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LEONE X
(Giovanni de' Medici, 1475-1521)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Leone X (1475-1521) - Ritratto da Sebastiano Del Piombo - 1521
Leone X (Giovanni de' Medici, 1475-1521) 
ritratto da Sebastiano Del Piombo nel 1521.
Papa dal 1513 al 1521.

Figlio di Lorenzo il Magnifico, fu destinato dal padre alla carriera ecclesiastica e divenne in segreto cardinale a soli tredici anni.

Ricevette una raffinata istruzione umanistica (ebbe per insegnanti anche Marsilio Ficino ed Angelo Poliziano) e nel 1489-1491 studiò teologia e diritto canonico a Pisa. 
Nel 1492 vestì finalmente le insegne cardinalizie e iniziò a partecipare alle vicende ecclesiastiche. Era però a Firenze quando nel 1494 ebbe luogo la caduta dei Medici e fu proclamata la Repubblica; Giovanni riuscì comunque a fuggire, e dopo un periodo all'estero si trasferì nel suo palazzo (oggi Palazzo Madama) a Roma (1500).
 

Roma, Palazzo Madama, gią palazzo dei Medici a Roma, in un'incisione antica
Palazzo Madama (già palazzo dei Medici a Roma), 
in un'incisione settecentesca.

Qui prese parte alle vicende politiche dello Stato della Chiesa riuscendo infine, alla testa di truppe alleate al papa, ad entrare in Firenze nel 1512, ristabilendo la signoria della sua famiglia. 
Leone X in un'incisione ottocntescaAlla morte di Giulio II (1513) fu poi eletto papa senza contrasti.

Nel corso del suo papato, assorbito in buona parte da eventi politici e dalle guerre che squassarono l'Italia in quel secolo, ebbe inizio la ribellione di Martin Lutero (da lui condannato nel 1520), la cui portata Leone X non seppe anticipare.

Morì nel 1521 in modo così improvviso che si parlò d'avvelenamento, ma un'autopsia escluse l'ipotesi.

Fu un papa umanista che protesse la cultura e gli artisti (un celebre ritratto fattogli da Raffaello si ammira nella Galleria di Palazzo Pitti a Firenze), ma la sua passione per le bellezze mondane fu giudicata dai suoi contemporanei perfino eccessiva.


Sull'omosessualità di Leone X sopravvivono diversi indizi.

Il documento principale è la testimonianza dello storico Francesco Guicciardini (1483-1540), che pochi anni dopo la sua morte [1525] scrisse:
 

"credettesi per molti, nel primo tempo del pontificato, che e' fusse castissimo; ma si scoperse poi dedito eccessivamente, e ogni dí piú senza vergogna, in quegli piaceri che con onestà non si possono nominare[1].

Discutendo questa affermazione un biografo nostro contemporaneo ha osservato:
 

"A proposito della laconicità della denuncia, è ovvio che il Guicciardini sapeva di non rivelare qualcosa di generalmente sconosciuto.[2]

In effetti l'accusa di sodomia contro Leone X ritorna sovente (oltre che nella polemica protestante) nelle pasquinate, che testimoniano di una fama non proprio eterosessualissima.
Una pasquinata del 1522 lo definisce: fiorentin, baro, cieco e paticone (cioè, sodomita passivo) [3].

Un'altra del 1521 non ha dubbi sulla "causa" della sua morte:
 

Morì el meschino, e non te dir bugia,
per fotter troppo in cul un suo ragazzo [4].

E la memoria della sua fama sodomitica dovette essere ampia se ancora nel 1533 una pasquinata ricorda, parlando della Chiesa, che:
 

quando papa Leon v'ebbe per sposa (...)
sol bardass'e buffon [sodomiti passivi e buffoni] eran in stima [5].

Infine, un epitaffio satirico latino scritto per la sua morte ci tramanda addirittura un paio di nomi di coloro che il pettegolezzo additava come suoi amanti: il defunto è infatti compianto fra l'altro da:
 

Giovan Battista Aquileo lenone, Ludovico conte de' Rangoni e Galeotto Malatesta sodomiti passivi [cinedi] [6].

Passando poi a un piano storicamente più serio (le pasquinate non sono una fonte molto attendibile), Falconi trova particolarmente significativa la vicenda di Marc'Antonio Flaminio (1498-1550),
 

Marc'Antonio Flamini in etą matura"inviato a Roma nel 1514 da suo padre Gian Antonio, noto letterato veneziano, quando era appena sedicenne. Scopo del viaggio era stato quello di presentare al nuovo papa l'omaggio di un poema esortatorio a muover guerra ai turchi. Il giovane (...) attirò subito le simpatie di papa Medici il quale, avendone prontamente apprezzato anche l'estro e l'abilità di verseggiatore, si disse desideroso di prenderlo sotto la sua protezione, di procurargli i migliori maestri, ecc. L'offerta, comunicata al padre, non fu però accolta.

Marc'Antonio allora rientrò in patria (a Serravalle, oggi Vittorio Veneto) per perorare personalmente la sua causa e riuscì a convincere il genitore. Ma per poco tempo, perché suo padre gli comunicò ben presto (fine del 1515) l'ordine tassativo di spostarsi a Bologna ad attendervi agli studi filosofici.

E allora Beroaldo, segretario del papa, tentò d'interporsi offrendogli, a nome del Sadoleto, di associarlo nell'ufficio di segretario pontificio. Per un giovane appena diciassettenne, ciò significava di essere quasi ad un passo dal fastigio della Curia: ma egli rifiutò e partì.
Un rifiuto, come ha cautamente osservato il Roscoe, che "può indurre in qualche sospetto: che o il padre o  il figlio non approvassero la morale, e le pratiche della romana corte, o non fossero pienamente soddisfatti della condotta del pontefice[7].

La vicenda ha insomma indotto Falconi [8], e non senza ragione, a immaginare che Gian Antonio sospettasse (o addirittura sapesse di) doppi fini da parte del pontefice. In effetti, non è normale che un genitore rifiuti una carriera così brillante per il figlio, salvo nel caso in cui sospetti che nasconda qualcosa di losco....

L'esistenza di ulteriori documenti tutt'ora inediti [9] spinge a non escludere che in futuro la questione dell'omosessualità di Leone X possa essere discussa su basi più sicure.

La tomba di Leone X nella chiesa di santa Maria sopra Minerva, a Roma.

Leone X è sepolto nell'imponente tomba nel coro della chiesa di santa Maria sopra Minerva, a Roma.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, libro XVI, cap. 12. Il testo è online sul "Progetto Manuzio".

[2] Carlo Falconi, Leone X, Rusconi, Milano 1987, p. 156. Sull'omosessualità di Leone X vedi, in quest'opera, soprattutto le pp. 455-461.

[3] In: Valerio Marucci (a cura di), Pasquinate del Cinque e Seicento, Salerno, Roma 1988, p. 170.

[4] Ibidem, p. 283.

[5] Ibidem, p. 391.

[6] Giovanni Alfredo Cesareo, Pasquino e pasquinate nella Roma di Leone X, Deputazione alla Biblioteca Vallicelliana, Roma 1938, p. 75. Sulle accuse di sodomia a Leone X nelle pasquinate si veda alle pp. 74-75 e 88.

[7] Carlo Falconi, Op. cit., p. 456-7.

[8]-Ibidem, p. 467.

[9] Vi accenna Cesareo, Op. cit., p. 75: "altri componimenti su lo stesso tema italiani e latini occorrono [esistono] ne' manoscritti contemporanei". 



Originariamente edito in traduzione inglese parziale sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1,ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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