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Matilde Serao (1865-1927)

Matilde Serao
Matilde Serao
 
Da: Evviva la vita!  [1908] [1]
(...) 

Giusto, nel corridoio, qualcuno si avanzava, dirigendosi verso Lucio Sabini: si fermò lui dappresso, mentre il principe di Campobello, dopo un lieve sorriso sarcastico che il terzo non vide, si allontanava col suo passo elastico di buon schermitore e di buon ballerino.  
Con un movimento indietro, sulla soglia della sua stanza, Lucio Sabini, tentò sfuggire l'incontro e la conversazione con Sergio de Illyne: ma non vi riuscì.  
Costui, piegando la sua alta statura, piegando il suo bel volto, gli disse, in un francese purissimo, con una voce musicale:  
- Voi permettete? Vorrei dirvi due parole... -  

Lucio, a malincuore, dovette farsi da parte e farlo entrare.  
Sergio de Illyne restò in piedi, poichè l'altro non gli disse di sedere.  
Era un giovine alto, di forme quasi statuarie, nel vestito moderno: egli era già in marsina, con una stupenda orchidea all'occhiello e un singolare panciotto di velluto verde pallido, a bottoni di argento bruciato.  
Sergio de Illyne era di una rara beltà maschile: bianchissimo di carnagione, con grandi occhi oscuri e carichi di un fluido di dolcezza, con una bocca florida, sotto i sottili mustacchi biondo-castani, con un collo rotondo e bianco.  
Le sue mani, accuratissime, rosee, erano cariche di bizzarri anelli, di forme antiche, con gemme di colori strani: e sotto il polsino della sua camicia, ricadeva sul suo polso un braccialetto di oro, a foggia di serpente, con occhi di carbonchio. 

- Perchè caro conte Sabini, - chiese il russo, con la sua voce di canto, - fumate queste cattive sigarette? Permettete che ve ne mandi delle mie, squisite? - 

- Vi ringrazio - disse, un po' recisamente, Sabini. - Ma sono abituato alle mie. -  
 
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Matilde Serao e Robert de Montesquiou
La littérature à Saint Moritz. Caricatura di Matilde Serao e Robert de Montesquiou. Da: Cir, Cartons mondaines n. 9, 1904-1905. (Collezione Raimondo Biffi).
 
L'altro, in attitudine tranquilla, col suo volto bellissimo, ove fioriva un sorriso, non si scoraggiò. - È acqua di Lubin, che usate? - ricominciò a dire. - Perché non usate, mescolandoli, dell'ambre e del chypre? Vi assicuro che sono deliziosi... -  
E gli tese una mano rosea e ingemmata, quasi per fargliela fiutare. Sabini finse di non accorgersene, non fiutò la mano, non la toccò e rispose, rudemente: 
- Sono profumi di donne, anzi di cocottes [2]. Non mi piacciono. - 

Il giovine russo crollò il capo, graziosamente. Poi, vedendo che, un po' impaziente, in piedi, Lucio Sabini lo interrogava con gli occhi, disse: 
- Ero venuto a dirvi, caro Sabini, se volevate venire, con noi, dopo pranzo, a Saint-Moritz Bad... [3]  

- Con voi e con altri? Con chi, dunque? - 

- Ma... con me, dapprima; e con Hugo Pforzheim, sapete bene, il caro Hugo, quel così grazioso tedesco... e Lewis Ogilvie, lo psicologo scozzese, colui, che ha inventato la teoria della musica dei colori..., e Jacques Field, un altro amico, un artista della matita... i suoi disegni sono stupendi... non li conoscete? - 

- Tutto il vostro gruppo, infine? - disse, fremendo di fastidio, don Lucio Sabini. 

- Tutto il nostro gruppo, certo - mormorò candidamente Sergio de Illyne. - Andiamo da Reginald Rhodes, voi dovete saperne il nome... è il celebre... il poeta inglese... si degna, stassera, di leggerci un poema... un poema inedito... sovra un soggetto affascinante... -  

- E quale?  

- Narciso: Narcissus, ecco il titolo. -  

- Ah! - esclamò  Lucio Sabini, al colmo dell'impazienza. - E voi volete che venga anche io? Vi sono donne? 

- Oh no ! no! - esclamo Sergio de Illyne, con un atto di noia. - Noi non abbiamo mai donne, con noi. -  

- Le odiate, eh? - ghignò Lucio Sabini. 

- Non le odiamo: le crediamo delle creature vanitose, sciocche e inutili, - disse de Illyne, con atto di disdegno. 

- Ebbene, se non vi sono donne, io non vi posso venire - concluse ridendo sarcasticamente Lucio Sabini. - Io amo la compagnia delle donne... -  

- Dommage, dommage! [4]  - mormorò con la sua voce melodiosa, il russo. 

- Questa sera, ho un convegno amoroso, - disse ruvidamente Lucio Sabini. 

- Oh! esclamò l'altro, - come scandalizzandosi, ma interrogando con gli occhi belli e teneri. 

- Proprio: un convegno amoroso. E vi debbo lasciare, per vestirmi, - insistette, sempre con una punta d'insolenza, Lucio Sabini. 

 - Con chi, un convegno amoroso? - mormorò Sergio de Illyne. 

L'altro lo guardò con tanto intenso e muto sdegno, sul viso, che il bellissimo russo impallidì, un poco, si girò sui tacchi, e se ne andò curvando la sua alta persona dalle forme statuarie, mentre Sabini, con un energico moto di spalle, a guisa di saluto offensivo, spariva dietro il paravento, per andarsi a vestire. 

(...) 

  
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
Note 

[1] Estratto da: Matilde Serao, Evviva la vita!, edito a puntate sulla "Nuova Antologia" (vol. 223) nel gennaio-marzo 1909; poi in volume per le Edizioni Nuova Antologia, Roma 1909.  
L'estratto appare alle pp. 428-429 dell'edizione originale

Ringrazio Raimondo Biffi per l'invio della scansione.  
Corsivi, neretti e qualche acapo sono una mia aggiunta. 

L'estratto è un quadretto che descrive l'incontro del personaggio (eterosessuale e virile) Lucio Sabini con un omosessuale, Sergio de Illyne, aristocratico russo dai tratti del dandy che ricordano molto quelli di Oscar Wilde (che la Serao conobbe durante il suo soggiorno napoletano), anche se la descrizione fisica e alcuni dettagli richiamano semmai l'amante che accompagnava Wilde nel viaggio, lord Alfred Douglas, nonché il conte Robert de Montesquiou 
Costui, che ispirò in parte anche il personaggio di Charlus nella Recherche di Proust, conobbe infatti la Serao a Saint Moritz, dov'è ambientato il romanzo: dalla sua collezione Raimondo Biffi ha magicamente estratto la scansione (che qui ripubblico) d'una caricatura dei due scrittori, assieme, in quella località. 
(E qui va aggiunto che l'elenco di falsi nomi di artisti che snocciola Illyne ha un senso solo se nasconde un elenco di personaggi reali, che doveva risultare trasparente ai lettori più avveduti dell'epoca. Si noti infine che la cerchia comprende quasi solo artisti britannici, e fa quindi pensare più a Wilde che a Montesquiou). 

Il virile protagonista, Lucio Sabini, ovviamente non abbocca alle moine e alle profferte del russo, e lo pianta in asso. 

La descrizione del personaggio omosessuale è tutta giocata su allusioni lievissime (certo per non cozzare contro il permaloso "senso del pudore" di quegli anni), col risultato che la Serao non può eccedere nel calcare la mano sulla stereotipizzazione in senso effeminato del suo personaggio. Che viene tratteggiato così in modo meno ridicolo e caricaturale di quanto ci si potesse aspettare.  
Anzi, la Serao, insistendo ripetutamente sulla bellezza scultorea di Illyne, in un certo senso precorre le odierne fag hag quando chiedono: "Ma com'è che tutti gli uomini belli, o sono sposati o sono gay?". 

[2] "Prostitute". 

[3] Come detto sopra, il romanzo è ambientato a Saint-Moritz. 

[4] "Peccato, peccato!". 
 


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