Home page Giovanni Dall'OrtoScritti di attualità > Pride > Darkroom

Facciamo luce sulle darkroom
da "Pride", luglio 2001

di: Giovanni Dall'Orto

Ancora una lettera, ancora un tema “scottante”: le darkroom. Il “lato oscuro” per antonomasia del nostro mondo, sul quale dibattiamo da anni… ma che di anno in anno assume sempre più importanza. Le dark vanno davvero chiuse? E se sono un male, sono almeno un “male necessario”? Ragioniamoci su.


Caro direttore,
con sorpresa ho letto sul nuovo numero di maggio di "Pride" la tua risposta alla mia mail, che hai intitolato "Ancora Padova 1".

Perché con sorpresa? Perché invece di trovare una tua risposta, che non doveva essere altro che un tuo punto di vista, ho trovato un’accusa (per di più piena, passami il termine, di cavolate che io non ho detto). 
Siamo d'accordo su questioni quali i preservativi nelle discoteche e argomenti attinenti, ma come fai a dire che se non ci fossero le dark-room ci ritroveremmo tutti ancora dietro i cespugli, nei giardinetti e nelle stazioni? Guarda che da quello che vedo io la dark-room è solo un'aggiunta a tutto ciò! Passi mai in stazione? Sai che esistono i parcheggi? Lo sai che esistono locali che dedicano piani interi dello stabile soltanto alla dark-room? Credo proprio che tu lo sappia meglio di me. Sembra quasi che con l'istituzione delle dark-room tutti i problemi legati alla "mercanzia gratuita" del sesso siano risolti. Hai assolutamente ragione quando dici che dei vari virus ci possiamo contagiare ovunque: e infatti la dark-room è un luogo in più per farlo!
Le protezioni che possiamo adottare non è che le adottiamo solo se entriamo nelle dark-room!
Io rispetto sempre e comunque le opinioni delle persone, e di sicuro non entro nelle dark-room per dire alla gente che secondo me sta sbagliando. Ho solo voluto dare una mia opinione su una cosa che secondo me non fa la salvezza del mondo.

Da un po' di tempo i miei amici etero che sanno di me frequentano in mia compagnia i locali gay… e sai cosa dicono, giustamente? "A cosa servono i video porno, le dark-room, le salette varie in una discoteca?". Hai mai visto in un locale etero tutto questo? Che io sappia esistono solo nei locali di scambio di coppie! 
Mi hai chiesto tu se ne volevamo parlare… ecco qua: l'ho fatto e con tutto il rispetto che debbo e che ti voglio portare.

Ringrazio tutti i ragazzi che, pensandola come me, mi hanno mandato e-mail di appoggio.

Baci. Michele (Padova)
 



No Michele, guarda che ti sbagli. Ciò che accade nelle dark non lo so bene, perché ci ho messo il piede in vita mia una ventina di volte in tutto, fra il 1982 e il 1984. Non mi entusiasma il sesso anonimo. Apprezzo di più il sesso se riesco a  vedere la persona con cui sono a letto, a conoscerla un poco. E magari, se possibile, ad amarla. La mia sessualità è quindi ben poco soddisfatta da ciò offrono le dark. Ognuno è fatto a modo suo.

Non so nemmeno cosa accada “altrove”, perché la mia frequentazione di quei luoghi risale al 1978 circa. L’ho fatto da ragazzo, ho capito che non faceva per me, ed ho costruito la mia vita in altro modo. Non ho rimpianti né per averlo fatto, né per avere smesso di farlo. Ho esplorato il mio desiderio, ho cercato, ho deciso e infine ho scelto. Tutto qui.

Ciò non vuol dire che non mi dispiaccia che tu ti sia risentito, e mi scuso perché non intendevo offenderti bensì porre, in poche righe (forse troppo poche), il problema del perché succeda ciò che denunci.
Perciò provo ora a spiegarmi meglio, perché vorrei che ci capissimo, e non che tu ti sentissi insultato (che me ne verrebbe in tasca?).
Ciò che dicevo io è che non capisco coloro che esecrano con tanta passione certi posti. Io, che non li frequento, li trovo indifferenti. Del tutto indifferenti. La qualità della mia vita non dipende infatti dalla presenza o assenza di quei posti. Posti che tu elenchi in questa mail, ma che non avevi citato nella tua lettera precedente. Eppure, insisto, il sesso che si fa nei cespugli sarebbe forse più umano, più arricchente di quello delle dark? E che dire dei cessi delle stazioni? E...?
Vogliamo allora essere coerenti e condannare tutti i luoghi in cui i gay si incontrano per fare sesso? Te la senti, tu, di farlo?
Io no. Ed io, quei luoghi, non li frequento. Per scelta: non mi interessano (anche se non escludo affatto che, chissà, un giorno io possa cambiare idea). Non interessano nemmeno a te? Ebbene, non frequentarli, e morta lì. E invece no, tu e molti altri che la pensano come te continuate a scrivere invocando la chiusura di luoghi che o non frequentate, e questa è intolleranza bella e buona, o frequentate, e questa è incoerenza bella e buona. E dovendo scegliere fra gli incoerenti e gli intolleranti, mi perdonerai, io scelgo di non scegliere nessuno dei due.
 
 

Notte _diversa_ :-) - Immagine di G. Dall'Orto

I gay erano già, volendolo, squallidi quanto voi dite, quando ancora in Italia le dark non esistevano; e io sono abbastanza vecchio da ricordare quei tempi.
Dunque la tua analisi, e quella di quanti la pensano come te, è errata, perché trova una falsa risposta ad un falso problema.
Il problema vero è: le dark sono la conseguenza, e non la causa di un certo modo di essere del mondo gay. Voi tutti confondete causa ed effetto, e lo fate per moralismo.
Il problema non è, e non è mai stato, chiudere le dark. C'è un modo semplicissimo per chiuderle: smettere di andarci. E invece non si fa altro che aprirne, e guai ai locali che non ne hanno una. Perché? Perché i clienti le vogliono. E perché le vogliono? Non limitarti a condannare, Michele: cerca semmai di capire. Sii curioso e fatti domande. Perché i gay sono quel che sono? Lo hanno scelto? Soprattutto: hanno scelta? Eccolo, eccolo il vero problema.

Sia chiaro che io non ho mai detto che le dark sono la "salvezza". Ho detto solo che non sono l'Inferno, perché l'Inferno è un'altra cosa, e mi consola notare che tu non lo sai perché sei nato quando già iniziava ad esserci un'alternativa all'Inferno… magari se non un Paradiso, almeno solo un Purgatorio. È giusto, e bello, che così sia: abbiamo lottato per un quarto di secolo perché chi stava nascendo, come te, potesse un giorno vivere meglio… e ci siamo riusciti. Però, e perciò, mi dà fastidio il catastrofismo di chi strilla che siamo tutti nell’Inferno.

Io lo vorrei davvero che tu avessi ragione, Michele: mi piacerebbe che davvero a causare la sofferenza del mondo gay fossero le dark. Perché se così fosse, allora basterebbe poco: una bella campagna assieme alla Chiesa cattolica e a Forza Nuova, qualche pretore bigotto, et voilà, ecco sparita per sempre tutta la sofferenza del mondo gay!
Sfortunatamente per tutti, le cose non stanno come dici tu, ahimè, e i problemi sono altri, e le cause sono altre…
D'accordo, chiudiamole, 'ste dark, chiudiamo tutti i locali e chiudiamo tutti i luoghi d'incontro gay. E poi? I gay diverrebbero dal giorno dopo capaci di amare? La loro vita migliorerebbe? Tu troveresti un principe azzurro e te ne andresti con lui in groppa a un bianco destriero?
O forse “dopo” noi saremmo semplicemente squallidi come prima… ma più soli di prima, come lo eravamo quarant'anni fa?

Se le cose stanno come dico io, ci resta solo da rimboccarci le maniche per eliminare quei guai di cui le dark, insisto, sono la valvola di sfogo, e non la causa come, troppo superficialmente, troppi gay e troppi lettori di “Pride” pensano.
Dove sono in effetti le alternative alle dark? Io non ne vedo. E fino a che alternative non ce ne saranno, finché l'alternativa sarà il vuoto, i parchi, i cessi puzzolenti, allora saranno meglio le dark. Non sono certo più poetiche, ma almeno nelle dark nessuna marchetta ti taglia la gola, e ti assicuro che è già un grosso passo avanti rispetto al passato. Specie se la gola tagliata è la tua.
Questo è già un enorme passo avanti rispetto a un passato che tu forse non hai conosciuto, ma che basterebbe poco per rivivere. Basterebbe che certe forze politiche ascoltassero la tua accorata richiesta e ti accontentassero...

Insomma, spero di essere riuscito a spiegare perché non penso che siano le dark il problema. Mentre considero un problema, semmai, un moralismo antigay che ci spinge a lasciare che siano i nostri amici etero a stabilire i princìpi morali in base ai quali noi dovremmo vivere (tu dici che non esistono luoghi come le dark per gli etero, Michele? Ma vivi nelle favole? C'è un'industria intera di quel tipo, per gli etero, che è cento volte quella dei gay! Sveglia!).
E così giudichiamo (male) i gay per quel che fanno e sono, e (bene) gli etero per quello che si vantano di essere. Per me questo è razzismo antigay bello e buono. E poi ci stupiamo che non riusciamo ad amarci…

Concludendo.
Io sono per il diritto alla scelta: libero tu di non andare in dark, come lo sono anch'io… che infatti non ci vado.
E se davvero vuoi chiudere le dark, allora non farlo proponendo illiberali censure, ma chiedendoti cosa potresti costruire tu, assieme a coloro che ti hanno scritto, di più attraente, in modo da svuotarle.
È quello che provo a fare io da 25 anni. Senza molto successo, lo ammetto, ma non per questo demordo, perché so da sempre che il lavoro per cambiare società e mentalità dà frutti con lentezza esasperante e immensa fatica.
Se tu vuoi essermi compagno di strada in questo sforzo, ne sarò felice. Ma senza intolleranze verso nessuno, perché la nostra è una battaglia contro l'intolleranza.
Compresa quella che esiste nel nostro mondo.



Da "Pride", luglio 2001. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

[Torna alla pagina principale] [Torna all'indice degli scritti d'attualità]