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L'Azione [18 e 26 maggio 1908]

Ritratto di ragazzo
Wilhelm von Gloeden, Ritratto di ragazzo.

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I denigratori nordici [18/5/1908] [1].

Con vivo senso di disgusto abbiamo letto su un giornale cittadino le degradanti ed oscene narrazioni di un preteso mercato di carne umana, che si sarebbe piantato nella vetusta Taormina, il nido di poesia e d'incanti della nostra isola bella.

Quello che però ha suscitato la più disgustosa impressione si è che la fonte denigratrice della nostra Sicilia è appunto sempre la stessa, un illustre sconosciuto, piovutoci da non sappiamo quale borgo putrido dell'Alta Italia, si è reso strumento delle più nere calunnie che si siano mai rivolte ad una città, che vive esclusivamente del suo antico splendore, attirando nei suoi vetusti ruderi quanto di più elevato sia intellettualmente che finanziariamente vantino gli uomini[2].

Le denigrazioni di cotesto novello Harden che vorrebbe con la sua lanterna di… Diogene far credere una ipotetica tavola rotonda non possono non indignare  ogni animo ben nato perché - oltre ad essere false di sana pianta, riescono estremamente esiziali agli interessi di Taormina non solo, ma della Sicilia intera, cui si aggiungono alle antiche calunnie altre infamie che vorrebbero intaccarne ciò che di più sacro ha un popolo: l'onore.

In nome della civiltà e del vero noi insorgiamo.

Noi protestiamo contro questo pseudo sentimento osceno di moralità, che allontana dalle nostre plaghe incantate i forestieri, allontana da noi quelle simpatie che ogni giorno il popolo siciliano guadagna quando può dimostrare allo straniero d'Italia o allo straniero del mondo quanto siano menzognere le accuse di barbarie e d'inciviltà che inconsultamente ci si muovono.

Protestiamo, nel nome e nell'interesse della Sicilia, bene augurandoci che cotesti novelli... Harden cui viene la fregola d'inzaccherarsi, nelle lordure, che esistono nella loro fantasiosa e malata intelligenza, comprendano una buona volta il loro torto e contribuiscano, con noi, alla redenzione morale e intellettuale del nostro popolo.

Cediamo, pertanto, la parola al nostro corrispondente di Taormina, che entrando in merito alle insulse e balorde accuse rivolte alla patriottica Taormina, le smentisce in quel modo brillante, che la verità inconfutabile dei fatti facilmente permette.





Non supponevo che a così breve distanza fosse apparso sul "Corriere di Catania" un terzo articolo dai titoli a lettera cubitali più lungo del precedente e poderoso, e questa volta sotto forma di lettera aperta all'Ill.mo Procuratore del Re.

Come ebbi a dire nella mia ultima corrispondenza, questo genere di letteratura senza un costrutto, senza un utile immediato, fa più male che bene.


E mai ho voluto prendere la penna per scrivere di simili sozzure, perché capivo che non avrei mai tolto un ragno dal buco. Ma giacché ci siamo, giacché c'è un rappresentante di un partito (socialista) che coraggiosamente ha messo, come si suol dire, il dito sulla piaga, è giusto che ogni cittadino porti il suo contributo all'edifizio etico sociale, anche quando la contribuzione dovesse limitarsi a far sì che l'esposizione dei fatti proceda calma, veritiera, scevra da passionalità e soprattutto giusta, cioè onesta. E plaudo alle esortazioni che il corrispondente esorta [sic] al Magistrato, perché siamo nello stesso ordine di idee. Cercherò soltanto di non offendere la decenza e la verità e di essere obbiettivo e giusto.


È dal 1904 che apparve [3] in Messina, in un foglio socialista, un chiaro accenno alla piaga sociale che il corrispondente del "Corriere" chiama niente meno che "mercato di carne"!?.

Pare che l'intento dell'incognito e sconosciuto autore dell'articolo Paradiso perduto del 1904 non fosse stato quello di moralizzare, bensì quello di commettere un ricatto, chiunque sia stato l'autore, che fu lasciato indisturbato nella broda della sua sozzura.

Ma intanto la prima pietra era stata lanciata; indi silenzio.


Bisogna venire al 1907 per apprendere che una simile campagna contro la gramigna di Taormina fu [sic] trattata
[4] con un giornalista di Roma; ma non fu accettata, e fu allora che nello stesso giornale di Messina, "La provincia socialista", fu pubblicato (1907) un articolo del genere, e questa volta con firma chiara e autentica e con la promessa di studiare il fenomeno "come qui io appresso farò" (parole testuali dell'articolista). Or fa quasi un anno, e l'inclita [5] è rimasta [sic] con un palmo di naso in attesa di fatti piccanti e studii del punto di vista patologico-sociale.

Col nuovo anno però si sono visti tre articoli del genere sul "Corriere"; cioè dalla provincia di Messina si è passato [sic] alla provincia di Catania, mentre si poteva [sic] rimanere sui fogli della "Provincia socialista". La campagna sarebbe stata in veste più adatta, tanto più che Taormina è in provincia di Messina.


Questa volta non è nemmeno un taorminese (almeno, dei possibili taorminesi ispiratori o suggeritori non si ha cognizione), ma un continentale, venuto da poco alla stazione ferroviaria di Giardini, il quale non può conoscere uomini e cose che attraverso le informazioni di gente moralissima e correligionaria, la quale non sapendo o non volendo scrivere, si serve di giornalisti coraggiosi.


Ho letto i tre articoli, e gira e rigira gli strali e gli appunti si rivoltano contro una stessa persona che, dicesi, si guadagni il pane quotidiano con l'onesto lavoro, e non col mercato di carne, e lo si accusa sol perché nelle sue fotografie artistiche, le quali sono state premiate in Londra con attestati di giurie di artisti di incontestabile valore e fama, sol perché [sic] sui ruderi antichi si ammira qualche nudo e seminudo artistico, e non in tutte le fotografie.


Ora io che non difendo, né accuso, alcuno, rivolgo una domanda al corrispondente di Giardini [10]: i tre articoli con tutte le inesattezze e le accuse inverosimili, sono stati suggeriti del fine nobile di sradicare la gramigna? Evidentemente sì, perché se così non fosse non avrei parole per stigmatizzare simili articoli.

Oh, allora perché si appuntano gli strali contro un solo individuo, che [sic] fino a prova contraria non è provato quanto si scrive sul suo conto. Posso scusare le false, le bugiarde e sensazionali notizie, come quelle smentite nella mia ultima corrispondenza, ma non posso ammettere che una simile campagna abbia una parvenza di onestà, se è diretta contro un solo individuo che potrebbe non essere punto colpevole.


Wilhelm von Gloeden, Panorama da Taormina
Wilhelm von Gloeden,
Panorama da Taormina.




Se le intenzioni del corrispondente sono quali li [sic] vedo, la compagnia deve essere generale, né vale qui il motto dell'"Avanti!" "uno alla volta"; perché si potrebbe pensare che la campagna fosse dovuta ad una lotta personale, meschina, lotta di invidiuzze e di gelosie ed anche, perché no, allo scopo di ricatto che ebbe l'ignoto autore del 1904. Tuttociò mai in persona [sic] dei suoi suggeritori, dei quali egli inconsciamente si è reso strumento.


Se ne [sic] vuole una prova del mio asserto? Il corrispondente di Giardini è in opposizione a quanto scrisse il D. Frank Famà nel 1907 (attenti alle date). E il dott. Famà è persona addentro alle segrete cose, perché essendo in continuo contatto [6], ai thé, ai pranzi e ai balli, ne sa qualcosa.


E infatti nel 1907 scriveva:

"È sperabile che le Autorità si diano pena di procedere a una epurazione o almeno di sorvegliare molto da vicino la condotta di tanta gente, sia essa tedesca, inglese, americana, o danese poco monta".


E io aggiungo anche la prussica, a tanta alleanza, senza tema di sbagliare. Veda dunque il corrispondente che il giudizio del Famà calza con quanto io dissi nell'ultima corrispondenza.


Il corrispondente del "Corriere" scriveva del mercato di carne:

"Questa è grossa, e confina con la diffamazione e la calunnia".


Compulsiamo la prosa del Frank Famà e vediamo cosa dice sul riguardo:

"V'erano allora in Taormina non pochi giovani discendenti di famiglie patrizie finanziariamente rovinate, ai quali era caro il dolce far niente: si intende di leggieri come questi formassero il primo saldo nucleo degli amici di quegli stranieri che poi per un tal tramite estesero le relazioni anco alle classi dei lavoratori".


Chi siano questi giovanotti patrizi che hanno anche infettato i lavoratori non li [sic] so, bisognerebbe chiederlo al D.r Famà; e il corrispondente di Giardini ha l'obbligo di saperlo e di sferzare il patriziato perché nessuno meglio di lui, socialista, può e sa farlo.


Il D.r. Frank Famà continua:

"E fra la gente interessata v'erano padri ai quali riusciva gradita la nuova agiatezza procurata dai loro figli; v'erano proprietari di stanze mobiliate i quali hanno (capite? hanno) una fonte non trascurabile di guadagno albergando signori di quel tipo e procurando loro le necessarie comodità".


Ecco, corrispondente di Giardini, dove si consuma il mercato di carne: presso i proprietari di stanze mobigliate; lo afferma il D.r Frank Famà, e il corrispondente del "Corriere" ha l'obbligo di correggere le sue asserzioni erronee, e chiedere al collega in politica D.r Famà, fuori i nomi, e continuare così con esattezza e scrupolo la moralissima campagna [7].

Come si può pretendere che il Procuratore del Re si occupi di certe corrispondenze vaghe, inesatte? Dunque urge che il "Corriere" e la "Provincia socialista" si mettano d'accordo e facciano i nomi, e le accuse a chi debbano essere rivolte.



Il Dott. Frank Famà dice inoltre che "tanta gente" (paesana) [8] "fa a gara a offrire i propri figli al così detto forestiere".

Ciò conferma a luce meridiana che il mercato di carne viene esercitato dai paesani verso i forestieri. È il D. Famà, che lo ha pubblicato; e se il D. Famà avesse saputo che ci fossero [sic] delle agenzie presso stranieri, come ha voluto far credere il corrispondente del "Corriere", il D. Famà l'avrebbe detto, l'avrebbe scritto. E il surriferito corrispondente ha veramente l'obbligo di attingere, e bene, a tutte le fonti, per non cadere in contradizione coi suoi colleghi in politica e non asserire il falso, e perché sia creduto dal Magistrato.


Difatti nell'ultima sua corrispondenza si legge:

"I fotografi in Taormina sono in parecchi, ma vedrete che uno solo si risentirà di questo mio scritto, cercatelo, indagate".


Risentirsi chi? Di che? E perché? Finora non è a mia conoscenza che alcun fotografo si sia risentito. Tutti i fotografi di Taormina sono delle brave persone, che esercitano il loro commercio, la loro arte, come tutti i fotografi di questo mondo; soltanto due sono quelli che emergono per il gusto artistico del nudo e del seminudo: il Gloden e il Marziani[9].

Entrambi hanno un gusto squisito dell'arte e sanno, con l'impostare qualche figura nuda o seminuda o impaludata in mezzo ai ruderi, dar vita alle nude rocce, alle dirupate pietre.


Ma mi sono accorto che in quanto <a> gusto artistico c'è un po' di depravazione nel corrispondente di Giardini[10], oppure esso è ancora rudimentale e viziato. Egli ha gusto per le vignette dell'Asino[11], ma vi [sic] scorge del laido, per esempio, nella fotografia di Socrate alla fontana di Aretusa, fotografia che è stata giudicata un gioiello dell'arte ed ha l'onore di adornare i salotti di distinte e incensurabili famiglie di Messina.


Né il Gloden, e tanto meno il Marziani, si sono risentiti di accuse che non li riguardano; anzi, hanno riso di cuore leggendo i giudizii artistici sballati del corrispondente.

O dovrebbero risentirsi della famosa accusa di mercato di carne umana? Non è faccenda che riguarda i fotografi: bisogna rivolgersi ai proprietari di stanze mobigliate; così ha detto il Famà.

O avrebbero dovuto risentirsi per tutte le altre notizie marchiane sballate dal corrispondente? No, non sono loro che devono risentirsi, ma lo stesso Procuratore del Re, che il corrispondente di Giardini ci usa la grazia di scrivere con lettera maiuscola.

Sicuro è che il Procuratore del Re ha l'obbligo di avocare a sé tutto questo dibattito per stabilire i limiti della verità e le licenze nel campo della diffamazione e della calunnia.


E ripeto quelle stesse esortazioni della mia ultima corrispondenza, che gioveranno al corrispondente del "Corriere" per istaurare il regno della Morale, <e> al sottoscritto per porre una fine a tutta questa indecente campagna, che nausea e danneggia Taormina e il suo avvenire.

E l'onore della battaglia sarà dovuto intero al corrispondente di Giardini, a condizione che parli di inglesi, di tedeschi, di americani, di danesi e di russi: la gloria sarà dovuta al benemerito partito socialista, come sempre rappresentato in questa questione da un anonimo (1904), dal D.r Frank Famà (1907) e dal Bianchi U. (1908).


E difatti i primi inviti sono fioccati al signor Bianchi, e già ha avuto un pranzo offerto a tavola rotonda. Lui non l'ha pubblicato per modestia, ma io ho l'obbligo di farlo sapere. Però rivolgo al signor Bianchi lo stesso consiglio che egli dà al procuratore del Re: "calzatevi prima i guanti, perché i padroni di casa potrebbero equivocare".


Gloeden, Wilhelm von (1856-1931), Ritratto di ragazzo.
Wilhelm von (1856-1931),
Ritratto di ragazzo.



Ancora un ultimo consiglio.

A che pro tutto questo rimescolio di frasi luride? A che pro tante inesattezze e lordure? Il corrispondente del "Corriere" assicura che ha le prove di tutte queste fandonie che ha sciorinato: le presenti al Magistrato, faccia il sagrifizio d'incomodarsi lui, e se il Magistrato non farà il suo dovere, si scagli contro la magistratura, così avrà l'occasione di un'altra gloriosa campagna.

Se poi ha il prurito di far del chiasso inutile, si accomodi pure; la gente onesta esclamerà: latet anguis in herba[12].


E dopo ciò nessun'altra parola di commento. Amiamo troppo la nostra terra, che ci vide nascere, per preferire di nasconderne le piaghe. Ma questi malanni fortunatamente non esistono, e si sciorinano al pubblico per la turpe voluttà di diffamare; noi insorgiamo e gridiamo basta.


L'omosessualismo per fortuna è una gramigna che non fiorisce nelle nostre terre, che anzi ad essa è del tutto refrattaria: essa invece alligna proprio nei paesi del nord, che non infrequentemente ci danno triste e nauseabondo spettacolo di luridume esotico, che la civiltà e il progresso dovrebbero, e per sempre, bandire.


L'Asino.





I denigratori nordici
[26/5/1908]
[13].

Di fronte alle sciocche insolenze del nordico corrispondente da Giardini[14] dell'organo ufficiale della popoleria[15] catanese, avevamo deciso di non dargli l'onore di una nostra risposta.
Ma poiché il nostro egregio corrispondente, non rilevando le sgrammaticate banalità del suo poco esperto contraddittore, ha creduto di smentire, serenamente e lucidamente, le non poche inesattezze nelle quali è incorso il valoroso grammatico fiorentino, per dovere di imparzialità e per deferenza all'ottimo amico nostro diamo posto alla serena corrispondenza che egli ci manda:

Veramente non capisco perché dovrei vergognarmi ad onorarmi, come mi onoro, del titolo umile se vogliamo, di corrispondente o inchiostratore dell'Azione.
Quell'inchiostratore vale un gioiello ed è una rivelazione.

Non è punto vero che mi nascondo, anche essendo un inchiostratore, gli è che non aspiro a nessuna gloria, e se mi sono permesso di rispondere al corrispondente di Giardini, l'ho fatto, perché ovunque vi è una buona azione da compiere, sento imperioso lo stimolo di mettere a profitto della verità le mie inchiostrature, senza offendere le persone, siano esse grandi o piccine, perché in fatto di polemica giornalistica cerco sempre <di> evitare di cadere nel ridicolo e nella volgarità.

E difatti sono arcicontento per essere riuscito a far sì che il corrispondente di Giardini abbia promesso non solo che la campagna sarà generale, ma che presenterà tutti i documenti del cassetto al magistrato.

Dalla sua lunga prosa mi accorgo che egli è forse in buona fede, ma che è tratto in inganno dai suoi informatori e suggeritori.
Per esempio, piglio a caso una notizia sensazionale dell'ultima corrispondenza: «il Pluschow fu espulso dal territorio Italiano». Il Pluschow è a Roma, fa il fotografo, e vende al pubblico le sue fotografie. Altro che naso del mercadante
[16].

E le papere del corrispondente di Giardini sono famose. Ricordo ancora la minuziosa corrispondenza nella quale gabellò per Ioao Franco una modesta famiglia.

Chiunque<,> di fronte all'inverosimile, alle fantasiose invenzioni, e diciamolo pure alle false notizie, sente il dovere di mettere a posto uomini e cose; e in questa faccenda io non difendo il Gloden, perché non ha bisogno della mia difesa, né altri, ma la Verità.

Sarebbe stato colpevole il silenzio del corrispondente ordinario de «l'Azione», se avesse lasciato passare tutte le bugie e le gratuite asserzioni, quando si ha la convinzione provata ed aumentata (sic) che il fatto del carabiniere non ha nemmeno la parvenza di vero; che è falso di sana pianta quanto si è asserito sulla restituzione di tutte le fotografie da parte delle LL.<oro> AA.<ltezze> i Principi Imperiali; che non è mai esistito il famoso biglietto dell'aiutante di campo; che è una esagerazione che confina con la calunnia quanto gratuitamente si dice sul conto di un onesto fotografo che vive esclusivamente col suo onesto lavoro, che per due volte o più fece pagare care le balorde accuse dei suoi denigratori davanti ai Tribunali[17]; ed ho anche potuto vedere la somma sborsata, circa mille lire, dai suoi detrattori volgari, che si affidarono alla generosità dell'offeso.

E mentre siamo sulla via delle smentite o delle sbugiarderie, mi permetto <di> dire all'orecchio del corrispondente di Giardini che quante egli afferma intorno al pranzo o all'invito non è una insinuazione, ma la verità, vera.
Ed invero dopo la pubblicazione apparsa nel N. 250 del «Corriere», il corrispondente mostrava in pubblico un biglietto d'invito così concepito: «Faccio i miei sentiti complimenti per l'articolo scritto oggi, e avrei molto piacere qualora Lei salisse in Taormina,
di aver fatta[18] una sua visita».

È vera dunque la mia asserzione che gl'inviti e il pranzetto fioccarono dopo la pubblicazione dell'articolo.
Era umano che prendessi la penna per il trionfo della verità<,> e tanto più poi quando si ha la convinzione assoluta che in tutta questa faccenda il corrispondente di Giardini è stato tratto in inganno dagli informatori, malgrado egli voglia sostenere il contrario.
È sugli informatori e sui suggeritori che stanno dietro le quinte, che ricade intera la responsabilità di tutte le menzogne, degl'insulti e delle diffamazioni; e le asserzioni del corrispondente di Giardini non sono sue.

Lo sanno coraggioso, e l'hanno spinto alla campagna nascondendogli il loro depravato disegno.

Ma adesso il dado è tratto e il signor Bianchi ha impiegato la sua parola, e il magistrato attende il dossier, i documenti di tutto ciò ch'egli ha asserito in queste tre ultime corrispondenze.
Attendo adunque una sola e breve risposta dal corrispondente di Giardini: «Ho presentato al Magistrato tutti i documenti di tutto ciò che ho asserito».

In attesa dello svolgimento dei fatti in tribunale depongo la penna.

E adesso mi sia concesso di dire la mia ultima e franca parola al pubblico disinteressato in tutta, questa, incresciosa, polemica.

In tutta questa famosa campagna nessun nocumento verrà a Taormina, perché non si avrà mai il coraggio di fare veramente una campagna generale, perché l'obbiettivo da raggiungere, era uno solo: di nuocere ad un solo individuo che fa ombra, o vendicarsi, di essere stati scacciati da casa sua; obbiettivo che si ripete ad intervallo, per la generosità di chi perdonò i suoi nemici personali davanti ai tribunali.

La morale della parola
[19] è che gatta ci cova<,> e la decenza, il decoro, o la morale c'entrano per orpellare dei fini volgari e personali, e vedrete che lo stesso corrispondente di Giardini sì guarderà bene dal mettere fuori altri nomi, altre persone, altre nazionalità; e se non fosse per l'autodiploma di galantomismo del corrispondente di Giardini, metterei in dubbio che voglia rivolgersi al Magistrato[20].


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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.
Note

[1] Il primo articolo apparve come: Anonimo, I denigratori nordici, "L'Azione - Quotidiano monarchico", 18 maggio 1908, n. 136, pp. 1 e 2.
Si tratta di una risposta all'articolo di Umberto Bianchi, apparso sul "Corriere di Catania" l'11-5-1908, col titolo Germania docetconsigliabile leggere questi articoli nella sequenza corretta, per capire le allusioni incrociate).

Ho trovato il testo presso la biblioteca universitaria di Catania; la trascrizione è stata effettuata da Enrico Oliari, che ringrazio: il presente testo è fondamentalmente quello che era in precedenza riportato nel sito (ora non più online) di Enrico Oliari.
Ho corretto i refusi più evidenti e reimpaginato il testo, aggiungendo acapo e neretti, per migliorare la leggibilità online.

L'alfabetizzazione dell'anonimo autore è piuttosto traballante, cosa che Bianchi non avrebbe mancato di rinfacciargli: le frasi sono prima pensate in siciliano e poi tradotte in italiano.
In compenso, però, il suo modo di argomentare è più pacato di quello, esagitato e a tratti infantile, di Bianchi, del quale sono messe in luce le contraddizioni.

A questo articolo Bianchi rispose con: ...e i malfattori sudici!, "Corriere di Catania" n. 140, in data 21 maggio 1908.
A cui l'anonimo autore del presente scritto rispose con un ulteriore articolo (dal medesimo titolo), che riproduco a seguito di del primo. Dopodiché "L'Azione" decise di chiudere la polemica, che evidentemente era priva d'interesse per i suoi obiettivi politici.

[2] La preoccupazione di chi commissionò questo articolo, com'è evidente in questo passaggio e nella conclusione, è che il chiasso fatto da Bianchi finisse per ledere la "reputazione" di Taormina, creando un danno alla sempre più fiorente industria turistica. Per lo sviluppo della quale chi scrisse era disposto a chiudere tutti e due gli occhi su qualche "eccentricità" dei clienti paganti.
Notevole anche il concetto ribadito nel pezzo, secondo cui l'"omosessualismo" a Taormina non esisteva, se non come problema importato esclusivamente dal Nord.

[3] "Già nel 1904 apparve"...

[4] "Discussa", con la prospettiva di farne un articolo.

[5] "Nel frattempo è trascorso un anno, e il gentile pubblico"...

[6] Sottintende: "con la realtà mondana taorminese".

[7] Non ho capito il senso di questo invito a prendersela con i quanti traevano profitto dall'industria turistica, ma penso che questa frase fosse una sfida a negare che dal turismo omosessuale traesse vantaggio tutta Taormina, insinuando che Bianchi non si azzardava a toccare, anziché un innocuo artista isolato, la massa di coloro che guadagnavano da tale industria, sapendo che non l'avrebbe passata liscia. La sfida è ripetuta anche nella conclusione del secondo articolo.

[8] Sicilianismo per: "gente del posto", "persone non forestiere".

[9] Giovanni Marziani, di cui sono note diverse foto di paesaggio taorminese, ma per il momento nessun nudo. La sua opera finora non è stata ancora studiata.

[10] Bianchi era corrispondente per il "Corriere di Catania" non da Taormina, ma dalla meno prestigiosa cittadina confinante,  Giardini (dal 1978 Gairdini-Naxos), cosa che "L'Azione" non manca di rilevare.

[11] Giornale satirico socialista, dall'umorismo a volte piuttosto pesante.

[12] "Il serpente ama nascondersi fra l'erba".

[13] Il secondo articolo apparve con il medesimo titolo del primo: Anonimo, I denigratori nordici, "L'Azione - Quotidiano monarchico", 26 maggio 1908, pp. 1 e 2. (Ringrazio Barbara Cattaneo per averlo rintracciato ed avermelo inviato). Ho operato qualche minimo intervento ortografico per fini di leggibilità.

Come anticipato, si tratta d'una replica alla risposta che aveva dato Umberto Bianchi con l'articolo ...e i malfattori sudici!, "Corriere di Catania" n. 140, in data 21 maggio 1908.

[14] Ovviamente si tratta di Umberto Bianchi.

[15] "Plebaglia".

[16] "Bianchi ha dimostrato di avere tutt'altro che un fiiuto da mercante".
In realtà quanto viene scritto qui sul processo a Plüschow è vero solo a metà.
Il cugino di Gloeden era sì a piede libero, ma solo perché aveva già scontato la pena carceraria, ed era ancora in Italia solo perché aveva interposto appello alla sentenza d'espulsione, che fu poi eseguita dopo il rigetto dell'appello.

[17] Dei due processi per diffamazione vinti da Gloeden uno è quello del 1894. di cui si può leggere qui, mentre dell'altro non sappiamo per il momento nulla.

[18] "Ricevere" (sicilianismo).

[19] "La morale della favola".

[20] Dopo quest'articolo Bianchi rilanciò la polemica con una controrisposta: Umberto Bianchi (1883-dopo il 1946), E sempre i malfattori sudici!  "Il Corriere di Catania", 28 maggio 1908, ma "L'Azione" tagliò corto e non pubblicò ulteriori repliche.



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