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Un'ignota allusione all'omosessualità in una commedia del 1629 

19/09/2010 

Giulio Strozzi.
Giulio Strozzi (1583-1652) ritratto da Tiberio Tinelli. 
Da WikiCommons.
 Caro Giovanni, 

ho visto sul tuo sito la segnalazione di opere letterarie che trattano di temi gay, e ti volevo segnalare un'aggiunta possibile: 

Il natal di Amore di Giulio Strozzi, commedia pubblicata varie volte negli anni '20 del Seicento e ristampata nel 1644. In una edizione SOLA, quella del 1629, compaiono i personaggi di due giovani innamorati della stessa ragazza; quando lei li rifiuta, loro per consolarsi prima prendono a baciarsi l'un l'altro, e poi alla fine addirittura vanno a vivere assieme, con questo monologo (sconcertante in tempi di Controriforma) di Toante: 

    Resta tu dunque, resta, 
    il mio Chiron, qui meco; 
    un medesimo tetto 
    ci accoglierà, come conserva il core 
    un medesimo affetto. 
    Saremo esempio al mondo 
    di novella amicizia, 
    mentre fra noi comuni 
    non sol gli averi, e le sostanze e gli ori, 
    ma faremo, oh dolcissimo Chirone, 
    comuni anco gl’amori.
Ecco, l'ultimo verso mi pare indichi bene che cosa si intende per "novella amicizia"! 
E anche il fatto che l'autore abbia osato far apparire questa scena una volta sola (in sei edizioni) è ben significativo dell'audacia che occorreva. 

Spero il riferimento ti possa interessare. 
Un caro saluto, e complimenti per il lavoro sul sito, 

Marco Arnaudo 

 
Caro Marco Arnaudo,

grazie per la segnalazione, graditissima (non conoscevo il brano).

Posso pubblicare la lettera sul mio sito e diffonderla, o va considerata come privata?
Nel caso possa pubblicarla, come va firmata?

Grazie ancora.

P.S. Posso suggerire una diretta (e sfottente) allusione, nei versi che citi, all'opuscolo De monstruosa amicitia respectu perfectionis, edito nel 1628, ovvero l'anno prima, proprio a Venezia?
In quell'anno si trattava certo d'un "pettegolezzo d'attualità" cittadino, cosa che in parte spiegherebbe il successivo disinteresse nelle edizioni ulteriori (non era più il pettegolezzo del giorno).

Oltre tutto, la contiguità temporale con l'Alcibiade fanciullo a scola, che è del 1630 e viene dalla medesima Accademia degli Incogniti di cui faceva parte lo Strozzi, mi spinge a chiedermi se quelli lì non si siano messi sul serio a discutere fra loro sul tema degli amori fra persone dello stesso sesso, proprio come s'appassionarono al tema della condizione della donna a seguito delle opere della Tarabotti...

Lo dico pensando al fatto che ancora nel 1642 la figlia adottiva di Giulio Strozzi, Barbara Strozzi, musicò ed eseguì la cantata "Lamento sul Rodano severo" in occasione dell'esecuzione capitale dell'amante di Enrico II, nella quale allude senza ritegno agli amori omosessuali fra i due: "Mentre al devoto collo / tu mi stendevi quel cortese braccio // (...) // Quando meco godevi / di trastullarti in solazzevol gioco".
E nel 1650 il Loredano fa stampare l'Alcibiade...

Direi che qui c'è pertinacia e pervicacia...

Giovanni Dall'Orto
 

Risposta 

20/09/2010 

Ciao Giovanni, 
certo che puoi pubblicare la email e firmarla col mio nome e cognome.  

Inoltre, se non sembra che mi faccio reclame, se vuoi puoi segnalare che la commedia è leggibile nell'edizione che ho curato per Antenore, uscita quest'anno.  

Unica edizione moderna, e basata proprio sulla versione "proibita" del testo. 

Ciao, 

Marco Arnaudo 
Associate Professor,Director of Graduate Studies in Italian, Ballantine Hall 633, 1020 East Kirkwood Avenue, Bloomington. 
 

 

Fare "reclame" alle novità interessanti è lo scopo per cui esiste questo sito. :-)

Grazie.

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