Home page Giovanni Dall'Orto > Scritti di cultura gay > Il gay canzonato > 1977.
 
Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1977
<--- 1976 - vai al - 1978 --->


Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede di canzonette italiane - 1977-presente:
 
   
   
   

1920-1976

1977   
1978    
1979    
1980    
1981
1982   
1983    
1984    
1985    
1986
1987   
1988    
1989    
1990    
1991
1992   
1993    
1994    
1995   
1996
1997   
1998    
1999    
2000    
2001
2002   
2003    
2004    
2005    
2006
2007   
2008    
2009    
2010    
2011
Ignoto 
Aggiunte
 

1977
1977 - Gli amici del vento - "La ballata del compagno" - da - Trama nera. (Musicassetta autoprodotta).
Canzone che all'epoca era neofascista, mentre oggi potrebbe essere un "normale" discorso ufficiale di un qualsiasi ministro, possibilmente "socialista". Colpisce infatti la perfetta sovrapponibilità di certe esternazioni ministeriali e le schitarrate di questa "ballata" (per sola voce stonata e chitarra scordata).

Il testo ce ne ha contro chiunque sia più appena più a sinistra di Mussolini, e a un certo punto lancia minacce non troppo velate a don Marco Bisceglia (che qualche anno dopo, sospeso a divinis, sarebbe stato il co-fondatore di "Arci gay").
Bisceglia era infatti stato intrappolato dal giornalista d'un settimanale di estrema destra, che s'era finto un gay alla ricerca della benedizione dell'unione col suo compagno, per poi sputtanare colui che si era detto disponibile a concederla:

Un dossier di Enrico Oliari relativo alla vicenda che sta alla base di questi quattro versi può essere letto qui.


1977 - Cattaneo, Ivan - Primo secondo e frutta (Ivan compreso).
Più che il troppo (e troppo a torto) celebrato Renato Zero, è Ivan Cattaneo a tenere alta la bandiera della tematica gay nel 1977, con questo Lp da "dieci e lode", di rock sperimentale ma non tanto elitario quanto quello del primo disco, e che contiene fra l'altro (ma le allusioni sessuali si sprecano anche nelle altre canzoni) i seguenti brani:
Copertina dell'LP di Alfredo Cohen

1977 - Cohen, Alfredo (pseud. Alfredo D'Aloisio) - Come barchette dentro un tram.
È il primo Lp italiano interamente (o quasi) dedicato alla tematica gay da un'ottica liberazionista. Fra i nomi dei collaboratori citati sulla copertina del disco: Juri Camisasca e Franco Battiato (che è l'arrangiatore e direttore artistico). Un assoluto "classico".
L'Lp, che è stato riedito su anche su Cd, contiene le canzoni:

1977 - Concato, Fabio - "A Dean Martin" - da - Storie di sempre. (Anche in 45 giri). Riedita poi nel 1979 nell'Lp: Zio Tom.
Canzone satirica, presentata come "omaggio" al cantante italoamericano Dean Martin, che incise diversi brani in italiano con un accento americano piuttosto pesante, che Concato imita.
Un sano e perbenista americano fa una corte serrata a una "ragazina picolina"...
Ma ahilui, alla fine emerge che era un travestito! Ovviamente il cantante si prende gioco anche della ristrettezza di vedute del corteggiatore, incredibilmente goffo nelle sue avances, e decisamente ridicolo anche nelle sue reazioni alla scoperta del vero sesso della ragazzina:
1977 - Dalla, Lucio - "Disperato erotico stomp" - da - Come è profondo il mare.
Canzone erotico-comica. Il protagonista è stato abbandonato dalla sua amante che ha trovato, pare, migliore compagnia:
1977 - Dalla, Lucio - "Quale allegria" - da - Come è profondo il mare. Anche in: Torino, Milano e dintorni, 1981.
Canzone d'amore per una persona dal sesso non specificato, che si conclude alludendo a un giovane prostituto quindicenne e alla sua disperazione: Questa canzone è stata interpretata anche da Ornella Vanoni (in: Io dentro, 1977) e da Luca Carboni (in Musiche ribelli, 2009).


1977 - Madrugada - "Katmandu" - da - Incastro. (Anche come 45 giri).
Probabilmente sbaglio (il testo non è disponibile online e il cantante si mastica le parole) ma forse questa filastrocca nonsense butta lì la parola "gay" (senza un preciso motivo: la canzone riguarda infatti una lei che abbandona lui per un altro lui) in uno scambio di battute fra solista e coretto: È però possibile che si tratti solo d'un errore di comprensione: la frase "non so più ieri" mi pare altrettanto probabile, e dopo tutto, "gay" non era poi una parola tanto usata, nel 1977.


1977 - Malgioglio, Cristiano - "Scandalo" - da - Scandalo. (Anche in 45 giri).
In questo Lp Malgioglio è decisamente reticente sulla tematica gay.
Il presente brano descrive quella che è palesemente la condizione d'una relazione omosessuale ("E se ci amiamo noi facciamo... scandalo! / Scandalo! / Se respiriamo noi facciamo... scandalo! / Scandalo! / Buttàti a terra noi facciamo... scandalo!"), tuttavia è prudentemente riferito a una donna (un verso definisce infatti la persona a cui si rivolge: "quella che non mi tocca").
Dunque lo ammetto: questa canzone rientra nella presente bibliografia un po' per il rotto della cuffia. Ma anche no.
 
1977 - Malgioglio, Cristiano - "Tu mio padre, tu mia madre" - da - Scandalo.
Canzone d'amore per persona dal sesso non specificato, anzi reso deliberatamente incomprensibile dal contemporaneo riferimento a questa persona come "padre" e "madre":
 
1977 - Martino, Miranda - "È morto un uomo" - da - Ottimo stato.
Sull'assassinio di Pierpaolo Pasolini:
1977 - Paoli, Gino - "I fiori diversi" - da - Il mio mestiere.
Delicata ma al tempo stesso ambigua canzone che parla degli omosessuali sotto metafora... floreale: Paoli esalta i gay come squisiti e innocui animaletti di compagnia (secondo il noto principio per cui "Il gay è il miglior amico dell'Uomo") privi di pretese e di volontà propria: Eppure, benedetto masochismo,
1977 - Pelosi, Mauro - "Claudio e Francesco" - da - Mauro Pelosi.
Nonostante sia stato prodotto per il mercato "di sinistra" questo Lp non circolò molto (le difficoltà con la distribuzione affondarono più di un prodotto ottimo, in quegli anni in cui Youtube era al di là da venire), né riuscì a "bucare" la cappa del silenzio.
La scoperta di questa bella canzone a tematica gay è quindi frutto del riesame a posteriori, iniziato con l'era Internet, della produzione passata, e soprattutto dimenticata.

"Claudio e Francesco" racconta i sentimenti d'un uomo innamorato di un altro uomo, e della difficoltà di vivere apertamente la sua relazione:

Interessante (e segno dei tempi) il fatto che il testo individui come ostacolo alla propria accettazione la psicoanalisi, oggi passata totalmente di moda, ma all'epoca al culmine d'un successo pluridecennale come "catechismo dei laici", buono da usare per colpevolizzare e condannare l'omosessualità laddove (per esempio a sinistra) la Bibbia non andava bene: La tematica scelta da Mauro Pelosi era insolita (la coppia gay non era molto benvista neppure all'interno del movimento gay, all'epoca: era giudicata "un'istituzione borghese"!) e il tono usato è quello giusto, cioè alla larga dal patetico o dal piagnucolio.
Pur mancando l'aspetto rivendicativo (l'io narrante non mette mai in discussione l'opportunità della scelta di nascondersi, né manifesta mai l'intenzione di rompere le mura del carcere mentale in cui è rinchiuso) la canzone denuncia efficacemente una condizione umana difficile, la cui difficoltà era ignota alla gran maggioranza degli italiani, inclusi i "compagni": Purtroppo, nonostante il coraggio del testo e del cantante sia innegabile, la visione che emerge dalla canzone era datata già per l'anno in cui fu pubblicata: dà sì voce alle domande che avevano appena (1971) dato vita al movimento di liberazione gay, ma senza mai azzardare una risposta, o anche accennare all'idea stessa che una risposta potesse esistere.
I due amanti sono soli di fronte al mondo con il loro problema, e tutto ciò che possono fare è lamentare "Oh, come siamo sfortunati", il che è decisamente insufficiente. Tanto più che questo è un disco politico, come dimostrano gli altri pezzi, quindi non si può certo obiettare che pretendere una risposta politica da un cantautore sia eccessivo. All'epoca non solo non lo era, ma era il minimo che gli si chiedesse...
Sospetto allora che sia stata anche questa visione "arcaica" della questione gay ad aver fatto sì che "Claudio e Francesco" passasse totalmente inosservata nell'ambito "movimentista" in cui mi muovevo io in quegli anni: e sì che eravamo affamati anche del minimo cenno in una canzone! Però eravamo anche molto snob, e forse anche un poco razzisti nei confronti di chi, come questo cantante, esprimeva visioni del mondo agli antipodi della nostra...

Peccato, perché di per sé la canzone è riuscita, pur essendo ovviamente un tipico prodotto musicale di quegli anni, "datato" fin dal primo ascolto dalla "schitarrata" cantautoriale.
La musica è molto semplice, basata fondamentalmente sulla voce e la chitarra, con un supporto molto discreto di pianoforte, basso e batteria. L'autore è riuscito nell'intento di scrivere una sorta di "ballata dell'amore della coppia gay", un intento reso esplicito nel titolo, che richiama la coppia di "amanti dannati", Paolo e Francesca, della Divina Commedia, come avrebbero poi fatto anche Greta Fornasari nel 2009 con "Paola e Francesca" e Piero Spina nel 2010, con "Paolo e Francesco".
Nonostante la semplicità, però, il brano riesce ad essere a tratti anche toccante, e ad attrarre la nostra simpatia verso la coppia di amanti costretti a nascondere il loro amore.
Visto che su Youtube questo brano c'è, mi permetto di suggerire di provare ad ascoltarlo. Magari con un poco d'indulgenza.


1977 - Santo & Johnny - "Gay" (45 giri).
(Mai ascoltata; mi risulta solo che il 45 giri fu pubblicato in Italia).
[Chi avesse copia di questa canzone, o informazioni più esatte, è pregato di contattarmi. Ringrazio in anticipo].


1977 - Squallor - "Unisex" - da - Pompa.
Nel 1973 aveva iniziato a pubblicare il composito gruppo degli Squallor, ammucchiata goliardica di musicisti, compositori e cabarettisti di grido. Prodotti per puro divertimento (i loro testi sboccati garantivano il bando automatico da parte di radio e tv) erano però un prodotto professionale, estrema propaggine un po' più birichina della tradizione del cabaret. C'era perciò un abisso qualitativo fra i dischi degli Squallor e le musicassette autoprodotte dei complessi porno-goliardici (alla "Prophilax", per intenderci) che avrebbero iniziato a proliferare negli anni Ottanta.

Come tutta la goliardia italiana, anche gli Squallor tendono ad essere fallocratici ed omofobi, tuttavia ciò che evita loro un giudizio negativo sul loro lavoro sono gli sprazzi di assoluta genialità delle loro satire ("Gennarino Primo", cronaca dell'elezione del presunto "primo papa napoletano", dopo decenni spicca ancora come un assoluto capolavoro).
Inoltre, se i gay non escono molto bene dalle loro canzoni, gli eterosessuali non vengono affatto trattati meglio ed escono a loro volta con le corna rotte dal "trattamento Squallor". In parole povere: ce n'è per tutti.

La presente "Unisex" è la sboccatissima relazione (raccontata sulla base musicale di "Fiesta" di Raffaella Carrà - una scelta non casuale!) dell'avventura di un... cardinale in un cinema:

Eccetera....


1977 - Svampa, Nanni - "La ballada dei biottòn" - da - Milanese. Antologia della canzone lombarda. Vol. 11. Al dì d'incoeu.
Descrive alcune donnine che fanno lo strip tease, e fra queste elenca pure Cona Baracc, alias Orazio La Brocca, ex pompiere, e ora travestito di ringhiera (la Bicocca era un quartiere periferico e popolare di Milano, anche se oggi è stato molto rivalutato):
1977  - Svampa, Nanni - "Tromboni della pubblicità" - da - Cantabrassens. Riedito in: W Brassens, 1983.
Traduzione in milanese d'una canzone di Brassens del 1962 - "Les trompettes de la renommée".
Presa in giro degli uffici di P.R. delle case discografiche, a sentire i quali, secondo Brassens/Svampa, varrebbe la pena di farsi passare per "pederasta" pur di far parlare di sé: Beppe Chierici ne aveva inciso già nel 1969 una versione in italiano - "Le trombe della celebrità".


1977 - Ugolino - "Il matto" (45 giri).
La canzone parla di una fuga da un manicomio (siamo a prima della riforma Basaglia). Spaventato dalla follia della vita quotidiana, alla fine della giornata il fuggiasco rientra spontaneamente. Tra le esperienze negative, l'incontro con un "maniaco" che lo ha toccato: Particolare degno di nota: il testo della canzone è stampato sulla copertina, segno del fatto che per questa data ormai si riteneva di poter parlare esplicitamente di "maniaci sessuali" senza più subire ritorsioni.


1977 - Vanoni, Ornella - "Quale allegria" - da - Io dentro.
Cover della canzone di Lucio Dalla, dello stesso anno.
La elenco per puro scrupolo di complettezza, dato che dubito che, una volta interpretata da una donna, le allusioni gay siano egualmente credibili.


1977 - Vecchioni, Roberto - "Blu(e) notte" - da - Samarcanda.
Dolcissima canzone dedicata a Sandro Penna (di cui cita due versi): la melanconica, dolce protesta d'un vecchio omosessuale (al pari di Penna, un tantinello pedofilo).

1977 - Vecchioni, Roberto - "L'ultimo spettacolo" - da - Samarcanda.
Raccontando una fantasticheria di ambiente omerico dice anche, parlando di Achille e Patroclo (senza nominarli):



1977 - Virginie et Barbara - "Viens" (45 giri).
Fin dalla scelta di una cantante con l'asscento franscese, un maldestro tentativo di vampirizzare il successo mondiale di "Je t'aime, moi non plus" di Gainsbourgh e Birkin (1969), cercando di compensare la mancanza di novità (otto anni dopo!!!) con il "di più" della tematica lesbica (che all'epoca era in effetti assai ""piccante": basti dire che dal punto di vista cronologico questa è solo la la quarta o quinta canzone "a tema" ad apparire in lingua italiana).
Una donna "navigata" approffita del fatto che la fanciulla inesperta è senza il fidanzato per sedurla.
Il testo è parlato sullo sfondo di una base musicale, e non cantato.
Super-trash.

I curatori del canale Youtube "Le introvabili" mi han scritto aggiungendo che questa canzone appartiene a un filone (almeno una ventina di esempi!) che hanno ribattezzato "orgasmo songs". Aggiungendo:


1977 - Zero, Renato - "Mi vendo" - da - Zerofobia. Poi in - Realtà e fantasia, 1979.
Una delle canzoni più note di Zero, è interamente giocata sul doppio senso: l'io narrante è un venditore di momenti di felicità ("Io vendo desideri e speranze, / in confezione spray"; proprio come un cantante!) ma la canzone gioca sul fatto che l'io narrante dichiara di vendere non solo questi momenti ma addirittura se stesso, con frasi a doppio senso come: Ovviamente questo gioco, sul filo del rasoio, servì egregiamente a creare attenzione e scandalo soffocato attorno al giovane cantante, che nei decenni successivi non avrebbe mai smesso di trastullarsi con il detto-e-non-detto.
Il risultato fu tanto soddisfacente per Zero che nel 1983 Massimo Morante avrebbe tentato il bis con "Imprevedibile" (prodotta guarda caso proprio da Renato Zero!), a cui però non riuscì il gioco di equilibrismo, tanto che la bilancia in questa imitazione pende nettamente dal lato carnale.

All'inevitabile némesi provvidero nel 1993 i Gem Boy, con una parodia (in cui l'inespresso viene espresso fin troppo chiaramente) intitolata "Lo vendo", lamento d'un ragazzo completamente in bolletta che decide di vendere ciò che è facile immaginare.


<--- 1976 - vai al - 1978 --->

 
Inedito.
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons "Attribuzione - Non opere derivate 2.5" Italia.
La ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto i termini di tale licenza. La ripubblicazione parziale è concesso esclusivamente previo accordo con l'autore: scrivere per accordi.
[Torna alla pagina principale] [Torna all'indice delle canzonette gay]
[Mandami correzioni, suggerimenti o proponimi un nuovo link]