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Michael Crichton, Mangiatori di morte, Garzanti, Milano 2010 [1994].
 
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[Narrativa a tematiche lgbt]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Splendido, ma difficile

Stavolta Crichton l'ha fatta grossa. Basta leggere su Anobii le recensioni dei lettori italiani di questo bestseller per rendersi conto dello sconcerto dei molti che l'hanno giudicato "noiosissimo" o "il peggiore dei libri di Crichton".

In realtà non è né l'una né l'altra cosa. Semplicemente è un libro pensato per un pubblico anglosassone, e che quindi presuppone nei lettori conoscenza diverse da quelle che ha un lettore medio in Italia.

Sì, tutti i libri di Crichton sono "difficili", solo che lui è bravo a non farcene accorgere. In ogni libro introduce infatti sempre due linee di lettura: una relativa alla vicenda, l'altra a un problema scientifico attuale, sul quale si documenta con uno scrupolo invidiabile, facendo poi nel romanzo opera di vera e propria divulgazione. Magari non ve ne sarete accorti, ma Jurassic park si basava sulle teorie più recenti ed aggiornate relative ai dinosauri, ed ha svecchiato di almeno mezzo secolo la concezione popolare di massa relativa a questi bestioni.


Qui Crichton "riscrive" il Beowulf, un poema medievale anglo-sassone che gli anglofoni studiano a scuola perché è una delle basi più antiche della loro letteratura.
Questo spiega perché le recensioni dei lettori americani o inglesi su Amazon.com siano entusiastiche, mentre quelle dei lettori italiani sulla Rete non lo siano per niente.
Il divertimento sta infatti nel fatto di vedere trattare un argomento studiato, e magari subito, con molta noia, a scuola, e vederlo trasformare in un divertente racconto di cappa e spada, con incursioni nel fantascientifico. È un po' come se Crichton avesse preso la Divina Commedia e l'avesse trasformata in un romanzo, tanto per fare un paragone che noi lettori italiani possiamo capire. Ovviamente se lo avesse fatto le parti sarebbero invertite: noi italiani lo troveremmo divertente, ma i lettori americani lo troverebbero noioso perché non saprebbero di cosa stia parlando.


Crichton incapsula la sua narrazione nella forma letteraria della relazione di viaggio di un poeta e diplomatico arabo, che visita le lontane terre scandinave in cui si svolgono i fatti del Beowulf.
(Specifico qui che anche se al liceo me lo fecero studiare, dopo tanti anni mi ricordavo ormai solo che c'era di mezzo un drago - che nel romanzo di Crichton c'è, ma senza esserci - e ciononostante il libro m'è piaciuto lo stesso, quindi magari andarsi a leggere la trama del Beowulf per divertirsi a vedere come la rilegga Crichton aumenta (parecchio) il divertimento del lettore, però non è indispensabile alla comprensione della vicenda).

Il gioco di Crichton è molto colto, e capisco i lettori meno smaliziati che non sono in grado di godersi il gioco letterario della minuziosa parodia del racconto di viaggio medievale, ed anche del saggio accademico dei nostri giorni sul presunto "manoscritto antico ritrovato". Con tanto di note a piè di pagina con frecciate petulanti contro altri studiosi che non avevano capito questo o quell'aspetto.
Ovviamente il lettore privo d'interessi culturali vedrà il film interamente in bianco e nero ed anche senza audio visto che non udrà la riscrittura del Beowulf, non vedrà i colori della satira del manoscritto arabo, non gliene fregherà nulla dei vichinghi, non percepirà lo stralunato inserimento dei neanderthaliani, non...
(Per la cronaca, io all'inizio pensavo che tutto il manoscritto arabo fosse farina del sacco di Crichton, invece ho scoperto che il romanzo ingloba tre capitoli d'un testo autentico, noto agli storici per averci parlato del regno vichingo dei Rus - da cui sarebbe nata la Russia - com'era nell'anno 921 d.C.).


Riassumendo: questo romanzo nasce saldando assieme - con notevole abilità - una relazione di viaggio autentica (ma rimaneggiata!) d'uno scrittore arabo e una saga vichinga, permettendoci di vedere i "fatti" che stavano dietro alla saga. La sua brevità, che molti lettori hanno lamentato, è perfettamente adeguata, nascendo dalla coscienza del fatto che "un bel gioco dura poco" e non è possibile coinvolgere i lettori in un gioco letterario tirato troppo per le lunghe.

Ciò premesso, io comprendo che un lettore totalmente privo d'interessi storici, magari alla ricerca di extraterrestri o dinosauri che inseguono ruggendo i protagonisti, possa trovare "noioso" questo romanzo.
Pertanto lascio un avviso. Questo libro è destinato a piacere o spiacere a seconda degli interessi generali di chi lo prende in mano: chi non nutre il minimo interesse per la storia passata, è meglio che scelga un altro dei romanzi di Crichton.
Del resto leggo su Wikipedia che anche il film tratto da questo romanzo, Il tredicesimo guerriero, è stato un flop al botteghino. Quindi lo ammetto: stavolta Crichton forse ha preteso davvero troppo dal livello culturale medio del grande pubblico. Ma solo "forse"...
Al contrario il divertimento è garantito se chi mi sta leggendo ha anche un minimo gusto per la storia e per le storie epiche, e ritiene di potersi districare fra saghe vichinghe, viaggiatori arabi che guardano al mondo vichingo con sguardo a mezza strada fra l'inorridito e l'affascinato, e sterzate nel bizzarro "fantascientifico" nella spiegazione fornita su chi sia in realtà l'entità che sta dietro al "drago" di Beowulf (dirò solo che c'è di mezzo l'ultimo residuo vivente dei neanderthaliani e basta: il titolo del volume è mal tradotto perché in inglese suonava come Mangiatori di morti, visto che i guerrieri neanderthaliani mangiano il cervello degli esseri umani da loro uccisi).


In conclusione questo romanzo è sia altamente sconsigliato, sia altamente consigliato, dato che fra tutti quelli scritti da questo straordinario confezionatore di bestseller è quello che richiede maggiormente un pubblico dotato di certe nozioni di base e di certi interessi culturali.
Valutate quindi se li possedete e decidete caso per caso se faccia per voi o no.

(P.S. Due divertenti allusioni all'omosessualità fra gli antichi turchi e normanni alle pp. 27 e 59).


 
 
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