Home page Giovanni Dall'Orto > Saggi di storia gayBiografie di personaggi gay > Testi originali > Sec. IV d.C. > Teodosio I, Valentiniano  ed Arcadio

Teodosio I (Flavius Theodosius, 347-395),
Valentiniano II (Flavius Valentinianus, 371-392)
e Arcadio (Flavius Arcadius, ca. 377-408) 
 
Teodosio I [ca. 390 d.C.]---Valentiniano II [ca. 390 d.C.]---L'imperatore Arcadio [ca. 395-400]. Museo di Istanbul.
Da sinistra: gli imperatori romani Teodosio I "il grande" Valentiniano II e Arcadio.
In questo periodo il governo era condiviso  fra più imperatori.

Lex "Non patimur urbem Romam" [390 d.C.] [1]

Impp. Valentianus, Theodosius et Arcadius Augg. ad Orientium vicarium urbis Romae.

Gli imperatori Valentiniano, Teodosio e Arcadio, augusti, ad Orienzio, vicario per la città di Roma.

Non patimur urbem Romam virtutum omnium matrem, diutius effeminati in viro pudoris contaminatione foedari, et agreste illud a priscis conditoribus robur fracta molliter plebe tenuatum convicium saeculis vel conditorum inrogare vel principum, Orienti carissime ac jucundissime nobis.

Non sopportiamo che la città di Roma, madre di tutte le virtù, sia più a lungo infangata dalla macchia del comportamento effeminato nel maschio, e che quella forza rustica dei primi fondatori, infranta mollemente dal popolino, porti ingiuria ai tempi  dei nostri fondatori o degli imperatori, Orienzio carissimo e graditissimo a noi.

2. Laudanda igitur experientia tua omnes, quibus flagitii usus est virile corpus muliebriter constitutum alieni sexus damnare patientia, nihilque discretum habere cum feminis, 

2. Perciò la tua lodevole esperienza purgherà tramite le fiamme vendicatrici tutti coloro che praticano l'infamia di condannare il loro corpo maschile, travestito da femminile, alla passività del sesso opposto (al punto che non differiscono in nulla dalle femmine), 

occupatos, ut flagitii poscit immanitas, atque omnibus eductos, pudet dicere, virorum lupanaribus spectante populo flammae vindicibus expiabit, 

dopo averli arrestati, come richiede l'enormità del crimine, e portati tutti fuori (ci si vergogna a dirlo) dai bordelli maschili, in presenza del popolo, 

ut universi intellegant sancrosanctum cunctis esse debere hospitium virilis animae nec sine summo supplicio alienum expetisse sexum qui suum turpiter perdidisset.

in modo che tutti capiscano che dev'essere sacrosanto il contenitore dell'anima virile, e che chi abbia perso turpemente il suo sesso, non potrà aspirare a quello altrui senza subire l'estremo supplizio.[2].

Due guardie di Teodosio I

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Dalla Mosaicarum et romanarum legum collectio, V, 3. In: Fontes iuris romani antejustiniani, parte 2, Barbera, Firenze 1940.
Il testo da "omnes, quibus" in poi è ripreso dal Codex theodosianus, IX 7, 6.
Il mio testo latino è tratto da schwulencity.de, la traduzione è mia (verificata su quelle di Cantarella e Dalla).
Il testo latino è online anche nelle Laws of Theodosius I.

Questo testo fu inglobato anche nella Collatio legum mosaicarum, (del 390/428 d.C.), che ho commentato in altra pagina di questo sito.

[2] Dalla descrizione del corpo come "contenitore dell'anima" è evidente l'ispirazione cristiana di questa legge (la seconda, dopo quella del 342), che si pensa abbia introdotto il rogo per analogia con il supplizio di Sodoma e Gomorra.
Questa legge ebbe grande importanza storica, perché fu dalla sua riesumazione, ad opera dei commentatori bolognesi del XIII secolo, che la pena del rogo fu rimessa in vigore (il primo rogo è attestato nel 1277).

Non è chiaro se la legge colpisse solo i prostituti, o i "sodomiti passivi" in generale. Si noti comunque che essa punisce i prostituti per essere stati passivi nel rapporto sessuale, ma non i loro clienti "attivi".
Non si tratta quindi di una legge contro la sodomia, come si pensò nel Medioevo, bensì contro la confusione dei ruoli sessuali.

Su di essa si veda: Eva Cantarella- Secondo Natura, Rizzoli, Milano 1995, e Danilo Danna, Ubi Venus mutatur, Giuffrè, Milano 1987.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

[Torna all'indice dei testi originari] [Vai alla pagina di biografie di gay nella storia] [Vai all'indice dei saggi di storia gay]