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MARC-ANTOINE MURET (1526-1585)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Marc-Antoine Muret (1526-1585)
Marc-Antoine Muret  (fare clic sull'immagine per un ingrandimento).
Umanista francese naturalizzato italiano.

L'inizio della sua carriera fu costellato di scandali omosessuali che lo spinsero a fuggire di città in città. 
Il suo stesso trasferimento in Italia nel 1554 fu in realtà un esilio per sfuggire a un processo per sodomia. 
Pochi altri personaggi, a parte forse Benvenuto Cellini, collezionarono tanti scandali quanto Muret. E forse, ipotizzo, la decisione di farsi prete, nel 1576, fu (anche) una precauzione necessaria per mettersi al riparo dalle conseguenze degli scandali passati.

Nato a Muret, nel Limousin, Marc-Antoine iniziò assai giovane (1544) la carriera d'insegnante. A Bordeaux, dove fu negli anni 1547-1548, ebbe come allievo anche Michel de Montaigne.

La sua vita ebbe una brusca svolta nel 1553, quando fuggì da Parigi, dove godeva già di buona considerazione, dopo esser stato arrestato per sodomia ed eresia:

"sciaguratamente si macchiò di un'abominazione che sembrò distruggerlo, o almeno come l'ombra segue il sole e l'invidia accompagna la gloria, i suoi perfidi avversari, avendolo accusato di quel crimine capitale che fece un tempo ardere con lo zolfo e il bitume città intere, obbligarono il magistrato ad arrestarlo, e con le loro ardenti sollecitazioni lo fecero imprigionare allo Chatelet di Parigi" [1].
In carcere Muret decise di lasciarsi morire di fame, ma i suoi amici ed estimatori lo avrebbero salvato riuscendo a "ricomprargli" (sic) la libertà...

Una volta libero il nostro decise di cambiar aria e si trasferì a Tolosa, dove studiò e insegnò diritto. Il soggiorno durò comunque poco: già nel 1554, come detto, egli fuggì ancora per evitare un nuovo processo per sodomia ed eresia.
Ci è stato tramandato che egli si sarebbe salvato perché un amico "in alto loco" lo avvisò dell'arresto imminente, inviandogli un biglietto in latino con scritto nient'altro che un verso di Virgilio: "Oh, fuggi questa terra crudele, fuggi la riva amara!".
Vero o falso che sia l'aneddoto, Muret fuggì e, assieme al suo "complice/amante" Memmius Frémiot (anch'egli fuggito), processato in contumacia, fu condannato a morte ed arso in effigie, come sodomita ed eretico [2].

Muret - Orationum Ciceronis in Catilinam explicatio, 1557Negli anni successivi troviamo Muret, dopo qualche peripezia in Italia, a Venezia, dove insegna e collabora con vari editori, fra cui Aldo Manuzio, alla pubblicazione di classici latini. Anche qui però, mentre è al servizio del cardinale Ippolito d'Este,
 

"increscioso contrattempo, alcune indiscrezioni giungono alle orecchie d'Ippolito. Cosa gli è stato detto? Sono forse i peccati già espiati di cui Muret dovrà ancora sopportare la pena? (...) La lettera di Morin <che ce ne riferisce, NdR> non è esplicita: parla soltanto di voci negative, e dice che una lettera del cardinale di Tournon le ha confermate" [3].


Nonostante la giusta prudenza del suo biografo Dejob, i documenti antichi riferiscono anche voci decisamente più "a senso unico" sui motivi per cui Muret preferì andarsene anche da Venezia: secondo l'umanista Joseph Joost Scaliger (1540-1609), che fu suo amico,

"Muret fuggì da Tolosa, andò a Venezia, ma avendo cercato di sodomizzare i figli di alcuni dei più egregi nobiluomini, fuggì a Roma.
(...)
Era un uomo dotto, ma a Venezia non lo vollero sopportare per via della sua pederastia[4].
Scaliger comunque esagera: Dejob sottolinea infatti che a Venezia (dove sulla sodomia non si scherzava, come dimostra il caso di Pomponio Leto) non fu mai aperto un vero processo contro di lui; Muret pensò però che fosse più prudente cambiar di nuovo aria e si trasferì, fra l'11 gennaio e il 4 febbraio 1558 (mollando a metà l'anno accademico), a Padova, sede d'una prestigiosa università [5].

Padova: il cortile della parte antica dell'Università (foto Dall'Orto)
Padova: il cortile della parte antica dell'Università (foto Dall'Orto).

Ciò prova che denuncia non vi fu: Padova apparteneva alla Repubblica di Venezia, e qui sarebbe stato facile arrestare Muret, se fosse stato latitante. Per sua fortuna, insomma, Muret fu solo vittima di pettegolezzi e voci... che comunque riuscirono a seguirlo anche nella sua nuova residenza:

"Ecco di nuovo correre voci maligne sul suo conto. Decisamente Muret aveva lo sciagurato privilegio di far nascere i sospetti sui suoi passi.

Nel corso del mese d'agosto 1558, <il suo corrispondente> Lambin informa Muret d'un incontro appena avuto con un teologo che tornava da Padova. Costui aveva dichiarato che Muret aveva lasciato Padova per Venezia per qualche giorno, che ne era tornato, ma che la sua casa non era più frequentata come prima, e che tale cambiamento era interpretato sfavorevolmente.

Si raccontava, per gelosia senza dubbio, che alcuni giovani veneziani pudici e buoni che vivevano con Muret erano tornati a casa loro; che Muret li aveva seguiti per giustificarsi, che era ritornato triste e abbattuto, che aveva lasciato la sua vecchia abitazione e ne aveva affittata una più piccola.

Fu detto a Lambin che la maggior parte degli studenti di Muret si era allontanata (abalienatis) da lui per un certo atto o una certa parola del loro maestro" [6].

La Sapienza (università) di Roma nel 1655
La Sapienza (università) di Roma nel 1655
 Questa catastrofe fu comunque l'ultima: il 30 settembre 1558 troviamo Muret a Venezia, ma già nel 1559, fatta la pace con in cardinale Ippolito d'Este, grazie alla sua raccomandazione riesce a trasferirsi dapprima a Ferrara e poi, nel 1563, a Roma, dove ottenne un posto all'Università della Sapienza, che tenne senza interruzione fino al 1584, insegnando filosofia morale, diritto e retorica.

A Roma Muret riuscì infine a diventare stimato e ricco. Nel 1572 il papa gli concesse anche, per i suoi meriti culturali, la cittadinanza romana. Nel 1576 fu addirittura ordinato prete. 

Morì ricco e rispettato, lasciando suoi eredi i gesuiti.

fregio di separazionefregio di separazione

Le numerose opere da lui pubblicate comprendono poesie latine, commenti ai classici latini, opere filologiche (Varie lectiones 1559-1600) e sulla retorica, orazioni celebrative eccetera.

La sua opera fu tenuta in alta considerazione anche dalle generazioni successive, ma la scelta di farsi prete spinse fino al secolo scorso gli scrittori protestanti a tramandare fin troppo volentieri la notizia della sua omosessualità, e quelli cattolici a fare di tutto per nasconderla
Dejob cita addirittura l'esistenza d'una settecentesca Apologia pro Mureto criminis sodomiae postulato [7], scritta da un certo Voigt per difenderlo dalla fama di sodomita! [8]
Sarà stato davvero tutto fumo, senza fuoco? [9]

In realtà di almeno due amori di Muret conosciamo il nome: il già citato Frémiot, e Daniel Schleicher, suo studente, chiamato "figlio dolcissimo sopra ogni cosa" e destinatario di un'ode d'amore in latino in cui Muret si esprime con termini assai teneri... fin troppo [10].

Muret morì nel 1585 e fu sepolto nella chiesa della Trinità dei Monti.a Roma, la chiesa principale della comunità francese a Roma.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Guillaume Colletet, citato in: Charles Dejob, Marc-Antonie Muret, un professeur français en Italie dans la seconde moitié du XVIe siècle, Thorin, Paris, 1881, (Ristampa: Slatkine, Genève 1970), p. 47.

[2] Dejob, Ibidem, pp. 51 e 58.

[3] Ibidem, pp. 116.

[4] Joseph Joost Scaliger, Scaligerana II. In: Scaligerana, thuana, perroniana, pithoeana et colemesiana, Covens et Mortier, Amsterdam 1740, vol. 2, pp. 257 e 465.

[5] Dejob, Op. cit., p. 117.

[6] Ibidem, pp. 128-129.

[7] J. Voigt, Apologia pro Mureto criminis sodomiae postulato, "Apparatus societatis colligentium", I, pp. 93-616. [Non vidi]. 

[8] Sui processi per sodomia e i guai vari di Muret si veda anche: Gilles Ménage, Anti-Baillet, Foulque et Van Dole, La Haye, 1688 e Charpentier, Paris 1730; capitolo 83.
(Riedizione come vol. VII delle opere di Baillet: Holms, Hildesheim e New York 1971: questa edizione è disponibile online in formato .pdf sul sito "Gallica" - facendo "scroll" a sinistra se ne ha l'indice per argomenti).

Sulla sua opera si veda: Giovan Vittorio Rossi (Janus Nicias Erythraeus), Pinacotheca virorum illustrium, Kalcovius, Colonia Agrippinae, 1645-1648.

[9] Su quanto ci potesse essere di vero in tale continua accusa si esprime in modo insolitamente esplicito perfino l'ottocentesco Dejob (Op. cit., pp. 54-55): "Da dove viene che questa terribile accusa che ha forse cacciato Muret da Parigi, che l'ha certamente cacciato di Francia, lo faccia bandire ancora da Padova quattro anni più tardi? Sono dunque così accaniti, questi calunniatori? Dunque si moltiplicano contro di lui? E in che modo si propagano queste false accuse! Come vengono accolte persino in un mondo in cui di solito Muret gode di un grande favore! (...) 
E poi, questi calunniatori, <Muret> non li nomina da nessuna parte: non appena, bene accolto a Venezia,  è al tempo stesso al di fuori della loro portata e senza dubbio esasperato dalla loro perfidia, è già tanto se, en passant, si lamenta della loro ingiustizia. Come! nessuna apologia! Nessun fatto contro di loro! (...) 
Senza affermare nulla, confesseremo che l'innocenza di Muret ci appare assai sospetta".
E si veda anche la testimonianza di Giovan Vittorio Rossi.

[10] "Sic ipse postquam desiero tui / aspectu amato atque expetito / posse animum exsatiare vultus / (...) / Quam sape te ut spectare possim, / morte mea cupiam pacisci!". (citato in Dejob, Op. cit., p. 53).



Originariamente edito in traduzione inglese parziale sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1,ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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