Contra Iulianum Pelagium
[422 d.C.] [1]
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Liber
III
Naturalis usus feminae
quis sit.
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Libro 3
Cosa sia l'uso naturale
della donna.
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20. 40. Si autem
putas: "Apostolum
ex hoc laudasse libidinem, quia usum feminae dixit esse naturalem, ubi
ait, quosdam relicto naturali usu feminae, exarsisse in appetitum suum
in invicem 54"; omnem profecto usum feminae
laudare compelleris; ac per hoc et ea quae cum feminis committuntur stupra
laudabis, quia et illic usus utique naturalis est: quamvis damnandus, quia
legitimus non est; unde et filii non legitimi, sed naturales vocantur,
qui inde nascuntur. |
20. 40. Se credi che:
"l'Apostolo abbia lodato la libidine perché affermò che
il rapporto con la donna è naturale, dove afferma che alcuni, abbandonato
il rapporto naturale con la donna, si accesero di desiderio gli uni verso
gli altri" [Rm 1, 27], dovrai lodare ogni
rapporto con le donne; dovrai lodare perfino gli stupri di donne, perché
anche lì il rapporto è naturale, anche se riprovevole poiché
non è legittimo. I figli non legittimi nati da esso, infatti, sono
detti naturali. |
Non
itaque concupiscentiam carnis illo verbo laudavit Apostolus: sed naturalem
appellavit usum, unde natura humana potest nascendo subsistere. |
Con
quelle parole l'Apostolo non lodò la concupiscenza della carne,
ma chiamò "naturale" l’uso da cui la natura umana può esistere
con la nascita. |
Eventuale
dida di foto
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Concupiscentia
mala non est substantia.
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La cattiva concupiscenza
non è una sostanza
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20. 41.
Dicis:
"Etiam Sodomitas et in panis ac vini peccasse
creatura"; atque ita vis intellegamus libidinem bonam, sed homines qui
ea male utuntur, esse culpabiles; sicut bona est creatura panis et vini,
quamvis ea male utendo peccetur. |
20. 41. Dici: "anche i
sodomiti hanno peccato nella creatura del pane e del vino". Così
vuoi dimostrare che la libidine è buona, ma sono colpevoli gli uomini
che ne fanno cattivo uso, così come è buona la creatura del
pane e del vino, anche se si pecca facendone cattivo uso. |
Ita
enim non intellegis quid loquaris, ut non videas, creaturam panis et vini
non concupiscere adversus spiritum, sed ipsam potius inhoneste a male utentibus
concupisci, et eam forinsecus in nostrum corpus intrare. |
Così
non capisci ciò che dici, tanto che non vedi che la creatura del
pane e del vino non desidera contro lo spirito, ma essa stessa è
desiderata smoderatamente da chi ne fa cattivo uso, e che inoltre entra
nel nostro corpo dall'esterno. |
Qua
ideo parcius et restrictius est utendum, ne ipsa quoque concupiscentia,
quod malum intus ac nostrum est, mentem corruptibili corpore ex abundantiore
materia multo amplius aggravante, adversus nos vehementius et invictius
concitetur. |
Di
essi bisogna fare un uso più parco e moderato, affinché anche
la concupiscenza stessa, che è un male nostro e interno, non combatta
contro di noi con più veemenza e forza, mentre un corpo corruttibile
appesantito da materia più abbondante aggravi di più la nostra
mente. |
Hoc
igitur malo, quod indicat malum esse, sive qui adversus illud dimicat,
sive quem subiugat; et parens bene utitur, cum pudice filium gignit; et
Deus, cum provide hominem condit. |
Di
questo male, dunque, che indica essere male sia chi combatte contro di
esso sia chi soggioga, il genitore ne fa buon uso quando pudicamente genera
un figlio e Dio che crea l'uomo secondo Provvidenza. |
Eventuale
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Liber
V, 17
Usus naturalis licitus
aut illicitus.
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Uso naturale lecito
e illecito
|
17.
IUL.
De
quo quoniam satis actum est, ad illa properemus, quae super naturali malo
Manichaeus olim acute, sed, ut probabo, perplexitate quaestionum deceptus
obiecit. |
17. GIUL. Poiché
di questo è stato trattato abbastanza, affrettiamoci a ciò
che Manicheo una volta obiettò acutamente sul male naturale, ma,
come dimostrerò, ingannato dall'ambiguità delle questioni. |
Breviter
tamen prius, quid Augustinus contra Apostoli testimonium retulerit, ventilemus.
Ego ergo cum notam istam operam sexuum a Deo auctore corporum institutam,
etiam beati Pauli testimonio apertissime dixissem probari, qui invectus
in flagitia eorum, quos in virilis quoque sexus concubitum praecipitarat
insania, ait: Relicto naturali usu feminae, accensi
sunt in desideria sua 39; intuli Apostolo
teste, approbari usum feminae naturaliter institutum. |
Tuttavia
prima sventoliamo brevemente ciò che replicò Agostino contro
la testimonianza dell'Apostolo. Io dunque, avendo detto che l'istituzione
da parte di Dio, creatore dei corpi, di questa nota opera dei sessi è
provata in modo aperto anche da una testimonianza del beato Paolo, che,
sdegnato dei vizi di coloro che l'insania aveva precipitato in congiungimenti
sessuali anche con maschi, afferma: Abbandonato l'uso naturale della
donna, si sono accesi di proprie passioni [Rm
1,27], dalla testimonianza dell'Apostolo ho concluso che è
approvato che l'uso della donna è stabilito per natura. |
Ad
hoc ergo iste rescribens: Non dixit, inquit, Apostolus coniugalem usum,
sed naturalem, eum volens intellegi qui fit membris ad hoc creatis, ut
per ea possit ad generandum sexus uterque misceri; ac per hoc, cum eisdem
membris etiam meretrici quisque miscetur, naturalis est usus, nec tamen
laudabilis, sed culpabilis. |
A
ciò dunque egli risponde: L'Apostolo non disse l'uso coniugale,
ma naturale, volendo intendere quello che avviene con le membra create
per questo, affinché attraverso di esse entrambi i sessi possano
mescolarsi per generare, e perciò quando anche con le medesime membra
qualcuno si unisce ad una prostituta, è uso naturale, né
tuttavia lodevole, ma colpevole. |
Non
ergo isto nomine, id est, usu naturali, coniugalis est laudata commixtio;
sed immundiora et sceleratiora flagitia denotata sunt, quam si illicite
feminis, sed tamen naturaliter uterentur 40. |
Dunque
non con questo nome, cioè l'uso naturale, è lodata la mescolanza
coniugale, ma sono state bollati i vizi ancora più immondi e scellerati
che se avessero usato le donne illecitamente, ma tuttavia naturalmente
[De
nupt. et concup. 2, 20, 35]. |
Id est, hic usus feminae
quem pronuntiavit Apostolus naturalem, non intellegitur coniugalis, ut
bonus licitusque doceatur; sed ideo, inquit, dictus est naturalis, quia
diversitatem sexus ad hoc indicat institutam, ut et commixtui pararetur
et partui. |
Cioè questo uso della
donna che l'Apostolo dichiarò naturale, non s'intende coniugale
affinché se ne insegni la bontà e la liceità, ma è
stato detto naturale perché indica che la diversità del sesso
è stata istituita perché sia pronta a congiungersi e partorire. |
Queis molitionibus cum
iuvaretur nihil, cur tantum immoratus est? Profecto ob hoc solum, ut hi
qui eum sequuntur, solutum putent quod viderint fuisse contactum; ceterum
quam nihil dixerit, brevis disputatio palam faciet. Nempe Apostolus feminae
usum ait naturaliter institutum, nec commendavit alteram commixtionem primitus
ordinatam; sed de eo usu disputans, in quo libidinem cunctis noverat viguisse
temporibus, naturalem illam vocavit. |
Poiché non aveva nessun
giovamento da questi ragionamenti, perché vi ha indugiato tanto?
Sicuramente per questo solo motivo che quelli che lo seguono credono risolto
ciò che vedono appena toccato. Del resto una breve discussione renderà
chiaro che non ha detto niente. Cioè, l'Apostolo dichiarò
che l'uso della donna era istituito per natura, e non menzionò un'altra
mescolanza disposta da principio, ma, discutendo di quell'uso in cui sapeva
che in tutti i tempi la libidine ebbe vigore, ha chiamato quella naturale. |
AUG.
Usus
feminae naturalis est, cum eius masculus illo membro utitur, quo natura
eiusdem generis animantium propagatur; propter quod etiam ipsum membrum
natura proprie dici solet; unde Cicero ait, mulierem vidisse se in somnis
praesignatam habere naturam 41. |
AG.
L'uso della femmina è naturale quando il suo maschio usa quel membro
con cui la natura del medesimo genere di animali si propaga, e per questo
anche il membro stesso si usa chiamare in senso proprio natura: da cui
Cicerone racconta che una donna vide nel sonno di avere la natura contrassegnata
[Cicerone,
De divin 2]. |
Usus itaque
naturalis et licitus est, sicut in coniugio, et illicitus, sicut in adulterio;
contra
naturam vero semper illicitus, et procul dubio flagitiosior atque turpior;
quem sanctus Apostolus et in feminis et in masculis arguebat, damnabiliores
volens intellegi, quam si in usu naturali, vel adulterando, vel fornicando
peccarent. |
Così l'uso
è naturale e lecito come nel matrimonio ed illecito come nell'adulterio;
l'uso invece contro natura è sempre illecito e senza dubbio è
più infame e turpe. Il santo Apostolo riprendeva esso sia nelle
donne sia negli uomini, volendo che fossero considerati più condannabili
che se peccassero nell'uso naturale o con l'adulterio o con la fornicazione. |
Usus
itaque concumbentium naturalis idemque inculpabilis, et in paradiso esse
potuisset, etiamsi nemo peccasset; non enim aliter ad humanum genus secundum
benedictionem Dei multiplicandum filii gignerentur; sed eum vocatum esse
ab Apostolo usum naturalem, in quo libidinem cunctis noverat viguisse temporibus,
quis tibi dixit, nisi haeresis vestra? |
Quindi
l'uso naturale e insieme non colpevole di coloro che giacciono insieme
sarebbe potuto esistere anche nel paradiso, anche se nessuno avesse peccato:
infatti, i figli non sarebbero stati generati diversamente per moltiplicare
il genere umano secondo la benedizione di Dio. Ma chi ti disse che fosse
chiamato dall'Apostolo l’uso naturale quell'uso in cui sapeva che ebbe
vigore la libidine in ogni tempo, se non la vostra eresia? |
Absit
enim ut Apostolus etiam illo tempore hominum crederet pudendam viguisse
libidinem, quando nudi erant, et non pudebat eos. Verumtamen etiamsi Apostolus
diceret, quod ipse dixisti: "in usu feminae naturali cunctis temporibus
viguisse libidinem"; in his quoque verbis haberem quod recte intellegerem,
ne pudendam susceptam tuam in illius beatae vitae corporibus, quae nondum
fuerant corpora mortis huius, sicut tu facis, mente stultissima, lingua
loquacissima, fronte impudentissima, collocarem. |
Non
sia mai infatti che l'Apostolo credesse che abbia avuto vigore la vergognosa
libidine degli uomini anche in quel tempo in cui erano nudi e non se ne
vergognavano. Ma tuttavia anche se l'Apostolo dicesse ciò che tu
stesso hai detto: "Nell'uso naturale della donna in tutti i tempi ebbe
vigore la libidine", anche in queste parole capirei correttamente per non
collocare la tua pudenda cliente nei corpi di quella vita beata, che non
erano ancora stati i corpi di questa morte, come fai tu con mente stoltissima,
con lingua loquacissima, con faccia impudentissima. |
Cunctis
quippe temporibus ex quo utriusque sexus fieri concubitus coepit, procul
dubio usus feminae naturalis sine hac pudenda libidine esse non potuit;
iam enim non vitae illius, sed mortis huius habebant corpus, quando post
peccatum de paradiso egressi, masculus et femina utrumque sexum naturaliter
primitus miscuerunt. |
In
tutti i tempi appunto da quando cominciò a praticarsi l’accoppiamento
dei due sessi, senza dubbio l'uso naturale della femmina non poté
essere senza questa vergognosa libidine: già infatti avevano il
corpo non di quella vita, ma di questa morte, quando, usciti dal paradiso
dopo il peccato, il maschio e la femmina mescolarono per la prima volta
entrambi i sessi in modo naturale. |
Quod si ante facerent,
ibi libido vel nulla esset, vel pudenda non esset; non enim sollicitaret
invitum, et repugnare sibi cogeret castum; sed aut sine illa officium suum
genitalia, iubente mente, peragerent; aut illa si esset, cum opus esset,
assurgeret, tranquillissimum nutum subsequens voluntatis, nec opprimens
cogitationem turbulento impetu voluptatis. |
Se lo avessero fatto
prima, allora la libidine o non ci sarebbe, o non sarebbe vergognosa: infatti,
non inciterebbe chi non vuole e non costringerebbe il casto a combatterla,
ma o senza essa i genitali compirebbero il loro compito sotto il comando
della mente, o se ci fosse, essa insorgerebbe quando ce ne fosse il bisogno,
seguendo il tranquillissimo cenno della volontà e non opprimendo
il pensiero con l'impeto turbolento del desiderio. |
Talem se modo non esse,
multis suis importunis et coercendis motibus confitetur; ergo aut vitium
esse, aut vitiatam se esse testatur. |
Confessa di non essere tale
con il suo modo, con i molti suoi movimenti, importuni e da frenare: dunque
attesta o di essere un vizio o di essere stata viziata. |
Ecce unde dicebat Apostolus:
Scio
quia non habitat in me, id est in carne mea, bonum 42. |
Ecco da cui l'Apostolo diceva:
Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene [Rm
7,18]. |
Ecce unde trahitur a nascentibus
originale peccatum. Hoc malo bene utitur pudicitia coniugalis: hoc malo
melius non utitur religiosa continentia vidualis, vel sacra integritas
virginalis. |
Ecco da dove i neonati traggono
il peccato originale. La pudicizia coniugale fa buon uso di questo male,
di questo male ancora meglio non fa uso la continenza religiosa vedovile
o la sacra integrità verginale. |
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo è quello online qui.
Ne presenta anche una traduzione in italiano.
La traduzione
dal latino qui proposta, inedita, è quella di Pierluigi
Gallucci, che ringrazio per il contributo.
La revisione
del testo italiano è mia, quindi eventuali errori sono da imputare
a me soltanto.
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