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GAIO MECENATE

(Gaius Maecenas, 69/68-8 a.C.)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Mecenate nel ritratto dell'Ara pacis Augusti a Roma.


Uomo politico romano e "mecenate".

Discendente da famiglia etrusca, fece parte del ceto borghese dei cavalieri. 

Fu amico e consigliere di Ottaviano (che divenne l'imperatore Augusto), e fu da lui incaricato di amministrare Roma mentre egli combatteva contro Sesto Pompeo (38-36 a.C.).

Dopo la fine della guerra civile e la vittoria di Ottaviano, si ritirò a vita privata (pur rimanendo un influente consigliere durante il regno di Augusto) usando le sue enormi ricchezze per creare un cenacolo artistico di poeti e scrittori di primo rango (fra i quali Virgilio (70-19 a.C.), Orazio, Properzio), che egli protesse e finanziò.

Questo cenacolo aveva un doppio scopo: incoraggiare le arti (Mecenate stesso era poeta e raffinato conoscitore d'arte) e orchestrare la propaganda politica in favore di Augusto. 

Entrambi gli obiettivi riuscirono al punto che Mecenate divenne un simbolo, e "mecenate" è detto oggi un intelligente e raffinato protettore e finanziatore delle arti e degli artisti.


La preferenza di Mecenate per il proprio sesso era notoria al suo tempo e nella sua cerchia, ma è oggi normalmente passata sotto imbarazzato silenzio.
Il suo amore meglio documentato è quello per un giovane pantomimo (attore), il liberto Batillo

Su questo amore abbiano numerose testimonianze, lasciateci da Lucio Cornuto (Commentario alle Satirae di Persio V, 123), Tacito (Annali, I 54) e Dione Cassio (Storia romana, LV 17), mentre Orazio-(Epodon liber, XIV, 10-15) si spinge a proporre un parallelo fra il suo amore eterosessuale per Frine e quello di Anacreonte per un altro Batillo, quale omaggio letterario  all'amore di Mecenate [1].

Busto antico di Gaio MecenateQuesta preferenza omosessuale di Mecenate fu talmente notoria che dopo la sua morte un anonimo poeta decise di difendere la sua memoria nelle Elegiae in Maecenatem, tramandateci sotto il nome di Virgilio (che non può esserne l'autore perché morì undici anni prima del suo protettore).
Nell'elegia 1-[2] al verso 21 è detto che gli fu rimproverata la "trasandatezza" dei costumi; ai versi 49-50 si obietta che il rilassamento dei costumi fu però solo un riposo dopo le vittorie in dure battaglie; e infine ai versi 87-92 si specifica che anche Giove si riposò dopo le sue fatiche e fece rapire... Ganimede perché versasse l'ambrosia a lui innamorato.

L'accusa di "mollezza" rivolta a Mecenate è ripresa anche da Seneca (Quaestiones naturales, VII 31, 1-3).

Una volta noti i gusti di Mecenate, non stupisce l'esistenza in epoca rinascimentale d'una celebre leggenda sul suo conto, secondo cui egli avrebbe regalato a Virgilio uno schiavo, Alessi, di cui il poeta era disperatamente innamorato.
L'amore per Alessi sarebbe stato poi cantato da Virgilio nella celeberrima seconda Egloga, quella più esplicitamente omosessuale (in realtà le fonti antiche specificano che chi donò lo schiavo fu Asinio Pollione, e non Mecenate).

Tracce di tale leggenda si trovano presso poeti del Rinascimento, come Francesco Berni, che vi allude nel suo "Capitolo d'un ragazzo", o Platino Piatti ("Platinus Plato", sec. XV) nella sua elegia "Ad Mecenatem pro puero ducali" ("A Mecenate per ottenere un ragazzo dal Duca" [3]), scritte entrambe allo scopo di chiedere un paggio a un protettore.


Una reliquia degli immensi giardini di Mecenate, gli Horti mecenatiani, è tuttora visibile a Roma in Via Merulana nel Largo Leopardi (il cosiddetto "Auditorium di Mecenate", in realtà un ninfeo).

Tutto il resto è stato demolito per far posto alla speculazione edilizia ottocentesca.
 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1]-Elegiae in Mecenatem, in: Minor latin poets, Loeb classical library, London 1954, pp. 120-139.

[2] Sull'omoerotismo in Mecenate e nella sua cerchia vedi: Saara Lilja, Homosexuality in republican and augustan Rome, The Finnish society of sciences and letters, Helsinki 1983, passim.

[3]-In: Carmina illustrium poetarum italorum, Tartinio e Franchi, Firenze 1719-1726, 11 voll., vol. 7, p. 275. Epigramma a Cicco Simonetta (1410-1480), per chiedergli un garzone.
 
 

























Ritratto di Mecenate

 



Originariamente edito in traduzione inglese sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1, ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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