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TOMMASO CAMPANELLA (1568-1639)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Tommaso Campanella ritratto da Francesco Cozza, circa 1630. (Roma, Collezione Caetani).

Tommaso Campanella ritratto da Francesco Cozza, circa 1630. (Roma, Collezione Caetani).

Scrittore e filosofo italiano.

Nato a Stilo, vicino a Reggio Calabria, da un ciabattino analfabeta, entrò a tredici anni nell'Ordine domenicano per compiere gli studi grammaticali e filosofici.

Elaborò ben presto una filosofia anti-Scolastica che gli valse, fin dalla pubblicazione della prima opera (Philosophia sensibus demonstrata, 1591) una condanna da parte dell'Inquisizione.

Campanella non si sottomise e, disobbedendo all'ordine di tornare in Calabria, fu in varie città italiane, fino a quando nel 1597 un nuova condanna dell'Inquisizione, per eresia ed infrazioni disciplinari, lo costrinse a tornare nella regione d'origine.

Qui egli si fece portavoce del malcontento contro le ingiustizie sociali, lo strapotere della Chiesa, il dominio spagnolo, e fu tra gli organizzatori d'una vasta sollevazione popolare. 
Tradito, fu arrestato nel 1599 e torturato. Ebbe salva la vita simulando abilmente la pazzia, ma rimase imprigionato nel Castello Nuovo di Napoli per ventisette anni, durante i quali scrisse in condizioni di fortuna numerose opere e tessé una vasta rete di conoscenze con dotti di tutta Europa.
 

Campanella - Apologia pro Galileo, mathematico florentino Campanella - De sensu rerum et magia Campanella - Realis philosophia epilogistica

Frontespizio di alcune delle numerose opere filofiche di Campanella.

Liberato nel 1626, fu subito chiamato a rendere conto dei suoi trascorsi e delle sue idee dal Sant'Uffizio di Roma, e qui rimase in carcere per altri due anni.

Una volta libero riprese le sue battaglie politiche e religiose, battendosi per l'eguaglianza sociale e per azioni missionarie, concependo il cristianesimo come religione perfettamente razionale, derivando da Cristo, Prima Ragione assoluta...

Nel 1634 seppe in tempo che il governo di Napoli l'accusava d'essere il mandante di un'altra congiura e riuscì così a fuggire a Parigi, dove trascorse gli ultimi anni e dove morì.

Tommaso Campanella ritratto in un'incisione coeva

Tommaso Campanella in un'incisione coeva


La scoperta di tendenze omosessuali in Campanella è recentissima, non essendoci fin qui note testimonianze in tal senso da parte dei suoi contemporanei.
Nel 1985, però, lo studioso di Campanella Luigi Firpo pubblicò la trascrizione delle conversazioni tra il filosofo ed il suo compagno di cella, raccolte nel 1600 nel corso del processo napoletano, spiando di nascosto fuori dalla porta per verificare se la pazzia fosse simulata. 
La notte del 14 aprile Campanella disse al suo compagno:
 

"Fra Tomase: "O fra Pietro, perché non opri qualche modo [non escogiti qualcosa, NdR], e dormiamo insiemi (sic) e godemo".

Fra Pietro: "Volesse Dio, e dovesse dare dieci docati alli carcerieri [anche se dovessi dare dieci ducati ai carcerieri per corromperli]; e a te, cor mio, te vorria dare vinte basate [baci] per ora[1].

La _Civitas Solis_, nell'edizione latina del 1623.Prima della pubblicazione di questo documento la posizione di Campanella sull'omosessualità si riteneva semmai di condanna, sulla base di quanto egli scrive nella sua opera più celebre, La città del Sole [1602].
In essa gli abitanti della utopica "città del Sole", se sorpresi a praticare la sodomia, sono costretti per punizione a girare per due giorni con una scarpa al collo, perché "pervertiro<no> l'ordine e posero li piedi in testa" (cioè: invertirono l'ordine delle cose, mettendo i piedi dove deve stare la testa); dalla seconda volta, poi, la pena aumenta, fino ad arrivare alla condanna a morte [2].
Questo nonostante che nella stessa opera il "bardascismo" (preferenza per la sodomia passiva) e l'effeminatezza siano spiegati come derivanti da influssi astrologici di Venere e della Luna [3].

Oltre a ciò, nelle Orazioni tre, Campanella descrivendo i peccati in cui sono immersi gli esseri umani esecra coloro che:
 

"rapivan gli onori,
la robba, il sangue, o si facean mariti
d'ogni sesso" [4].

Dopo la pubblicazione del documento sopra citato assume però un nuovo significato la presenza, nel pregevole canzoniere poetico (eterosessuale) di Campanella, di due sonetti d'amore del luglio 1601 (Sonetto fatto al signor Petrillo, e Sonetto fatto al medesimo[5], scritti in carcere a Napoli per Petrillo Cesarano, adolescente nipote del medico che curò Campanella dopo la tortura.

Nel primo Campanella loda la bellezza del "bellissmo" ragazzo e così lo apostrofa: 

138
Sonetto fatto al signor Petrillo.

Bellissimo fanciullo oggi è comparso,
qual luce all'oscurissima mia vita,
temperando la mia doglia infinita,
in sue domande onestamente scarso.

Ché, veggendo il mio senno vano e sparso,
ch'a nuovo carme inabile s'addita,
il vecchio canto a ripigliar m'invita:
proposta veramente d'Anacarso.

Glorioso garzon, che 'l cor mi pungi,
di castissimo amor usando l'arco,
e nuovo senno al mio perduto aggiungi,

carme ti rendo, d'ogni gusto parco,
ch'esce da bocca di dolcezza lungi,
ch'agli ultimi sospiri è fatta varco[6]

Nel secondo ricorda che la bellezza fisica è destinata a svanire in poco tempo, oppure, s'è espressione di bellezza interiore, a tornare a Dio che l'ha prodotta, invitando perciò a concederla a chi può dare, in contraccambio, virtù e bontà, e non solo frivole parole:

139
Sonetto secondo fatto al medesimo.

Spirto ben nato, la bellezza è un fiore
dell'interno valor, ch'in noi riluce
per la massa corporea, onde produce
a chi vi mira stimoli d'amore.

Presso a puoch'anni, quel ch'appar di fuore,
ritorna dentro al suo primiero Duce,
s'a lui apportò ben con la sua luce;
se non, del tutto poi svanisce e more.

Dunque veggiate di donarla a cambio
con chi vi dà virtù, bontate e senno,
non frivole novelle in contracambio;

le quai, send'ombra, deleguar si denno,
pria che proviate in sì noioso scambio
quanti rei tradimenti vi si fenno [7].

Nonostante questi documenti, la questione delle preferenze sessuali di Campanella va attualmente considerata aperta.
 

Moneta commemorativa da lire 500, 1989 Moneta commemorativa da lire 500, 1989

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Luigi Firpo (a cura di), Il supplizio di Tommaso Campanella, Salerno, Roma, 1985, p. 178.

[2] "Se si trovano in sodomia, sono vituperati, e li fan portare due giorni legata al collo una scarpa, significando che pervertiro l'ordine e posero li piedi in testa, e la seconda volta crescen la pena finché diventa capitale".
Tommaso Campanella, La città del Sole. In: Opere di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Ricciardi, Milano e Napoli 1956, pp. 1073-1116, a p. 1085. 
L'opera si trova online integralmente anche nel sito De bibliotheca.

[3] "E tutti son maledici li poeti d'ogge per Marte; e per Venere e per la Luna parlano di bardascismo e puttanesmo. 
E gli uomini si effemminano e si chiamano "Vossignoria"; ed in Africa, dove regna Cancro, oltre l'Amazoni, ci sono in Fez e Marocco li bordelli degli effeminati publici, e mille sporchezze".
Ibidem, p. 1115.

[4] Tommaso Campanella, Orazioni tre in salmodia metafisicale congiunte insieme, dalla Scelta d'alcune poesie filosofiche [1621]. In: Tutte le opere, Mondadori, Milano 1954, vol. I, pp. 145-150, a p. 147.

[5] In: Tommaso Campanella, Tutte le opere, Mondadori,Milano 1954, vol. I, pp. 261-262.
Il testo dei sonetti è online integralmente nel sito De bibliotheca.

[6] Ibidem, p. 261.

[7] Ibidem, p. 262.



Originariamente edito in traduzione inglese parziale sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1, ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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