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Joachim du Bellay (1522-1560)

Joachim du Bellay
Joachim du Bellay

Da: Les regrets / I rimpianti [1558] [1]

Tre sonetti scritti a Roma [1553-1557] 
.

Sonnet 103.[2]
Sonetto 103.[2]
Si la perte des tiens, si les pleurs de ta mere,
et si de tes parents les regrets quelquefois,
combien, cruel Amour, que sans amour tu sois,
t'ont fait sentir le dueil de leur compleinte amere:
Se la perdita dei tuoi, se i pianti di tua madre,
e se i dispiaceri dei tuoi genitori qualche volta
(come può essere, crudele Amore, che tu sia senza amore?)
ti han fatto sentire il dolore del loro amaro compianto,
c'est or' qu'il fault monstrer ton flambeau sans lumiere,
c'est or' qu'il fault porter sans flesches ton carquois,
c'est or' qu'il fault briser ton petit arc Turquois,
renouvelant le dueil de ta perte premiere.
è ora che devi mostrare senza luce la tua fiaccola,
è ora che devi portare senza frecce la tua faretra,
è ora che devi rompere il tuo piccolo arco turchese,
rinnovando il dolore della tua prima perdita.
Car ce n'est pas icy qu'il te fault regretter
le pere au bel Ascaigne: il te fault lamenter
le bel Ascaigne mesme, Ascaigne, ô quel dommage!
Perché qui non devi più commemorare
il padre al bell’Ascanio: ora devi piangere
il bell’Ascanio stesso, Ascanio, oh quale perdita!
Ascaigne que Caraffe aymoit plus que ses yeux,
Ascaigne qui passoit en beaulté de visage
le beau Couppier Troyen, qui verse à boire aux Dieux.
Ascanio che Carafa amava più che gli occhi,
Ascanio, che superava in bellezza del volto 
il bel coppiere troiano, che versa da bere agli dèi.

spaziatore

Sonnet 105.[3]
Sonetto 105.[3]
De voir mignon du Roy un courtisan honneste,
voir un pauvre cadet l'ordre au col soustenir,
un petit compagnon aux estaz parvenir,
ce n'est chose (Morel) digne d'en faire feste.
Vedere un onesto cortigiano diventare favorito del re,
vedere un povero cadetto portare al collo l’insegna d'un ordine [4],
o un piccolo valletto arrivare a governare la nazione,
non è cosa - o Morel [5] - degna di farne festa.
Mais voir un estaffier, un enfant, une beste,
un forfant, un poltron Cardinal devenir,
et pour avoir bien sceu un singe entretenir
un Ganymede avoir le rouge sur la teste:
Ma vedere uno staffiere, un bambino, una bestia,
un furfante, un poltrone fatto cardinale,
e per aver saputo accudire bene a una scimmia,
un Ganimede portare il rosso in testa [6];
s'estre veu par les mains d'un soldat Espagnol
bien hault sur une eschelle avoir la corde au col
celuy, que par le nom de Sainct Pere lon nomme
essersi visto colui che è chiamato col nome di Santo Padre,
ben alto su una scala ricevere la corda al collo
dalle mani d'un soldato spagnolo [7];
un belistre en trois jours aux princes s'égaller, 
et puis le voir de là en trois jours devaller: 
ces miracles (Morel) ne se font point qu'à Rome.
un gaglioffo in tre giorni uguagliarsi ai principi,
e poi di là a tre giorni vederlo declinare [8]
questi miracoli - Morel - non si hanno che a Roma.
Statua di Giulio III a Perugia
Statua di Giulio III, a Perugia.
Sonnet 106.[9].
Sonetto 106.[9].
Qui niera (Gillebert) s'il ne veult resister
au jugement commun, que le siege de Pierre
qu'on peult dire à bon droit un Paradis en terre,
aussi bien que le ciel, n'ait son grand Juppiter?
Chi negherà, o Gillebert, se non vuole resistere
al senso comune, che il seggio di Pietro
(che a buon diritto può dirsi Paradiso in terra)
abbia, proprio come il cielo, il suo gran Giove?
Les Grecz nous ont fait l'un sur Olympe habiter,
dont souvent dessus nous ses fouldres il desserre:
l'autre du Vatican délasche son tonnerre,
quand quelque Roy l'a fait contre luy despiter.
L'uno, i greci lo han fatto abitare sull’Olimpo,
dall’alto del quale spesso scaglia le sue folgori;
l’altro fa partire il suo tuono dal Vaticano
quando un qualche re l'ha fatto indispettire.
Du Juppiter celeste un Ganymede on vante,
le Thusque Juppiter en a plus de cinquante:
l'un de Nectar s'enyvre, & l'autre de bon vin.
Il Giove celeste un solo Ganimede vanta, 
il Giove toscano [10] ne ha più di cinquanta;
il primo s'inebria di nettare, l'altro di buon vino.
De l'aigle l'un & l'autre a la defense prise,
mais l'un hait les tyrans, l'autre les favorise:
le mortel en cecy n'est semblable au divin.
Come difesa, l’uno e l’altro ha l’aquila,
ma l’uno odia i tiranni, l’altro li favorisce [11]:
in questo il [Giove] mortale non è simile a quello divino.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Tutti i sonetti sono tratti da: Joachim du Bellay, Les regrets, [1558], da me consultato anche in: Les antiquités de Rome. Les regrets, Garnier-Flammarion, Paris 1971.
Il testo è quello dell'edizione integrale online, che si può leggere facendo clic qui.
La traduzione, inedita, è stata offerta da don Marco, che ringrazio.

[2] Scritto per la morte dell'amato del cardinale Carafa, un certo Ascanio (che non sono riuscito a identificare. Se qualche lettore fosse in grado di darmi lumi sulla sua identità, gliene sarò grato).

Il dio Amore (raffigurato con arco e frecce) è figlio di Venere, madre anche di Enea, padre di Ascanio. Da qui l'intricato gioco di parole su figli e genitori.

[3] Contro Giulio III, che nel 1550 aveva fatto cardinale il suo giovane amante omosessuale Innocenzo Del Monte.

[4] L'ordine di Saint-Michel, che il re di Francia concedeva con "troppa" generosità.
Qui mignon ha ancora il senso di "favorito del re"; qualche anno dopo, sotto Enrico III, avrebbe preso il significato di "amante del re".

[5] Jean de Morel d'Embrun, erudito e amico di Bellay. 

[6] Il cappello dei cardinali è rosso.

[7] Disavventura accaduta, durante il Sacco di Roma del 1527, al futuro papa Giulio III, ostaggio delle truppe imperiali.

[8] Allude a un fatto di cronaca, non so dire quale.

[9] Ancora contro il papa Giulio III
Il "Gillebert" a cui è indirizzato il sonetto è Pierre Gilbert, consigliere al Parlamento di Grenoble e poeta.

[10] Il papa Giulio III.

[11] L'aquila è il simbolo imperiale, e i "tiranni" che il papa è accusato di favorire sono gli imperatori di Germania (rivali del regno di Francia).


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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