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Bruno Romano [1]

Maurice Sachs
Maurice Sachs.


Il moralista [1949] [2]

Invertito, malandrino e collaborazionista, Moris-[scil. Maurice, ndr]-Sachs è scomparso durante la guerra senza lasciare traccia: si dice che egli sia morto in Germania [3], ma la fantasia ama raffigurarlo in fuga verso l'Oriente, disgustato, come Rimbaud della civiltà, della letteratura, delle ipocrisie sociali.


Parigi, aprile.

Il caso di Maurice Sachs è uno dei più bizzarri e dei più interessanti della letteratura francese contemporanea. 
Come re Teodorico nella poesia di Carducci, Maurice Sachs è stato rapito e sprofondato in golfo misterioso. 
È nata così la leggenda di Sachs, di questo "snob" invertito e malandrino, che si è rivelato improvvisamente scrittore di una forza e spregiudicatezza straordinaria.

Prima che la sua avventura si concludesse misteriosamente, Sachs godeva di un credito mediocre nel mondo delle lettere francesi. Legato con tutti gli scrittori, da Gide a Cocteau e a Paulhan, di casa alla N.R.F., autore di alcuni libri e di alcune traduzioni, Sachs veniva giudicato più un dilettante che scrittore autentico.

Egli era preso per la maggior parte dell'anno da altri interessi: il denaro e l'amore dei giovinetti. Era prigioniero di un ciclo infernale: i giovani gli rimanevano fedeli finché egli possedeva denaro. Ma quando il portafogli era vuoto, si dileguavano.
Sachs confesserà un giorno: "Ho avuto più di tremila avventure amorose, ma solo quattro furono frutto della passione".

Fu il bisogno di denaro a spingerlo sui sentieri di quella vita dannata: dopo aver tentato inutilmente di farsi una posizione con il commercio dei quadri si buttò a rubare, a truffare, a barare. 
Non era tipo da amare le posizioni e le situazioni regolari; il disordine e l'intrigo lo attiravano irresistibilmente. Il bisogno dell'avventura e dell'azione lo riprendeva a intervalli regolari e lo spingeva verso nuove follie.

Finché il giuoco fu facile, Sachs lo sopportò. Ma il giorno in cui esso diventò aspro e richiese l'impiego di qualità che il pigro Sachs non possedeva, allora preferì fuggire. Si arruolò come lavoratore volontario in Germania e venne inviato a Amburgo, addetto alla manovra di una gru. 
Solo, chiuso nella cabina della gru a venti metri di altezza, l'ambizione letteraria riprese Sachs e gli ispirò il suo ultimo libro. 

Copertina di un'edizione francese della _Cronique joyeuse et scandaleuse_Quando era ancora in Francia aveva scritto due volumi, il Sabbat-[4] e la Cronique joyeux et scandaleuse, ma aveva dovuto lasciare i manoscritti a conoscenti in pegno dei debiti che aveva contratto verso di loro.

Sono due libri di memorie. Maurice Sachs, che si credeva un Casanova omosessuale, vi racconta i suoi amori e vi espone l'arte di sedurre i giovinetti. 
Il Sabbat,pubblicato postumo nel 1947, fu una rivelazione. Chi aveva letto Alias,André Gide, Maurice Thorez, Daumier, Au temps du boeuf sur le toit-[5], si trovò in presenza di un Sachs nuovo, dotato di uno stile vigorosissimo.

Vi erano nel Sabbat(e più ancora nella Cronique, pubblicata nel 1948) dei capitoli e delle pagine urtanti. Il compiacimento, la provocazione quasi con cui Sachs descriveva certe scene di seduzione giovanile, imprimevano al suo stile il riflesso equivoco della pornografia. Ma l'atmosfera picaresca della narrazione costituiva un'importante novità.

E tuttavia, Maurice Sachs doveva ancora scrivere il suo capolavoro. Fu dunque ad Amburgo, nella cabina della gru, che egli maturò le 190 pagine che compongono il volume La chasse à courre, uscito poche settimane fa.

La chasse à courre è un'autobiografia e nello stesso tempo una pittura felicissima della vita e della società parigina tra il 1940 e il 1942. I giorni che seguirono l'ingresso delle truppe tedesche a Parigi, la città era deserta:
 

"Nous arrivâmes a Paris le 29 juin 1940. Il ètait à heures de l'après-midi.

Des sacs de sable obstruaient en chicane les artères d'entrée aux portes de la capitale. Et, dans les avenues d'approche, tout au plus voyait-on parfois pisser un chien, trolliner une concierge.

Nous eûmes la curiosité de faire un tour de Paris. Il y avait un peu de monde au Quartier Latin, quelques filles attablées chez Capoulade avec des officers allemands, quelques passants encore boulevard Saint-Germain, mais, rue de Rivoli, place de la Concorde, personne que de rares allemandes, et surprenants, au premier coup d'oeil, les grands étendards rouges à croix gammé flottant au centre de la citté. 
Sur les Champs-Elysées, trois voitures allemandes patruillaient avec deux tanks les gers.

On n'aperecevait pas vingt piétons dans toute l'avenue. A l'Etoile quelques militaires stationnaient sous l'Arc de Triomphe. 
A Montmartre, très peu de monde. 
Quant à Passy où j'allais, personne, vraiment, personne! Jusqu'aux concierges, tout était tapi dans son coin". 

Poco alla volta i parigini cominciarono a rientrare in città e a mettere il naso fuori della porta. 
Essi si acconciarono ben presto alla nuova vita e seppero trarne profitto. 
Una febbre di traffici investì la capitale, e Sachs descrive il mercato nero dell'oro, dei gioielli, della carne, dei cento generi alimentari, il mercato delle influenze e delle protezioni, la vita facile della Parigi occupata. 
Anche Sachs diventa un piccolo re del mercato nero, traffica in napoleoni d'oro e in gioielli, conduce la grande vita nei lussuosi appartamenti che abita successivamente sul Quai de Conti, in Rue Royale, in Rue de Rivoli. Ha intorno a sé tutta una corte di giovani che si agitano e si urtano per poter essere ricevuti nel suo letto.

Copertina di un'edizione francese di _ Le Sabbat_Fu nel settembre del 1942 che Sachs tentò la sua ultima fuga. Stanco, disgustato dalla commedia sociale, egli si rifugiò prima nell'Orne, poi partì verso la Germania, il Paese che più amava.

Dopo la liberazione, la polizia ricercò Sachs, contro il quale esistevano delle denuncie come agente della Gestapo e delatore di patrioti. Ma Sachs era scomparso. Le sue ultime lettere da Amburgo portano la data dell'ottobre 1943. Sachs era morto sotto un bombardamento oppure era fuggito, come aveva sempre sognato, verso l'oriente? [3][...]

Sachs si è volatilizzato senza lasciare traccia, e la fantasia ama raffigurarlo in fuga verso l'Oriente, disgustato come Rimbaud dell'Occidente, della letteratura, della ipocrisia sociale.

La leggenda di Maurice Sachs si sovrappone alla sua reale esistenza, e la riscatta da tutte le sue bassezze di grande peccatore. 
Egli si era già salvato l'anima scrivendo La chasse è courre, una spietata confessione in cui il vizio perde il suo carattere di ignominia e di perversione.

Qualche dilettante ha tentato di stabilire un rapporto fra Maurice Sachs e un altro scrittore pervertito, Jean Genet. I romanzi semiclandestini di Genet straripano di omosessualità: essi sono una provocazione, un tentativo di corruzione più che una liberazione dal vizio e dal peccato.
Cioè tutto l'opposto di Maurice Sachs, per il quale certe pagine del Sabbat e più ancora tutta la Chasse à courre rappresentano un mezzo per liberarsi dal peccato e dall'ossessione del vizio.

Per quanto Maurice Sachs appartiene alla famiglia dei moralisti e non dei provocatori e dei corruttori come Genet e gli altri scrittori che sono più vicini alla pornografia che non all'arte.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1]-Bruno Romano non è, per la storia dell'omosessualità, un "signor Nessuno". 
Fu lui, infatti, come deputato del Psdi, partito scisso (a destra) dal Psi grazie ai finanziamenti degli Usa, che depositò il 29 aprile 1961 una vergognosa proposta di legge (Atti parlamentari, proposta di legge n. 2990) che avrebbe reso l'omosessualità illegale in Italia (cfr. al proposito il suo articolo: Bruno Romano, Perché mi batto contro gli omosessuali, "ABC", 25 giugno 1961. Per un'opinione contraria: Maurizio Bellotti, Une proposition immonde, "Arcadie", n. 94, octobre 1961,. pp. 509-513) .
Per nostra fortuna, la Democrazia Cristiana riteneva l'omosessualità un tema troppo scandaloso per parlarne perfino in una legge repressiva, e quindi della proposta non ne fece nulla! 
A volte la bigotteria è un vantaggio, a quanto pare...

[2]-Bruno Romano, L'immoralista, in ''Il Mondo'', I, 11, 30-4-1949, p. 9.
La divisione in paragrafi e l'aggiunta di neretti e acapo (Internet ha esigenze grafiche diverse da quella della carta stampata) è mia. Ringrazio Yuri Guaiana che ha scoperto questo documento, lo ha scansito e me lo ha inviato.

N.B.: All'epoca era più evidente di oggi che il titolo dell'articolo alludeva al romanzo --L'immoralista del premio Nobel André Gide, omosessuale "scandalosamente" dichiarato e (per l'epoca) militante.

[3] Maurice (non "Morice", come scrive Romano) Sachs, di origine ebraica, fu abbattuto nel 1945 durante un trasferimento da un lager all'altro, sotto l'incalzare delle truppe Alleate.
Sulla sua vicenda si veda online la splendida biografia (in francese).

[4] Romano scrive sempre, qui e oltre, Sabat. Ho corretto in Sabbat.

[5] "Le beuf sur le toit" era un celeberrimo locale notturno e ritrovo intellettuale parigino.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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