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Agostino d'Ippona (354-430)

Agostino ritratto come studioso umanista da Vittore Carpaccio nel 1502
Agostino ritratto come studioso
umanista da Vittore Carpaccio
nel 1502

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", pubblicato provvisoriamente in attesa di trovare il tempo
per curare o farne curare la traduzione, il commento, o entrambe le cose.

Contra Iulianum Pelagium [422 d.C.] [1]
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Liber III
Naturalis usus feminae quis sit.
Libro 3
Cosa sia l'uso naturale della donna.

20. 40. Si autem putas: "Apostolum ex hoc laudasse libidinem, quia usum feminae dixit esse naturalem, ubi ait, quosdam relicto naturali usu feminae, exarsisse in appetitum suum in invicem 54"; omnem profecto usum feminae laudare compelleris; ac per hoc et ea quae cum feminis committuntur stupra laudabis, quia et illic usus utique naturalis est: quamvis damnandus, quia legitimus non est; unde et filii non legitimi, sed naturales vocantur, qui inde nascuntur.

20. 40. Se credi che: "l'Apostolo abbia lodato la libidine perché affermò che il rapporto con la donna è naturale, dove afferma che alcuni, abbandonato il rapporto naturale con la donna, si accesero di desiderio gli uni verso gli altri" [Rm 1, 27], dovrai lodare ogni rapporto con le donne; dovrai lodare perfino gli stupri di donne, perché anche lì il rapporto è naturale, anche se riprovevole poiché non è legittimo. I figli non legittimi nati da esso, infatti, sono detti naturali.
Non itaque concupiscentiam carnis illo verbo laudavit Apostolus: sed naturalem appellavit usum, unde natura humana potest nascendo subsistere. Con quelle parole l'Apostolo non lodò la concupiscenza della carne, ma chiamò "naturale" l’uso da cui la natura umana può esistere con la nascita.
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Concupiscentia mala non est substantia.
La cattiva concupiscenza non è una sostanza

20. 41. Dicis: "Etiam Sodomitas et in panis ac vini peccasse creatura"; atque ita vis intellegamus libidinem bonam, sed homines qui ea male utuntur, esse culpabiles; sicut bona est creatura panis et vini, quamvis ea male utendo peccetur.

20. 41. Dici: "anche i sodomiti hanno peccato nella creatura del pane e del vino". Così vuoi dimostrare che la libidine è buona, ma sono colpevoli gli uomini che ne fanno cattivo uso, così come è buona la creatura del pane e del vino, anche se si pecca facendone cattivo uso.
Ita enim non intellegis quid loquaris, ut non videas, creaturam panis et vini non concupiscere adversus spiritum, sed ipsam potius inhoneste a male utentibus concupisci, et eam forinsecus in nostrum corpus intrare. Così non capisci ciò che dici, tanto che non vedi che la creatura del pane e del vino non desidera contro lo spirito, ma essa stessa è desiderata smoderatamente da chi ne fa cattivo uso, e che inoltre entra nel nostro corpo dall'esterno.
Qua ideo parcius et restrictius est utendum, ne ipsa quoque concupiscentia, quod malum intus ac nostrum est, mentem corruptibili corpore ex abundantiore materia multo amplius aggravante, adversus nos vehementius et invictius concitetur. Di essi bisogna fare un uso più parco e moderato, affinché anche la concupiscenza stessa, che è un male nostro e interno, non combatta contro di noi con più veemenza e forza, mentre un corpo corruttibile appesantito da materia più abbondante aggravi di più la nostra mente.
Hoc igitur malo, quod indicat malum esse, sive qui adversus illud dimicat, sive quem subiugat; et parens bene utitur, cum pudice filium gignit; et Deus, cum provide hominem condit. Di questo male, dunque, che indica essere male sia chi combatte contro di esso sia chi soggioga, il genitore ne fa buon uso quando pudicamente genera un figlio e Dio che crea l'uomo secondo Provvidenza.
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Liber V, 17
Usus naturalis licitus aut illicitus.
Uso naturale lecito e illecito
17. IUL. De quo quoniam satis actum est, ad illa properemus, quae super naturali malo Manichaeus olim acute, sed, ut probabo, perplexitate quaestionum deceptus obiecit. 17. GIUL. Poiché di questo è stato trattato abbastanza, affrettiamoci a ciò che Manicheo una volta obiettò acutamente sul male naturale, ma, come dimostrerò, ingannato dall'ambiguità delle questioni.
Breviter tamen prius, quid Augustinus contra Apostoli testimonium retulerit, ventilemus. Ego ergo cum notam istam operam sexuum a Deo auctore corporum institutam, etiam beati Pauli testimonio apertissime dixissem probari, qui invectus in flagitia eorum, quos in virilis quoque sexus concubitum praecipitarat insania, ait: Relicto naturali usu feminae, accensi sunt in desideria sua 39; intuli Apostolo teste, approbari usum feminae naturaliter institutum. Tuttavia prima sventoliamo brevemente ciò che replicò Agostino contro la testimonianza dell'Apostolo. Io dunque, avendo detto che l'istituzione da parte di Dio, creatore dei corpi, di questa nota opera dei sessi è provata in modo aperto anche da una testimonianza del beato Paolo, che, sdegnato dei vizi di coloro che l'insania aveva precipitato in congiungimenti sessuali anche con maschi, afferma: Abbandonato l'uso naturale della donna, si sono accesi di proprie passioni [Rm 1,27], dalla testimonianza dell'Apostolo ho concluso che è approvato che l'uso della donna è stabilito per natura.
Ad hoc ergo iste rescribens: Non dixit, inquit, Apostolus coniugalem usum, sed naturalem, eum volens intellegi qui fit membris ad hoc creatis, ut per ea possit ad generandum sexus uterque misceri; ac per hoc, cum eisdem membris etiam meretrici quisque miscetur, naturalis est usus, nec tamen laudabilis, sed culpabilis. A ciò dunque egli risponde: L'Apostolo non disse l'uso coniugale, ma naturale, volendo intendere quello che avviene con le membra create per questo, affinché attraverso di esse entrambi i sessi possano mescolarsi per generare, e perciò quando anche con le medesime membra qualcuno si unisce ad una prostituta, è uso naturale, né tuttavia lodevole, ma colpevole. 
Non ergo isto nomine, id est, usu naturali, coniugalis est laudata commixtio; sed immundiora et sceleratiora flagitia denotata sunt, quam si illicite feminis, sed tamen naturaliter uterentur 40 Dunque non con questo nome, cioè l'uso naturale, è lodata la mescolanza coniugale, ma sono state bollati i vizi ancora più immondi e scellerati che se avessero usato le donne illecitamente, ma tuttavia naturalmente [De nupt. et concup. 2, 20, 35].
Id est, hic usus feminae quem pronuntiavit Apostolus naturalem, non intellegitur coniugalis, ut bonus licitusque doceatur; sed ideo, inquit, dictus est naturalis, quia diversitatem sexus ad hoc indicat institutam, ut et commixtui pararetur et partui.  Cioè questo uso della donna che l'Apostolo dichiarò naturale, non s'intende coniugale affinché se ne insegni la bontà e la liceità, ma è stato detto naturale perché indica che la diversità del sesso è stata istituita perché sia pronta a congiungersi e partorire. 
Queis molitionibus cum iuvaretur nihil, cur tantum immoratus est? Profecto ob hoc solum, ut hi qui eum sequuntur, solutum putent quod viderint fuisse contactum; ceterum quam nihil dixerit, brevis disputatio palam faciet. Nempe Apostolus feminae usum ait naturaliter institutum, nec commendavit alteram commixtionem primitus ordinatam; sed de eo usu disputans, in quo libidinem cunctis noverat viguisse temporibus, naturalem illam vocavit. Poiché non aveva nessun giovamento da questi ragionamenti, perché vi ha indugiato tanto? Sicuramente per questo solo motivo che quelli che lo seguono credono risolto ciò che vedono appena toccato. Del resto una breve discussione renderà chiaro che non ha detto niente. Cioè, l'Apostolo dichiarò che l'uso della donna era istituito per natura, e non menzionò un'altra mescolanza disposta da principio, ma, discutendo di quell'uso in cui sapeva che in tutti i tempi la libidine ebbe vigore, ha chiamato quella naturale.
AUG. Usus feminae naturalis est, cum eius masculus illo membro utitur, quo natura eiusdem generis animantium propagatur; propter quod etiam ipsum membrum natura proprie dici solet; unde Cicero ait, mulierem vidisse se in somnis praesignatam habere naturam 41. AG. L'uso della femmina è naturale quando il suo maschio usa quel membro con cui la natura del medesimo genere di animali si propaga, e per questo anche il membro stesso si usa chiamare in senso proprio natura: da cui Cicerone racconta che una donna vide nel sonno di avere la natura contrassegnata [Cicerone, De divin 2]
Usus itaque naturalis et licitus est, sicut in coniugio, et illicitus, sicut in adulterio; contra naturam vero semper illicitus, et procul dubio flagitiosior atque turpior; quem sanctus Apostolus et in feminis et in masculis arguebat, damnabiliores volens intellegi, quam si in usu naturali, vel adulterando, vel fornicando peccarent. Così l'uso è naturale e lecito come nel matrimonio ed illecito come nell'adulterio; l'uso invece contro natura è sempre illecito e senza dubbio è più infame e turpe. Il santo Apostolo riprendeva esso sia nelle donne sia negli uomini, volendo che fossero considerati più condannabili che se peccassero nell'uso naturale o con l'adulterio o con la fornicazione.
Usus itaque concumbentium naturalis idemque inculpabilis, et in paradiso esse potuisset, etiamsi nemo peccasset; non enim aliter ad humanum genus secundum benedictionem Dei multiplicandum filii gignerentur; sed eum vocatum esse ab Apostolo usum naturalem, in quo libidinem cunctis noverat viguisse temporibus, quis tibi dixit, nisi haeresis vestra? Quindi l'uso naturale e insieme non colpevole di coloro che giacciono insieme sarebbe potuto esistere anche nel paradiso, anche se nessuno avesse peccato: infatti, i figli non sarebbero stati generati diversamente per moltiplicare il genere umano secondo la benedizione di Dio. Ma chi ti disse che fosse chiamato dall'Apostolo l’uso naturale quell'uso in cui sapeva che ebbe vigore la libidine in ogni tempo, se non la vostra eresia? 
Absit enim ut Apostolus etiam illo tempore hominum crederet pudendam viguisse libidinem, quando nudi erant, et non pudebat eos. Verumtamen etiamsi Apostolus diceret, quod ipse dixisti: "in usu feminae naturali cunctis temporibus viguisse libidinem"; in his quoque verbis haberem quod recte intellegerem, ne pudendam susceptam tuam in illius beatae vitae corporibus, quae nondum fuerant corpora mortis huius, sicut tu facis, mente stultissima, lingua loquacissima, fronte impudentissima, collocarem. Non sia mai infatti che l'Apostolo credesse che abbia avuto vigore la vergognosa libidine degli uomini anche in quel tempo in cui erano nudi e non se ne vergognavano. Ma tuttavia anche se l'Apostolo dicesse ciò che tu stesso hai detto: "Nell'uso naturale della donna in tutti i tempi ebbe vigore la libidine", anche in queste parole capirei correttamente per non collocare la tua pudenda cliente nei corpi di quella vita beata, che non erano ancora stati i corpi di questa morte, come fai tu con mente stoltissima, con lingua loquacissima, con faccia impudentissima.
Cunctis quippe temporibus ex quo utriusque sexus fieri concubitus coepit, procul dubio usus feminae naturalis sine hac pudenda libidine esse non potuit; iam enim non vitae illius, sed mortis huius habebant corpus, quando post peccatum de paradiso egressi, masculus et femina utrumque sexum naturaliter primitus miscuerunt. In tutti i tempi appunto da quando cominciò a praticarsi l’accoppiamento dei due sessi, senza dubbio l'uso naturale della femmina non poté essere senza questa vergognosa libidine: già infatti avevano il corpo non di quella vita, ma di questa morte, quando, usciti dal paradiso dopo il peccato, il maschio e la femmina mescolarono per la prima volta entrambi i sessi in modo naturale.
Quod si ante facerent, ibi libido vel nulla esset, vel pudenda non esset; non enim sollicitaret invitum, et repugnare sibi cogeret castum; sed aut sine illa officium suum genitalia, iubente mente, peragerent; aut illa si esset, cum opus esset, assurgeret, tranquillissimum nutum subsequens voluntatis, nec opprimens cogitationem turbulento impetu voluptatis.  Se lo avessero fatto prima, allora la libidine o non ci sarebbe, o non sarebbe vergognosa: infatti, non inciterebbe chi non vuole e non costringerebbe il casto a combatterla, ma o senza essa i genitali compirebbero il loro compito sotto il comando della mente, o se ci fosse, essa insorgerebbe quando ce ne fosse il bisogno, seguendo il tranquillissimo cenno della volontà e non opprimendo il pensiero con l'impeto turbolento del desiderio.
Talem se modo non esse, multis suis importunis et coercendis motibus confitetur; ergo aut vitium esse, aut vitiatam se esse testatur. Confessa di non essere tale con il suo modo, con i molti suoi movimenti, importuni e da frenare: dunque attesta o di essere un vizio o di essere stata viziata. 
Ecce unde dicebat Apostolus: Scio quia non habitat in me, id est in carne mea, bonum 42. Ecco da cui l'Apostolo diceva: Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene [Rm 7,18]
Ecce unde trahitur a nascentibus originale peccatum. Hoc malo bene utitur pudicitia coniugalis: hoc malo melius non utitur religiosa continentia vidualis, vel sacra integritas virginalis. Ecco da dove i neonati traggono il peccato originale. La pudicizia coniugale fa buon uso di questo male, di questo male ancora meglio non fa uso la continenza religiosa vedovile o la sacra integrità verginale.

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo è quello online qui. Ne presenta anche una traduzione in italiano.

La traduzione dal latino qui proposta, inedita, è quella di Pierluigi Gallucci, che ringrazio per il contributo. 
La revisione del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare a me soltanto.

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Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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