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La sinistra dei "ma nemmeno" -- e la destra delle martellate
[Inedito, 25 aprile 2008]

di: Giovanni Dall'Orto
 
 

Ragazzo con bandiera comunista
Ragazzo con bandiera comunista e maglietta "Un altro mondo è possibile" al Gay Pride di Milano, 2007. Foto Giovanni Dall'Orto.


"A chi possiede solo un martello, tutti i problemi sembrano chiodi", dice un proverbio. E che sia proprio vero lo dimostra un articolo pubblicato oggi, 25 aprile, sul quotidiano di destra "Libero" a firma Fausto Carioti, col  titolo A furia di pensare ai gay la sinistra li perde per strada.
In esso si sostiene che nelle recenti elezioni non solo la questione omosessuale si è rivelata, dal punto di vista politico, irrilevante, ma che la sconfitta della sinistra si può attribuire proprio all'ostinazione con cui essa ha preteso di occuparsi di tale irrilevante questione invece che d i problemi "veri".

Se il movimento gay non fosse il decerebrato che è, inizieremmo subito a riflettere su questa preoccupante accusa, in cui continuo ad imbattermi in questi giorni, al punto da farmisospettare che sia stata orchestrata una vera campagna di stampa per "vendere" l'idea: la sinistra ha perso perché si è preoccupata troppo di froci e di negri, invece che dei problemi reali della ggente. Prima che "Libero", lo aveva dichiarato a botta calda due settimane fa addirittura un operaio comunista nelle lettere sul "Manifesto".

Ma questa tesi è fondata?
A priori l'accusa potrebbe anche essere vera (dei problemi reali della ggente la sinistra ha fatto tutto, fuorché occuparsene)... se la sinistra si fosse davvero occupata almeno "di froci e di negri".

Tuttavia guardiamo i fatti: la legge Bossi-Fini ancora perfettamente in vigore, nessuna legge antidiscriminazione per i gay (perché bloccata da parlamentari del centrosinistra, e non dall'opposizione), di leggi su Pacs/Dico/Cus manco a parlarne (perché bloccate dal centrosinistra eccetera), la legge berlusconiana che ammette la discriminazione sul lavoro dei gay ancora perfettamente in vigore, quella che proibisce l'inseminazione eterologa alle lesbiche assolutamente intatta. Visto il bilancio, qualcuno, magari il compagno operaio comunista della lettera, potrebbe comunicarci dove quando e come il centrosinistra si sarebbe mai occupato di froci, di grazia?

E, per passare alla questione immigrazione (i "negri"), il precariato generalizzato favorito dal dumping sociale della manodopera clandestina non ha avuto il minimo argine, neppure una fottuta legge che istituisse in Italia (l'unico Paese europeo assieme alla Grecia a non averlo!) almeno il sussidio di disoccupazione. E questo non certo per colpa dell'opposizione, ma unicamente per gli entusiasmi verso il turbocapitalismo e la globalizzazione neoliberale che il Ds nutre ed anzi ostenta.
Al punto che ormai tutti - perfino i giornalisti, il che è tutto dire - si sono accorti che molti operai al Nord hanno votato Lega, che guarda tu il caso è nel panorama politico italiano il solo partito a non avere paura di dirsi contrario alla globalizzazione e al neoliberismo, sia pure con motivazioni assurde e con un'ideologia aberrante. Ma anche così, era pur sempre il solo partito che permettesse di esprimere, attraverso il voto, una protesta antiglobalizzazione.
"Se Dio ti dà solo limoni, meglio imparare a far limonate", dice un grazioso proverbio spagnolo. E questo han fatto, gli operai del Nord, arrangiandosi con quel che avevano sottomano, ovvero con un partito antiglobalizzazione non perché postmoderno (come la "sinistra radicale") o antimoderno (come AN) bensì perché pre-moderno e addirittura neo-feudale: demenziale.
Eppure anche così, piaccia o no, resta il fatto che la Lega è oramai in Parlamento il solo partito che non deliri di entusiasmo per la globalizzazione e per i costi che essa infligge. E raddoppia i voti. Sarà un puro caso?


Ciò premesso, torniamo al ragionamento di "Libero", che mena martellate su questo che è un bullone e non un chiodo, dato che essendo di destra non possiede le chiavi (inglesi) per affrontare correttamente la situazione.
La sinistra si è occupata sì di froci e negri, ma non ha letteralmente battuto un chiodo su questi temi.
Di più e peggio: la sinistra se n'è occupata, ma solo per negare loro qualsiasi diritto (pensiamo solo alla "caccia al rumeno" scatenata da Veltroni).

In altre parole: è vero che ha ciarlato di gay e di negri (o meglio, di rumeni) per evitare di parlare semmai di abolizione della legge Biagi, come invece avrebbe dovuto fare, e su questo sono d'accordo con "Libero". Tuttavia ciò lo ha fatto solo ed esclusivamente per negareanche ai gay o ai negri (o ai rumeni) qualsiasi diritto, alla pari degli operai.
Questo è ormai il concetto di "uguaglianza" della sinistra italiana: "Tutti i cittadini devono essere uguali, quindi visto che alcuni di loro non hanno diritti, ne consegue che nessuno deve avere diritti...".


Messa così l'analisi, ne consegue che la sinistra ha perso, non per avere parlato di queste categorie, bensì perché non è stata capace di offrire soluzioni per nessuno: non per i lavoratori, manemmeno per i "froci e i negri".
Altrove - prendiamo quale esempio la non molto dissimile Spagna - Zapatero è stato un docile supporter della globalizzazione e della precarizzazione. Ha tolto le truppe dall'Iraq, come promesso, però le ha mandate in Afganistan. Ha proposto la flexicurity, però ha favorito la "flessibilità". Ha fatto approvare una mega-sanatoria dei lavoratori clandestini stranieri, a rischio di essere impopolare, però ha fatto sparare sugli africani che tentavano di entrare clandestinamente nell'enclave di Melilla. È stato parte del Washington consensus a cui sottoscrivono ormai tutti i leader "di sinistra" d'Europa. MA... Ma almeno ha offerto al suo elettorato nuove libertà nel campo dei diritti civili, ivi incluso il "matrimonio gay" -- e la promozione della condizione delle donne.  Ha tenuto testa alle pretese del clericalismo e dei preti in modo netto, preciso e senza tentennamenti. Risultato? Poche settimane prima della disfatta della sinistra italiana, è stato clamorosamente riconfermato al suo posto dall'elettorato spagnolo.
Alla faccia dell'analisi di "Libero": froci e negri nei risultati elettorali contano eccome! Ma solo a patto di aver fatto qualcosa per risolvere i loro problemi, e non certo per conservarli intatti. Altrimenti si fa il lavoro tipico della destra (e l'uscita di Berlusconi citata nell'articolo da "Libero" dimostra che questo è effettivamente, per codice genetico, l'atteggiamento della destra) e allora tanto vale votare per la Lega.
Il che è in effetti è esattamente quello che è avvenuto.



 
Manifesto che ricorda la condanna subita da Rutelli quando era sindaco
Manifestino contro Rutelli. Roma, Eur, 12 aprile 2008. Foto Giovanni Dall'Orto.

Diciamo allora che sulla base dell'analisi della differenza fra l'agire del centrosinistra italiano e quello di altre nazioni, la sinistra italiana ha perso, anzi è stata addirittura punita con la sua cancellazione dal Parlamento, per non essere stata capace di parlare non solo di operai e precari e precarizzati e disoccupati, ma nemmeno (altro che "ma anche"!!!) di froci e di negri. Ha fatto solo e unicamente gli interessi di Confindustria e di Berlusconi, e basta. È arrivata al punto da salvare Berlusconi quando era al nadir della sua carriera politica.
Un bilancio più disastroso di questo non era immaginabile, e la sconfitta è stata meritatissima.

Questo, "Libero" non può scriverlo, ovviamente. La sua libertà di movimento nell'analisi della società italiana è pari a quella di una teredine (uno di quei molluschi che si scavano un buco nel legno e ci si incistano per tutto il resto della vita, senza uscirne mai più). Ma pur dal suo buco a destra in cui s'è incistato, "Libero" avrebbe voluto poter dire (ma ovviamente non poteva farlo) che l'Italia avrebbe avuto ed ha bisogno di una sinistra capace di dire e fare cose di sinistra, se non altro perché poi finisce per toccare alla destra fare le cose che avrebbe dovuto fare la sinistra.

Oggi infatti la critica antiglobalizzazione tocca alla Lega, il che è francamente grottesco. E il 17 aprile fa Carlo Fidanza di Alleanza Nazionale ha avuto il coraggio di ammonire Tettamanzi: "Il cardinale faccia il pastore di anime e lasci stare la politica". Il motivo per cui  Fidanza ha ricordato a Tettamanzi quale sia (in base alla legge italiana e in base al Concordato) il ruolo politico dei prelati, era ignobile (Tettamanzi aveva ricordato che anche i Rom hanno diritti umani); tuttavia resta il fatto che se si cerca qualcuno che ricordi che Stato e Chiesa devono restare separati, occorre rivolgersi ai postfascisti, perché alla sinistra viene l'apoplessia alla sola idea di ripeterlo, sia pure per motivi nobilissimi. E sai che voglia ha la destra di farla lei, la paladina della laicità dello Stato di fronte al debordare senza più freni dei clericali...
Ancora, la soluzione del problema del conflitto d'interesse non è rimandabile (ci sono i pronunciamenti europei a cui prima o poi dovremo adeguarci), dato che la questione è ormai imbarazzante perfino per la destra italiana (Berlusconi escluso), e la mina vagante dei Pacs rischia di paralizzare per altri cinque anni il governo. Eccetera...

Paradossalmente quindi Berlusconi ha ragione, quando dice che "Sarà meglio che il prossimo commissario Ue italiano si interessi «di infrastrutture e di trasporti invece che di omosessualità". Esistono infatti davvero questioni politiche molto più urgenti da risolvere: per esempio, il mostruoso conflitto d'interessi del cittadino Silvio Berlusconi (lasciato intonso non da una ma da ben due legislature del centrosinistra) -- anche se stranamente a questo l'onorevole Silvio Berlusconi non fa cenno...
Quindi, lasciarsi paralizzare per dieci anni dalla Chiesa sulla questione dei Pacs è stato demenziale. I Pacs andavano portati in Parlamento, discussi ed approvati (come da programma dell'Ulivo) nel giro di una settimana, e via andare. Tutto qui. Ma no, due anni e mezzo a menare il can per l'aia solo per accontentare Mastella e Binetti (1,5% dei voti) e scontentare tutti gli altri, a iniziare dal proprio elettorato (12% di voti persi nel giro di due anni e mezzo: un record).
Sì, Berlusconi ha ragione. Un partito di sinistra che si lascia ricattare e paralizzare per anni per una quisquilia come i Pacs, cioè una questione su cui il 75% degli italiani (inclusi gli elettori del centrodestra, inclusi i cattolici stessi) è già plebiscitariamente favorevole, dimostra una straordinaria incapacità di fare politica, e merita di perdere le elezioni.


Direi quindi che l'uscita di "Libero" sia solo un modo di mettere le mani avanti. Visto che il PD  è stato tanto incapace di risolvere per via parlamentare la questione ineludibile dei Pacs quando poteva farlo, ora la patata bollente passa in eredità al centrodestra -- e nel frattempo si è arroventata ancora di più.
La questione dei "froci e dei negri" è infatti una di quelle battaglie di civiltà che una volta partite possono essere sì rallentate, ma non fermate. È come l'abolizione della schiavitù o il voto alle donne: una volta che uno Stato arriva a infrangere il tabù di chi sostiene che si tratta solo di "un'utopia assurda e irrealizzabile", per tutti gli altri Stati adeguarsi diventa solo questione di tempo. E la destra lo sa, pur facendo il proprio (vano, ma non inefficace) dovere nel tentare di fermare le lancette dell'orologio.

"Libero", che è reazionario ma non scemo, sa insomma che adesso questa patata bollente se la dovrà pelare il centrodestra. E potendo unicamente dare martellate, dà giù di martello con un'analisi non propriamente chirurgica e raffinata, esprimendo due idee in totale contraddizione fra loro:
1) la questione gay è del tutto irrilevante, dal punto di vista politico: perfino gli stessi gay la snobbano.
2) La questione gay è talmente rilevante che il centrosinistra ha perso le elezioni come punizione del fatto di averla affrontata, e Franco Grillini ha "perso" la corsa elettorale come punizione per il fatto di averla proposta nel suo programma elettorale.
Oibò, quale raffinatezza d'analisi!

Non stupisce che "Libero" non riesca a scrivere neppure una frase senza contraddirsi tre volte: è il suo stile. "Libero" non è un giornale, è un volantino agit-prop, dunque non ci si aspetta da lui né chiarezza di analisi, né coerenza. (E tanto meno che dica la verità: per esempio Carioti afferma che i candidati gay sono "sistematicamente" snobbati, e cita quale prova il caso di Scalfarotto... ma tace completamente il caso clamoroso e infinitamente più significativo di Nichi Vendola, che oltre tutto aveva pure l'aggravante di essere anche comunista. Citando Scalfarotto ma non Vendola "Libero" non sta insomma descrivendo un fatto: sta solo trasformando - in puro "stile Libero" - in "fatti" i suoi pregiudizi ideologici, "aggiustando" la realtà fino a quando si adatta alle sue analisi).
 
 

Striscione al Gay Pride di Milano
"Meglio una vita di godimenti che una morte con monumenti". 
Gay Pride di Milano, 2007. Foto Giovanni Dall'Orto.


Tutto ciò premesso, proprio in quanto volantino agit-prop "Libero" resta comunque prezioso per capire cosa stia fermentando nelle budella della destra italiana più becera. Quella che grazie a Berlusconi adesso è daccapo al governo. E che guardando all'eredità che ha appena conquistato si accorge con orrore di avere ereditato le questioni irrisolte "dei negri e dei froci". Ahia!

Ebbene, questo articolo è un chiaro messaggio: "Non crederete mica che dobbiamo essere noi a risolvere la questione che la sinistra non è stata capace di affrontare, vero? Essa è irrilevante, teniamola completamente fuori dal dibattito politico, sia chiaro: guardate, neppure agli stessi gay interessa che si affronti. Quindi non ne parliamo neppure, va bene?".

(Evvipiacerebbe che fosse per davvero così, eh cocchini?!).


"Libero" teme insomma che la grana dell'approvazione di una legge sui diritti dei gay scoppi fra le mani del Capo durante la sua legislatura.
Ora, a parte il fatto che io non credo che Berlusconi durerà cinque anni (a meno che ottenga l'appoggio suicida da parte di Veltroni... il che potrebbe peraltro accadere, perché in quanto ad intelligenza politica quell'uomo è un'assoluta capra), "Libero" teme a ragione.
L'iter per portare i ricorsi delle coppie gay fino alla Corte europea per i Diritti dell'uomo è già iniziato alcuni anni fa. Avrebbe potuto essere fermato da una legge che lo rendesse superfluo, ma questa legge non è mai stata approvata. La strada per arrivare alla Corte europea è lunga, certo, dato che la Giustizia è lenta, ma se tutto va secondo le previsioni la questione potrebbe effettivamente essere discussa nel prossimo quinquennio.

"Libero" ha quindi fatto bene a spararci addosso: noi diretti interessati faremo certamente di tutto per mantenere sempre all'ordine del giorno la questione omosessuale, anche perché l'incazzatura verso il tradimento da parte dei nostri rappresentanti ha già iniziato a superare la depressione causata dalla sconfitta.
E bene, anzi benissimo, ha fatto Grillini ad essere l'unico a rifiutarsi di far sparire dalla campagna elettorale il tema dei diritti lgbt. I problemi politici vanno infatti risolti in un modo purchessia, al limite con un compromesso, mai però nascosti e dimenticati. Si può nascondere la polvere sotto il tappeto per un po', ma alla fine qualcuno inciamperà nel bozzo del tappeto, e tutta la polvere tornerà per aria in una volta sola.
Dando clamorosamente ragione a chi voleva scoparla via.


Ora che non siamo più ricattati quotidianamente da Mastella (e dal mostruoso Dini, finalmente tornato nelle braccia del Berlusca), ora che i partiti di sinistra non hanno più nulla da perdere se non le nostre catene, ora che l'arrembaggio dei sederi della nomenklatura Arcigay al seggio parlamentare a qualsiasi costo (ivi inclusa l'irrilevanza politica del movimento gay in Italia) è stato frustrato per almeno cinque anni, adesso si può finalmente ricominciare a fare politica seria.
Quella cioè che affronta i problemi dei lavoratori e quelli dei negri e quelli dei froci, e li risolve.
Alla faccia di "Libero" e della sua analisi fatta a martellate.
 
 

Ragazzo con bandiera rossa e bandiera della pace.
Gay Pride di Milano, 2007. 
Foto Giovanni Dall'Orto.



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