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Bondie Dietaiuti (sec. XIII)

Ragazzo (sec. XIII).
Ragazzo (sec. XIII). Dalla Vita di sant'Albano (Dublin Trinity College).
"Amor, quando mi membra" [sec. XIII] [1]

Amor, quando mi membra
li temporal' che vanno,
che m'han tenuto danno,
già non è maraviglia s'io sconforto,

Amore, quando ricordo
i tempi che corrono
che mi han fatto danno
non è strano se mi scoraggio
però c'alor mi sembra
ciascuna gioia affanno,
e lealtate inganno,
e ciascuna ragion mi pare torto.
perché allora mi sembra
che ogni gioia sia affanno,
e lealtà sia inganno,
ed ogni ragione un torto.
E paremi vedere
fera dismisuranza,
chi buono uso e leanza
voglia a l[o] mondo già mai mantenere,
E mi pare di vedere
crudele eccesso <verso>
chi i buoni costumi e lealtà
volesse conservare al mondo,
poi che 'n gran soperchianza
torna per me piacere,
e 'n gran follia savere,
per ch'io son stato, lasso, in grande er[r]anza.
poiché si trasforma in grave eccesso
per me il piacere,
e in gran follia il sapere,
dato ch'io son caduto, oimè, in una grave colpa.
. .
Ma lo 'ncarnato amore
di voi che m'ha distretto,
fidato amico aletto,
mi sforza ch'io mi deg[g]ia rallegrare.
Ma l'amore incarnato
di voi, che mi ha avvinto,
fidato ed eletto amico,
mi obbliga a rallegrarmi.
Dunqua mi trae d'er[r]ore,
ché 'l tuo valor perfetto
mi dà tanto diletto,
che contro a voglia aducemi a cantare.
Dunque mi fa uscire dall'errore
perché il tuo valore perfetto
mi dà tanto diletto
che contro il mio volere mi spinge a cantare.
Però m'ha confortato
e sto di bona voglia
.................. [-oglia].[2]
de lo noioso tempo intrebescato;
Perciò mi ha confortato
ed ora sono felice
.......................... -oglia.[2]
infastitito dal periodo disgustoso,
ma par che 'n gioi' s'acoglia
l'affanno c'ho portato,
guardando al tuo trovato,
amico, che d'er[r]anza mi dispoglia.
ma mi pare che si rifugi nella gioia
l'affanno che ho provato,
guardando la tua poesia,
amico, che mi spoglia dall'incertezza.
. .
Ma par ca per usag[g]io
avenga spessamente
c'omo ch'è canoscente,
per molto senno ch'ag[g]ia e cortesia,
Ma pare che di consueto
avvenga spesso
che un uomo sapiente,
per gran saggezza e cortesia
ch'ello pregia non sag[g]io:
così similemente
m'ave[n] di te, valente,
discreto e sag[g]io e nobil tut[t]avia,
apprezzi un non sapiente:
così, similmente,
mi accade con te, valente,
discreto e saggio, ed anche nobile,
ca più ch'io non son degno
e non ho meritato
sono da te pregiato,
onde di grande amor m'ha' fatto segno.
dato che più di quanto io sia degno
ed abbia meritato 
sono da te stimato,
per cui son fatto segno d'un grande amore.
E como se' 'nsegnato,
dotto e di ric[c]o ingegno!
Per ch'io allegro mi tegno,
veg[g]endo te di gran savere ornato.
E come sei cortese,
e dotto, di ricco ingegno!
Per questo io sono felice,
vedendoti ornato da grande sapienza.
.
.
La salamandra ho 'nteso,
agendo vita in fuoco.[3],
che fora viva poco
se si partisse da la sua natura;
Ho sentito dire che la salamandra,
vivendo nel fuoco [3],
viva poco al di fuori di esso
se agisce contro la sua natura;
del pesce sono apreso
che 'n agua ha vita e gioco,
e, se parte di loco,
ag[g]io visto c'ha vita pic[c]iol' ora.
del pesce ho imparato
che in acqua ha vita e sollazzo
e, se esce da lì,
ho visto che gli resta pochissima vita.
Ed ogne altro alimento
notrica un animale,
ciò ho 'nteso, lo quale,
se se'n parte, che viene a finimento:
E qualunque sia l'alimento
che nutre un animale
ho appreso, che se esso
ne fa a meno, arriva alla fine;
così tanto mi vale
lo tuo inamoramento,
che mi dà alegramento,
e sanz'esso dub[b]ierei aver male.
altrettanto giova a me
il tuo innamoramento,
che mi fa rallegrare
e senza esso temo finirei male.

Canzon, va' immantenente
a quelli che 'n disparte
dimora in altra parte,
ed èmi ciascun giorno pros[s]imano;

Canzone, vai subito
da colui che lontano
vive in un altro luogo,
ma mi è vicino ogni giorno,
ed imprimieramente
salutal da mia parte,
poi digli che non parte
lo meo core da lui, poi sia lontano;
e per prima cosa
salutalo da parte mia,
e poi digli che non si separa
il mio cuore da lui, anche s'è lontano;
digli che 'n pensagione
mi tiene e 'n alegranza,
tanto mi dà baldanza,
lo meo core ch'e stato ['n] sua magione,
digli che penso a lui
e mi mantengo lieto,
tanto mi dà coraggio
il mio cuore, che è stato a dimora da lui,
ca vi fe' adimoranza
per certo in istagione:
dunqua ben fa ragione,
poi ch'è suo propio, se 'l guarda ed avanza.
e vi ha abitato
certo al momento opportuno:
dunque fa bene,
dato che è il suo, se lo custodisce e pregia.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo è quello online sul sito "Biblioteca italiana" che lo riprende da: Gianfranco Contini (cur.), Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano e Napoli 1970, tomo 2, pp. 385-387. 
Di Dietaiuti non sappiamo nulla, oltre al fatto che ha scritto questa e poche altre poesie.
Parte della composizione è stata musicata da Franco Battiato nella canzone "Medievale", da Fleurs [1999].

Questa poesia è la risposta "per le rime" a una poesia d'amore di Brunetto Latini, "S'eo son distretto jnamoratamente".
La poesia del Latini esprime un amore piuttosto veemente, mentre la risposta di Bondìe (che pur essendo colto al punto da poter scrivere poesie, non doveva essere un personaggio potente, visto che porta un tipico nome e cognome da trovatello: "Buongiorno, Che Dio t'aiuti") prende prudentemente le distanze. 
Latini parla d'amore, Dietaiuti ostenta deferenza, rispetto, riconoscenza... e senso delle distanze.

La sua situazione è precaria ("i tempi gli hanno fatto danno" e lui è "caduto in una grave colpa") e a quanto pare non può rifiutare l'amicizia di Latini, ma non pare condividerne il trasporto amoroso e cerca, per quanto può, di spegnere le fiammate amatorie ostentando di credere che il Latini provi per lui "un grande amor" (nonostante sappia che non è né sapiente né potente né nobile) per pura bevolenza altruistica e cortesia. Vorremmo proprio avere un ritratto del giovanotto per verificare se per caso possedesse un'altra "virtù", di cui si guarda ben dal far cenno...
La commedia degli equivoci della tenzone è, io trovo, lievemente comica.

Sulla vicenda si veda l'ottima analisi di Silvio  D'Arco Avalle (che per primo ha messo in relazione questa composizione e quella del Latini, rilevando l'implicazione omosessuale) nel suo: Ai luoghi di delizia pieni, Ricciardi, Milano e Napoli 1976, pp. 87-106 e 191-197.
Peter Armour, che si è lanciato in una one-man crusade per dimostrare che Brunetto Latini era un maschione eterosessuale, ha ribattuto in "The love of two florentines: Brunetto Latini and Bondie Dietaiuti", "Lectura Dantis", IX 1991 (Fall), pp. 11-33, sostenendo che l'amore di cui parla la tenzione è politico ed è rivolto a Firenze dopo la sconfitta di Montaperti (1260). No comment.

[2] Manca un verso (è stata proposta l'integrazione "Obliando ogne doglia"; "dimenticando ogni dolore"), la cui rima finale era -oglia.

[3] Una leggenda medievale molto diffusa diceva effettivamente che le salamandre amassero il fuoco.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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