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Antonio Tiepolo (1526-1582)

Palazzo Venezia
Palazzo Venezia, sede dell'ambasciata di Venezia.
 
Da: Relazioni da Roma [1566 e 1578] [1] 
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20 luglio 1566
20 luglio 1566
/p. 50/ 
Si usa dal Governator di ordine di Sua Santità ogni diligentia per aver nella mano, et gastigar quei, che han usato il brutto vitio della sodomia, onde già alquanti giorni se ne abbrusciò uno in ponte [2], et ultimamente ne è stalo ritenuto un cittadin Romano, assai ricco con molti altri, che si tengono consapevoli, et partecipi delli errori suoi.
/p. 50/
Per ordine del papa, il Governatore di Roma sta facendo tutto il possibile per arrestare e castigare coloro che si sono dati al brutto vizio della sodomia, ragione per cui alcuni giorni fa ne è stato bruciato uno sul ponte
[2], e ultimamente è stato arrestato un cittadino romano, assai ricco, assieme a molti altri, ritenuti consapevoli e partecipi degli errori di costui.
Onde alquanti gentil'homeni principali di questa città si sono absentati.
Per questa ragione diversi importanti gentiluomini di Roma sono fuggiti.

Ha havuto a dir Sua Santità tra sui familiari, che desidereria potersi giustificar, se qualche grande, anchor che cardinale, fosse di questo vitio colpevole, perchè faria proceder contra di lui con ogni severità colla morte, et col foco acciocché si cognoscesse, che la giustitia sua si estende non solo contra i bassi et poveri, ma anchora contra i maggiori et potenti.

Il papa ha detto ai membri della sua Corte che desidererebbe potersi dimostrare giusto se qualche potente, fosse pure un cardinale, risultasse colpevole di questo vizio, perché lo farebbe processare con la massima severità e con la pena di morte e col fuoco, affinché si sapesse che la sua giustizia non si esercita solo contro i plebei e i poveri, ma anche contro i nobili e i potenti.

 fregio separatorio
 
2 agosto 1578
2 agosto 1578
/p. 121/

VII. Sono stati presi undeci fra Portughesi et Spagnuoli, i quali adunatisi in una chiesa, ch'è vicina san Giovanni Laterano [3], facevano alcune lor cerimonie, et con horrenda sceleraggine bruttando il sacrosanto nome di matrimonio, se maritavano l'un con l'altro, congiongendosi insieme, come marito con moglie.

/p. 121/

VII. Sono stati arrestati undici Portoghesi e Spagnoli, i quali si riunivano in una chiesa, che è vicina a San Giovanni in Laterano
[3], e lì facevano alcune cerimonie loro particolari; e con orrenda scellerataggine, insozzando il sacrosanto nome del matrimonio, si maritavano l'uno con l'altro, accoppiandosi assieme come fa il marito con la moglie.
Vintisette si trovavano, et più, insieme il più delle volte, ma questa volta non ne hanno potuto coglier più che questi undeci, i quali anderanno al fuoco, et come meritano [4]. La maggior parte delle volte si riunivano in ventisette, e anche più, ma questa volta si è riusciti a catturarne solo undici, i quali verranno condannati al rogo, come meritano [4].

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
Note 

[1] Il testo è in: Fabio Mutinelli (a cura di), Storia arcana ed aneddotica d'Italia raccontata dai veneti ambasciatori, Naratovich, Venezia 1855-1858 (4 voll.), vol. 1 (1855), pp. 50 e 121. Online su Internet Archive e su Google books. La parafrasi in italiano moderno è mia.

Come dice il titolo dell'opera da cui è stata tratta, questo è un estratto da un resoconto degli avvenimenti di Roma stilato dall'ambasciata della Repubblica di Venezia presso lo Stato della Chiesa.

[2] Quello davanti a Castel Sant'Angelo, luogo tradizionale di esecuzioni capitali.

[3] San Giovanni a Porta Latina.

[4] A questo quasi incredibile episodio ho dedicato il capitolo "Il matrimonio dei sodomiti" del mio libro Tutta un'altra storia (Saggiatore, Milano 2016), pp. 315-324. Le persone effettivamente impiccate e bruciate furono alla fine otto.


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