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MARCO D'ERAMO

I sionisti evangelici 

Da Il Manifesto, 10/9/2002

Crescono negli Stati uniti i fondamentalisti evangelici, avventisti, cristiani, zoccolo elettorale del presidente Bush. La cui posizione rispetto agli arabi e agli ebrei è radicalmente mutata. Ieri violentemente antisemita, oggi è violentemente antislamica e ferventemente sionista

Milioni di persone scompaiono nel giro di una notte e l'Anticristo diventa segretario generale delle Nazioni unite. Anticristo è un ex presidente della Romania che inganna quasi tutti quelli «lasciati indietro», tranne un gruppetto di prodi che include un reporter politico per un settimanale internazionale. Anticristo mette su un trattato di pace con Israele, vara una moneta unica mondiale, ricostruisce il tempio di Salomone, sposta la sede delle Nazioni unite in Iraq, e persuade tutte le nazioni a disarmare. Questo è almeno il riassunto che il settimanale The Economist fa del primo volume della serie Left Behind («lasciati indietro», appunto), primo volume che negli Stati uniti ha venduto sette milioni di copie. Il quinto volume, Apollyon (3,1 milioni di copie vendute) riguarda la calamità di cavallette con teste umane e ali metalliche. L'ottavo volume, The Mark («Il marchio», 3 milioni di copie) mette in scena gli umani che fanno la fila per farsi impiantare dal governo dell'Anticristo nella mano destra un microchip, che è il marchio della Bestia (inteso come Satana). In The Remnant (prima tiratura: 2 milioni di copie), metà dell'umanità è stata uccisa o vive sotto terra, mentre le calotte polari si sciolgono e i mari si trasformano in sangue. Finora la serie ha venduto negli Stati uniti la strabiliante cifra di più di 40 milioni di copie. LeftBehind è la manifestazione più vistosa della diffusione raggiunta dalle idee degli avventisti, che aspettano la fine del mondo, dei born-again, i «risorti» (dopo il giorno del giudizio). Questo significa che negli Stati uniti i fedeli in attesa dell'Apocalisse e i fondamentalisti cristiani non costituiscono più una sparuta (per quanto aggressiva, rumorosa e armata) minoranza, ma sono ormai una fetta della popolazione con cui fare i conti. Secondo i sondaggi, il 59% degli americani pensa che l'ultimo libro del Vangelo, l'Apocalisse, si avvererà: in inglese il titolo di quel libro è Revelation, nel senso che rivela l'esito della storia del mondo, mentre l'Apocalisse, in quanto evento, fine del mondo, è Rapture. E un quarto degli americani ritiene che la Bibbia avesse predetto l'11 settembre.

Ora, è in queste percentuali che il presidente George W. Bush rastrella il nucleo duro del suo elettorato. Quando lui descrive la guerra contro il terrorismo, come una «battaglia contro il Male», sa molto bene quello che fa, come lo sapeva il suo predecessore Ronald Reagan quando definiva l'Unione sovietica «l'impero del Male»: dà alla propria azione l'indispensabile (e utilmente vaga) dimensione religiosa che soddisfa il suo elettorato: uno degli aspetti più notevoli di questa temperie storica è che a combattere l'integralismo islamico è il rappresentante politico del fondamentalismo cristiano.

Si stabilisce così un'interazione a due sensi tra amministrazione repubblicana e l'estrema destra cristiana. L'amministrazione Bush è spesso accusata di unilateralismo, di diffidare delle organizzazioni internazionali (Fondo monetario, Nazioni unite, Banca Mondiale, Wto). Ma abbiamo già visto che in Left Behind l'Anticristo è segretario dell'Onu. Non solo, anche le altre organizzazioni internazionali sono descritte in Left Behind come strumenti dell'Anticristo (i signori della terra «daranno il loro potere e la loro forza alla Bestia», Apocalisse: 173, 13) e la puttana di Babilonia siede «su sette montagne» (Apocalisse: 17,9), proprio come Roma ha sette colli, e il Trattato di Roma è il testo fondatore della Comunità europea.

Come si vede, queste posizioni dei fondamentalisti vengono incoraggiate dagli indirizzi di politica estera di Bush, mentre l'amministrazione può accentuare la sua retorica contando sull'appoggio del suo zoccolo duro elettorale.

Ma la vera novità tra gli evangelici e i fondamentalisti cristiani è la loro posizione rispetto agli arabi e agli ebrei. Storicamente, l'estrema destra cristiana era virulenta nel suo antisemitismo, di cui la John Birch Society era l'alfiere. Oggi invece i fondamentalisti cristiani sono ferventi fautori dello stato d'Israele e accaniti anti-islamici.

Significativa è la vicenda che quest'estate ha coinvolto l'università della North Carolina. Di solito le università americane riservano il primo anno a una sorta di corso di recupero, visto che dal liceo i ragazzi escono assai ignoranti. Così l'università della North Carolina ogni anno prescrive come lettura estiva obbligatoria un libro che possa allargare gli orizzonti mentali delle matricole. Per esempio, un anno è stato un volume sulla guerra civile americana. Quest'anno, dopo l'11 settembre, il libro scelto era Approaching the Qu'ran, «Avvicinarsi al Corano» di Michael Sells, un'introduzione ai valori e alle credenze dell'Islam, con traduzione annotata e chiosata di 35 sure (i capitoli del Corano). Ma un'organizzazione della destra cristiana, il Family Policy Network, ha fatto causa all'università perché assegnare questo testo sarebbe incostituzionale: un'università finanziata con il denaro pubblico non può esigere dai propri studenti lo studio di una singola religione. In realtà quest'associazione ha messo su il processo perché - secondo lei - Avvicinarsi al Corano omette di citare le sure 4, 5 e 9 in cui si incita a uccidere gli infedeli, sure che sono state usate da alcuni terroristi come giustificazione dei propri atti. Fino all'ultimo minuto, prima dell'apertura dell'anno accademico, è stato incerto se il libro potesse essere discusso dagli studenti.

Infine solo alle 10 del mattino la Corte d'appello federale, riunita a Richmond in Virginia, ha deciso che l'Università non violava la costituzione e quindi ha potuto avere luogo la discussione delle matricole su questo libro (però giudicato troppo noioso). Ma intanto una commissione del parlamento della North Carolina sta discutendo una legge, già approvata dall'Assemblea generale, che negherebbe all'università i finanziamenti statali se non darà un tempo uguale in classe a «tutte le religioni conosciute» (anche allo sciamanesimo degli evenki siberiani?).

La polemica su questo libro è stata comunque infinitamente meno violenta dei conflitti combattuti sulla libertà accademica nell'era di McCarthy, quando - scrive il New York Times - l'università fu accusata di essere un rifugio per comunisti. Anche in seguito, nel 1963 i deputati dello stato negarono il diritto di prendere la parola nell'università ai comunisti e a chiunque avesse invocato il Quinto emendamento alla costituzione per non testimoniare davanti al Comitato del Congresso per le attività anti-americane. Questa legge fu invalidata da una corte federale nel 1968.

I sentimenti anti-islamici dilagano nelle sette cristiane. Secondo i gruppi cristiani ultraconservatori, il vero nemico non è il terrorismo ma l'intera religione musulmana. Riferendosi all'università della Norht Carolina, il reverendo Bill O'Reilly ha detto in tv che assegnare questa lettura dopo l'11 settembre è come se nel 1941 avesse imposto di leggere Mein Kampf di Adolf Hitler.

Ma il caso più emblematico della svolta evangelica è quella del reverendo Franklin Graham, figlio, successore ed erede della Billy Graham Evangelical Association, che conta decine di milioni di fedeli e che è stata fondata dal suo padre Billy, appunto. Billy era diventato predicatore nel periodo a ridosso del famoso «processo delle scimmie» del 1925 in cui un insegnante di liceo di biologia fu accusato nel Tennessee d'insegnare illegalmente la teoria darwiniana delle specie e non quella creazionista fedele alla Bibbia. Ne seguì un discredito tale per gli evangelici negli Stati uniti che tutta l'azione di Billy Grahm - ha scritto il Washington Post - fu tesa a cancellare quest'immagine negativa. Graham divenne l'ambasciatore degli evangelici presso la maggioranza conformista, l'uomo della conciliazione. Antitetica la posizione del figlio Franklin, fiorito nell'era reaganiana, quando la destra cristiana era non solo potente ma anche arrogante.

Nel gennaio 2001 Franklin tenne la predica all'inaugurazione della presidenza Bush. Oggi alla convention di suoi fedeli, cui accorrono più di 80.000 persone, dice che quella musulmana è una «religione del male» e ribadisce questo concetto più e più volte nel capitolo dedicato all'Islam del suo ultimo libro The Name.

La corrente anti-islamica è diventata fervente sionista, ribaltando un odio secolare, tra i fondamentalisti, che vedeva negli ebrei gli assassini di Cristo di Nazareth. Tanto che oggi si parla di «cristiani sionisti», termine che un tempo sarebbe sembrato un ossimoro.

Questo dietrofront, descritto in un particolareggiato reportage apparso sull'ultimo numero di Mother Jones, risale per lo meno al 1977, quando in Israele salì al potere Menachem Begin, del partito Likud, che usò argomenti religiosi per confiscare le terre palestinesi e che aveva posizioni simili a quelle degli integralisti cristiani Usa su temi come l'aborto e lo stato assistenziale. Begin giunse a cenare a New York con il reverendo Jerry Falwell (e a regalargli un jet privato per ricompensarlo degli sforzi che faceva in favore di Israele). Nel 1996 Benjamin Netanyahu fondò il Israel Christian Advocacy Council e nel 1997 invitò 17 leaders evangelici per un soggiorno in Israele. Nel dicembre 2000 Ariel Sharon prese la parola davanti a 1.500 cristiani sionisti che erano arrivati in Israele, e disse loro: «Vi consideriamo tra i nostri migliori amici al mondo».

Ma ora i cristiani sionisti sono molto più potenti: intrattengono fitte relazioni con deputati repubblicani come Dick Armey (leader della maggioranza alla Camera) e Whip Tom DeLay, con i senatori James Inhofe (Oklajoma) e Sam Brownback (Kansas), ma soprattutto con John Ashcroft, che è lui stesso un integralista cristiano, e con i due vice di Donald Rumsfeld al ministero della difesa, Paul Wolfowitz e Douglas Feith. In questo i sionisti evangelici stanno diventando perfino più potenti dell'Aipac (American Israel public Affairs Commettee), la grande organizzazione che a Washington, con ben 130 dipendenti, organizza e gestisce l'attività di lobbing per Israele.

I legami tra evangelici sionisti e Israele sono tali che nell'ambasciata israeliana a Washington c'è ora un «Ufficio per gli affari inter-religiosi» che organizza riunioni mensili con i sionisti evangelici. Vi si mostrano filmini di propaganda si tengono discorsi con molte citazioni bibliche. Vi si cantano insieme a canti americani come Star-Spangled Banner, anche l'inno nazionale israeliano Hatikva e canti cristiani tra cui Israel O Blessed Israel di Pat Boone. E le bandiere con la stella di Davide si mischiano ai crocifissi. Molti ebrei laici neworkesi ne sono imbarazzati.

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