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LA "TOLLERANZA REPRESSIVA" DELL'OMOSESSUALITÀ.

Quando un atteggiamento legale diviene tradizione.

Sezione 3-4 di 13
 
di: Giovanni Dall'Orto

 

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3. La natura del controllo sociale religioso: cattolicesimo e calvinismo

Fu una scelta di enorme importanza, che ci rimanda subito alla questione centrale del mio intervento. Perché mai la classe politica italiana, invece di "completare l'opera" estendendo l'art. 425 anche al Sud, come avrebbe potuto benissimo fare, scelse al contrario di cancellarlo del tutto?

La risposta è semplice: perché sapeva che in Italia esisteva già un'altra agenzia di potere a cui poteva essere affidato il controllo e la repressione dell'omosessualità: la Chiesa cattolica.

Per la classe politica liberale ottocentesca (ma anche per quella attuale, perfino a sinistra), il campo della morale, specialmente sessuale, è di "naturale" competenza della religione. La morale sessuale non riguarda lo Stato, che al più ha il dovere di intervenire solo quando l'immoralità rischia di creare turbamento all'"ordine pubblico".

Non si tratta di un'innovazione. La spartizione delle aree di controllo sociale fra chiesa cattolica e Stato fu utilizzata già dallo stesso Napoleone, attraverso lo strumento del Concordato.

Quello che voglio dire è, in altre parole, che il codice napoleonico è uno strumento legale pensato e creato per le esigenze dei Paesi cattolici, dove la Chiesa garantisce la repressione e la "copertura" di quelle aree di comportamento che i codici penali lasciano volutamente "scoperte".

Se si osserva quali sono le nazioni che fin dall'Ottocento hanno abbandonato la persecuzione legale del comportamento omosessuale (Francia, Italia, Spagna, Portogallo,  le repubbliche dell'America latina, persino la Polonia fascista di Pilsuldski) si noterà che sono tutti Paesi cattolici
Persino nella Germania pre-unitaria la Baviera cattolica depenalizzò l'omosessualità, mentre la Prussia protestante non lo fece mai.

Il caso limite, paradigmatico, è forse quello dell'Olanda, che ha seguìto il codice napoleonico fino a che la maggioranza della popolazione è stata cattolica, ma che dopo l'indipendenza del Belgio (e la conseguente riduzione dei cattolici a minoranza) introdusse leggi antiomosessuali [6].

Diversa è la situazione nei Paesi protestanti, dove spesso esiste una galassia polverizzata di chiese e sètte. Qui lo Stato non dispone di un interlocutore unico, ed è costretto ad "agire in proprio" con leggi dirette. 
Ciò avviene con tanto più zelo, quanto più fortemente l'influenza teocratica del calvinismo (e del suo figlio legittimo, il Puritanesimo) si è fatta sentire. Non è un caso che gli Stati Uniti d'America, dei quali il calvinismo/puritanesimo è sempre stato, per così dire, il cemento unificante, siano anche la sola nazione occidentale dove si arriva (in certi Stati) a specificare per legge gli atti sessuali che i coniugi possono compiere, e quelli che non possono compiere (neanche in privato e fra adulti consenzienti).

Qui siamo di fronte, a mio parere, a una tipica esigenza calvinista, che nasce dalla teoria della predestinazione. Secondo questa teoria l'individuo ha solo un modo per verificare se appartiene o meno a una chiesa di predestinati alla salvezza. Se la Grazia divina si manifesta nella comunità, allora quella è una comunità di "salvati". 

Come si manifesta la Grazia? Se la comunità stessa osserva fedelmente i dettami divini, e "quindi" prospera (anche - se non soprattutto - economicamente...) è evidente che la Grazia salvifica è all'opera [7].

Per comunità di questo tipo l'individuazione di comportamenti privati "scorretti" diventa una necessità vitale: è come scoprire il baco nella mela. Permettere l'esistenza anche occulta (anzi, soprattutto se occulta) di comportamenti "immorali" equivale a disinteressarsi del proprio destino di "predestinato" alla salvezza o meno. (Da qui anche la passione tutta anglosassone per gli affari di letto degli uomini politici...). 
Le radici calviniste della persecuzione antiomosessuale negli Usa emergono esplicitamente nella risposta tradizionale a chi osserva che l'omosessualità è un victimless crime, un "delitto senza una vittima". Non è vero, ribatte chi è favorevole alle sodomy laws, una vittima esiste, ed è la collettività. 
Come volevasi dimostrare...

Diverso è l'atteggiamento mentale (e morale) del cattolico, a cui manca l'ossessivo autocontrollo dei calvinisti. 
Il cattolico sa di avere, fra sé e Dio, un'istituzione il cui unico scopo è guidarlo, cioè  deresponsabilizzarlo dei suoi atti. Non si preoccupa di non peccare, perché tanto sa che tramite la confessione può azzerare periodicamente il conto con la propria coscienza, per poi ricominciare a peccare dopo un po' di pentimento. Comodo, semplice ed efficace [8].

Particolare illuminante: mentre negli Stati cattolici la Chiesa è contraria a leggi antiomosessuali, nei Paesi protestanti, dove è solo una delle tante sette cristiane, e non può quindi controllare in prima persona la società, ne è una delle più accese sostenitrici.

Non mi si obbietti che il background religioso di cui ho appena parlato non può avere grande importanza nella società laica attuale. Se qualcuno si fa illusioni al proposito, gli ricorderò che la famosa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1986, ha giustificato ed ammesso le leggi antiomosessuali proprio facendo esplicito richiamo alla legge divina...

Honoré Daumier (1808-1879), Le Grand Escalier du Palais de Justice, 1865.

Honoré Daumier, Le Grand Escalier du Palais de Justice, 1865.


4. "Riesce più utile l'ignoranza del vizio"

Dopo questo excursus torniamo al punto di partenza, cioè all'Italia dell'Ottocento, dove l'esistenza di una "divisione dei compiti" fra chi si deve occupare del "campo della morale" (cioè la Chiesa) e lo Stato viene ammessa senza alcuna difficoltà. 
Lo stesso Zanardelli spiega con queste parole perché il progetto del codice penale che avrebbe preso il suo nome non facesse menzione dell'omosessualità:
 

"Se occorre da un lato reprimere severamente i fatti dai quali può derivare alle famiglie un danno evidente ed apprezzabile, o che sono contrari alla pubblica decenza, d'altra parte occorre altresì che il legislatore non invada il campo della morale.
(...)
Il Progetto tace pertanto intorno alle libidini contro natura; avvegnaché rispetto ad esse, come ben dice il Carmignani, riesce più utile l'ignoranza del vizio che non sia per giovare al pubblico esempio la cognizione delle pene che lo reprimono[9].

Dunque per la classe politica italiana il problema omosessuale non esiste, è meglio non parlarne nemmeno, perché se ne parlassimo troppo la gente comincerebbe a porsi questioni un po' pericolose sulla natura dell'omosessualità.

Il parere di Zanardelli viene esplicitato in modo inequivocabile in un commento del 1889:
 

"Nella celebre controversia sulla punibilità degli atti di libidine contro natura e dell'incesto il nuovo codice obbedì alla scienza da un canto, e alla pubblica coscienza dall'altro.

Li reprime sempre come delitti sotto il nome di violenza carnale quando commessi con la violenza vera o presunta, perché trapassano in lesioni dei diritti della dignità e della libertà della persona, che dallo Stato devono essere gelosamente tutelati.

Li reprimecome delitti anche se commessi senza violenza, o sotto il nome d'incesto, o sotto quello di oltraggio al pudore quando offendano i sacri diritti della pubblica moralità; e li abbandona altrimenti come peccati alla sanzione della religione e della privata coscienza[10].

Il concetto viene ribattuto ancora una volta nel 1909:
 

"Simili fatti, per quanto ributtanti, non vanno ricordati e puniti, perché è preferibile per la morale pubblica che restino sepolti nella oscurità e ignorati.
(...) 
<Il codice Zanardelli>, per tal modo, è venuto a consacrare un principio scientifico, il quale è all'unisono con la pubblica coscienza, che cioè la riprovazione dei vizi e della corruttela sia propria della legge etica, e che la legge penale non debba punirli se non quando si appalesano anche come violazione di diritti[11].

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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.
Note

La copertina del libro da cui è tratto il presente intervento

[6] Si veda in proposito l'essenziale studio di Maarten Salden, The Dutch Penal law and homosexual conduct, "Journal of Homosexuality", XIII winter 1986/spring 1987, pp. 155-179.

Naturalmente sono ben conscio del fatto che altri elementi, soprattutto influenze culturali da parte di un Paese della stessa lingua, hanno giocato nella complessa partita per l'introduzione o meno di leggi antiomosessuali nei codici. 
Fra le "eccezioni" al quadro che presento sono l'Austria cattolica, che segue la tradizione della Prussia, l'Irlanda cattolica, che segue quella del Regno Unito, e nell'altro campo la patria stessa del calvinismo, Ginevra, che segue la tradizione francese del Code Napoléon.

[7] L'ovvio riferimento di queste mie osservazioni non è tanto il classico -L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (Sansoni, Firenze 1980) di Max Weber, quanto piuttosto il suo Le sette e lo spirito del capitalismo, Rizzoli, Milano 1977.

[8] Questa situazione ha un'altra conseguenza, interessantissima. Costringendo il fedele a interrogare incessantemente la propria coscienza, il calvinismo spinge involontariamente l'omosessuale a dissezionare, definire, ed infine (in alcuni casi) rivendicare la propria "diversità". 
Al contrario il cattolicesimo scoraggia le definizioni precise: tutti gli uomini sono indistintamente peccatori, ma tutti si possono indistintamente salvare. Colui che s'identifica come omosessuale diviene perciò automaticamentemonstruum, e grazie all'accurato black-out di informazioni ("di certe cose è meglio non parlare") è spinto a credere di essere "l'unico al mondo" ad avere certi desideri.

Naturalmente queste mie osservazioni sull'influenza della religione nella società andrebbero applicate anche alla rovescia, verificando cioè come la società latina e la società anglosassone abbiano riversato nella religione, in quanto (marxianamente) "ideologia", le rispettive preoccupazioni tipiche nei confronti dell'omosessualità.
In altre parole, invece di continuare a ripetere che gli italiani sono omofobi perché sono cattolici, sarebbe l'ora di chiedersi se gli italiani siano cattolici perché sono omofobi, ossia, se l'attaccamento al cattolicesimo degli italiani (e degli altri popoli latini), sia giustificato dal fatto che esso esprime meglio di altre religioni la visione della vita tipica delle nostre culture latine.

[9] Camera dei Deputati, Progetto per il codice penale per il Regno d'Italia, vol. 1, Relazione ministeriale, Stamperia Reale, Roma 1887, pp. 213-214 (seduta del 22 novembre 1887).
Il neretto è aggiunto da me.

[10] Giampaolo Tolomei, Dei delitti contro il buon costume e contro l'ordine delle famiglie, "Rivista penale", XXX 1889, p. 319.
Il neretto è aggiunto da me.

[11] P. Tuozzi, "I delitti contro il buon costume e la famiglia", in: Enrico Pessina (a cura di) Enciclopedia di diritto penale, vol. IX (1909), SELI, Milano 1905-1913; pp. 172 e 175.
Il neretto è aggiunto da me.


Originariamente edito in Arci gay nazionale (a cura di), Omosessuali e Stato, Cassero, Bologna 1988, pp. 37-57.
Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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