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Gulp!
Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto (gay comix, shonen ai / yaoi / boys' love, manga...).
Parte 6:
La serie Julia. le avventure di una criminologa, edizioni Bonelli.
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Gli occhi dell'abisso, "Julia" n. 1, ottobre 1998.

Fin da questo primo numero (che è anche il primo d'una trilogia, che prosegue nei numeri 2 e 3) appare la psicopatica sadica, lesbica e serial killer Myrna Harrod, innamorata della protagonista del fumetto Julia, e che apparirà diverse altre volte. Per la sua "speciale" concezione dell'amore, manifestarlo implica la tortura, l'assassinio e lo smembramento della persona amata.
Che "sfortunatamente" (per lei!) non riesce mai ad avere luogo...
La serie è opera d'uno sceneggiatore decisamente colto e decisamente cinefilo (tutti i protagonisti - a iniziare da Julia - hanno addirittura i tratti di celebri attori e attrici statunitensi), capace di riferimenti e allusioni culturali anche raffinate (e non solo nel campo della criminologia), ma vittima del solito difetto di gran parte dei fumetti di questo editore: la schematicità esasperata e la didascalicità eccessiva.
Le situazioni, i personaggi, le concatenazioni di eventi, le motivazioni dei personaggi sono a volte piuttosto scontate e prevedibili. Da parte sua Julia, per poter vivere più avventure, si comporta come una cretina oligofrenica che si ficca sistematicamente nei pasticci ed altrettanto sistematicamente rifiuta la protezione della polizia, che però, dato che Julia sembra incapace di cavarsela da sola, deve sempre irrompere a salvarla suo malgrado. E indipendentemente da quante volte si ripeta questo cliché, lei non riesce a imparare (come invece nella realtà riesce persino a ratti e formiche): non può fare a meno di comportarsi da decerebrata perché "la disegnano così".

In questo albo...
(Recensione ancora da scrivere).
(Recensione ancora da scrivere).

Qui una recensione del numero 1, e la voce su Wikipedia.


Oggetto d'amore, "Julia" n. 2, novembre 1998.
(Recensione ancora da scrivere).
Qui una recensione del numero 2.


Berardi, Giancarlo e Trigo, Gustavo, Nella mente del mostro, "Julia" n. 3, dicembre 1998.

(Qui una recensione in chiave non gay del numero 3).
Nonostante queste siano "le avventure di una criminologa", alla fine prevale un aspetto comico, da cartone animato di Gatto Silvestro alle prese con Titti. Il lettore sa infatti in anticipo che è inconcepibile che la protagonista della testata possa davvero far la fine che le prepara Myrna, la bellissima lesbica psicopatica e serial-killer: torturarla a morte per il suo godimento sessuale.
Quindi per quanto intelligente e scaltra si dimostri Myrna, alla fine va sempre a parare come Wile Coyote con Bip-Bip: i suoi piani le si ritorcono sistematicamente contro.

Non so se questo indebolisca il racconto o semmai ne alleggerisca le macabre premesse, fatto sta che anche nella vicenda presente in questo albo Myrna procede lasciandosi dietro una scia di cadaveri (di preferenza uomini, che prima seduce e poi ammazza), ma quando rapisce la sorella di Julia affinché quest'ultima le si consegni, e riesce a fare in modo che l'inetta Julia si trovi infine denudata, legata e pronta ad essere sia baciata che dissezionata (dopodiché lo stesso trattamento spetterà alla sorella che intendeva inettamente salvare), irrompe la polizia. Tutto qui.
Naturalmente la polizia avrà sì cura di ferire la serial killer per fermarla, però senza ucciderla, nonostante sia armata, pericolosissima e stia per far saltare le cervella a Julia.
Della serie: "Non rompetecela, che dobbiamo usarla ancora". Risibile.

D'altro canto, per quanto riguarda la tematica lgbt, va aggiunto che nel presente episodio Myrna si nasconde in città grazie alla sua relazione lesbica con un'altra donna, sposata, che avrà un ruolo importante nella vicenda. Anche se ciò non le impedirà di finire a pezzi, in sacchetti per alimenti, nel frigorifero.
Ma Myrna è fatta così: da una relazione con lei, si viene sempre fuori a pezzi...


Berardi, Giancarlo, e Zuccheri, Laura, Bentornata, Myrna!, "Julia" n. 39, dicembre 2001.

Punto ridicolmente incredibile numero uno: la pericolosa serial killer psicopatica Myrna, che si trovava se non in un manicomio criminale almeno in un carcere di massima sicurezza, viene prescelta - proprio lei! - per godere di un programma di riabilitazione sperimentale, e trasferita in un carcere di minima sicurezza (sembra un educandato per fanciulle discole...).
Punto ridicolmente incredibile numero due: questo programma sembra creato da un nemico giurato della funzione riabilitativa della pena, che in questo albo viene presentata come una barzelletta scema a cui solo un cretino può credere... e viene infatti portata avanti da personaggi che credendoci tanto dimostrano di essere tali, ed anche tanto.
Punto ridicolmente incredibile numero tre, la direttrice dell'educandato del carcere è una virago cicciona che quando appare nella prima vignetta spinge ad esclamare "Questa è una lesbicona!". E, indovinate la sorpresa? Lo è. Sembra uscita da Mädchen in Uniform con molti, molti anni di ritardo.
E dato che alla Bonelli al didascalismo fine a se stesso non dicono mai no, la virago è anche pettinata in maniera assurda, tale che vedendola in ombra o in controluce sembri avere due corna diaboliche sulla testa.
Punto ridicolmente incredibile numero quattro: Myrna evade seducendo a bella posta la lesbicona cicciona, assassinandola e fingendosi lei, uscendo poi dall'educandato dal carcere senza il minimo controllo d'identità.
Punto ridicolmente incredibile numero cinque: la "Bonelli editore" pensa che il lettore si beva tutte queste premesse ridicolmente incredibili senza esclamare "bum!", quando tutto questo ambaradan (a 'sto livello, tanto valeva che ci fosse un terremoto che le apriva il muro della cella, e facevamo prima) alla fine le serve solo a rimettere in libertà Myrna.
Che da evasa ricercata potrà occupare solo poco spazio nella vicenda di questo episodio, ma almeno ha il buon gusto di apparire in casa di Julia mentre costei è alle prese con un mafioso strozzino che le vuole far la pelle, ed ha anche la gentilezza di pugnalarlo alla schiena. Nel trambusto successivo (la polizia, ovviamente, era in agguato, e irrompe: colpo di scena magistrale e inedito!) riesce però a filarsela, in modo da garantire ulteriori sue apparizioni in questa collana senza costringerci a sorbirci altre evasioni ridicolmente incredibili.

Un albo talmente prevedibile in tutti i suoi dettagli da essere persino fastidioso.
Se vi fanno sballare le lesbiche psicopatiche assassine, allora non può mancare alla vostra collezione, in caso contrario...


Berardi, Giancarlo, e Mantero, Maurizio, La straniera, "Julia" n. 72, settembre 2004.

Questa volta gli sceneggiatori hanno finalmente azzeccato il tono giusto per parlare d'omosessualità, senza sbavature.

La criminologa Julia va in incognito in un paesino nel quale una famiglia di quattro persone è stata sterminata, senza che si riuscisse a trovare il colpevole.
Il suo scopo è farsi coinvolgere, se possibile, dal vortice di pettegolezzi della piccola realtà, nella speranza di trovare in questo insolito modo (che per ovvi motivi la polizia non può certo adottare) indizi utili. Ovviamente riuscirà nel suo scopo.

Quanto alla tematica omosessuale, anche se a p. 82, nominando Myrna, la sceneggiatura confonde l'identità con l'orientamento sessuale (e dài!), quando alla fine Julia sarà oggetto della delicata e quasi timida dichiarazione d'amore di una delle donne del paese, la sua reazione nel declinarla sarà molto delicata e molto elegante ("Ma adesso dovrò spezzarti il cuore. Perché io sono diversa. Diversa da te!...", p. 112), senza traccia dei soliti stereotipi dozzinali tipici dei fumetti Bonelli.

Oltre tutto, la ragazza innamorata avrà diritto, nelle ultime due pagine del racconto, anche a un lieto fine, e ad una compagna. Bene così!


Berardi, Giancarlo, e Mantero, Maurizio, Myrna: a sangue caldo, "Julia" n. 86, novembre 2005.

In questo episodio lo sceneggiatore descrive, secondo lui in termini positivi, il ruolo di fantasia di donna mansueta e votata ad attrarre la violenza sadica riservato a Julia, facendola caratterizzare (p. 71) come donna "Senza stereotipi femministi, affermata nella professione, senza aggressività maschilista"... Insomma, una donna-pupazzo, che non a caso attrae la viriloide sadica Myrna.

La quale in questo episodio sfrutta la propria bellezza per creare un'intricata rete di relazioni e ricatti che le permetteranno d'avvicinarsi nuovamente a Julia. Al solito, essendo i poliziotti di questo fumetto una banda di cretini, la scorta l'accompagna in piscina stando fuori dall'edificio, in modo che a Myrna basti entrare da un ingresso diverso da quello che sorvegliano per essere pronta, pugnale alla mano, al delitto. Per una volta tanto, però, stavolta l'ultra-imbranata Julia riesce almeno a sgattaiolare e salvarsi da sola, dopodiché udito il trambusto al solito i poliziotti irrompono, e al solito Myrna scappa. Aspettarsi delle innovazioni in questa serie è un po' come andare a messa nella speranza di udire qualcosa di nuovo e inedito, ma insomma, se la Bonelli continua a sfornare albi su Myrna vuol dire che qualcuno li comprerà pure...

Il lesbismo ha un ruolo secondario nella narrazione, a parte il corteggiamento e il bacio che Myrna impone a Julia, e il discreto ma esplicito corteggiamento di una donna sposata (pp.  93-94 e 110), che però ha secondi fini.
A p. 80 è inoltre ripresentata la scena della seduzione della carceriera virago cicciona e lesbicona dell'episodio precedente, anche qui con scena di bacio.


Berardi, Giancarlo, e Mantero, Maurizio, Myrna: Un affare in famiglia, "Julia" n. 110, novembre 2007.

In questo episodio riecco apparire la serial killer lesbica, che mette a punto un pian ben architettato per insinuarsi in una famiglia ricchissima alla ricerca di un'infermiera per la madre, malata e costretta al letto. La sceneggiatura procede con riuscita lentezza, e i pezzi del mosaico si compongono ad uno ad uno, rimandando con sapienza il momento inevitabile in cui Myrna riuscirà ad avere Julia legata e impotente di fronte a sé, dichiarandole platealmente il proprio amore. Ma mentre lo sbudellamento sta per iniziare, irrompe (colpo di scena completamente inedito!) la polizia, e la salva. Myrna però (colpo di scena completamente inedito!) riesce a scappare.
Considerato il fatto che la trama era scontata fin dal titolo, dato che la semplice apparizione di Myrna porta già a sapere in anticipo cosa accadrà nell'albo, compreso il finale, gli autori riescono a cavarsela bene, partendo con un inizio quasi idilliaco, arrivando fino a metà della narrazione prima di scoprire l'assassino di Ingrid, l'amante di cui Myrna ha preso l'identità (e la vita, mettendo i pezzi del suo cadavere in frigorifero), procedendo poi a uccidere anche il fratello preoccupato dal fatto di non avere più notizie da lei. E da qui inizia la solita scia d'omicidi e il ritmo accelera fino al solito clou.
Considerato il fatto che personaggi e situazioni stereotipate non lasciavano agli autori la possibilità di giocare troppo sulla suspense, il risultato è buono, basandosi sul disvelamento graduale dei piani di Myrna, sufficientemente contorti da non essere indovinabili nel giro di dieci pagine, come avviene di solito in questo tipo di fumetti.

(Un dettaglio buffo: Julia va a cena in un ristorante giapponese con uno dei protagonisti, che commenta lo strano gusto dei cibi. Un americano che nel 2007 non aveva mi assaggiato il sushi? Ma quanto provinciale e arretrato è il mondo di questo personaggio?).



Berardi, Giancarlo, e Mantero, Maurizio, Myrna: Io sono mia, "Julia" n. 130, luglio 2009.

Va a fuoco il carcere in cui è rinchiusa Myrna, e l'incendio è doloso. Vengono sfollati i carcerati, ed alla fine indovinate chi manca all'appello? Myrna... ed una carceriera. Ammazzata.
Da subito riecco Myrna sulla strada, a volte con un travestimento maschile, a volte invece nei suoi abiti femminili e con lunga chioma nera. In questo albo Myrna si dà un sacco da fare, ammazzando ogni poche pagine, e sterminando anche famiglie intere, con i soliti atti di crudeltà gratuita e sadica.
Inoltre, in questo albo Myrna non perde occasione per rimarcare il fatto che ama le donne, anche nei momenti di semplice interazione sociale, ad esempio quando va a condividere un appartamento con uno studente (che ovviamente finirà sbudellato).
Non manca per la prima volta un tocco d'omosessualità maschile, che in questa serie era stata fin qui tabù: nella sua versione in abiti maschili, e l'aspetto di un ragazzo sbarbatello, Myrna suscita infatti la libidine del capufficio della ditta d'assicurazioni per cui lavora. Myrna finge di starci, e una volta a casa del vecchio porco, per una cena romantica, lo ammazza senza pietà.

Alla fine Myrna segnalerà alla polizia la propria presenza in un'area della città, la polizia se la beve ed anche i poliziotti lasciati di scorta a casa di Julia per proteggerla (al solito) ci cascheranno e se ne andranno lasciandola indifesa (i poliziotti dei fumetti sono di solito dei babbei, in modo che i protagonisti, che non sono molto svegli neppure loro, spicchino per intelligenza. Ma i poliziotti di Julia devono per forza di cose essere descritti come cretini patentati, e questo perché Julia ha il quoziente intellettivo d'una gallina e quindi per farla spiccare come la più sveglia del pollaio occorre descrivere chi la circonda come ancora più cretino)...
Per fortuna qualcuno noterà che Julia è senza scorta, e la polizia, al solito, piomberà a sirene spiegate in casa di Julia nel momento in cui la criminologia è in procinto di raggiungere i suoi avi nei Pascoli del cielo.
Non prima però che Myrna le abbia salvato la vita (esatto!) perché in realtà... Il resto, se vi interessa, scopritelo voi.



Berardi, Giancarlo, e Mantero, Maurizio, Myrna: il coraggio di uccidere, "Julia" n. 139, aprile 2010.

Julia è appena scampata a uno sbudellamento da parte di Myrna e tutti, amici e colleghi (poliziotti inclusi) vogliono che si faccia proteggere.

Nel frattempo Myrna, ricercata in abiti maschili su tutte le auto in uscita dalla città, cerca d'essere imprevedibile, e invece di allontanarsene ci torna, in abiti femminili. Verrà rimorchiata da un pappone che sta portando al lavoro la sua "protetta", Marlene, che in realtà è una transessuale innamorata di lui che "fa la vita" a suo vantaggio.
Myrna farà amicizia con Marlene, che si presterà ad aiutarla a ritrovare la donna che - racconta - le ha spezzato il cuore con la sua freddezza: Julia. Da parte sua il pappone cercherà d'iniziare alla prostituzione Myrna. Entrambi, ovviamente, verranno uccisi da lei (che ha già assassinato un paio di altre persone giusto per fare buona misura).
Julia (come suo solito) cascherà nel tranello, visto che Myrna userà l'assassinio di Marlene come diversivo per distrarre i poliziotti che vegliano su di lei. Myrna la narcotizzerà e rapirà, ma l'ennesima irruzione armi in pugno (stavolta non della polizia, ma d'un amico) in extremis, al solito salverà Julia e stavolta porterà all'arresto della pericolosa lesbica serial killer.

A furia di ripetere il personaggio, quest'albo mostra inevitabilmente una certa stanchezza, ma pur tirando avanti nella routine, è una routine dignitosa e questo episodio si lascia leggere senza annoiare.
Myrna non ha più nulla da offrire e si limita a ripetere ad oltranza la propria parte. La sola variazione sul tema è qui data dal fatto che il suo amore per Julia è arrivato al punto tale che al momento di assassinarla le è mancato "il coraggio di uccidere", e la sua mano ha esitato per un tempo abbastanza lungo da permettere il salvataggio della vittima. Ma è un po' poco per dire che la vicenda Myrna-Julia non sia ormai troppo scontata.


Berardi, Giancarlo; Calza Lorenzo e Michelazzo, Ernesto, Dietro le quinte, "Julia" n. 152, maggio 2011.

Ambientando la vicenda nel suo universo favolistico preferito, il mondo del cinema, lo sceneggiatore riesce a ricavare una trama non prevedibilmente scontata, abbozzando un ritrattino "dietro le quinte" del mondo che creava i film di "serie C", di quelli che vedevamo (e probabilmente vedeva anche lui) all'oratorio da bambini.

E a p. 83 impepa la vicenda con una rivelazione "piccante": l'assassinato era omosessuale! Oh cielo, o mio dio, oh che scandalo, oh che cosa inaudita! (Nel 2011???).
Ma oggi siamo progressisti e a p. 85 apprendiamo da uno scambio di battute: "Chissà cosa dicono invece i manuali, a proposito di interrogatori ad omosessuali?" "I manuali non fanno discriminazioni di genere!...". Brutto scivolone, dato che l'omosessualità non c'entra nulla col genere (maschio/femmina) ma al massimo con l'orientamento (etero/omosessuale, appunto). In pratica, chi ha scritto la sceneggiatura non conosceva, nel 2011, la differenza fra un trans ed un gay. Ci sarebbe da piangere ma, ehi! è un fumetto Bonelli! Qui siamo nel solco d'una tradizione, se parliamo del non capire nulla di tematiche lgbt!
Come si passa a dimostrare subito dopo questa citazione, quando viene interrogato l'amante del defunto, un tempo professore, ora librario. Perché il cambio di professione? "Cominciarono a girare voci sul mio conto...". "E fu licenziato?" "Con dei pretesti, ovvio. La libertà sessuale è sancita dalla Costituzione" (p. 92).
Ma la libertà sessuale non è proprio sancita in nessun articolo della Costituzione americana. E poi, l'idea per cui un omosessuale sia predestinato ad essere licenziato sulla base di semplici "voci", è l'ennesimo cliché per "dimostrare" che il gay, in quanto tale, è condannato all'infelicità. Anche questa è omofobia, per quanto imbellettata da "simpatia contro la discriminazione". Che un professore gay negli Usa non possa esercitare, è una palla: non stiamo parlando dell'Arabia Saudita!
Ovviamente il "vedovo" si lagna del fatto che non potrà neppure andare al funerale (p. 95) e allora gli viene fatto notare: "Non è vietato dalla legge, signor Denver". "Ma dal buon senso, sì".
E se non bastasse ancora, si nota quale sia il livello culturale che alla Bonelli pensano che abbiano i lettori di questo fumetto "colto" laddove apparendo la parola coming-out (scritta col trattino) ci si sente in dovere di mettere un asterisco e spiegare cosa voglia dire. Nel 2011, quando perfino le rubriche di "Posta del cuore" parlano di coming out, outing e compagnia bella. Sono dettagli come questi che fanno pensare a una redazione ferma agli anni Cinquanta, e che fanno sospettare che non siano da attribuire allo sceneggiatore gli sbalzi qualitativi di "Julia", che a tratti ha riferimenti colti e raffinati e a tratti si comporta come se il lettore fosse un imbecille analfabeta, incapace di notare un'incongruenza o una cretinata cosmica quando ce l'ha davanti...

L'introduzione del tema gay in questo episodio avviene insomma con toni, linguaggio e mentalità irrimediabilmente vecchi e fuori sincronia col resto della società. In un'epoca in cui i Sims permettono di costruire famiglie virtuali gay e i videogame che impazzano fra i ragazzini prevedono personaggi e situazioni gay, nel mondo di questa criminologa "il buon senso", vittorianamente, chiede ancora che un omosessuale non presenzi al funerale della persona amata...

Davvero il fumetto italiano del XXI secolo è in crisi? Ma fumetti come questo nel XXI secolo non ci sono proprio mai entrati.
E temo che prima di riuscire a farlo, a questo ritmo d'evoluzione, ci arriveranno che il XXII secolo sarà bell'e che iniziato!


Berardi, Giancarlo; Calza Lorenzo e Zaghi, Roberto, Ti amo da morire, "Julia" n. 154, luglio 2011.

Forse rendendosi conto di avere ormai spremuto tutto il possibile dal personaggio iper-ripetitivo di Myrna, gli sceneggiatori lo ripropongono ancora, ma senza riproporlo. Julia è infatti perseguitata dallo stalking telefonico d'una donna, che dice di essere Myrna... la quale però risulta essere rinchiusa al sicuro, oltre tutto in stato catatonico, in un manicomio criminale (alla buon'ora!).
E in effetti non si trattava di Myrna, bensì... Se non riuscite a vivere senza saperlo, scopritelo voi.

Nota bene: a parte il minimo sindacale necessario a giustificare le attenzioni ossessive di Myrna, il lesbismo non appare mai in questo albo (e considerato il modo in cui appariva quando c'era Myrna, è decisamente meglio così!).

(P.S. alle pp. 103-104 si ripete la scena di "iniziazione" a un ristorante giapponese: a quanto pare nel 2011 e negli Usa costituisce ancora una novità! Ma quanto provinciali bisogna essere per scrivere queste sceneggiature?).


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Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 1: A-L.

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 2: M-Z.

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 3: Kizuna

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 4: Zetsuai 1989

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 5: Banana fish

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 6: Julia (edizioni Bonelli)

Gulp! Una bibliografia sull'omosessualità maschile e il lesbismo nel fumetto. Parte 7: Fumetti Bonelli

Repositorio (Fumetti ancora da recensire).


 
 
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