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Greg Egan, Incandescence, "Urania" 1562, 2010 [2008].
 
Copertina di ''Incandescence''
 
[Romanzo di fantascienza]

Recensione di Giovanni Dall'Orto
 


Splendido libro, molto difficile, ma che merita lo sforzo!
 
Quando ero al Liceo avevo un (ottimo) professore di matematica che nutriva un amore per la sua materia del tutto incomprensibile, al punto che nelle ore libere si rilassava risolvendo equazioni.

Greg Egan è fatto dello stesso stampo di quel mio professore. La fantascienza che scrive non è hard, è very very hard!
Il piacere che prova Egan nell'abbandonarsi a speculazioni matematiche è palese. Come chiarisce in appendice a questo libro, alcune sono addirittura speculazioni fisico-matematiche nemmeno condivise da tutti gli scienziati. E con questo ho detto tutto. Cioè che Egan è matto furioso, ed aprendo questo libro preparatevi alla costruzione da zero d'un sistema fisico-matematico da parte d'una razza aliena, alle prese con un'emergenza per scampare alla quale deve risolvere con urgenza una serie di problemi scientifici. E si dà un sacco da fare per riuscirci.
(Una serie di saggi matematici sulle basi del romanzo è sul sito di Egan, con tanto di animazioni).

Aggiungo subito che questo libro è un capolavoro (pur NON essendo il migliore di Egan). Possiede la compatta coerenza d'un fascio d'ipotesi messe sul piatto in base a precise regole di partenza, seguite con coerenza ferrea per vedere dove portino. Questa è fantascienza speculativa nella sua forma più nobile e più pura, che non ha paura d'introdurre concetti scientifici nuovi a un pubblico generale.

Dunque, sul lato positivo della bilancia c'è il fatto che Egan ha ripreso a osare, come faceva la fanta-scienza dell'epoca d'oro. Chiarisco che non sto implicando che soltanto la speculazione scientifica sia "vera" SF, bensì solo che Egan costituisce, nel panorama contemporaneo, una solida àncora alla parola "scienza" del genere fanta-scienza.

La vicenda ci scaraventa nel futuro lontanissimo, governato da una "Amalgama" delle razze intelligenti che hanno ormai il controllo sulla materia e sulla natura, al punto da aver reso l'esistenza fin troppo prevedibile e noiosa. Il controllo sulla materia è tale che è possibile scansire e digitalizzare fino all'ultima molecola un corpo, e trasmetterlo come segnale da un capo all'altro della Galassia.
Come in altri romanzi di Egan, anche qui le personalità scansite possono essere replicate all'interno della rete di computer e condurre esistenza autonoma lì dentro. Per esempio, la co-protagonista non è una "figlia del DNA": è stata creata (programmata) all'interno d'un computer, e solo in un secondo tempo s'è "travasata" in un corpo materiale.


La vicenda inizia quando a uno dei due protagonisti umani una misteriosa viaggiatrice offre un rimedio contro la noia: la razza che occupa il centro della nostra galassia le ha mostrato un meteorite con tracce di DNA, proponendole in pratica di cercare il mondo, sconosciuto, da cui proviene.
Il protagonista trova un utile diversivo allo spleen esistenziale in questa avventura e parte, accompagnato dalla donna "nata nel computer".

La vita cercata sarà trovata abbastanza alla svelta (anche troppo), e si rivelerà come evolutasi in una razza d'insettoidi (o meglio, aracnidi) intelligenti. Che ha dovuto trovare il modo per sopravvivere alla frantumazione del suo pianeta (sgretolato dal passaggio troppo ravvicinato d'una stella vagante) bioingegnerizzando una progenie in grado di vivere nel vuoto, e sfruttando come concime della vegetazione il ricco vento solare della stella catturatrice (il Mozzo).

Il mondo degli alieni è una scheggia lunga meno d'un chilometro, traforata dalle gallerie in cui vivono i nostri eroi, caratterizzata da assenza di gravità al centro, e gravità crescente man mano che ci si avvicina all'esterno (le condizioni della camera centrale sono riprodotte sul sito di Egan; si possono anche ripetere virtualmente gli esperimenti).
Gli alieni "vedono" grazie a una radiazione in grado d'attraversare gli oggetti, quindi la loro "luce" non è la nostra: vivono in un mondo traslucido.

Qualcosa accade nella vita serena e sempre uguale degli insettoidi: le forze di gravità stanno cambiando. Ciò risveglia l'interesse d'un solitario studioso/scienziato, che inizia a "reclutare" un gruppo per aiutarlo a risolvere il problema. Apprenderemo verso la fine che un meccanismo biologico ingegnerizzato dagli avi ha fatto sì che uno su diecimila dei loro discendenti abbia una sete insaziabile di sapere, e che in caso d'emergenze costui sia in grado di contagiare rapidamente i suoi consimili, strappandoli all'apatia.

Il resto del romanzo racconta, da un lato l'avvicinamento progressivo degli umani alla razza "perduta", fino al contatto (sullo stesso frammento o su un altro??) per mezzo d'un avatar insettoide, dall'altro la costruzione da zero d'una matematica e d'una fisica in grado di spiegare quanto sta avvenendo.
Che è l'avvicinamento d'un corpo celeste, il Viaggiatore, il cui passaggio troppo ravvicinato rischia di sbalzare dall'orbita il mondo degli alieni, verso la fornace della stella (l'"Incandescenza").

La sfida degli alieni è modificare l'orbita, aprendo gallerie nelle quali il vento solare agisca come un jet direzionale. E non dico altro, altrimenti che gusto c'è a leggere il romanzo?


Il piatto negativo della bilancia contiene due obiezioni.

Da un lato, le lezioni di matematica e fisica finiscono col risultare decisamente noiose, dato che Egan ci porta attraverso tutto il funzionamento del metodo scientifico per prove ed errori. Compresi gli errori.
La scoperta aliena segue l'evoluzione umana della scoperta delle leggi della gravitazione universale (e un ripassino delle stesse, prima di affrontare il libro, può essere davvero utile). Mi pare d'aver riconosciuto la scoperta degli epicicli, e la scoperta del pendolo (non nella forma del pendolino che conosciamo noi, ma in quella meno familiare di una T dotata di pesi alle estremità minori).
Per molte altre cose invece non ho capito affatto di cosa si trattasse, specie alla fine, quando Egan sborda nella fisica post-einsteniana e delira di spaziotempo curvo con la massima tranquillità.

L'altro aspetto negativo è che Egan parla di fisica usando i termini (geografici, fisici) degli alieni, senza averci mai dotati d'una vera mappa di quel mondo, che tocca a noi scoprire e ricostruire in base agli indizi che dissemina. Immagino che per quelli della razza di Egan ciò costituisca un piacere intellettuale aggiuntivo, con i neuroni che frizzano di eccitazione, ma per noi della razza homo non troppo sapiens a tratti è frustrante e basta. Cioè noioso. A un certo punto, io ho iniziato a saltare puramente e semplicemente le lezioni di fisica, e la lettura di colpo è diventata più gradevole del 300%.


Non sarò così sciocco da definire "brutto" questo ottimo libro solo perché io non sono stato in grado di capirlo fino in fondo. Se leggessi un romanzo in portoghese non lo direi "brutto" solo perché la mia conoscenza zoppicante di quella lingua non è sufficiente a capire tutte le parole e tutti i dettagli. Nello stesso modo so che questo libro concede due o tre livelli di lettura, a seconda delle conoscenze fisico-matematiche di chi lo sta leggendo.
La cosa che interessa a noi "del livello basso" (e magari delle cantine, già che ci sono) è che si tratta d'un romanzo talmente ricco di invenzioni, idee, ipotesi, da avere pane anche per i nostri denti.
Nonostante la folle astrusità di Egan, non mi sono annoiato (specie dopo che ho iniziato a saltare le lezioni di matematica!). I dettagli sulla razza aliena sono tanti e tali, l'universo dell'Amalgama ipotizzato da Egan è talmente alieno ed affascinante, che la noia era semplicemente esclusa. Questo non è un libro facile, però merita lo sforzo. Qualche neurone lo fa frizzare anche a noi homines non troppo sapientes.


Il solo dettaglio che non me la sento di perdonare a Egan, che come tutti i figli dei Nuovi Mondi (è australiano) non ha idea di quale orco sia il Tempo, è avere ipotizzato una razza rimasta stabile per lo sproposito di cinquanta milioni d'anni pur essendo attraversata senza posa da un vento radioattivo. Con quel tempo e quelle condizioni, non c'è ingegneria genetica in grado di mantenere stabile un genoma.

Con questo unico appunto, concludo suggerendo di affrontare la lettura di questo romanzo.
Certo, non è per palati deboli (come quelli di coloro che si sono appena avvicinati a questo genere letterario), ma per quelli c'è già tanto Asimov in libreria, che è ottimo per i primi passi nel genere.
Assaggiare per credere.
 
 

P.S. Brava "Urania", che ogni tanto ci azzecca... A giudicare dal modo brusco e improvviso in cui il romanzo finisce, con un finale sospeso, Egan ha intenzione di darci un sequel. Guai se non verrà tradotto anch'esso!.


 
 
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