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san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153)
 
Bernardo di Chiaravalle in un antico ritratto ideale
Bernardo di Chiaravalle in 
un antico ritratto ideale.

Da: Sermo, seu liber de conversione ad clericos / Sermone o libro sulla conversione, per i religiosi [sec. XII] [1].
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Caput XX
Arguit incontinentes, qui sacros Ordines impudenter temerare non verentur.
Capitolo 20
Denuncia gli incontinenti, che osano profanare impudentemente i sacri Ordini.
(...) 34. Non accusamus universitatem, sed nec universitatem possumus excusare. (...) 34. Non accusiamo tutti quanti [i chierici], ma non possiamo neanche scusarli tutti quanti.
Reliquit sibi Dominus multa millia. Alioquin nisi eorum nos excusaret justitia, & illud nobis semen sanctum Dominus Sabaoth reliquisset, olim jam sicut Sodoma subversi essemus, & sivut (sic) Gomorrha.similiter periissemus. Il Signore si è riservato per sé molte migliaia. Altrimenti, se la loro rettitudine non ci scusasse, e "se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato quella discendenza, saremmo già stati devastati come Sòdoma e saremmo già stati distrutti similmente a Gomorra[2].
Dilatata siquidem videtur Ecclesia; ipse etiam Cleri sacratissimus Ordo: fratrum numerus super numerum multiplicatus est. La Chiesa sembra essersi ingrandita; e anche lo stesso Ordine sacratissimo del clero: il numero dei fratelli [frati, NdR] si è moltiplicato in modo ingente.
Verum etsi multiplicasti gentem, Domine, non magnificasti laetitiam, dum nihil minus apparet decessisse meriti, quam numeri accessisse. Eppure, anche se "hai moltiplicato il popolo", Signore, non hai fatto "crescere la gioia[3], quando appare evidente che tutto ciò che è cresciuto quanto a numero è anche diminuito quanto a virtù [4].
(...) Utinam nec dicentibus crederetur, quod humanum aliquando occupaverit animum tam abominanda cupido. [...] Oh, magari non si dovesse credere a quanti dicono che una libidine tanto abominevole abbia talvolta preso possesso dell'anima umana!
35. Numquid non olim civitates illae, spurcitiae hujus matres, divino predamnatae judicio, & incendio sunt deletae? 35. Ma forse che quelle città, madri di questa sozzura, non sono state già distrutte con il fuoco, dopo essere state condannate dal giudizio di Dio? 
Numquid non gehennalis flamma moram non sustinens, execrabilem illam praevenit tollere nationem, quod ipsius specialiter essent peccata manifesta praecedentia ad judicium? Forse che la fiamma dell'inferno, che non ammette dilazioni, non è già intervenuta a portarsi via quella detestabile nazione, poiché i suoi peccati manifesti erano particolarmente degni di essere giudicati per primi?
Numquid non & ipsam, ut pote consciam tantae confusionis, tellurem absumpsit ignis, sulfur, & spirirus (sic) procellarum? Forse che "fuoco, zolfo e turbine di tempeste[5] non hanno distrutto il loro stesso territorio, in quanto aveva conosciuto un pervertimento così grande?
Numquid non in lacum horribilem solum omne redactum est? Forse che tutto quanto il suolo non è stato trasformato in un lago orribile?
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La distruzione di Sodoma. Vetrata di Canterbuy, sec. XII
La distruzione di Sodoma.
Vetrata della cattedrale di Canterbuy, sec. XII.
Amputata sunt hydrae capita quinque, sed heu innumera surrexerunt. 
Quis reaedificavit urbes flagitii? quis turpitudinis moenia dilatavit? quis extendit propagines virulentas?
Sono state amputate cinque teste dell'Idra.[6], ma, ahimé, innumerevoli ne sono sorte! 
Chi ha ricostruito le città dell'infamia? Chi ha ampliato le mura della depravazione? Chi ha esteso gli avvelenati tentacoli? 
Vae; vae, inimicus hominum sulfurei illius incendii reliquias infelices circumquaque dispersit, execrabili illo cinere Ecclesiae corpus adspersit, & ipsorum quoque ministrorum ejus nonnullos sanie foeditissima spurcissimaque respersit. Guai, guai! Il nemico degli uomini ha disperso, qua e là intorno, i funesti tizzoni di quell'incendio sulfureo, ha asperso di quella schifosa cenere il corpo della Chiesa, e ha persino contaminato alcuni tra i ministri con questa immonda e contaminatissima cancrena.
 
36..Ingrediuntur cum hac macula tabernaculum Dei viventis; inhabitant cum hac macula templum, sanctum Domini polluentes, judicium multiplex accepturi, quod & tam gravissimas conscientias gerunt, & nihilominus sese ingerunt in sanctuarium Dei. 36. Con questa macchia essi sono entrati nel tabernacolo del Dio vivente, con questa macchia abitano nel tempio, inquinando il santuario del Signore, attirando su di sé un doppio capo d'accusa: perché si portano dentro coscienze tanto appesantite, e perché ciononostante si introducono nel santuario di Dio.
Heu! genus electum, regale sacerdotium, gens sancta, populus acquisitionis, quis.// p. 219 // inter tua primordia tam divina, & spiritualibus affluentem charismatibus Christianae Religionis ortum, credere posset, posse talia in te aliquando reperiri? Ahimé, "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato[7], chi potrebbe credere, chi potrebbe mai trovare tali cose dentro di te, con i tuoi inizi tanto divini, la nascita della religione cristiana apportatrice di tanti carismi spirituali?
Tales enim non modo non placant Deum, sed & magis irritant, dum videntur in cordibus suis dicere: Non requiret. Infatti, tali persone non solo non placano Dio, ma lo irritano ancora di più, mentre sembrano dire nei loro cuori: "Non ne chiederà conto[8].
Irritant plane & infensum reddunt sibi, vereor ne in his quibus eum propitiare debuerant (...). Lo irritano sfacciatamente, e lo rendono ostile verso di loro e - temo proprio - anche verso coloro per i quali avrebbero dovuto renderlo propizio (...).

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1].Bernardo di Chiaravalle (Bernardus Claervallensis, Bernard de Clairvaux), Sermo, seu liber de conversione, ad clericos. Da: Opera, Sumptibus societatis, Venetiis 1755 (3 voll.), vol. I, pp. 212-219. 
Il brano qui copiato (parr. 34-36) è alle pp. 218-219.
Riedito in Sancti Bernardi Opera, Editiones Cistercienses, Romae 1957-1998 (10 voll.), vol. 4 (1966), pp. 69-116 (non vidi).
Ne esiste anche una traduzione in inglese: Bernard of Clairvaux, Sermons on conversion, Cistercian Publications, Kalamazoo 1981.

La traduzione dal latino, inedita, è stata offerta da  don Marco, che ha anche riscontrato le citazioni bibliche, e che ringrazio.

In questo sermone sull'importanza della castità la sezione che riproduco è dedicata alla condanna dei sacerdoti e monaci sodomiti che hanno "ricostruito" le distrutte città di Sodoma e Gomorra, delle cui ceneri il demonio ha ora cosparso la Chiesa, per loro colpa.

[2] Cfr. Isaia 1,9; Romani 9,29 (NdT).

[3] Cfr. Isaia 9,3 (Vulgata) (NdT). (= Isaia 9,2).

[4] Letteralmente: "Niente è diminuito di virtù meno di quanto sia cresciuto di numero" (NdT).

[5] Salmo 10,7 (Vulgata) (NdT). (= Salmi 11, 6).

[6] Le città della valle di Sodoma, secondo Genesi 14, erano cinque: Sodoma, Gomorra, Adma, Zeboim e Zoar, federate tra di loro (NdT).
Sono queste le "cinque teste dell'Idra".

[7] Epistola di Pietro, I, 2,9 (NdT).

[8] Salmo 9,34 (NdT).
 


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