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Curzio Maltese, La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano, Feltrinelli, 2009.
 
Copertina di ''La bolla'', di Curzio Maltese.

[Saggio]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Un libro di straordinario interesse su un'agonia annunciata.

Ci sono libri che quando li leggi hanno effetti straordinari su quel che pensi, indipendentemente dal numero delle loro pagine. Può succede addirittura che la parte illuminante si limiti a due, tre, cinque pagine... però di che illuminazione si tratta!

Questo libro mi ha fatto questo effetto.
Per il 90% si tratta di una diligente quanto non irrinunciabile esposizione dei guai dell'Italia attuale, senza infamia e senza lode. L'evasione fiscale è un flagello che ci sta portando a fondo, il Ponte sullo Stretto è una minchiata e ve lo dimostro dati alla mano, il governo italiano sta deliberatamente demolendo la scuola e l'università e vi mostro come, il precariato ha tolto il futuro a tutta una generazione e piango una nenia funebre in suo onore, il governo è riuscito a criminalizzare le pacifiche proteste degli studenti dell'Onda attraverso l'uso di agenti provocatori... Molto carino, applausi, bravo signor Maltese, ci complimentiamo con lei. Eccole la solita medaglietta che diamo agli scrittori che denunciano le malefatte del governo Berlusconi. Avanti il prossimo.

E invece no. Perché due dei capitoli di questo smilzo volumetto, da soli, meritano l'acquisto e la lettura dell'intera opera.

Nel primo, l'introduzione, Maltese ragiona su cosa sia stato il Berlusconismo, partendo dal fatto che esso è destinato a sgonfiarsi come una bolla ormai troppo gonfia:

Ciò non toglie che È palese che questa bolla è destinata a scoppiare -- come qualsiasi bolla. La domanda non può essere "se" scoppierà, può essere solo "quando". Perché il dato di fatto è che l'Italia "ha il terzo debito pubblico del mondo senza avere la terza economia del mondo. Ora neppure la quarta, la quinta, la sesta" (p. 13). E nessuno sta, semplicemente, facendo nulla per sanarlo. Per quanto possiamo resistere ancora?


Incidentalmente, per quanti hanno trovato "deprimente" questo libro, vorrei dire che io sono stato invece galvanizzato dal poter leggere finalmente qualcuno che si pone il problema di quel che accadrà "dopo", in un momento in cui tutta l'opposizione non è capace di immaginare un futuro d'Italia senza un Berlusconismo o da subire o con cui convivere.

Certo, il Berlusconismo appare analogo al fascismo: destinato a crollare, dopo decenni di apparente invincibilità, in un botto solo, in ventiquattr'ore, e in modo catastrofico. Lasciandosi dietro il problema delle macerie, perché

C'è da dire che in questa opera di rincretinimento nazionale una pesantissima responsabilità l'ha avuta il quotidiano per cui lavora Maltese, "La Repubblica". Ma di questo dirò dopo.

Resta il fatto che Maltese chiarisce come la nullifcazione della scuola non sia un accidente dovuto a una scarsa lungimiranza dell'attuale potere, ma sia uno dei suoi obiettivi. Un Paese che vive di narrazioni non ha bisogno di analisi. E di analisti. Ha bisogno di sceneggiatori. Di "autori", meglio se di programmi tv. Per questo la Endemol (di Mediaset: "Il Grande Fratello") oggi influisce di più di tutti i centri-studi dell'opposizione messi assieme.

Unico aspetto preoccupante: quando Berlusconi cadrà, non si tratterà di una caduta indolore. Oltre a lasciare un vuoto di pensieri, analisi, progetti (nascosti da un giorno all'altro come la spazzatura di Napoli dietro il silenzio imposto alle tv) potrebbe accadere di peggio:


Fin qui la prefazione. E speriamo che un po' di questo pessimismo cosmico sia solo esagerazione retorica di un pamphlettista...

Il secondo scritto straordinario è nel penultimo capitolo, il nono, che analizza "Gli alibi della sinistra".
E questo me lo copierei qui parola per parola, tanti spunti utili propone.
 
Un capitolo impietoso sull'incapacità, la pusillanimità, la mancanza di sostanza dell'opposizione italiana. Che ha macinato una sconfitta dietro l'altra, nascondendosi dietro l'alibi per cui l'Italia sarebbe un paese intrinsecamente di destra, mentre poi la sinistra continuava a vincere, a livello locale, la maggioranza delle elezioni per tutto il quindicennio berlusconiano.
Segno che il problema era nei candidati nazionali, non negli elettori.

Ma

Questa leadership insomma non è una risorsa, è un intralcio. È l'intralcio. Perché vive ancora nel mondo dei partiti ottocenteschi, e quando riesce a vincere grazie ad un "esterno" (Romano Prodi), preferisce poi fargli le scarpe piuttosto che vedersi togliere prebende da sotto i piedi. Perché entrambe le volte il governo Prodi è caduto per tresche non degli oppositori, ma per quelle dei "professionisti della politica": D'Alema e Veltroni e Bertinotti...

Le conclusioni di Maltese sono al tempo stesso ottimistiche e preoccupate.

C'è solo da sperare, conclude Maltese, che per allora l'accanimento terapeutico del PD sia cessato, e ci sia un novo leader, qualcuno che ora come ora magari non è ancora entrato in politica.
Io sono convinto che così sarà. Poi però tra le "speranze" e i fatti spesso esistono iati pericolosi...


Resta da nominare un ultimo capitolo, dedicato all'informazione: "Cani da guardia".
In esso Maltese alza alte invettive contro il fatto che la stampa non ha svolto il suo ruolo di "cane da guardia" del Sistema. Il capitolo è ben costruito, e denuncia una serie di malefatte delle testate italiane, talmente asservite al potere da esser state abbandonate in massa da lettori e spettatori (ma il libro è stato scritto prima del clamoroso successo de "Il fatto quotidiano", che con le sue centomila copie vendute al giorno, in media, ha posto fine a quindici anni di reticenze "riformiste" e censure "bipartisan" e criminalizzazioni "ragionevoli" del dissenso, che hanno caratterizzato il quasi-monopolio de "La Repubblica").

Ma è del tutto dubbio che un giornalista professionista de "La Repubblica", che prende di salario quanto sette od otto precari di call center, possa costituire per davvero un "guardiano" del sistema, di quel sistema che fa pasciuto lui e affamati tutti gli altri.
I cani troppo pasciuti difficilmente si accapigliano per un osso di notizia, per quanto succoso... Figuriamoci se devono correre dietro a notizie troppo sguscianti e veloci a scappare...


Maltese, che dopo tutto è umano, non può certo ammettere di essere anche lui parte del problema, anziché della soluzione.
Il problema costituito dall'assenza di una vera stampa di opposizione, dato che "la Repubblica" ha sponsorizzato come uno schiacciasassi, per quindici interminabili anni, ciò che Maltese stesso giudica una idea "nata morta", quella del PD. E criminalizzato chiunque si opponesse a tale progetto.
Per esempio, per anni ed anni la "Repubblica" non ha mai pubblicato (col ritornello "non fa notizia") notizie imbarazzanti per la Chiesa cattolica, per quanto gravi fossero (oggi che c'è "Il Fatto" invece, ha ri-cominciato a pubblicarle...). Avrebbero disturbato i manovratori del PD. Chi voleva quelle notizie, doveva andare a cercarle in Rete.

Ed è forse per questo che ad un certo punto, senza motivo, Maltese sclera contro la Rete:

Ma come, signor Maltese: così acuto a guardar lontano, e poi così presbite nel guardarsi le mani?

A quanto pare questo autore non sa che, se si sa usare la Rete, ci vuole in nanosecondo anche per smontarla, una bufala. Come hanno scoperto, dolorosamente, i suoi colleghi che per anni sono stati al centro del divertito tiro al bersaglio sul sito "Apogeonline", da parte di internauti che tenevano conto di quante bufale e leggende urbane si bevessero le pagine informatiche (e finanziarie) di "Repubblica".
Chi avesse letto quelle analisi potrebbe oggi concludere la sparata di Maltese così: "...continuare a viaggiare per giorni, settimane, mesi e anni, e finire in ultimo pubblicata su "Repubblica" quando ormai tutti i siti avvisavano da mesi che di bufala si trattava".


Tanta cecità di Maltese mostra il motivo per cui la carta stampata in Italia sia in crisi. E i giornalisti non abbiano alternativa al vendersi come riescono a vendersi e a chi sia disposto a comprarli, a qualsiasi prezzo.
Perché nessuno può - ahimè - permettersi di dire a Maltese, blindato al suo posto da contratti lavorativi che nessun giovane che non sia figlio di un uomo politico oggi si sentirà mai offrire: "Non sei capace di scoprire una bufala in Rete? Vuol dire che hai fatto il tuo tempo. Alza il culo e cedi il tuo posto a chi invece lo sa fare".

Maltese fa parte del problema, non della soluzione. Un altro recensore, Procyon Lotor, ha sottolineato su Anobii un'altra grave bufala di Maltese contenuta in questo volume (parlando degli scarichi di anidride carbonica ha confusi i chili con le tonnellate; inoltre a p. 56 ha definito Bertinotti "segretario del Pd"... scusate se è poco, per uno che se la piglia con Wikipedia per la sua inattendibilità!). Altre, per fortuna veniali, le ho viste di passata, leggendo. Forse allora sarebbe stato meglio risparmiarsi sparate sulle bufale altrui... O, per dirla con Procyon Lotor,

Eppure, sorprendentemente, Maltese lo sa, di essere parte del problema. Anche se - umanamente - non ama ammetterlo.
La conclusione del suo capitolo sul crollo dell'informazione dice infatti sconsolatamente, rivolto ai giovani che aspirano a fare i giornalisti: "Ora tocca a voi raccontare l'Italia agli italiani. Noi abbiano perso".

Ed è vero, loro hanno perso.
Perché si sono illusi di poter fare il cane da guardia del sistema stando in cucina, al caldo, ben nutriti, invece di girare per i gelidi e squallidi cortili frequentati solo da spettrali cani randagi e da pericolosi... ladri!

Se si unisce questa défaillance alla fondamentale incomprensione del significato dei voti dei cittadini alla lista "Cinque stelle" di Grillo e all'Idv, per i quali Maltese da bravo piddino ha solo parole sferzanti, si capisce come Maltese sia, suo malgrado, uomo di un'altra generazione. Legato agli schemi della sua generazione, e non intenzionato a cambiare ora che è così vicino ad una comoda e paciosa pensione: chi glielo fa fare.

Ma alla fine "Nobody is perfect". Godiamoci questo libro per quel che è. E che non è poco.


 
 
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