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sant'Agostino d'Ippona (354-430)

Agostino in un affresco del sec. VI.
Il più antico ritratto di sant'Agostino arrivatoci (secolo VI).

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", pubblicato provvisoriamente in attesa di trovare il tempo
per curare o farne curare la traduzione, il commento, o entrambe le cose.

Da: De bono coniugali [ca. 400 dC] [1]
.
8. 8.
Nuptiae bonum per se ipsae sunt.
8. 8.
Il matrimonio è di per sé un bene.

Honorabiles ergo nuptiae in omnibus et torus immaculatus.[2].

Il matrimonio dunque è in ogni caso onorevole e il letto coniugale è immacolato.[2].
Quod non sic dicimus bonum, ut in fornicationis comparatione sit bonum; alioquin duo mala erunt, quorum alterum peius; aut bonum erit et fornicatio, quia est peius adulterium: peius est enim alienum matrimonium violare quam meretrici adhaerere; et bonum adulterium, quia est peior incestus: peius est enim cum matre quam cum aliena uxore concumbere; et donec ad ea perveniatur, quae, sicut ait Apostolus, turpe est etiam dicere.[3], omnia bona erunt in comparatione peiorum. Perciò non lo consideriamo un bene così come in confronto alla fornicazione; altrimenti sarebbero due mali, di cui più grave dell’altro; o sarà un bene anche la fornicazione, poiché è peggio l’adulterio: infatti, danneggiare il matrimonio di altri è peggio di andare con una prostituta; è un bene l’adulterio poiché è peggio l’incesto: infatti, è peggio andare a letto con la propria madre che con una moglie altrui; finché non si giunge a quegli atti di cui, come dice l’Apostolo, è turpe anche parlare.[3], rispetto ai quali tutti gli altri saranno un bene. 
Hoc autem falsum esse quis dubitet? Non ergo duo mala sunt connubium et fornicatio, quorum alterum peius, sed duo bona sunt connubium et continentia, quorum alterum est melius. Chi dubita che ciò sia falso? Quindi il matrimonio e la fornicazione non sono due mali, di cui uno è peggio dell’altro, ma sono due beni il matrimonio e la continenza di cui uno è meglio dell’altro. 
Sicut ista temporalis sanitas et imbecillitas non sunt duo mala, quorum alterum peius, sed ista sanitas et immortalitas duo bona sunt, quorum alterum melius. Così questa sanità o malattia temporanea non sono due mali, di cui uno è peggio dell’altro, ma questa sanità e l’immortalità sono due beni, di cui una è meglio dell’altra.
(...) (...)
Sant'Agostino sulla cattedra di vescovo.
Agostino ritratto come vescovo in un manoscritto medievale.
11. 12.
Concubitus contra naturam.
11. 12.
Il rapporto sessuale contro natura.

Nam cum ille naturalis usus, quando prolabitur ultra pacta nuptialia, id est ultra propagandi necessitatem, venialis sit in uxore, in meretrice damnabilis; iste, qui est contra naturam, exsecrabiliter fit in meretrice, sed exsecrabilius in uxore. 

Infatti, la pratica naturale, quando va oltre gli accordi nuziali cioè oltre la necessità di procreare, è colpa veniale nella moglie, condannabile nella prostituta; mentre l’atto contro natura diventa esecrabile nella prostituta ma ancora di più nella moglie.
Tantum valet ordinatio Creatoris et ordo creaturae, ut in rebus ad utendum concessis, etiam cum modus exce/ditur, longe sit tolerabilius quam in eao, quae concessa non sunt, vel unus vel rarus excessus.  Tanto vale l’ordine del Creatore e del creato, che, oltrepassare la misura nelle cose concesse all’uso è molto più tollerabile rispetto ad una trasgressione, anche unica o rara, in quelle non concesse. 
Et ideo in re concessa immoderatio coniugis, ne in rem non concessam libido prorumpat, toleranda est. Hinc est etiam, quod longe minus peccat quamlibet assiduus ad uxorem quam vel rarissimus ad fornicationem. E perciò l’eccesso del coniuge nella cosa concessa è tollerabile, in modo che la lussuria non si scateni in una non concessa. Da qui deriva anche che pecca molto meno un marito troppo assiduo con la moglie che uno che, anche rarissimamente, si dedichi alla fornicazione.
Cum vero vir membro mulieris non ad hoc concesso uti voluerit turpior est uxor, si in se, quam si in alia fieri permiserit. Ma se un uomo desidera usare il corpo della moglie in un modo non concesso, è più turpe che la moglie lo permetta su se stessa che su un’altra. 
Decus ergo coniugale est castitas procreandi et reddendi carnalis debiti fides: hoc est opus nuptiarum, hoc ab omni crimine defendit Apostolus dicendo: Et si acceperis uxorem, non peccasti; et si nupserit virgo, non peccat.[4]; et: Quod vult faciat; non peccat, si nubat.[5]. Dunque il decoro coniugale consiste nel procreare castamente e nel contraccambiare con fiducia il debito coniugale: questo è il compito del matrimonio, questo l’Apostolo difende da ogni accusa dicendo: "E se hai preso moglie, non hai peccato; e se una vergine si è sposata, non pecca".[4]; e: "Faccia ciò che vuole; non pecca, se si sposa".[5].
Exigendi autem debiti ab alterutro sexu immoderatior progressio propter illa, quae supra dixit, coniugibus secundum veniam conceditur. A causa di ciò che ho detto sopra, è concesso ai coniugi un certo eccesso di esigere il loro debito reciprocamente.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo latino dal sito Sant'Agostino.

A stampa come: Agostino d'Ippona, De bono coniugali - La dignità del matrimonio, In: Opere, Città nuova, Roma 1978, vol. VII 1, pp. 10-63 (testo latino e traduzione italiana).
Testo latino anche in: Patrologia latina, vol. 40, coll. 373-396.

La traduzione dal latino, inedita, come pure il riconoscimento delle citazioni bibliche, sono di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il contributo. La revisione del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare a me soltanto.

[2] San Paolo, Epistola agli Ebrei 13, 4.

[3] San Paolo, Epistola agli Efesini 5, 12.

[4] San Paolo, Prima lettera ai Corinzi 7, 28.

[5] San Paolo, Prima lettera ai Corinzi 7, 36.


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