Home page Giovanni Dall'Orto > Recensioni > Recensioni di fantascienza > Il viaggiatore
Cerca in questo sito [powered by FreeFind]
 
John Twelve Hawks, Il viaggiatore, Mondadori, Milano 2007 [2005].
 
Copertina di ''Il viaggiatore'', di John Twelve Hawks.

[Romanzo di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Se questo è un "1984 cyber", allora è narrato dalla prospettiva del Grande Fratello

Andiamoci piano prima di definire un libro "la versione cyber di 1984", come fa uno strillo di copertina di quest'opera.
1984 era una distopia che una visione del mondo e del destino dell'uomo ce l'aveva. Il viaggiatore non ce l'ha.
1984 raccontava di un'umanità che aspirava alla democrazia e alla libertà, ma costretta dall'inganno e dalla paura a rinunciarci, come avviene sotto ogni forma di totalitarismo. Il viaggiatore presenta invece l'umanità come una massa di pecore che ama essere ingannata, che è felice del suo trantran senza speranza e prospettive. Solo alcune "anime elette" (definizione non mia, ma della quarta di copertina) possono guidare queste pecore imbecilli verso un destino migliore. Solo loro, i Viaggiatori, possono assurgere al ruolo di "Illuminati" (e se pensate a Dan Brown, non è colpa mia). Per merito personale? No!: per destino genetico ed ereditario. E credo che Himmler in persona sottoscriverebbe questa visione delle cose...
Se questo è un "1984 cyber", allora è narrato dalla prospettiva del Grande Fratello...


La realtà presentata in questo romanzo è interamente controllata da una potentissima associazione segreta che da millenni persegue il controllo totalitario, attraverso la schedatura d'ogni cittadino: telecamere per strada, banche dati, carte di credito, bancomat, checkup degli aeroporti... name it: tutto è controllato da essa e tutto affluisce ad ad essa.
Nel romanzo la realtà controllata da questa Compagnia è detta Tabula, ma se vi veniva spontaneo chiamarla "Matrix" avete già capito tutto. E potete anche risparmiarvi la lettura di questo librucolo. Questo non è infatti uno scenario alla Philip K. Dick, ma alla trilogia di Matrix.

Come in Matrix, anche qui un "Eletto", assistito da una guerriera "Arlecchina" appartenente a una casta (anch'essa ereditaria) che da secoli combatte contro il progetto totalitario (ed alla quale in passato hanno fatto parte anche i Templari, tanto per non privarci di nessunissimo cliché banale che potesse venirci in mente), dev'essere protetto per arrivare a Piani Superiori di Conoscenza per Salvare La Razza Umana.
Come  in Matrix, anche qui dosi da cavallo di banalità New Age pretendono di costituire l'ossatura della narrazione fra uno scontro fisico e l'altro.
Ovviamente le katana giapponesi non mancano, per non rischiare come detto di lasciar fuori anche un solo luogo comune scontato... Ci sono perfino l'indiano con la Tenda del Sudore, la donna nera saggia e piena di fede, il guerriero nero ottimo combattente, i personaggi dei "buoni" che tradiscono per godere della quiete o dei vantaggi della Tabula... Per farla breve, questo romanzo è una rimasticatura a mezza via tra i film del ciclo di Matrix, e i romanzi di Dan Brown, con rigurgiti alternati di entrambi.


Viceversa, l'aspetto fantascientifico è minimo. Verso la fine della narrazione apprendiamo che in questi piani "altri" di conoscenza sono stati incontrate entità aliene, che sono disposte a donare agli umani computer quantici sempre più potenti in cambio dell'aiuto a localizzare le "porte" e le "strade" fra le dimensioni.
Siccome il romanzo si conclude bruscamente senza una conclusione, non fatico ad immaginare l'immancabile sequel in cui gli alieni cercheranno di invadere la Terra.
E non fatico  ad immaginare che il nostro Eletto, accompagnato dalla sua superomistica guardia del corpo con in mano la sua katana, riuscirà, da solo, e magari pure con una mano legata dietro la schiena, a sconfiggerli. Possibilmente dopo non meno di quattro ulteriori volumi, come va ormai di moda.
Mi limito ad immaginarlo soltanto, tutto ciò, perché la voglia di leggere un sequel di 'sta roba proprio non ce l'ho.


Ho letto questo libro in un paio di pomeriggi annoiati, in vacanza, senza Internet, senza computer, senza altri libri per le mani, e con la tv grondante di quiz pullulanti di tamarri analfabeti come unica alternativa. E non esito a dire che ho vivamente preferito il libro ai tamarri decerebrati (che peraltro mi sono parsi incarnazioni esatte di ciò che la Tabula vuole che la razza umana sia). Anzi, ho ringraziato gli dèi di avere avuto almeno queste pagine a salvarmi dal tedio assoluto.

In altre parole, il libro si lascia leggere senza dover soffrire (troppo), a parte una fastidiosa prolissità che m'ha spinto a saltare pagine e pagine alla volta; e se poi amate le robe a metà strada fa il complottismo sciachimista e la New Age pììs end looov, oh yeeea, adorerete questo libro.
Se è diventato un best-seller mondiale (così giura l'editore...) qualcuno deve averlo per forza amato, recensito positivamente, consigliato... e probabilmente gli entusiasti devono essere risultati più numerosi dei delusi.
Io però rientro fra questi ultimi.
Ho trovato infatti che il libro sia stato scritto in modo freddo e meccanico, assemblandolo come con i Lego, un mattoncino alla volta, seguendo il "Manuale per scrivere il perfetto best-seller mondiale". Tutto è assolutamente prevedibile. Per chi abbia letto un poco di "letteratura di genere", tutto è assolutamente già visto. Siamo nel pieno "superomismo di massa", con solo una Contessa di Montecristo al posto di un Conte di Montecristo, che da sola contro l'intera razza umana (o quasi) si vendica dei torti subiti (l'uccisione del padre) e fa trionfare il Bene contro il Male.


A titillare il palato c'è molta azione, e c'è il deliberato tentativo di dare spessore psicologico ai personaggi (che in caso contrario risulterebbero puri e semplici clichés) raccontando le loro lagrimevoli infanzie difficili. Ma dire che ciò renda bello il libro equivale ad affermare che per salvare un piatto completamente insapore basta aggiungere molto glutammato...

A chi ama i libri d'azione con trame alla Matrix e probabili sequel a ripetizione in futuro, questo libro può anche piacere. Letto su una spiaggia sotto l'ombrellone potrebbe perfino rivelarsi una lettura azzeccata.
Altrimenti, Il viaggiatore è un prodotto seriale, che non contribuisce con nessuna idea nuova al genere fantascientifico, limitandosi a rimasticare una manciata di personaggi, idee e situazioni tutte già lette o viste precedentemente, e senza che un particolare afflato d'originalità arrivi a salvare la narrazione.
C'è un buon inizio mystery, e c'è una discreta capacità di scrivere secondo i canoni del thriller.
Ma tutto ciò non basta se, quando appaiono i malvagissimi malvagi della situazione, il senso di deja lu è tale che ci si aspetta di sentirli esclamare da un momento all'altro: "Oggi Topolinia, domani il mondo!".


 
 
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons "Attribuzione - Non opere derivate 2.5" Italia.
La ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto i termini di tale licenza. La ripubblicazione parziale è concesso esclusivamente previo accordo con l'autore: scrivere per accordi.
[Torna alla pagina principale] [Torna all'indice delle recensioni]
[Mandami correzioni, suggerimenti o proponimi un nuovo link]