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Jack McDevitt, Cauldron, fornace di stelle, "Urania" n. 1568, marzo 2011 [2007].
 
Copertina di ''Cauldron'', di Jack McDevitt.

[Romanzo di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Un buon romanzo di fantascienza sulla conquista dello Spazio. Gradevole, anche se non certo innovativo.

Profuma di fantascienza anni Sessanta, questo gradevole volumetto, inattesa ripresa dei romanzi che in quegli anni sognavano la Conquista dello Spazio e il Primo Uomo sulla Luna.

Tutta la prima parte del romanzo, infatti, è la semplice descrizione di come un piccolo gruppo d'esseri umani coltivi cocciutamente il sogno della conquista dello Spazio, in una Terra futura in cui i problemi ecologici sono talmente gravi da distogliere attenzione e risorse da qualsiasi altra preoccupazione.

Ciò che mi ha sorpreso è che questa parte è decisamente buona e non ripetitiva rispetto al modello prescelto: l'eterna lotta fra i Sognatori Protesi al Futuro e i Pedestri Amministratori del Presente è proposta con toni credibili, e molto meno schematici e superficiali di quanto non avvenisse in passato.

Certo, i personaggi soffrono un po' della schematicità tipica del genere fantascientifico, tendendo ad apparire come incarnazioni di "tipologie" fisse (il Valoroso Scienziato, l'Intrepido Pilota, l'Entità Aliena Subdola e Minacciosa...) piuttosto che come persone... ma senza esagerare (il personaggio del pilota spaziale ridotto a fare l'agente immobiliare è, tutto sommmato, perfin spiritoso).


La qualità della narrazione cambia però (in peggio) nella seconda metà del libro, una volta che la nostra eroica pattuglia (con determinazione, Fede nella ricerca, generosità e abnegazione) è finalmente riuscita a creare un motore ultra-luce per riportare la razza umana fra le stelle.

Nel viaggio d'inaugurazione la pattuglia si ripromette di fare qualche capatina per trovare l'origine d'un messaggio alieno captato sulla Terra una generazione prima, di visitare la razza creatrice di gigantesche astronavi automatizzate di ricerca scoperte nello Spazio, e infine di risolvere il problema degli "omega", nubi spaziali che lanciano scariche di energia distruttiva contro qualsiasi manufatto rinvenuto nello Spazio.

Ora, è già poco plausibile che qualsiasi governo del futuro lasci giulivamente la gestione dei rapporti con razze aliene (che si teme possano essere ostili!) alla discrezione dei capricci d'una squadra di... collaudatori di motori; ma come se non bastasse, i contatti sono gestiti al limite fra dilettantesco e ridicolo (in un caso, i Nostri si inseriscono in una linea telefonica aliena e telefonano a casa (sic!) di uno scienziato del mondo alieno; in un altro, si lasciano sorprendere da un animale selvatico...).

Più che all'epoca Kennedyana, la narrazione sembra qui rimandare al periodo immediatamente precedente la Seconda guerra mondiale, con lo scienziato matto che si costruiva l'astronave in giardino, e poi partiva per fare una gitarella su Marte o Deneb (senza casco: non occorreva!) dove trovava indigene bellissime e seminude che parlavano inglese...
In altre parole, questa seconda parte del romanzo appare di un'ingenuità e di una superficialità a tratti francamente disarmanti.


Ciò detto, nel complesso il romanzo regge (la seconda parte mi ha buttato giù la media, ma per la prima da sola un giudizio di "ottimo" lo avrei dato). È piacevole, chiaro, lineare nello svolgimento, e dimostra innamoramento per lo Spazio e la sua bellezza, nonché la voglia di "toccarlo con mano", e con esso i suoi innumerevoli misteri.

L'autore sembra sincero in questa sua fascinazione, che riesce a trasmetterci. La lettura è quindi gradevole, scorrevole e priva d'inciampi, anche se, come già detto, mai particolarmente profonda.

In conclusione, questo è il romanzo ideale da leggere spaparanzati in poltrona per rilassarsi e distrarsi "con un buon libro in mano".
A chi ama tenere a portata di mano in casa qualche volume di questo tipo, da leggere alla prima occasione in cui urge un romanzo "per rilassarsi", io francamente me la sentirei, di consigliarlo.
A chi non lo ama... direi che, comunque, il romanzo terribile non è, e si lascia leggere. Per 4,2 euro, val la pena di correre il rischio di comprarlo. Vedessi tu mai che dovesse inaspettatamente piacere...


 
 
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