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HENRY STUART 
cardinale di York (1725-1807)
 
 
di: Giovanni Dall'Orto

Henry Stuart adolescente, ritratto da Benedict
Henry Stuart adolescente, ritratto da Benedict.
Cardinale cattolico e ultimo pretendente al trono d'Inghilterra per la casa degli Stuart (detronizzata perché cattolica).

Nacque a Roma (dove visse e morì) nel palazzo Muti Papazzurri, da Giacomo III Stuart (James Edward Stuart "the old pretender", 1688-1766) e fu avviato alla carriera ecclesiastica: solo alla morte senza eredi del fratello Charles Edward "the young pretender" (1720-1788) gli successe nelle sue pretese al trono.

La sua vita è priva di aspetti di rilievo, se si tolgono il fatto di discendere da una casata di sovrani spodestati e la mancanza di discrezione nelle sue relazioni omosessuali.

Il suo attaccamento per giovani favoriti era infatti palese, come annotò nel suo diario un'inglese, Hester Lynch Thrale in Piozzi (1741-1821):

"Il vecchio cardinale di York teneva pubblicamente un ganzo a Roma mentre io ero là, nonostante fosse un uomo del miglior carattere possibile, per pietà e carità: cosa con cui, come mi ha detto una persona, quel vizio non ha nulla a che vedere. Costoro [gli italiani] lo considerano una questione di gusti[1].
Questa testimonianze è confermata dal diplomatico e scrittore (omosessuale) Giuseppe Gorani (1740-1819, anch'egli omosessuale) che nel 1793 incontrò il cardinale nel suo palazzo di Frascati (e che lo trovò, al contrario della Thrale, arrogante e odiato dal popolo, vessato con punizioni severe per il minimo strappo alla morale):
 
Henry Stuart, dal Cenotafio degli Stuart in Vaticano"I giudizi temerari sono da temere più di ogni altra cosa; io amo smascherare gli ipocriti, ma voglio avere prove decisive. Mi preoccuperò dunque di dire semplicemente quello che ho visto senza pretendere di trarne delle conclusioni.

Il suo palazzo mi parve pieno di giovani adolescenti d'aspetto assai piacente, vestiti da abati. Ciò mi fece sospettare che questa eminenza regale potrebbe avere il gusto di cui è accusato qualcuno dei suoi confratelli.

Tuttavia, non avendo potuto interrogare questi giovani, non ho raccolto alcun indizio che possa confermare questo sospetto[2].

In realtà il "sospetto" di Gorani era una certezza, al punto che persino una fonte cattolicissima come Gaetano Moroni non può tacere un "increscioso incidente" avvenuto nel 1752 fra Giacomo III Stuart, padre del ventisettenne cardinale di York, e il vivace figlioletto:
 

"Dispiaceva al re Giacomo III il gran favore che il cardinale accordava a monsignor Lercari suo maestro di camera [maggiordomo], onde gli fece intendere, che lo voleva licenziato dal suo servizio. Il cardinale che l'amava fuor di misura, continuava segretamente la sua amicizia, vedendosi spesso con lui ne' luoghi appuntati [dandogli appuntamento].
Irritossene maggiormente il re, e pregò con istanza il Papa, perché lungi da Roma facesse andare il Lercari.

La tomba del cardinale Nicola Maria Lercari nella sagrestia della basilica del Laterano, Roma.Voleva il papa contentarlo, ma con un mezzo soave e prudente. Fu questo l'insinuare [suggerire] al cardinal [Nicola Maria] Lercari, che da sé medesimo consigliasse suo nipote a portarsi per qualche tempo in Genova loro patria. Ma non abbracciando il cardinal zio il suggerimento di Benedetto XIV, questi gl'inviò per la segreteria di stato [era ed è il "ministero dell'Interno" vaticano, NdR] un biglietto, con ordine di far partire subito il nipote, come in fatti seguì la notte de' 19 luglio.

Il cardinal duca [di York] se ne stimò vivamente offeso, e nella seguente notte partì ancor esso per Nocera, protestando di non metter più piede in Roma, se prima non gli era restituito monsignor Lercari. Quindi passò in Bologna, ove il Papa gli scrisse più lettere, nelle quali l'esortava a riflettere sul trionfo che farebbero gli eretici nel vedere la discordia di un cardinale di santa Chiesa, e di un principe sì rispettabile per le sue virtù (...).

Vinto il cardinale dalle ragioni e premure pontificie, accettò le condizioni, per riconciliarsi con l'augusto padre, che gli propose monsignor [Giovanni Giacomo] Millo datario (...), e partendo a' 12 dicembre, tornò in Roma[3].

Di fronte alle pressioni del papa stesso il giovane cardinale non ebbe altra scelta che cedere e tornare a Roma per riconciliarsi col padre.
Fu solo dopo la morte del padre che il povero cardinale potè darsi ai suoi amori in tutta quiete, dato che, ed è ancora Moroni ad ammetterlo,
"egli amava avere nella sua corte gente bella e di vantaggiosa statura, siccome conviene a' grandi prìncipi[4].

Particolarmente "vicino" gli fu dal 1769

"monsignor Angelo Cesarini nobile perugino (...) che aveva fatto canonico della cattedrale [di Frascati], e ottenutogli dal Papa la qualifica di suo cameriere d'onore: quindi a sua istanza Pio VII, nel concistoro de' 28 settembre 1801 (...) lo dichiarò vescovo di Milevi in partibus..." [5].
Quando lo Stuart morì, Cesarini era ancora al suo fianco, come lo era stato per ben trentadue anni. 
Ciò fa pensare che o siamo di fronte ad una delle più lunghe (e quindi, si suppone, felici) relazioni fra uomini che la storia ci tramandi, oppure che finita la relazione erotica Cesarini fosse rimasto come amico e confidente del cardinale (io propendo per questa ipotesi, visto il pullulare di giovanotti nel palazzo).

Nella basilica di San Pietro in Vaticano si può oggi ammirare il celebre Cenotafio degli Stuart scolpito da Antonio Canova (1757-1821) per gli ultimi tre discendenti della casata Stuart, i cui corpi sono sepolti nelle cripte sottostanti.
 

Il Cenotafio degli Stuart in san Pietro in Vaticano, scolpito dal Canova
Il Cenotafio degli Stuart in san Pietro in Vaticano, scolpito dal Canova.
Angelo Cesarini, che morì nel 1810, fu invece sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria in Vallicella.[6].

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1]-Hester Lynch Thrale, Thraliana. The diary of Mrs Hester Lynch Thrale (later Mrs. Piozzi), Clarendon Press, Oxford 1951, vol. II, pp. 874-875.-

[2]-Giuseppe Gorani, Mémoires secrets et critiques des cours, des gouvernements et des moeurs des principaux états de l'Italie, Buisson, Paris 1793, tomo 2, pp. 100-103; citazione da p. 101.

[3]-Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. CIII, Tipografia emiliana, Venezia 1861, pp. 323-336. Citazione dalle pp. 324-325.

[4]-Ibidem, p. 327.

[5]-Ibidem, p. 330.

[6]-Sul cardinale di York si veda anche: Diego Anelli, Storia romana di trent'anni. 1770-1800, Treves, Milano 1931, pp. 98-108, che però non parla d'omosessualità, come neppure l'agiografico: Pietro Bindelli, Enrico Stuart, cardinale duca di York, Associazione Tuscolana "Amici di Frascati", Frascati 1982.
Espliciti invece due libri inglesi (che non ho consultato): Brian Fothergill, The Cardinal King, Faber & Faber, London 1958,  che parla degli amanti di Stuart, e James Lees-Milne, The last Stuarts, Chatto & Windus, London 1983, che dedica 35 pagine a Henry.

Varie immagini del cardinale sono infine sul sito della National Portrait Gallery.
(Un "grazie" a Stephen Wilson per i suggerimenti bibliografici).
 



Originariamente edito in traduzione inglese sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1,ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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