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Gulp!
Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto (gay comix, shonen ai / yaoi / boys' love, manga...).
Parte 7:
L'omosessualità nei fumetti delle Edizioni Bonelli
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DYLAN DOG

 Sclavi, Tiziano; Villa, Claudio e Casertano, Giampiero, Dopo mezzanotte, "Dylan Dog" n. 26, settembre 1991. (Anche in ristampa).

La sceneggiatura di questo albo è un poco scombinata, essendo imperniata sulle vicissitudini notturne d'un Dylan Dog che ha dimenticato le chiavi e non riesce a svegliare Groucho. Attorno a lui succede di tutto, sia sul piano naturale che su quello soprannaturale.
Nel bel mezzo di questo marasma Dog, senza una lira né un luogo dove andare, trova temporaneo rifugio in casa d'un tossicodipendente omosessuale prostituto e malato terminale di Aids (pp. 50-54).
Che desidera ardentemente lasciare il prima possibile questa valle di lacrime, tant'è vero che aveva aiutato Dog, "il cacciatore di mostri", pensando di chiedergli di uccidere lui, un mostro.

Questa è una delle prime apparizioni d'un personaggio omosessuale in un fumetto della casa editrice Bonelli (celebre per la sua ostinata e pluridecennale chiusura mentale rispetto alla tematica lgbt), e non si può certo dire che la sua caratterizzazione sia positiva. Se esiste lo sforzo di non calcare (troppo) la mano sull'aspetto "mostruoso", in compenso si calca la mano sul lato del patetico, proponendo alla fine un personaggio positivo e umano, ma condannato al destino dell'infelicità.
Come se ciò non bastasse la profonda ideologia omofoba dell'editore (o forse qui solo di Tiziano Sclavi) traspare nel desiderio che il "mostro" esprime non appena Dog esce di casa: provare come sia il sesso con una donna. Quasi che questa fosse l'ambizione segreta d'un omosessuale in fin di vita, il suo rimpianto segreto. Patetico!

Giudicato con questo metro, il resoconto di questo incontro di Dylan Dog è semplicemente disastroso. Utile da rivangare solo per ricordarci quanta strada abbiamo dovuto fare per arrivare ad avere anche in Italia fumetti che non avessero un approccio altrettanto omofobico alla tematica lgbt.

Sclavi, Tiziano e Saudelli, Franco, L'occhio del gatto, "Dylan Dog" n. 119, agosto 1996 (anche in ristampa).

Quando in questa fantasmagoria onirica appare un antiquario che pavla con l'evve moscia, uno pensa "Oh, no, la solita macchietta gay stereotipata!". E invece no. L'antiquario è promesso sposo della bella ereditiera, la difende con zelo, e per l'intero albo non appare il minimo cenno all'omosessualità.

Fino all'ultimissima pagina del racconto, nella quale si scopre il movente dell'omicidio dell'antiquario. Che è il solito movente da macchietta gay stereotipata (provate a immaginare perché i froci si ammazzino a vicenda?).
Sì, era la solita macchietta gay stereotipata. 

Casertano, Giampiero; Masiero, Michele e Stano, Angelo, Istinto omicida, "Dylan Dog" n. 227, giugno 2008. (Anche in ristampa).

Non sono riuscito a gustare pienamente questo albo per una circostanza molto particolare: gli sceneggiatori hanno preso le mosse da un caso criminale realmente avvenuto negli Usa: quello d'un serial killer che adescava poveri ragazzi sbandati, adolescenti per lo più, li torturava atrocemente e poi li uccideva. Ed una cosa è vedere in un fumetto ammazzare esseri di cartone e di fantasia, tutt'altra vedere trasposta in immagini una storia vera, con veri esseri umani che patiscono le torture.
Nel fumetto appare un episodio davvero accaduto (una delle vittime, uno straniero, era riuscita a scappare, ma due poliziotti lo riconsegnarono al suo carnefice che li rassicurò che s'era trattato solo d'una lite tra omosessuali, e che il ragazzo che cercava di far capire loro che l'uomo voleva ucciderlo stava avendo solo una crisi  da checca isterica. Ovviamente il ragazzo fu ucciso; il suo solo torto era stato quello di non essere bianco, e quindi non credibile a priori.

La sceneggiatura si distacca dal reale a questo punto, immaginando che l'assassino (un conduttore televisivo) fosse stato scoperto e fosse morto in prigione, e che uno dei due poliziotti responsabili di quel gesto avesse vissuto da allora in poi con il tormento del ricordo di quel drammatico errore. L'episodio riesce a diventare per lui incubo ed ossessione finché, quando ricominciano le morti di giovani sbandati con il medesimo rituale che era tipico del defunto serial killer, arriva il momento di chiamare l'indagatore dell'incubo. Che scoprirà la verità che sta dietro all'apparente reincarnazione.

Come ho detto sopra, la Bonelli editore s'è distinta nel panorama italiano per avere conservato per molti decenni l'atteggiamento tradizionalista da "anni Cinquanta" nei confronti dell'apparizione nei suoi fumetti della tematica omosessuale (il che vuol dire in parole povere che l'ha censurata per decenni).
Qui però, trattandosi d'un efferato caso criminale, la tematica non può fare a meno di filtrare, però la tendenza omosessuale del serial killer è a sorpresa sfumata per quanto possibile. Nel fumetto appare così uno strano tipo di sadico, che gode della sofferenza ma senza il minimo coinvolgimento sessuale.
La narrazione introduce perfino una donna, da lui rapita e, sfuggitagli, era stata la causa della sua cattura e condanna.

Paradossalmente, insomma, l'abitudine a censurare la tematica omosessuale fa sì che nella descrizione di questo assassino sadico la sua omosessualità sia, a sorpresa, per quanto possibile nascosta.
A volte, come in questo caso, l'omofobia dà vita a ben strani risultati...

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GEA

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JULIA
Per questa testata delle edizioni Bonelli si veda la pagina apposita.

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KEN PARKER
 
Copertina di ''Ken Parker''
L'edizione originale (1981).
La ristampa (2003).
Berardi, Carlo e Milazzo, Ivo, Diritto e rovescio, "Ken Parker" n. 36, gennaio-febbraio 1981.
Riedito in: Ken Parker. I classici del fumetto di Repubblica, n. 11, 2003, pp. 43-140.

Fumetti di ambientazione western, in b/n e (parzialmente) colore.

Di questa storia è co-protagonista Junius Foy, un ballerino e coreografo che, travestito da donna, viaggia e balla nel West in un corpo da ballo femminile sperando di reincontrare il suo amante fuggito per allontanarsi dalla riprovazione sociale.

Oltre ad aiutare il protagonista a salvare la pelle e a scagionarsi da una falsa accusa d'omicidio, Junius arricchirà l'aitante protagonista con una serie di considerazioni sulla "diversità" e la condizione sociale dei "diversi"... E quando Parker, al termine della storia, gli farà intendere che loro due possono essere "solo amici", capirà.

Una storia che non perde mai il senso della misura, evitando i due rischi contrapposti di cadere o nel patetico o nel grottesco.

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LEGS WEAVER

Ostini, Alberto e Mandanici, Patrizia, Gli amori difficili, "Legs Weaver" n. 51, febbraio 2000.

La vicenda di questo albo di fantascienza è particolarmente scombinata, fino al punto da risultare di lettura decisamente noiosa.
Si tratta infatti d'un incastro di flashbacks, che ruotano attorno al fatto che la coinquilina May ha reagito da persona gelosa quando una certa Janet (palesemente una ex amante) ha telefonato per salutare Legs Weaver (una specie di versione fumettistica di Sigourney Weaver in Alien) prima di partire per una missione. Da qui il bisogno di riesaminare tutta la relazione precedente fra le due amiche.
Legs, giustamente, rimprovera questo atteggiamento a May, soprattutto in considerazione del fatto che May è fidanzata, e per di più con un uomo! Mentre Legs, come sottolinea chiaramente a p. 22, degli uomini non vuole saperne proprio.

Le due parlano del loro passato, e della vita in comune, e dei loro sentimenti reciproci, e parlano, e parlano: troppo. Ma alla fine Legs riassume ottimamente la discussione in questo modo: "Stiamo girando intorno al problema, May! La sostanza che è che tu non sei più... o forse non sei mai stata... "innamorata" di me... o sbaglio?" (p. 73). E si notino le virgolette intorno alla parola "innamorata". Forse, se gli autori non fossero stati obbligati a prendere tanto alla larga la questione, con tutte queste ridicole virgolette, la vicenda sarebbe stata più snella e quindi molto meno noiosa.

Alla fine, Legs richiamerà Janet e le due passeranno una nottata sul tetto a... parlare e guardare la Luna... compostamente sedute a distanza di sicurezza. Perché i limiti imposti dalla censura esistono, e si vedono. Ma se non altro, questo albo segnala il passaggio della sua lealtà amorosa da May a Janet Blaise (che in futuro sarebbe diventata la sua partner).

Fra tutti gli albi della testata "Legs Weaver" (pubblicata dal 1995 al 2008) questo è peraltro il primo in cui traspaia infine in modo netto il carattere amoroso dell'attaccamento della protagonista per la sua "amica" e coinquilina May, come sottolinea un recensore:

In realtà, lungi dall'essere un'apertura, questo albo si rivelò il classico caso di "troppo che stroppia", dato che quando il lesbismo di Legs Weaver iniziò ad essere infine dato per scontato dai lettori, la casa editrice reagì con un giro di vite, mettendo il freno alla caratterizzazione in senso lesbico di Legs Weaver, che divenne più asessuata.
L'aspetto più interessante della vicenda è costituito dal fatto che la caratterizzazione lesbica del personaggio fu una decisione autonoma di sceneggiatori e disegnatori (forse anche per influsso del personaggio recitato in Alien dalla Weaver, che nella percezione del grande pubblico era visto come una lesbica), senza che ci fosse una decisione in tal senso "a monte" da parte dell'editore, .

Questa situazione anomala spiega anche la prudenza nelle allusioni e il carattere estremamente pudico dei cenni alle preferenze sessuali dell'eroina.
Pudico, ma per una volta esplicito: per esempio, a pagina 69 di questo albo May si riveste ed esce di casa, lasciando nel letto (matrimoniale) Legs, nuda, che continua a dormire. Questo è il massimo dell'allusione a cui si arriva in questo fumetto, ma la pagina è palesemente costruita al solo scopo di fare capire al lettore, senza doverglielo dire, che le due hanno fatto l'amore prima di addormentarsi.

Allusioni alle preferenze di Legs appariranno poi in altri numeri del fumetto, ma mai con una caratterizzazione esplicita quanto in questo numero, che da questo punto di vista è un "unicum" nella serie.

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MAGICO VENTO

Manfredi, Gianfranco, Barbati, Giuseppe e Ramella, Bruno, La luna delle foglie cadenti, "Magico Vento" n. 35, maggio 2000.

Questo western di taglio dozzinale (metà delle vignette riguardano la Lotta Eroica dei protagonisti contro Il Feroce Puma, o la loro Lotta Eroica per sfuggire alla acque delle Infide Rapide del Fiume In Cui Sono Caduti, o alla Lotta Eroica contro il Perfido Indiano Cattivo... un déjà-vu e un déjà-lu via l'altro) trova momenti originali mettendo in scena, fra i personaggi, anche le divinità indiane. Tale è Doppia Faccia (pp. 15-21), divinità il cui lato sinistro ha fattezze virili, mentre quello destro ha tratti femminili, e che ha preso sotto la sua protezione la coppia lesbica formata da due co-mogli fuggite dal violento marito comune, che poi sarebbe il Perfido Indiano Cattivo che le insegue per o riprendersele o ammazzarle.
Le due cercano di raggiungere la mitica Città di cristallo nella quale gli uomini non sono ammessi e le donne maltrattate hanno infine requie.

Purtroppo, dopo questo spunto iniziale che prometteva bene, il resto dell'albo lascia perdere gli aspetti sentimenatli o sociali e si regge interamente su inseguimenti, agguati, lotte, sparatorie, finché una delle donne ci lascia le penne, e l'altra vivrà nel ricordo di lei. Fine. Ed amen.

La realizzazione grafica della divinità indiana che protegge le due donne dal "doppio-spirito" non ha ovviamente nulla a che vedere con la vera tradizione indiana, e risale semmai alle rappresentazioni alchemiche rinascimentali dell'Ermafrodito, che era appunto rappresentato con un lato maschile ed uno femminile.
Ciò specificato, la relazione d'amore fra le due donne, rappresentante come disposte a dare l'una la vita dell'altra, non è negativa o stereotipata, e caso mai è tale da indirizzare verso di loro e la loro relazione la simpatia del lettore.

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MISTER NO

Del Freo, Marco e Suarez, Orestes, Giochi pericolosi, "Mister No" n. 245, ottobre 1995.

Si muove collezionando un cliché scontato via l'altro, questa insipida avventura nella Cuba prerivoluzionaria, tanto che non è pensabile non trovarci il cliché del ricco, viziato, sfaccendato crudele e decadente omosessuale che mantiene e corrompe un adolescente, insegnandogli che la morale non esiste.
I due si divertono ad assistere, per puro spasso, alle torture dei loro prigionieri ma, insoddisfatto del vortice di piacere decadenti a cui l'ha iniziato l'amante, il riccio e bruno adolescente decide di provare l'emozione del tradimento.
Siamo di fronte a una specie di Genet rimasticato e predigerito per teste di coccio, insomma.
Ovviamente tutto ciò non potrà che finire male, e sia il ricco decadente che il riccio decadente verranno giustiziati (da agenti della Cia, scontenti dei loro intrighi politici che interferiscono con i loro).

La relazione fra i due non è mai raccontata in modo esplicito, ma è evidente dai loro gesti, dalla loro intimità, dalla famigliarità con cui il ragazzo tratta l'adulto, e dal fatto che il ragazzo sappia dove il suo partner tiene la pistola quando va a dormire (in un letto a due piazze).
Ciononostante, tutto è gestito deliberatamente in modo tale che un lettore particolarmente ottuso e quindi particolarmente omofobo potesse interpretare il rapporto fra i due personaggi come il rapporto fra un padre e un figlio.

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NAPOLEONE


Ambrosini, Carlo, L'enigmatico signor Bloom, "Napoleone" n. 18, luglio/agosto 2000.

In questo strano e originale fumetto, in bilico fra surrealismo e iperrealismo (il che è tutto dire), appare un personaggio di pazzo assassino che soffre di dissociazione della personalità e si veste ora da uomo ora da donna, a seconda di quale personalità prevalga.

La vicenda non ha però la benché minima connotazione erotico-sessuale (come da tradizione di questa pudibonda casa editrice).

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NATHAN NEVER

Serra, Antonio e Bastianoni, Francesco, Io, robot, "Nathan Never" n. 28, settembre 1993.

Nel chiuso e omofobico universo della Bonelli questo albo di fantascienza era stato segnalato quale metafora della tematica omosessuale, attraverso il racconto della vicenda di androidi senzienti che lottano per vedere riconosciuti i loro diritti e la parità con il resto dell'umanità.

Questi erano però giochi che si poteva avere la pazienza di fare nel 1993, quando oltrettutto ogni minimo cenno, in quanto rarissimo, era prezioso, ma nel XXI secolo non credo che nessuno avrà la pazienza di mettersi a leggere in filigrana la storia per trovarvi una vicenda omosessuale.
Resta comunque il valore storico e documentario di questo episodio, per il quale lo segnalo qui.
 

Medda, Michele e Casini Stefano, Tragica ossessione, "Nathan Never" n. 36, maggio 1994.
Anche in: "Nathan Never grande ristampa", n. 12, pp. 195-290, maggio-giugno 2011.

La celebre reticenza della Bonelli a parlare d'omosessualità potrebbe alla fin fine essere stata una benedizione, almeno a giudicare da come ne trattavano i suoi albi nelle rare volte in cui non la censuravano.

In questo albo, nel corso delle indagini su un omicidio gli agenti dell'Agenzia Alfa devono interrogare "Sissy" (termine che in inglese indica la "checca") personaggio che "ha cambiato sesso tante di quelle volte da aver perso il conto" (p. 213 della ristampa).
Sissy è un/a cantante apprezzat* e di successo, ma è un personaggio narcisista, vanesio, stupido e crudele, capace di commissionare l'assassinio di chi osi mettere in dubbio che sia un/a grande artista.

Ancora peggiore è la sua rappresentazione grafica: il lato sinistro del volto è femminile, e truccato, quello destro è maschile, e dotato di tratti somatici marcati. Letteralmente, e non solo per modo di dire è una "mezza donna", o se preferite un "mezzo uomo".
Questo "essere" capace di chiedere la morte altrui per mero capriccio verrà infine fatto "cantare" terrorizzandolo con una... corsa d'automobile a rotta di collo...

Uno dei punti più bassi mai toccati dai fumetti di questa casa editrice nella trattazione del tema lgbt.

Ostini, Alberto e Bonazzi, Germano, Midnight blues, "Nathan Never" n. 84, maggio 1998.

A tutta prima si penserebbe che questo albo si sia deciso a parlare di omosessualità attraverso il personaggio dell'obeso fotografo Richard Adonis, truccato (porta gli orecchini ed ha la bocca a cuore), effeminato e capriccioso. E invece no: si scoprirà che è "soltanto" un pedofilo. Ah, ecco.

Alla fine verrà peraltro fuori che la misteriosa e bellissima assassina era in realtà un uomo, che s'era trasformato nella gemella (uccisa da bambina durante una rapina) per vendicarsi dei rapinatori. L'identificazione schizoide con la sorella era stata tale "da impedire, con la pubertà lo sviluppo dei tratti maschuili carattristici" (p. 96). E l'albo scivola dall'improbabile al francamente assurdo non soltanto in questo punto, ma anche laddove immagina un virus informatico in grado di uccidere per ipnosi chi osservi lo schermo.
Ma per piacere. E poi Bonelli si lagnava del fatto che il fumetto italiano perdeva terreno...
Con fumetti come questi per le mani, mi sarei stupito semmai del contrario...

Vietti, Stefano e Bastianoni, Dante, Oceano verde, "Speciale Nathan Never n. 8", novembre 1998.

Andando dalle stalle alle stelle nel corso del medesimo anno, in questo numero speciale della collana "Nathan Never" l'omosessualità appare sotto termini accettabili, anche se il preconcetto dimostra d'essere una bestia dura a morire.

Il fratello della bellicosa protagonista, che si allontanato di casa e dal padre generale per non rivelare il proprio segreto, è infatti omosessuale. La sua figura è descritta con rispetto, e disegnata senza manierismi insultanti, ma lui è comunque presentato sotto le vesti di un "zenzibile" e imbelle poeta, che guarda caso è riuscito a ficcarsi nelle mani d'una banda di criminali che ricattano lui ed attraverso lui anche la sorella, che cerca di riavere indietro il materiale compromettente. Ed io di questa storia per cui se uno è gay è il bersaglio predestinato dei ricattatori ne ho piene le...

Il ricatto avrà conseguenze di rilievo nell'intera narrazione, al punto da risultare una delle chiavi di volta dell'inghippo. Di più non voglio dire per non guastare la suspense (che oltretutto, in questi fumetti dalle sceneggiature esili e totalmente prevedibili, non è mai molta).
Commento finale: un prodotto seriale, alquanto prevedibile, apprezzabile per il fatto di non avere fatto un mostro del personaggio gay, ma tutt'altro che libero dai pregiudizi e dagli stereotipi. Il mondo avrebbe potuto fare a meno di questo capolavoro senza alcun danno.

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NICK RAIDER

 
D'Antonio, Gino e Queirolo, Renato, Gioco mortale, "Nick Raider" n. 52, settembre 1992.

Viene introdotto in questo albo uno fra i primi personaggi omosessuali della Bonelli: la poliziotta Sarah Himmelmann, che è lesbica (già a p. 17 ci viene fatto sapere che "A lei piacciono le donne").
Purtroppo per questo editore sfuggire ai luoghi comuni era un'eresia, quindi Sarah è disegnata come molto mascolina, coi capelli tagliati cortissimi e i tratti del viso marcati. Una vera butch, insomma, ossia il simmetrico delle checche nel campo delle donne.
Ma se non altro sa sparare e combattere meglio di un maschio, e questo per la vicenda del fumetto è pur sempre un bel vantaggio.

La Himmelmann accetterà di inviare un marmocchietto senza famiglia dalla sua amica Alice, che si prenderà cura di lui (pp. 44-46). Ma quando tre terroristi e mafiosi, incaricati di far fuori Sarah che sta ficcando troppo il naso nelle loro vicende, andranno a cercarla a casa sua, la porta aprendosi rivelerà il volto (molto femme, ovviamente: perché mai rinunciare a un ulteriore stereotipo?) di Alice: sarà lei ad essere uccisa (pp. 54-57). E dal dolore di Sarah capiremo che le due erano ben altro che semplici "amiche".
Sarah riuscirà comunque a vendicare Alice (p. 88) nello scontro a fuoco finale.

Il personaggio di Sarah è indubbiamente un personaggio positivo, in questo fumetto, ma paradossalmente lo è per le sue qualità "mascoline", con l'ambivalenza tipica di questo genere di fumetti.

 
Nogara, Alberto; Queirolo, Renato e Polese, Renato, La posta in gioco, "Nick Raider" n. 59, aprile 1993.

Questo albo costituisce la prima parte di una vicenda che continua nel numero successivo (n. 60).
In questo intrico che s'impernia attorno al rapimento d'un bimbo appare (p. 47) un losco e obeso avvocato, che è omosessuale, come evidenziato dal suo rapporto eccessivamente intimo (pp. 79-82) con uno spietato killer biondo, tossicodipendente, dai lunghi e femminei capelli e dalle mani ingioiellate, suo mantenuto.
E per chi fosse "diversamente intelligente" e non lo avesse ancora capito da sé, il biondo viene espressamente definito da un altro personaggio "il maledetto finocchio" (p. 88).
L'omosessualità di questi due personaggi non ha comunque influenze sullo svolgersi della storia, presentandosi come "nota di colore" utile a far rimarcare quando corrotti e malvagi siano i "cattivi" della vicenda.

Nogara, Alberto; Queirolo, Renato e Polese, Renato, La resa dei conti, "Nick Raider" n. 60, maggio 1993.

Seguito e conclusione della vicenda iniziata nell'albo 59.
A p. 52 apprendiamo che il killer biondo è notoriamente gay.
E per capire cosa volesse dire ciò per i fumettari di questo tipo, basta vedere in che modo viene ricompensato per aver fatto fuori un testimone scomodo: con un anello di Tiffany con pietra preziosa.
E durante la perquisizione della sua casa vengono scoperti "Profumi, creme di bellezza, ciglia finte... è difficile credere che questa sia l'abitazione di un killer" (p. 57). Si noti il marasma ideologico a cui punta questa vignetta. Se uno è gay deve far per forza uso di ciglia finte e creme di bellezza, il che mostra che gli mancano le palle per essere un killer, tanto che si fatica a credere che un gay possa essere un criminale assassino. Sotto sotto, in questi fumetti continua ad emergere la convinzione che la violenza sia un "mestiere da maschi", e che i gay non siano abbastanza maschi per essere violenti (a differenza delle lesbiche, almeno a giudicare da Sarah Himmelmann...).

Alla resa dei conti finale (pp. 63-71) alla quale l'avvocato si presenta con un vezzoso foulard al collo, l'agente insulta il killer biondo definendolo "Un ridicolo ometto con le dita piene di anelli, come una tredicenne", e quando gli salta addosso inizia schiaffeggiandolo... come una tredicenne.
E durante l'interrogatorio dell'avvocato il poliziotto si dice disposto a incalzarlo fino a che non crollerà, aggiungendo la postilla che tanto "voi non sembrate un tipo dai nervi molto saldi" (p. 68). E mi sarei stupido del contrario: queste checche potranno anche essere perfide, ma sono delle donnicciole isteriche dai nervi fragili!

C'è qualche stereotipo stupito che sia stato tralasciato, in questo fumetto? No, direi proprio di no.

D'Antonio, Gino; Queirolo, Renato e Del Vecchio, Pasquale, Tiro incrociato, "Nick Raider" n. 72, settembre 1994.

Riappare Sarah Himmelmann, più virile che mai.
Una vera donna "con le palle". Al punto da infiltrarsi in un'organizzazione mafiosa di spacciatori di droga per smascherarli, riuscendovi.

Il disegnatore in questo albo ha marcato meno i tratti della poliziotta, che in questo , modo appare un po' meno butch, e un po' più femminile. Anche il suo lesbismo non è più motivo di battute, come era accaduto nell'albo numero 59, anzi è praticamente sparito dalla vicenda, salvo in una pagina che costituisce una clamorosa caduta di stile. A p. 71, affranta dall'esperienza di avere assistito ad un duplice omicidio a sangue freddo senza poter far nulla per intervenire, per non smascherarsi, la poliziotta cerca conforto nella virili braccia del protagonista. E da cosa nasce cosa: "Le tue braccia sono forti, mi fanno sentire al caldo... protetta. Mi fanno sentire piccola... ". E poi "Mi sono chiesta a volte come sarebbe stato con un uomo". Da qui un tentativo (peraltro disegnato in modo castissimo) di rapporto eterosessuale, che però fallisce nel giro di due vignette: "Non funziona, Nick. Scusami, è stata colpa mia... sono stata una sciocca": (p. 71). Nick, da gentiluomo, prende la cosa con grande aplomb
Se non altro ci è stato risparmiato il teatrino della lesbiche che si converte grazie alle calde braccia protettive dell'eroe, ma il messaggio che continua a passare da narrazioni come questa è che gay e lesbiche, potendo, vorrebbero anche loro essere normali. Poi magari non ce la fanno, ma sotto sotto...
 

D'Antonio, Gino e Parlov, Goran, Gli occhi del gatto, "Nick Raider" n. 88, settembre 1995.

Nei fumetti Bonelli gli omosessuali possono entrare per due tipologie narrative: o come serial killer psicopatici, oppure come vittime di ricatto, licenziamento, discriminazione, pestaggi e infelicità varie. Tanto per "insegnare" ai lettori cosa li aspetta se si azzardano a vivere come uno di "quelli là".

Il personaggio omosessuale di questa storia non è un serial killer psicopatico. Quindi, non può che essere la vittima d'un ricatto.
La vicenda ruota infatti attorno a una giornalista di gossip che ricorda molto Louella Parsons, salvo il fatto che qui la "gentildonna" ricatta le vittime dei suoi scoop gossippari.
Fra costoro appare anche Darcy Scott, fascinoso attore e tombeur de femmes, fotografato in tenere effusioni col suo ragazzo.
L'odiosa giornalista verrà assassinata, come pure altre due persone coinvolte nel giro dei ricatti, e i "bravi poliziotti" risolveranno il caso e la giustizia trionferà. Oilì oilà.

Darcy Scott, oltre ad essere vittima del ricatto in quanto gay, è anche caratterizzato come imbelle e pavido, tanto che verrà escluso dalla rosa dei sospetti omicidi perché giudicato incapace di "avere le palle" per arrivare a tanto...
Preferisco evitare di commentare, grazie.

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Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 6: Julia (edizioni Bonelli)

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 7: Fumetti Bonelli

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