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Io non capisco
(Il silenzio dei gay di destra)

[Da "Pride", n. 57 - Marzo 2004]

di: Giovanni Dall'Orto.
 
 

Coppia gay che si bacia ad un presidio.
Per fortuna da quando questo pezzo è stato scritto le cose sono cambiate. Oggi la presenza delle coppie gay che rivendicano i loro diritti è molto forte. In questa foto, un presidio per il matrimonio gay a Milano, il 23 marzo 2010.
 


Il 22 gennaio [2004] due celebri sociologi italiani sono stati esclusi dalla commissione sulla famiglia per avere... studiato le persone omosessuali.
Il sottosegretario al welfare, Grazia Sestini, s'è giustificata così: ''Non chiamiamo chi si è dedicato a studi su forme diverse di convivenze, che famiglie non sono. (...) Altro è occuparsi di tipi di associazioni e convivenze, interessanti, ma non pertinenti ai nostri interessi''. Il messaggio è chiarissimo: le convivenza omosessuali non sono famiglie.

Il 29 gennaio è stato rivelato che l'Istat ha censurato i dati dell'ultimo censimento, giudicando "incongrue", tutte le risposte di coppie di persone dello stesso sesso che si sono dichiarate "conviventi".
Invece di catalogarle fra le coppie, le ha cacciate nel calderone di "altre persone conviventi senza legame di parentela": carcerati, suore, caserme, badanti...
Censurando così l'esistenza delle famiglie omosessuali.

Il 30 gennaio è apparsa una proposta di legge di Alleanza nazionale, con primo firmatario Andrea Ronchi. Lo scopo?

Secondo Ronchi, In parole povere, chiunque non faccia parte di una famiglia eterosessuale e matrimoniale dev'essere discriminato (perché è questo che vuol dire "avere un occhio non di riguardo"), anche se si trova in condizioni di bisogno.

L'11 febbraio è stata infine approvata la legge che sbarra la procreazione assistita a chiunque non sia sposato e benedetto dal papa, donne lesbiche incluse.
Secondo il cardinal Tettamanti, citato da "Repubblica", la colpa della coppia "che si affida alla procreazione assistita sarebbe quella di non affidarsi responsabilmente a dio, ma a se stessa, al potere che l'attuale tecnologia le offre". Ovvio, no?
 


Queste notizie sono arrivate come un fuoco di fila.
Il quadro che ne emerge è assolutamente coerente: si vuole creare una serie di privilegi riservati a una parte della popolazione (che finora non li aveva), escludendone il resto.

Non lo dico io, lo dicono loro; lo affermano senza imbarazzo, lo impongono per legge.
Qui non stiamo assistendo a un piccolo ritardo della parte d'Italia che vota a destra, che con un po' di pazienza arriverà a capire, anche lei, che pure i cittadini gay hanno diritti. Siamo di fronte a un'ideologia che pensa, e dichiara, che i gay sono esseri inferiori, cittadini di serie zeta. E che approva leggi per sancirlo.
 
Tre anni fa ho sentito millantare tanto i meriti di questa o quella sezione del mondo del centrodestra che, se lasciato lavorare in pace, avrebbe mostrato che il centro desta era capace di darci di più del vuoto cosmico datoci dal centro sinistra: Stefania Prestigiacomo, Alessandra Mussolini, Tizio e Caio... che a distanza di tre anni o non han fatto nulla, o se lo han fatto, sarebbe stato meglio non lo avessero fatto.

Non mi scandalizza che ci siano gay di destra: il mondo è vario. Non mi scandalizza che ci siano gay che si rinnegano e che pensano, e dicano, che dio non vuole che loro vivano l'amore, e scelgano il matrimonio in chiesa (o in moschea). Peggio per loro.
 
 

Coppia gay con maglietta con scritta Diritti al cuore.
Coppia gay al Pride di Roma, 16 giugno 2010.
 
Però io non capisco.
 
Non capisco i gay di destra che di fronte a quanto sta accadendo insistono a difendere questo indifendibile governo e la sua politica esplicitamente discriminatoria. E magari aggrediscono quei gay che, come, me, chiedono l'eguaglianza di diritti per le persone glbt. Una cosa è infatti far notare che il centro sinistra non ha fatto nulla per i cittadini glbt (vero!), a parte leccare il culo al papa. Un'altra è negare che il centro destra, in aggiunta al fatto di leccare il culo al papa, stia creando un sacco di danni ai cittadini glbt. Perché mai allora non dovremmo denunciarlo?

Non capisco gli ipocritissimi preti gay che scrivono a "Pride" per sostenere il diritto di palpare maschietti senza essere neppure criticati, se no li "discriminiamo" per i nostri "preconcetti" anticlericali, comunisssssti e anticattolici.

Non capisco le sempre più numerose coppie gay che vivono in un limbo, e non rivendicano mai i loro diritti.
Molte ci scrivono, rigorosamente in privato, per sapere se esistano "scappatoie" individuali alla loro condizione di cittadini di serie zeta. Non passa loro per la testa che la loro condizione non sia individuale, bensì sociale, cioè che tutte le persone glbt che vivono in coppia hanno gli stessi problemi, e che quindi solo mettendosi assieme e contestando chi vuole discriminarle possono trovare una soluzione.
No, ognuna cerca scappatoie per sé, mai soluzioni per tutte.



 
I Pacs sono al centro del dibattito politico italiano. Cattolici di destra e di sinistra, politici di destra e di sinistra, sono tutti lì a parlarne, per ostacolarli. Ma in questo dibattito manca un componente: la voce delle coppie omosessuali. Dove sono, nei dibattiti, in piazza, sui giornali?
Dovrebbero essere lì a testimoniare, denunciare, raccontare, spiegare, per fare capire al Paese perché anche i nostri diritti umani abbiano lo stesso diritto di cittadinanza di quelli dei cittadini eterosessuali. Invece...

Invece perfino qui prevale la scelta di essere "velati", la paura di essere omosessuali, il disinteresse verso il destino comune delle persone glbt, quasi che mai fosse possibile salvarsi da soli quando tutta la nave su cui stiamo va a fondo.

"Kiss2Pacs" è nato per la volontà, l'entusiasmo, la cocciutaggine d'una coppia di donne di Cremona, da nove anni assieme. Eccole qui due persone che si sono mosse per cambiare la vita propria, e del Paese. Mancano all'appello le altre.

Hanno davvero così tanto da capire, prima di muoversi e ribellarsi anche loro?


Tratto da: Pride n, 57, marzo 2004.
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