scudi d'entrata. Ora Giulio, una volta che gli fu conferito il potere di scegliere i cardinali del Concistoro, invece di usarlo come premio per prelati illustri, o almeno di favorire i suoi parenti, fu preso dalla passione verso Innocenzo (che fino ad allora aveva fatto abitare a Bagnaia, villa distante una giornata di viaggio da Roma) promuovendolo a una tale carica quando non aveva forse neppure compiuto i diciassette anni, ed arricchendolo con una rendita di dodicimila scudi.
Mà per onestar quella promozione incomincò egli il Concistoro con parole pregne di zelo appartenenti alla divisata riformazion del Conclave: proponendo di rinovar le Constituzioni antiche; e d'aggiugner nuove pene contra i mali usi introdotti. Ma per dare un'apparenza onesta a tale promozione, iniziò il Concistoro con parole impregnate di zelo sul progetto di riforma del Conclave, proponendo di riformare gli antichi regolamenti, e di aggiungere nuove pene contro le cattive abitudini che erano state introdotte.
Quindi passò alla creazione del Cardinale, mostrando la necessità della Casa sua, e l'inabilità degli altri Nipoti, e chiedendo ciò in grazia al Collegio. Quindi passò alla nomina del cardinale, presentandola come una necessità per la sua casata, non avendo altri nipoti abili, e chiedendola come una grazia al Collegio.
Al qual beneficio rendè Innocenzo poi quella ingratitudine che si commette nella mala riusciuta, recando vituperio al Benefattore.[3]. Questo beneficio Innocenzo lo avrebbe poi ricambiato con quella ingratitudine che si commette quando si fa una cattiva riuscita, recando così disonore al proprio benefattore [3].

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo l'ho copiato dal compendio, commissionato dallo stesso autore, della sua opera maggiore: Sforza Pallavicini, Pietro, Istoria del Concilio di Trento [1656-1657], ridotta da Giampietro Cataloni, Corvo, Roma 1666, XI 39.
La parafrasi initaliano moderno è mia.

Questa è un'opera apologetica, scritta per esaltare la Chiesa cattolica, tuttavia Sforza Pallavicino era uno storico abbastanza scrupoloso e al tempo stesso abbastanza abile da riuscire a trattare in modo né troppo esplicito né troppo reticente la scabrosissima elezione dell'amante di papa Giulio III alla carica di cardinale. Chi vuole capire, capisce...

[2] Era Innocenzo, figlio dodicenne di un suo servo, che pare fosse un barbiere.

[3] Dopo la morte di Giulio III commise infatti numerosi e gravi reati, mettendo in imbarazzo le gerarchie cattoliche.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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