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OTTONE ROSAI (1895-1957)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Rosai soldato, circa 1918
Ottone Rosai soldato, verso il 1918
Pittore.

Nato a Firenze, figlio di artigiani, Rosai ebbe un'educazione artistica in parte regolare, in parte d'autodidatta (fu espulso dalla scuola nel1908).

Già nel 1911 era in grado di esporre alcune incisioni; nel 1913 si avvicinò ai futuristi, sperimentando nel contempo secondo i dettami cubisti.

Attraverso altre sperimentazioni giunse infine nel primo dopoguerra ad ispirarsi alla tradizione del Trecento e Quattrocento fiorentino e a Cézanne.

Nell'immediato dopoguerra Rosai aderì anche per convinzione al nascente fascismo, al punto da partecipare allo "squadrismo".

Il suo periodo "classico" è stato giudicato dai critici quello che va dal 1919 al 1930 circa. 
Da questo periodo in poi i soggetti della sua pittura si restringono a strade e vicoli di Firenze, a paesaggi di campagna, e ai celebri "omini": ritratti antiretorici di un'umanità spesso di "vinti", sorpresa in attività semplici e umili.
Benché sia stato questo tipo di pittura a dare, dal 1930 in poi, la fama a Rosai, essa gli è valsa anche l'accusa di "provincialismo", se non di facile "bozzettismo".

In realtà la valutazione corretta di Rosai è ostacolata da due elementi contrastanti: la sua adesione al fascismo e la sua omosessualità, che lo hanno reso inviso sia ai critici di sinistra sia a quelli di destra.

Ottone Rosai, Ragazzo (1928). Roma, Montecitorio.La sua omosessualità, oltre tutto, fu vissuta male, da uomo sposato e "rispettabile" in cerca d'amori clandestini con adolescenti. Nel 1938 egli fu addirittura "ammonito" dalla polizia fascista per la sua frequentazione di prostituti, e addirittura evitò d'essere deportato al confino solo grazie al suo passato di fascista [1].

Se sull'adesione di Rosai al fascismo si è ormai disposti a chiudere un occhio, anche perché l'impronta antiretorica della sua arte è agli antipodi rispetto all'arte favorita dal regime fascista, la sua omosessualità resta ancor oggi un ostacolo a una valutazione critica serena.

Questo perché una parte essenziale della produzione di Rosai è costituita dai suoi straordinari e antiretorici nudi maschili, ritratti di ragazziproletari trovati per le strade di Firenze, che in genere erano suoi amanti oltre che suoi modelli... come rivelò già nel 1966 la biografia di Rosai scritta da Piero Santi, che del pittore fu intimo amico [2].
 

Ottone Rosai mentre dipinge un nudo maschile
Ottone Rosai mentre dipinge un nudo maschile.
(Foto archivio G. B. Brambilla)

Il critico d'arte e scrittore Giovanni Testori ha osservato in proposito che:
 

"In questi "nudi" Rosai è più grande dello stesso Sironi. (...) Ma ci vuole coraggio. Una mostra di "nudi" di Rosai significherebbe, ad esempio, legarlo alla sua omosessualità, ma coloro che potrebbero allestirla hanno paura di questo[3].

Insomma, benché qualche accenno si sia già udito [4] e qualche nudo sia stato esibito in occasione del centenario della nascita, l'omosessualità di Rosai continua ad essere un handicap per il conservatore mondo dei critici d'arte italiani.

Ottone Rosai - Nudo seduto - 1947
Ottone Rosai, Nudo seduto (1947).

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Vincenzo Patanè, Ottone Rosai. Firenze di notte. In: Giovanni Dall'Orto (cur.), 1895. C'era un volta un secolo fa, supplemento a "Babilonia", n. 135, luglio-agosto 1995, pp. 36-40.

[2] Piero Santi, Ritratto di Rosai, De Donato, Bari 1966.

[3] Luca Doninelli, Conversazioni con Testori, Guanda, Milano 1993, pp. 115-116.

[4] Dario Trento, Le notti di Rosai, "Babilonia" n. 94, novembre 1991, pp. 56-57.



Originariamente edito in traduzione inglese sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1,ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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