Home page Giovanni Dall'Orto > Saggi di storia gayBiografie di personaggi gay > Testi originali > Sec. XIV > Franco Sacchetti

Franco Sacchetti (1332/34-1400)

Ritratto ideale di Franco Sacchetti - Dal ''Progetto Manuzio''
Ritratto ideale di Franco Sacchetti.
Da: Il Trecentonovelle [1378/1395] [1]
Novella CXXXIX
Uno Massaleo da Firenze, essendo in prigione con uno giudice stato della Mercatantia, con una strana piacevolezza usata nel giudice si mostra avere errato.

Massaleo degli Albizi-fu uno nuovo uomo, e con molte nuove piacevolezze.

Essendo costui stato in prigione buon pezzo e ancora essendovi, venne per caso che uno giudice della Mercatantia, assai giovane e pulito e chiaro, nel tempo del suo sindacato, per certa cosa accusato, non potendo per quella dar mallevadore, convenne che andasse alle Stinche-[2].

Le Stinche di Firenze nel 1832, poco prima della demolizione.
Le Stinche di Firenze nel 1832, 
poco prima della demolizione.

Massaleo veggendo questo giudice, entrò con lui in ragionamento, e per quello che v'era, e molte altre cose; e in fine lo invitò a cena, ed elli cenò con lui-[3].

Avendo cenato, e vegliato un pezzo, Massaleo veggendo che 'l giudice ancora non era fornito del suo letto, lo invitò a dormire con lui; e 'l giudice ancora, veggendo la domestichezza di Massaleo, si coricò nel letto. Dove ragionato che ebbono un pezzo, e venendo sul cominciare a sonneferare-[4]; e Massaleo mosso più per piacevolezza che per vizio, e per comprendere un poco de' modi del giudice, però che a lui stesso parea un bigolone-[5], disteso il braccio per lo letto verso lui, gli pigliò il picciuolo-[6], e cominciandolo a rimenare; il giudice, che già era mezzo addormentato, subito destossi, dice:

- Oimè, o che fé a costui vu?

Massaleo subito risponde:

- Perdonatemi, che io credea che fosse il mio-[7].

E 'l giudice disse:

- In fé di Dio, voi smarriresti bene un'altra cosa, quando voi smarrite questa.[8].

E Massaleo disse:

- Io era abbarbagliato già dal sonno, e non credea che altro che 'l mio ci fosse in questo letto - : e cominciò ad allegare con una gramatica grossa: - Domine judex, reputate non esse malitiam, sed errorem.[9].

Dice il giudice:
- Mo, messer Massaleo, e' par che vo' sia per caleffare-[10]; lagàme-[11].dormire, che io ve ne prego.

E Massaleo ed egli s'addormentorono, e così finì quest'opera. Che saputa che questa novella di fuori fu per Firenze, li più valenti uomeni che v'erano scoppiavono delle risa.

E 'l giudice poi per maraviglia del grande errore, e di Massaleo, quando a ciò pensava, parea quasi un uomo invasato; e fecesi recare un letto per lui, e in quello, mentre che stette in prigione, si dormì, acciò che Massaleo più non cadesse in simile errore..

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note
[1] Il testo è quello messo online dal Progetto Manuzio, che a sua volta si rifà all'edizione Einaudi, Torino 1970, a cura di Emilio Faccioli.
Sacchetti si prende gioco tanto di Massaleo, per la speciosità della sua scusa, quanto e soprattutto del giudice, che non capisce che un gesto del genere non può che essere intenzionale e pretende perciò di "chiarire" l'accaduto.

[2] Accadde per caso che un giovane giudice dei Mercanti, non potendo, noi diremmo oggi: "pagare cauzione", fu costretto a lasciarsi rinchiudere nelle carceri di Firenze, le "Stinche".

[3] Iniziò a discutere con lui, e del motivo per cui era lì, e infine lo invitò a cena.

Il sistema carcerario antico prevedeva che i detenuti, di preferenza, si procurassero il cibo, o pagassero per il mantenimento: ecco perché Massaleo "invita a cena" il giudice. 
E si noti che qui i carcerati devono farsi portare da casa perfino il letto.

[4] Sonnecchiare, addormentarsi.

[5] "Un bighellone" (così il Grande dizionario della lingua italiana del Battaglia). Ma a me pare più probabile il significato (anche) odierno del termine: "uno stupido".

[6] Membro virile.

[7] La battuta divenne una celebre "barzelletta", la ritroviamo nei Detti piacevoli [1477-1482] del Poliziano (Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1983, facezia 242 = 239) e nei Motti e facezie del Piovano Arlotto, [ca. 1478/1488], (Ricciardi, Milano e Napoli 1953, facezia 79), attribuita al Piovano Arlotto

[8] "Voi sareste capace di smarrire qualunque cosa, se smarrite questa".

[9] E cominciò a chiedere in un latino grossolano: "Signor giudice, non giudicatela malizia, ma solo errore".

[10] Mi state prendendo in giro.

[11] Lasciatemi.

Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

[Torna all'indice dei documenti originari] [Vai alla pagina di biografie di gay nella storia] [Vai all'indice dei saggi di storia gay]