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AL ROGO! AL ROGO!
Girolamo Savonarola (1452-1498) e i sodomiti.
 
di: Giovanni Dall'Orto

Girolamo Savonarola (1452-1498) ritratto da fra Bartolomeo come santo e martire.
Girolamo Savonarola (1452-1498) ritratto da fra' Bartolomeo come santo e martire. La ferita alla testa allude infatti a san Pietro Martire, anch'egli domenicano, ucciso dagli eretici con un colpo di ròncola al capo...
Col 1998 è trascorso esattamente mezzo millennio da quando fra' Girolamo Savonarola (1452-1498), assieme a due seguaci, fu processato dai suoi nemici che erano riusciti a prendere il potere, condannato a morte, e impiccato in Piazza della Signoria
Il suo cadavere fu immediatamente bruciato e fin il più piccolo pezzo di carbone rimasto dal rogo fu gettato in Arno, affinché non rimanesse di lui la minima reliquia.

Finiva così, il 23 maggio 1498, l'avventura che dal 1494 aveva unito i cosiddetti "piagnoni" e una parte dei ceti borghesi per ridar vita alla Repubblica fiorentina cacciando i Medici, riformando oltre che lo Stato anche i costumi.

Non veniva però meno la memoria del frate, specie fra quel "popolo basso" a cui aveva dato voce e rappresentanza politica: il luogo del suo supplizio nell'anniversario della sua morte si è coperto per secoli di fiori, fino a che nell'Ottocento una lapide circolare fu murata nel pavimento della piazza a ricordo del supplizio del frate, assurto a simbolo della lotta contro lo strapotere e l'immoralità dei papi
(Questo disco si può vedere tutt'ora al suolo a sinistra della facciata del Palazzo della Signoria, di fronte alla Fontana del Nettuno).

"Va bene", mi pare già di sentire domandare da qualcuno, "ma questo che c'entra con l'omosessualità?".

C'entra, perché a Firenze non si parlò mai tanto d'omosessualità quanto negli anni di massima influenza del Savonarola
La repressione della sodomia fu un'ossessione condivisa dal frate e dai suoi seguaci (i cosiddetti "piagnoni"), come premessa numero uno dell'auspicata riforma dei costumi [1].

Monumento al Savonarola a Ferrara, sua cittą natale. Foto G. Dall'OrtoIn effetti in quegli anni a Firenze l'omosessualità, come hanno mostrato le ricerche di Michael Rocke[2], era considerata con straordinaria tolleranza, e se non mancavano punizioni per i "sodomiti" anche in questa città, esse si limitavano comunque a multe. 
La pena di morte, che era regola al di fuori della Toscana, qui era applicata solo in casi efferatissimi.

fregio di separazionefregio di separazionefregio di separazione

Savonarola, ovviamente, non vedeva di buon occhio tanta tolleranza, e a furia di portare la questione all'ordine del giorno riuscì ad ottenere un inasprimento delle pene:

"Chi fussi trovato la prima volta, stessi in gogna, la seconda, fussi suggiellato [marchiato a fuoco, NdR] (...) la terza, fussi arso; e più altre leggi, con ordine tutte del Frate[3].
La sodomia, insomma, fu sempre all'ordine del giorno del dibattito politico, e prevedibilmente l'accusa d'omosessualità divenne una delle più usate contro gli avversari politici, da parte di entrambe le fazioni [4].

Diciamolo senza giri di parole: Savonarola avrebbe molto volentieri fatto ai sodomiti quello che fu poi fatto a lui. Nel 1494 dichiarò nel corso di una predica:

"Grande peccato è quello di questa città, dico del peccato della città di Soddoma, per il quale Iddio non ti vuol vedere, o Firenze: di questo n'è pieno el popolo e massime el clero. Se tu non vi provvedi, Firenze, Firenze, Iddio ti farà pericolare.
L'altro è el peccato della biastemmia e de' giuochi.
Provedivi, Firenze, e ponvi le pene gravi a chi in questi incorresse, altrimenti guai, guai a te, se non lo fai[5].


Cosa sottintendessero queste parole lo rivela una predica del 1495:
 

Rappresentazione medievale di rogo"Signori Otto [di Guardia e Balìa, magistratura preposta alla punizione della sodomia, NdR], e' ce n'è nessuno qua alla predica? 

Io vorrei vedere che facessi [faceste] uno bel fuoco, dua o tre, là in piazza, di questi soddomiti o maschi o femine, ché si truova anche delle donne che attendono a quello scellerato vizio; fate, dico, uno sacrificio a Dio, che gli sarà in odore di suavità[6].

Savonarola è nemico della clemenza, delle punizioni limitate a multe e carcere: vuole vedere scorrere il sangue, vuole sentire il puzzo della carne umana bruciata, vuole anzi che lo "senta tutta la Italia", e tutto questo a maggior gloria di Dio, ovviamente:

"In questi magistrati non è il timor di Dio. 
Io dico a voi, magistrati, temete Iddio, purgate via li peccati, levate via li vizii, fate iustizia di questo vizio maladetto contra naturam; non punite di denari né secretamente, ma fate un fuoco, che ne senta tutta la Italia[7].
Date queste premesse, non stupisce l'opinione di Simone Filipepi, fratello del Botticelli e ardente "piagnone", a sentire il quale alla notizia della morte del Savonarola tutti i malvagi e tutti i figli del demonio si rallegrarono sì, ma furono in particolare i sodomiti a gongolare: 
"un certo Benvenuto del Bianco, uno [dei magistrati] de' Dieci nuovi, morto che fu fra' Girolamo, s'accostò ad un altro di Collegio, et disse: "E' si potrà pure hora sodomitare [finalmente ora si potrà sodomizzare, NdR][8].
Per questo proposito lussurioso, ci assicura il credulo Filipepi, Benvenuto del Bianco (sec. XV) morì subito dopo, e senza l'estrema unzione!

fregio di separazionefregio di separazionefregio di separazione

Dettaglio dal monumento al Savonarola a Ferrara, sua cittą natale. Foto G. Dall'OrtoChe i sodomiti non potessero voler bene al frate è abbastanza ovvio. Oltre ad aver chiesto leggi più severe, Savonarola aveva anche organizzato in brigate paramilitari gli adolescenti e i giovani di Firenze, cosicché mille occhi controllavano zelanti che in città non si compissero atti proibiti (e che i ragazzi non cedessero alle avances dei "sodomiti").

Grazie a questo controllo poliziesco sotto il Savonarola era diventato quasi impossibile anche solo giocare d'azzardo: figuriamoci praticare la sodomia!

C'è però esagerazione propagandistica nella pretesa dei "piagnoni" secondo cui tutti i nemici di Savonarola erano sodomiti, o che solo i sodomiti avevano motivo d'odiare il Savonarola. 
È anzi evidente che nell'identificazione di sodomiti e avversari del Savonarola va vista una pura mossa di propaganda politica... che ovviamente fu ritorta contro i "piagnoni" da parte dei loro avversari "palleschi" (i partigiani dei Medici). Anzi, quale bersaglio migliore per questo tipo d'accusa, se non lo stesso Savonarola?

E fu così che una bella mattina apparve sul portone della chiesa di san Marco, del cui annesso convento Savonarola era priore, una serie di disegni che rappresentavano il frate che sodomizzava novizi:

"alcuni scelerati dipinsero in più fogli fra Girolamo che stava con un novitio, cosa vituperosissima!, et appiccarono tal figura alla porta della chiesa di San Marco, et in qualche altro luogo di Fiorenza; et io scrittore lo viddi[9].
Un'altra volta i suoi avversari si spinsero a denunciarlo falsamente alla magistratura degli "Otto di guardia" come sodomita. 
L'autore della denuncia calunniosa fu però scoperto, costretto a ritrattare pubblicamente, e imprigionato nel carcere delle "Stinche":
 
"E a dì 23 di luglio 1497, fu preso un prete ch'uficiava in Santa Maria Maggiore, dagli Otto, el quale confessò avere tamburato [denunciato] frate Girolamo e frate Domenico e tutti Frati di San Marco, com'erono soddomiti, per certi isdegni e passioni. 
E questa mattina fu mandato dagli Otto a rendere loro la fama. 
E andò in su 'n uno pergamo [pulpito] posto in sulle scalee di Santa Maria del Fiore, in sulla Piazza, apoggiato al canpanile, e in presenzia di tutto 'l popolo disse avere detto le bugie, e confessò pubricamente avere errato, e di poi nondimeno gli Otto lo mandorono alle Stinche e in gabbia[10].
A capire a qual punto l'omosessualità fosse moneta corrente nelle polemiche di quegli anni ci aiuta l'aneddoto relativo all'estrema umiliazione che i carcerieri vollero infliggere a fra' Girolamo:
"Fu scritto da un pessimo religioso a Giovanni di messer Gian<n>ozzo Manetti et a Franceschino degli Albizzi, nemici grandi di f<ra> Girolamo, come egli era hermofrodito, cioè maschio et femina; et che l'uno et l'altro sesso l'adoperava quando gli accadeva [secondo le occasioni]. Et havendo costoro la Signoria in favore, per pensiero di impetrare gratia et licenza di poter chiarirsi questa novità, et l'hebbero; onde andarono insieme all'Alberghettino dove fra Girolamo era prigione [prigioniero].

Et Giovanni, che era dotto, gli fece le parole [gli parlò] in latino, concludendo quel tanto che intendeva [cosa voleva]
Sentendo fra Girolamo così abhominevole et obbrobriosa domanda, non è stimabile quanto si commovesse, et disse loro pieno di affettione [afflizione]: "Io non mi posso persuadere o credere che la Signoria né voi vogliate venire con me a tanta enormità et trattare a questo modo un povero servo di Dio". 
Et però guardassino [perciò badassero] bene quello che facevano, che non era fatto a lui ma a Dio, il quale l'harebbe per male, et potria [potrebbe] far tornare in capo tal dishonore alla Signoria, alla città et a loro ancora.

Giovanni Manetti rispose che bisognava obbedire, et havere pacienza. 
All'hora il padre, veduta tale ostinatione, et trovandosi nelle forze loro [in loro potere], pregò Giovanni che, almeno, si contentasse di fare egli solo questo officio, et con più honestà che fosse possibile. 
Di che egli fu contento [cosa che Manetti concesse] , et mandò fuori l'Albizo e 'l tavolaccino [secondino]; poi, presa una candela accesa, lo ricercò et toccò in quelle parti quanto gli piacque, con la man destra" [11].

(Naturalmente, a dire del Filipepi, Dio punì entrambi i malvagi facendoli morire poco dopo, e senza ricevere estrema unzione...).

fregio di separazionefregio di separazionefregio di separazione

Era comunque destino che il soggiorno terreno del Savonarola fosse simbolicamente suggellato proprio da un sodomita
 

Il rogo del Savonarola in piazza della Signoria a Firenze. Quadro nel Museo di san Marco, Firenze.
Il rogo del Savonarola in piazza della Signoria a Firenze. Quadro nel Museo di san Marco, Firenze.

Un testimone oculare (un ex "piagnone") ci ha tramandato scandalizzato che il rogo, suprema onta, non fu acceso dal boia bensì proprio da un sodomita, più veloce di lui, che volle così togliersi la soddisfazione di fare al Savonarola ciò che il frate avrebbe voluto fare a lui: [12].

"Vedemmo bene un certo ribaldo (...), uomo infame, il quale dalla severità de' magistrati passati era stato cacciato della città, e dalla indulgenza (per non dir peggio) de' presenti restituito, rimproverare insultando al morto frate, e dicendo che si trovava pure ad ardere quello che già aveva voluto arder lui. 
E così, gridando ad alta voce, con un torchio [torcia] acceso prevenne l'ufficio [còmpito] del boia, nello accendere con esso il capannuccio [stipa di legna], con grande vergogna di coloro che sopportarono la insolenza di così sfrenato ribaldo[13].


fregio di separazionefregio di separazionefregio di separazione

Pochi anni dopo, i Medici, ritornati al potere, nell'àmbito della svolta autoritaria dello Stato fiorentino avrebbero introdotto nuove, draconiane leggi, e fatto brillare sempre più spesso le fiamme dei roghi anche nella fin lì tollerante Firenze.

Savonarola, se fosse stato vivo, li avrebbe certo approvati.

Non sarebbe stata la prima volta, nella storia, in cui gli estremi avrebbero finito per toccarsi.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] "Noi abbiamo presto avere così grande fragiello [flagello, NdR] se noi non ci amendiamo [emendiamo, NdR], massime della soddomia", annota il 5 aprile 1492 uno spaventato Niccolò Guicciardini (1467-sec.XVI), dopo aver ascoltato una predica del frate (in: Roberto Ridolfi, Studi savonaroliani, Olschki, Firenze 1935, p. 262).

[2] Michael Rocke, Forbidden friendships. Homosexuality and male culture in Renaissance Florence, Oxford University Press, Oxford e New York 1996.
Su questo saggio si veda l'articolata recensione online di Paul Varnell, Forbidden friendships in Florence, sull'Independent Gay Forum.

[3].Luca Landucci (1436?-1516), Diario fiorentino dal 1450 al 1516, Sansoni, Firenze 1883, e Sansoni, Firenze 1985, p. 94, in data 22/12/1494.
Il testo della legge, datata 29/12/1494, è in Romano Canosa, Storia di una grande paura, Feltrinelli, Milano 1991, p. 58.

[4] Sul dibattito sulla sodomia negli anni del Savonarola esiste molta documentazione. 
Si veda soprattutto: 

  • Umberto Mazzone, "El buon governo". Un progetto di riforma generale nella Firenze savonaroliana, Olschki, Firenze 1978, pp. 97-110 e 194-197;
  • Romano Canosa, Op. cit., soprattutto alle pp. 55-64;
  • Michael Rocke, Op. cit., passim (specie alle pp. 195-226);
  • Domenico Cecchi (ca. 1445/1448  - dopo 1514), Riforma. Sancta et pretiosa [1494] (Sta in: Mazzone, Op. cit., pp. 181-206; vedine le pp. 194-197).
[5] Girolamo Savonarola, Prediche sopra Aggeo, Belardetti, Roma 1965; predica II, pp. 44-45.

[6] Girolamo Savonarola, Prediche sopra i Salmi, Belardetti, Roma 1962, vol. 1, predica XXIV, pp. 124-125.

[7] Ibidem, predica XXVI, pp. 168-169.

[8] Simone Filipepi (1444-sec. XVI). Cronaca. In: P. Villari, E. Casanova (a cura di), Scelta di prediche e scritti di fra' Girolamo Savonarola, Sansoni, Firenze 1898, p. 507.

[9] Simone Filipepi, Op. cit., p. 497.

[10]Luca Landucci (1436?-1516), Diario fiorentino dal 1450 al 1516, Sansoni, Firenze 1883 e 1985, p. 155.

[11] Simone Filipepi, Op. cit., p. 502.

[12] Sull'episodio cfr. Rocke, Op. cit., pp. 223 e 326 nota 125.

[13] Jacopo Nardi (1476-dopo 1563), Istorie della città di Firenze, Le Monnier, Firenze 1858, 2 voll., vol. 1, pp. 130-131.
 
 
























































Girolamo Savonarola, ritratto da fra' Bartolomeo. Fare clic per un ingrandimento
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Originariamente edito col titolo Al rogo! Al rogo! su "Babilonia" n. 163, febbraio 1998, pp. 74-76. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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