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Anonimo (1678)

Cortile di Palazzo Ducale a Milano nel Settecento.
Cortile di Palazzo Ducale di Milano nel sec. XVIII.

Da: La Despina [1678] [1]
.
/ p. 44 /
Desp.<ina>: Ohimè, quando languente
su'l braccio mi sostenne,

/ p. 45 / doppo, che l'alma alquanto in se rinvenne,
tutta si conturbò;
Parvemi, che Cupido in quell'istante
mi costringesse à divenirle Amante:
e dicesse, se vuoi
Antioco consolar: Sia questo oggetto
unica meta de' pensieri tuoi.
/ p. 44 /
Despina <vestita da uomo, rifiutando le attenzioni di Belide>: Ohimè, quando languente
<Argilinda> mi sostenne sul suo braccio,
/ p. 45 / quando io sono rinvenuta
la mia anima si è turbata tutta:
mi sembrò che in quell'stante Amore
mi costringesse a diventare sua amante,
e mi dicesse: "Se vuoi consolare
Antioco, questa persona, oggetto del tuo amore,
sia il solo tema dei ruoi pensieri".

Bel<ide>. Bel Giovine, patienza;
Perche arrivata à qualche età son io,
non mi vuoi dar udienza.
Á rivederci. Addio.

Belide: Bel giovane, pazienza;
poiché ormai io ho una certa età,
non vuoi più ricevermi presso di te.
Arrivederci, allora; anzi: addio.

Desp.<ina> Ad amar il proprio sesso
non mi costringe Amor:
nel mio cor
sempre Antioco tengo impresso;
e pur sento, che nel petto
hor mi nasce un nuovo affetto.
Perfido Ciel d'Arabia à tanti guai
non mi dovevi già far nascer mai.

Despina: Ad amare il mio stesso sesso
non mi costringe Amore:
nel mio cuore
tengo sempre stampato Antioco...
eppure sento che nel petto
ora mi nasce un nuovo affetto!
Perfido cielo d'Arabia, per vivere tanti guai,
non avresti mai dovuto farmi nascere <sotto di te>.

  fegio

/ p. 55 /
(Antioco)
(...)
E per maggior mia pena,
quel, che trovai languente,
lasciò nell'alma mia si vivamente
il bel sembiante di Despina impresso,
che parve al mio desio quasi l'istesso [2].
/ p. 55 /
(Antioco):
(...)
E per maggiore mia pena, quell'uomo,
che ho trovato languente,
lasciò impresso nella mia anima
l'aspetto di Despina in modo tanto vivo, che il mio
desiderio me lo fa sembrare la stessa persona [2].

Teatro di Corte di Palazzo Reale a Milano

Il teatro di Palazzo Ducale (oggi Palazzo Reale), sede delle rappresentazioni d'Opera
di Milano prima della costruzione della Scala (nel 1776/78).

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo da: Anonimo, La Despina, Agnelli, Milano 1678, pp. 44-45 e 55, tratto dalla copia conservata presso la Biblioteca di Brera di Milano.
Si tratta di un libretto d'opera, messa in scena a Milano nel 1678. La parafrasi in italiano moderno è mia.

Despina travestita da uomo e con il nome maschile di Cloraspe, ha incontrato l'amato Antioco che è a sua volta travestito da donna con il nome di Argilinda, ma i due (potenza del teatro barocco!)... non si sono riconosciuti.
Tuttavia il suo cuore lo ha "inconsciamente" riconosciuto, e prova l'antica e potente attrazione per la donna, che è in realtà l'uomo amato. Suscitando così il dubbio che Amore spinga "ad amar il proprio sesso".
L'opera barocca andava pazza per questi paradossi, al punto da abusare del travestimento, presente in decine di libretti: un uomo castrato intepretava il ruolo di una donna che si travestiva da uomo, suscitando amori in teoria "contronatura", ma in realtà "normali" secondo il vero sesso del personaggio... ma non secondo quello del cantante travestito. Questa ambiguità irrisolvibile entusiasmava i nosti avi...

[2] In realtà Antioco ha incontrario proprio Despina vestita da uomo, ma senza riconoscerla o esserne riconosciuto, ed ora sperimenta per quell'uomo lo stesso desiderio che provava per Despina.


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