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Andrea Alciati (1492-1550)
 
Andrea Alciati

Emblemata / Emblemi  [1531 e 1534] [1]
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Alciati - Emblema ''In Deo laetandum''

EMBLEMA IV, p. 6

In deo Laetandum.

Aspice ut egregius puerum Iovis alite pictor
fecerit Iliacum summa per astra vehi.

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Alciati - Emblema ''In Deo laetandum''

EMBLEMA IV, pp. 6-7

Che si deve rallegrare in Dio.[2]

Mira come portar, d'Ilio il Garzone.[3],
pittore industre, da l'augel di Giove [4],
fatto habbia, sù per gli astri, eccelsi, e sommi.


Quisne Iovem tactum puerili credat amore?
Dic, haec Maeonius finxerit unde senex?

Che, d'amor pueril [5], sia Giove tocco,
chi mai creder potrà? Dimmi d'onde habbia
tai cose finte di Meonia il Vecchio?

Consilium, mens atque Dei cui gaudia praestant,
creditur is summo raptus adesse Iovi.

Quel, cui gaudio ministra il gran Consiglio,
e la Mente di Dio, certo si crede,
che, rapito, il Ciel goda, a presso Giove.




Alciati - Emblema ''Philaut́a'

EMBLEMA LXIX, p. 98

Filautìa.[6]

Quod nimium tua forma tibi, Narcisse, placebat, 
in florem, & noti est versa stuporis olus.
 

Alciati - Emblema ''Philaut́a'

EMBLEMA LXIX, p. 99

Amor di se medesimo

Perché troppo, Narciso, a te piacesse
la tua figura, è trasformata in fiore,
e in herbaggio di nota meraviglia.


Ingenii est marcor, cladesque, filautìa, doctos
quae pessum plures datque deditque viros:

È putredine, e strage è de l'ingegno
l'Amor di Se Medesmo; che in ruina
tanti Dotti mandò, tanti anche manda:

qui veterum abiecta methodo, nova dogmata quaerunt,
nilque suas praeter tradere phantasias.

Quai, lasciando le Scole de gli Antichi,
destan Sette novelle; nulla a fatto,
fuor de' capricci suoi, scriver volendo [7].




Alciati - Emblema ''Adversus naturam peccantes''

EMBLEMA LXXX, p. 113-114.

Adversus naturam peccantes

Alciati - Emblema ''Adversus naturam peccantes''

EMBLEMA LXXX, p. 114.

Sopra quelli, che peccano contra natura


Turpe quidem dictu, sed & est res improba factu,
excipiat siquis choenice ventris onus.

Brutta certo a parlar, ma scelerata
è cosa a far, se ne la coppa d'oro
scarchi, e riceva, alcun, del ventre il peso.

Mensuram, legisque modum hoc excedere sanctae est,  [p. 114]
quale sit incesto pollui adulterio.

È questo un trasgredir de la Natura,
e de le Sante Leggi il Modo, e 'l Giusto;
qual fia 'l macchiarsi d'adulterio incesto [8].


Un'altra illustrazione, tratta dell'edizione del 1534

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Edizione bilingue (latino/italiano) da me utilizzata: Emblemi di Andrea Alciati, Tozzi, Padua 1636. 
L'intera opera è onlinein uno splendido sito canadese (da cui ho tratto le immagini), con testo latino, traduzione inglese, immagini e commenti.

Gli Emblemata sono opera d'un giureconsulto milanese, Andrea Alciati o Alciato
Ebbero uno straordinario successo in tutta Europa, dando vita a un genere di letteratura (la "poesia emblematica"), composta da immagini simboliche accompagnate da brevi poesie di commento.

Scritti in latino ma tradotti nelle principali lingue europee, italiano incluso, ne furono prodotte versioni dotate di ampi (e dotti) commentari. 

[2] Viene qui riproposta un'antica (falsa) etimologia del nome di Ganimede, "ci si rallegri in Dio", per spiegare (neoplatonicamente) il mito del ratto del giovane amato da Giove come, "in realtà", elevamento dell'anima a Dio, verso le gioie del Paradiso.

[3] Ganimede era principe di Troia (Ilio).

[4] L'aquila di Giove, che lo rapì.

[5] "Amor puerile" è l'esatta traduzione del greco paiderastìa.
In barba all'opinione dei "costruzionisti storici", che negano che prima del 1868 gli antichi fossero capaci di concepire l'omosessualità come "tendenza" anziché come "atto singolo" di sodomia, Alciati sta dicendo che è inconcepibile che Dio potesse macchiarsi di amore verso i ragazzi. (indicando cioè la tendenza del desiderio, e non la tipologia d'atto sessuale).
Da qui Alciati conclude: ne consegue che il rapimento non può che essere quello dell'anima, che "gode" presso Dio.

[6] Scritto in greco.

[7] "L'amore narcisistico per se stessi ha mandato in rovina molti dotti, che lasciando la sapienza degli antichi creano nuove scuole, rifiutando di scrivere d'altro che delle proprie fantasie".

[8] Il rapporto contronatura è simboleggiato da una donna che usa una coppa d'oro come vaso da notte per defecare; ne esiste una variante con uomo che defeca in un pozzo d'acqua potabile.
L'azione è paragonata nel commento a un (mostruoso) adulterio incestuoso.

Questo emblema, figlio della franchezza rinascimentale pre-Controriformistica, ha creato scandalo nei più puritani secoli successivi: per esempio l'immagine qui riprodotta è stata censurata da un antico proprietario del libro. 

Su questo emblema vedi: William Heckscher, "Pearls from a dung-heap: Andrea Alciati's 'offensive' emblem: 'Adversus naturam peccantes'". In: Art the ape of nature, Abrams, New York 1981, pp. 291- 311.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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