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Denuncia al Santo Uffizio di Venezia [1628]

La chiesa presso cui si svolsero i fatti denunciati.
Da: Denuncia contro fra Pietro Bontempo  [1628] [1].

4 aprile 1628
(...) 
Si presentò spontaneamente Antonio Ligasacco, di quindici anni, (...) che così espose:

Già 40 giorni incirca<,> essendo solito à confessarmi spesso, andai à confessarmi à s. franc.<esc>o della vigna da un fra Piero Bontempo che và con la crozzola [stampella, NdR] rotta, <il> quale havendolo trovato in chiesa, ricercai che mi volesse confessare [2], et quasi à mezza la mia confessione hà (sic) cominciò à bacciarmi, et mi toccava le mani, et le parti vergognose, et mi diceva di volermi, et che dovessi tornare un'altro giorno che poi mi haverebbe confessato; et così in quella cella restai serrato con questo Pré per doi hore in c<irc>
et fra tanto di fuora mi aspettavano alcuni putelli che havevo menato meco [3], cioè Pasini e Stefano fratelli, uno di sette, et l'altro di dieci anni, li quali essendosi confessati avanti di me, et stati poco in cella, si meravigliorono ch'io fosse stato tanto tempo dentro in cella.
Et sopra quella cella, sapendo io leggere, vidi notato su la porta un Breve [4].che dice Bontempus, et è la terza cella vicina alla scala che và in un'Horto.
Et non havendomi quella p<rima>a volta assoluto, ma havendo havuto ordine di tornare, de lì à 20 giorni <tornai> nell'istessa cella, perché mi haveva detto che sempre quando mi volessi confessare tornassi da lui che sempre mi haverebbe [= io lo avrei] trovato in casa.
Et così la seconda volta m'ingenocchiai dinanzi à lui in cella, et fattomi il segno della Santa Croce, detto il Pater Noster, et li dieci commandamenti, cominciai à dire li miei peccati, ma lui mi fece più schiazzi.[5].intorno dell'altra volta, toccandomi, et bacciandomi, toccandomi le brutte cose davanti, et mettendomi la sua lingua <in> bocca.
Et gli stette davanti un'hora in c<irc>a, et vergognandomi venni rosso, et mi partei senza che mi dasse l'assolutione se bene mi ricercò à tornare [6], ma non son più tornato. 
Et meco in compagnia [7].di fuora della cella mi aspettavano anco all'hora gli stessi putti, et la porta era spenta suso [8], et questa 2a volta anco mi disse che mi voleva bene, et mi dede da bever tutte doi le volte.[9].
Canaletto, Il campo e la chiesa di San Francesco della Vigna nel XVIII secolo. Da WikiCommons.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Ho copiato il testo, che è inedito, da: Archivio di stato di Venezia, "Santo Uffizio", busta 86 (Pietro Bontempo), pezza 1, 162.

Per maggiore chiarezza ho aggiunto un paio di acapo e di neretti. Le mie integrazioni al testo sono fra parentesi uncinate: < >.

Si tratta di una denuncia per atti di "sollicitatio ad turpia" (proposte sessuali compiute durante la confessione), la cui denuncia all'Inquisizione era obbligatoria (pochi sanno che i confessionali furono inventati proprio per combattere questo malcostume).
La chiesa di san Francesco della Vigna, a Venezia, esiste ancora.

[2] "Gli chiesi di confessarmi".

[3] "Alcuni bambini, che avevo portato con me".

[4] Cartellino.

[5] Non ho trovato questa parola, ma dal contesto vorrà dire "intrighi",  "maneggi", o qualcosa del genere. Chi ne sapesse di più sul significato, per favore me lo segnali.

[6] "Partii senza che mi desse l'assoluzione, e nonostante mi abbia chiesto di tornare...".

[7] "Con me", "in mia compagnia".

[8] "La porta era spinta su"; cioè era chiusa.

[9] "Entrambe le volte mi diede da bere alcolici".


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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