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padre Pedro Font, ofm (1737-1785)

Donna Yuma fotografata nel 1907
Donna Yuma, fotografata nel 1907.

Dal: Diario [1777] [1].
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Los indios "amaricados"
Gli "amaricados" indiani.

/ p. 105 = p. 164 / Entre las mujeres vi a algunos hombres vestidos corno mujeres, con las cuales van regularmente, no juntándose nunca con los hombres.

Fra le donne vidi alcuni uomini vestiti come donne, con le quali vivono regolarmente, non unendiosi mai agli uomini.
El comandante los llamaba amaricados, tal vez porque los Yuma llaman a los hombres afeminados marícas.[2]. Il comandante li chiamava amaricados [effeminati, NdR], forse perché gli Yuma chiamano marícas gli uomini effeminati.[2].

Pregunté qué clase de hombres eran aquéllos, y ellos me respondieron que no eran hombres como el resto, y por esta razón iban vestidos como iban.

Chiesi che tipo di uomini fossero quelli, e loro mi risposero che non erano uomini come il resto [sic], e per questa ragione andavano vestiti nel modo in cui andavano.

Inferí yo de esto ser aquellos tales hermafroditas, pero, según más tarde aprendí, eran sodomitas, dedicados a prácticas nefandas.

Dedussi da questo che quei tali erano ermafroditi; invece, secondo quanto appresi più tardi, erano sodomiti, dediti a pratiche nefande.

De cuanto llevo dicho concluyo que en materia de continencia es mucho lo que la santa fe y la religión católica tienen que hacer entre estas gentes.

Da quanto ho detto concludo che nel campo della continenza c'è molto da fare per la Santa Fede e la religione cattolica, fra queste genti.
Tre giovani Yuma fotografati a fine Ottocento.
Tre giovani Yuma fotografati a fine Ottocento. Ovviamente per gli Yuma il contatto coi bianchi fu esiziale: furono decimati, soprattutto (ma non solo) dalle nuove malattie.

Per altri testi sull'omosessualità e la sodomia nell'America premoderna, fare clic qui.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo spagnolo (Pedro Font, Font's complete diary of the second Anza expedition [1775-1776]), University of California, Berkeley 1933, p. 105, così come citato da Alberto Cardín, Guerreros, chamanes y travestis. Indicios de homosexualidad entre los exóticos, Tusquets, Barcelona 1984, p. 164.
La traduzione, i neretti, e il titolo aggiunto al brano sono miei.

In questo brano, tratto dal diario, Font sta parlando della spedizione in Arizona e California, e degli indiani Yuma, ivi residenti.

[2] A me risulta che, salvo errori, marica (in spagnolo: frocio) sia un diminutivo di "Maria", (così come in italiano "checca" è diminutivo di Francesca"), e non un termine derivante da una lingua indiana. Semmai il contrario (come nel caso di "bardaje", o bardache").
Del resto qui Font (che aveva per lingua madre il catalano, non il castigliano) parla per sentito dire dal capitano Anza (che guidava la spedizione), non dagli indiani stessi.


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