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Hatto vescovo di Basilea (763-836)

Scrivano - Dal salterio di Dagulfo (fine del sec. VIII)
Scrivano (dal salterio di Dagulfo, fine sec. VIII).

 
Dalla: Visio Wettini / La visione di Wettinio [ca. 825] [1]
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19. Post haec inde recedentes, coepit ei angelus exponere, in quantis vitiorum sordibus volutatur humanitas. "Licet enim", inquit, "in diversa criminum numerositate ab auctore suo recedat humanum genus diabolo se mancipando, in nullo tamen Deus magis offenditur, quam cum contra naturam peccatur. Et ideo multa vigilantia certandum est omnibus in locis, ne in scelere sodomitico Dei habitaculum vertatur in delubra demonum". 19. Spostandosi poi da lì, l'angelo cominciò ad esporgli in quanti sordidi vizi l'umanità si dibatte. "Sebbene infatti", disse, "il genere umano si allontani dal suo Creatore con una gran varietà di crimini, asservendosi al diavolo, tuttavia in nessun crimine Dio viene più offeso come quando si pecca contro natura. Perciò è necessario lottare con particolare attenzione in tutti i luoghi, affinché l'abitazione di Dio non si tramuti, col peccato sodomitico, in una dimora di diavoli.

"Non solum enim", inquit, "hic morbus virulenta contagione inrepens inficit animas inter se concubitu masculorum pollutas,
sed etiam in coniugatis multiplici peste concretus invenitur, dum in rabiem vexatione libidinis versi et instinctu daemonum agitati, naturae bonum a Deo concessum in uxoribus propriis perdunt, ita ut toro immaculato in stupri maculam verso ambo coniuges prostituti daemonibus fiant.

Non solo infatti questo male danneggia con violento contagio le anime dei maschi che si sono macchiate di congiunzione tra loro, ma  lo si trova spesso con peste molteplice anche tra coniugati, spinti alla follia dall'impulso della libidine e agitati dall'istinto demoniaco, cosicché pérdono il bene di natura concesso da Dio con le mogli, ed entrambi i coniugi, convertito il talamo immacolato alla macchia del sesso illecito, si prostituiscono ai diavoli.

Unde praecipio tibi ex auctoritate divina, ut haec publice praedices; etiam quantum discrimen in luxu concubinarum hereat, non celes. Quamdiu enim in illa obscenitate polluuntur, regni caelorum aditum numquam merentur".

Perciò ti ordino, in base all'autorità divina, che tu predichi pubblicamente queste cose; e che tu non celi neanche quanto pericolo si trovi nel lusso delle concubine! Infatti sinché rimangono in quell'oscenità, non meriteranno mai l'ingresso al regno dei cieli".

Cui ait: "Domine, haec proferre in medium non audeo, quia propter vilitatem meae personae ad hoc me aptum non aspitio, non sentio".

E lui rispose: "Signore, non oso proferire tali cose, poiché a causa della pochezza della mia persona non mi considero adatto a ciò".

Cui angelus cum magna indignatione respondit: "Quod Deus vult et per me tibi iubet, tu non audes proferre?".

L'angelo gli rispose gravemente indignato: "Non osi proferire ciò che Dio vuole e ti ordina per mio tramite?".

Tre chierici (Alcuino e Rabano Mauro). Miniatura di epoca carolingia.
Un chierico anziano e un giovane (Alcuino e Rabano Mauro). 
Miniatura carolingia.


20. Post haec coepit eum ammonere modo diverso de emendatione sua. "Ego sum", inquit angelus, "ad custodiam tui deputatus, qui quondam Samson illi, quem liber Iudicum discribit, ab eius ortu a Deo sum ordinatus et in omni conatu operum mirandorum Deo favente cooperator existens, usque dum carnis inlecebris emollitus, in Dalila Dei offensam incurrens et consecrationem suam scorto vendens, a Deo est derelictus. Tunc recessi ab eo. 20. Dopo di che l'angelo cominciò ad ammonirlo in altro modo sulla sua redenzione, e disse: "Sono stato delegato alla tua custodia io, a cui un tempo quel Sansone, di cui parla il Libro dei Giudici, fu affidato da Dio fin dalla sua nascita: con il favore di Dio fui suo aiuto in ogni sforzo di opere ammirevoli finché costui, corrotto dalle lusinghe della carne, incorrendo nell'offesa a Dio per Dalilah e vendendo a una puttana la sua consacrazione, fu abbandonato da Dio. Allora m'allontanai da lui.

Tu ergo in pueritia tua mihi bene placuisti, sed postquam adultus tuo iam arbitrio vivere coepisti, valde displicuisti, nunc vero, in merore et penitudine cordis ad Deum conversus iterum places".

Anche tu nella tua adolescenza mi davi soddisfazioni, ma dopo che da adulto hai cominciato a vivere a tuo piacere, mi hai dato grandi dispiaceri; ora però, rivolto a Dio nel pianto e nel dolore del cuore, di nuovo mi hai soddisfatto".

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo di Hatto di Basilea (= Heito / Haito Basileensis; Hatto Basiliensis) da: Libellus de visione et obitu Wetini monachi, in Patrologia Latina, vol. 105, coll. 777-778, par. 13 = parr. 19-20 della presente edizione, che è quella online sul sito d'un classicista  olandese

La traduzione in italiano, inedita, m'è stata offerta da Lorenzo Gallo, che ringrazio.

La Visio racconta una visione dell'aldilà nel corso della quale un personaggio (il pio monaco Wettinio, sul letto di morte) riceve ammaestramenti morali. 
Si tratta d'un genere letterario che ebbe un certo successo.
(Nota: Valafrido Strabone ha messo in versi questo testo, sempre col titolo Visio Wettini).

Immancabile la condanna della sodomia tanto omosessuale quanto eterosessuale.
 


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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