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Paolo Aresi, Korolev, "Urania" n. 1569, aprile 2011.
 
Copertina di ''Korolev'', di Paolo Aresi.

[Romanzo di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Non male, ma sembra il primo capitolo di un'opera troncata a metà.

Sicuramente "neo-classico" questo volume d'un autore italiano, con un bel richiamo esplicito alla fantascienza degli anni della "conquista dello Spazio" che leggevo da ragazzino, e che è nel frattempo passata di moda.

Per questo scopo viene riesumato un protagonista della "corsa allo spazio" sovietica (dal quale prende il titolo il romanzo), sbalestrato su Marte per una serie di circostanze molto poco credibili (e va be'... sospendiamo l'incredulità, va'...) e mantenuto in vita da misteriosi macchinari alieni per oltre un secolo. In tempo per veder arrivare la terza (ed ultima) spedizione mista Europa-Usa. E per contribuire a disinnescare il rischio d'uno scontro militare fra Europa-Usa e Russia.

La parte positiva di questo volume è il piglio scanzonato, e il richiamo esplicito alla fantascienza degli anni della "corsa allo spazio" (con un omaggio forse eccessivo
, arrivando al punto di battezzare i protagonisti con i nomi di scrittori di fantascienza: più che un omaggio, un gesto un po' da fan(atico)). Per chi ha amato la fantascienza di quegli anni, o come me ci è addirittura cresciuto, questo taglio "neoclassico" suona come un gradito ritorno a territori un tempo familiari ed oggi trascurati.


Il romanzo, che viene presentato da "Urania" come omaggio al cinquantenario del primo volo umano nello spazio, non ha eccessive pretese, e riesce a riempire una quantità non minimale di pagine solo grazie all'integrazione d'una serie d'interessanti appendici, che ripercorrono con articoli e interviste i primi passi di quella conquista.

La brevità del volume (229 pagine in tutto) permette però di leggerlo in un batter d'occhio, specie se si saltano - come ho fatto io - le pedanti e inutili pagine di filosofeggiamenti politico-astronautici. Che per fortuna non sono troppe.
In quest'epoca di "mattoni" interminabili sfornati da scrittori che si prendono troppo sul serio, e da una lista della spesa cavano una "saga", sinceramente, la brevità finisce per diventare un pregio.


Sul piatto negativo della bilancia, invece, sta il fatto che narrativamente parlando questo romanzo è un po' un coitus interruptus. I protagonisti vanno su Marte, scoprono una civiltà aliena, evitano lo scoppio d'un conflitto russo-americano (ma alla fine del XXI secolo saranno ancora questi i protagonisti della politica mondiale???? boh!), si chiedono da dove venissero gli alieni che hanno lasciato gli edifici automatizzati e il robot tuttora funzionanti, ed il romanzo è finito, buonasera signori, e grazie.

Intendiamoci, l'autore scrive con uno stile scorrevole che va via liscio (salvo quando si perde nelle elucubrazioni, ma questo è un limite comunissimo fra gli scrittori italiani di SF).
Per quanto elementare, la struttura del racconto regge, e funziona senza intoppi, portandoci da una sezione a quella successiva senza fatica.
Il punto è semmai che la narrazione non è risolta. Come se l'autore si fosse reso conto di botto d'aver quasi esaurito le pagine a disposizione e si fosse affrettato in qualche modo a concludere come poteva.

A me il romanzo ha ricordato il visionario Lo scheletro impossibile di James Hogan, dove una situazione molto simile a quella su cui è costruito il  presente romanzo costituisce la primissima parte d'un ciclo... che si sviluppa però su quattro volumi (di cui solo tre tradotti in italiano), e quindi ha ben altro respiro!


Concludendo, si tratta d'una lettura piacevole, piuttosto schematica e senza pretese ma proprio per questo scorrevole e gradevole, adatta a una bella serata di relax in poltrona.
Non lascia particolari memorie di sé, ma non dispiace e non delude.
Vale sicuramente il prezzo che costa, e per una volta non infligge la solita delusione che su "Urania" ci danno ormai di fisso gli autori italiani, dato che questo autore la scrittura del genere fantascientifico la padroneggia bene.

Resta il problema del finale tronco, non si sa se per frettolosità dell'autore o per la speranza di potere un giorno scrivere un seguito. E se la seconda fosse l'ipotesi giusta, probabilmente a quel punto ne verrebbe valorizzata anche la prima parte, che ora come ora ha un po' il sapore d'una semplice premessa a qualcosa che poi non arriva.

In attesa di sapere se il sequel ci sarà o no, comunque, anche questo "moncone di romanzo" da solo non è affatto sgradevole, e penso di poterne consigliare senza esitazioni l'acquisto e la lettura.


 
 
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