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Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1991
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Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede di canzonette italiane - 1977-presente:
 
   
   

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Ignoto 
Aggiunte

1991

1991 - Carena, Marco - "Io vorrei" - da - Carena 2 il ritorno.
Un uomo invidioso augura alle persone che incontra per strada le cose peggiori, in modo che diventino infelici quanto lui. E incontrando una coppia (eterosessuale) di innamorati augura loro: Nient'altro.


1991 - Charlie - "Giuseppe" - da - Charlie goes to holiday. Riedito in 45 giri nel 1994.
Una canzone molto insolita, sul tema del cambio di sesso, che vuol essere divertente... e una volta tanto ci riesce, senza scadere nel pecoreccio e nel transfobico.
Un ragazzo reincontra dopo un periodo di separazione il suo migliore amico, e il testo svela a poco a poco la trasformazione che quest'ultimo ha avuto: (E qui segue la citazione, anche musicale, d'un verso della "Canzone del Sole" di Lucio Battisti, che fuori contesto ha un effetto esilarante: A poco a poco l'io narrante esamina il nuovo corpo dell'amico, che gli rivela che adesso si chiama Giusy e che ha fatto l'operazione di cambio di sesso, e l'io narrante scopre che il chirurgo ha fatto proprio un bel lavoro, al punto che si distrae per guardar la nuova Giusy mentre gli parla. E nonostante faccia fatica ad accettare il cambiamento, al punto che insiste ad usare il vecchio nome fino alla fine, una parte di lui è fin troppo disposta ad accettare come donna la nuova amica Giusy. Il finale è inatteso, e simpatico: Questa poi! Quando si dice amici del cuore!

La musica che accompagna il testo è piuttosto banale, anzi elementare, e una volta capito il trucco anche il testo difficilmente regge ad ascolti ripetuti.
Ciononostante "Giuseppe" resta un pezzo spensierato e divertente, che tratta la questione trans e del cambio di sesso con una leggerezza insolita per il 1991. Da ascoltare comunque, anche solo come curiosità.


1991 - De Sio, Teresa - "Bello mio" - da - Ombre rosse.
Canzone in dialetto napoletano.
Descrizione - per forza di cosa malinconica - della condizione d'un prostituto travestito e tossicodipendente. E ogni giro con un cliente è un buco sul braccio di questo ragazzo, che la libertà non l'ha conosciuta mai.
1991 - Di Lernia, Leone - "Pump up the jam" - da - Gran Barhouse - Il meglio di... Leone di Lernia.
Il Cd contiene parodie di successi di discoteca, ricostruiti con un nuovo testo demenziale in dialetto pugliese.
Questo brano è costituito da una sfilza d'improperi contro un uomo, di cui l'io narrante (un travestito?) dichiara d'essersi stufato, e a cui viene detto "n'auta bella patata tu t'hai da truvé".


1991 - Faletti, Giorgio - "Marimba con vocali" - da - Disperato ma non serio.
Canzone-nonsense, cantata da un comico. Cita una frase goliardica pronunciata da chi si china, allusiva alla sodomia:

1991 - Faletti, Giorgio - "Un attimo di disattenzione (reprise)", - da - Disperato ma non serio.
Ancora una canzone-nonsense.


1991 - Gai, Dario - "Sorelle d'Italia" - da - Nonsoloamore.
Inno ai travestiti, gioia dei camionisti (che quando uscì la canzone, al festival di Sanremo, denunciarono il cantante per l'accostamento).
Se ne veda la mia recensione nella sezione "videoclip".
1991 - Gay buster - "Sei donna!" - (45 giri esteso).
(Sul retro appare "You queen", "versione inglese" di questo brano).
Non so chi sia la "pazza" che ha creato questo divertentissimo monsterpiece, ma è una pazza col botto e col fischio. Su una base dance alcune vocine scheccanti si rincorrono e si apostrofano con epiteti campissimi ("ammore", "pazza", "iena", "strega"...).
Appare anche un'imitazione piuttosto azzeccata dei vocalizzi nel tipico falsetto di Jimmy Somerville. Nonché un outing ai danni del ballerino Rudolf Nureyev (che era ancora vivo - e ancora "velato"). Ci sarà in tutto una quarantina di parole, quindi il testo è irrilevante, eppure nell'insieme il risultato è puro camp, e anche ben confenzionato.
Da ascoltare rotolandosi sul pavimento per le risate.


1991 - Giannini, Gianni - "C'è una topa sulla Tipo" - da - C'è una topa sulla tipo. Utilizzata anche nel film comico: Gole ruggenti, del 1992.
Brano di cabaret, con inserti vernacolari toscani, che presenta un bullo cascamorto all'arrembaggio d'una gran bella donna ("topa" in toscana vale "fi*a")  incontrata al distributore di benzina, al quale la donna s'è presentata al volante d'una "Fiat Tipo".
Ma in breve le vanterie e la fretta di rimorchiarla finiscono per risultare controproducenti: Alla fine, ottenuto lo sfogo sessuale, il bullo diventa aggressivo e si mette a inveire contro il travestito, intimandogli di andarsene e minacciandolo di cambiargli "i connotati" se non lo fa subito.
Un buon ritratto satirico, anche se nella scelta del linguaggio un po' di complicità con il dongiovanni, a mio parere, la si nota.


1991 - Masini, Marco - "Malinconoia" - da - Malinconoia.
Contiene questi versi:
1991 - Masini, Marco - "Ti  vorrei" - da - Malinconoia.
Nel descrivere alla ragazza quanto la vorrebbe, afferma tra l'altro: "Ti vorrei / anche se fossi un gay".
Diciamo che era un modo un po' iperbolico di trovare una rima a una parola un po' abusata.


1991 - Mietta - "Il gioco delle parti" - da - Volano le pagine. Riedita anche, nel 1999, in Tutto o niente. Riproposta nel 2004 da Mariella Nava, che ha composto il pezzo.
Colpisce il fatto che i versi iniziali della canzone, ("Tu seduta lì di fronte / con quel sorrisi / dei tuoi migliori, dei tuoi più belli") siano eterosessualizzati nella quasi totalità delle pagine web che pubblicano questo testo. (Anche se le differenze tra il testo pubblicato online e quello effettivamente cantato da Mietta sono tali da farmi sospettare che possa esistere più d'una versione della canzone).
Il brano è la descrizione del corteggiamento fra due donne che pranzano assieme al ristorante, in una di quelle situazioni in cui il finale è scontato perché desiderato da entrambe, tuttavia il piacere di rinviarlo per pregustarlo più a lungo favorisce la prosecuzione del "gioco delle parti", ossia del corteggiamento stesso: Notevole l'apertura mentale della cantante nel proporre un tema tanto esplicito, gradevole la musica; purtroppo, però, il testo risulta un po' macchinoso nelle sue metafore poetiche lambiccate e a volte decisamente goffe ("sali / come le quotazioni in borsa"????).
Comunque sia, pur non essendo un capolavoro, "Il gioco delle parti" rimane una canzone gradevole da ascoltare.


1991 - Prophilax - "La megaceppa sorgerà" - da - Voci dall'oltrechiavica, demotape autoprodotto. Il brano è stato riedito nel 1996 in - Nerkiology, e con variazioni nel 2010 in - Vent'anni di analità.
Nel 1990 erano stati fondati i Prophilax, gruppo goliardico di studenti romani con troppo tempo libero e troppa poca "sorca" nella vita, costretti quindi a parlare e parlare e parlare nelle canzoni di ciò che non riuscivano a vedere mai nella vita reale.
Nella più pura tradizione goliardica, qui parolacce, bestemmie e sesso la fanno da padrone, su una base musicale rock di chitarre elettriche dal sapore un po' metal.
Il gruppo all'inizio propone le sue goliardate dal vivo, nelle feste studentesche, per le quali vengono prodotti i demotape (come il presente) che inizialmente sono l'unico veicolo di diffusione delle loro canzoni. L'avvento di Internet, nel decennio successivo, avrebbe cambiato tutto, permettendo l'uscita dall'ambito ristretto per cui erano nati, soprattutto dal momento in cui il complesso abbraccia prima di altri (ma assieme ai Gem Boy) la strada del file sharing, e distribuendo gratuitamente la sua produzione (che include anche doppiaggi pirata, in chiave sessual-pecoreccia, di brani di film celebri) col peer to peer prima, e attraverso il sito poi.

La grezzaggine coatta di questo complesso, accuratamente coltivata e ostentata, e soprattutto il maschilismo violentemente omofobico, m'impediscono di apprezzarne le doti sovrannaturali. Tuttavia il fatto che a oltre vent'anni dalla nascita il gruppo esista ancora, sia pure dopo aver attraversato qualche rimpasto di formazione, fa sì che vada guardato ormai come un fenomeno di costume, capace di soddisfare una richiesta alla quale il mercato non aveva saputo (o voluto...) dare altre risposte.

Benché le doti canore dei Prophilax non siano mai state sopraffine e qualche stecca la si rimedi sempre, nei loro brani, col passare degli anni si è notato un processo di sgrezzamento e una cura sempre maggiore nella qualità sonora delle incisioni. In effetti, il favore incontrato da questo gruppo si spiega certamente anche col fatto che, se non si astrae dai testi buzzurri, dal punto di vista musicale sono qualitativamente indistinguibili da qualsiasi complesso rock professionale. E a coloro a cui piace il loro genere musicale, i Prophilax offrono un prodotto che professionalmente si colloca una spanna sopra a quello della media dei complessino goliardici di cui (ahinoi) pullula l'Italia.

E benché i Prophilax, fedeli alla loro nascita nel mondo della goliardia studentesca, manchino dell'ironia stralunata delle formazioni di "rock demenziale" più celebri, sono perfettamente adeguati al mercato cui si rivolgono, del quale esprimono perfettamente quel "moralismo immorale" tipoco della piccolissima borghesia un po' di destra e fautrice dell'ordine (per gli altri) ma allergica alle regole (per sé) che compone una parte tutt'altro che irrilevante del nostro Paese (tant'è che ci governa da vent'anni). Da questo punto di vista sono senz'altro lo specchio di una parte del nostro Paese.
Lo dimostra anche il fatto che il gruppo, nato con parodie di canzoni altrui, ha visto nascere cover-band che eseguono il suo repertorio (come i Voci dall'oltrechiavica) nonché imitazioni, fino ai veri e propri plagi.
Ed è senz'altro buffo notare come, sul suo sito, questo gruppo nato plagiando le musiche altrui adesso metta in guardia contro coloro che stanno plagiando il suo lavoro: sì, decisamente sono un fenomeno di costume! All'italiana...

La presente canzone è una sorta di "lamento dell'ominicchio qualunque", che esprime tutto il suo razzismo viscerale contro tutti ("pederasti e travestiti" inclusi) e poi si lamenta dei razzisti, ce l'ha coi poliziotti e i "carabinieri sottosviluppati" e poi si lamenta dei delinquenti, ce l'ha con gli altri e poi si lamenta che gli altri ce l'hanno con lui!
Potremmo definire questa canzoncina come l'inno dei personaggi di Alberto Sordi, che sono lo specchio esatto di tutto ciò che non sopportano negli altri:

Arrivati poi al punto di fare qualche proposta, i Prophilax virano sul surreale, e trasformano la canzone in una parodia delle canzoncine che facevano da sigla nei cartoni animati giapponesi che negli anni precedenti promettevano che l'umanità sarebbe stata salvata dall'intervento provvidenziale di questo o quel megarobot volante. Solo che qui sta per arrivare non un utile robot guerriero, bensì un ingigantimento di un particolare dell'anatomia maschile, romanescamente definita "ceppa", che darà a ciascuno ciò che merita: Rimane solo il dubbio, visto la golosità con cui aspettano il giorno della punizione collettiva, se quella dei Prophilax fosse una minaccia o una fantasia sessuale fin lì repressa...
1991 - Prophilax - "Pompotron" - da - Voci dall'oltrechiavica, demotape autoprodotto. Il brano è stato poi riedito nel 1996 in - Nerkiology e nel 2010 in - Vent'anni di analità.
Inno goliardico di un io narrante esageratamente appassionato dei rapporti tanto orali che anali, di chiunque porti i calzoni, dai negozianti sottocasa ai parenti.
Il sesso dell'io narrante non è specificato, anche se un verso dice "ho la fama di gran troia", tuttavia, la canzone è cantata da un uomo.
Nella riedizione del 2010, invece, è affidata alla voce d'una donna, di modo che ne è ben chiaro il carattere eterosessuale.

1991 - Prophilax - "Sono un pornografo" - da - Voci dall'oltrechiavica, demotape autoprodotto. Il brano è stato riedito nel 1996 in - Nerkiology, e ancora in - Analive.
(Recensione ancora da scrivere).
 


1991 - Ruggeri, Enrico - "Trans" - da - Peter Pan.
Bella e simpatica canzone per un transessuale prostituto.
1991 - Trash, Sabryna - "Siamo donne!" - da - Siamo donne! (Autoprodotto, scaricabile gratuitamente dal suo sito).
Parodia di "Siamo donne" di Joe Squillo e Sabrina Salerno (in realtà sotto la voce di Sabrina si sente la cassetta con le voci delle cantanti originali sovrastate da quella della Trash).
Il canto arriva a tratti al miagolio, ma se non altro Sabrina qui riesce a stare a ritmo.
La canzone esalta la condizione di "donna con la sorpresa" di lei e altre "operatrici notturne" alla stazione, più redditizia di quella delle colleghe che hanno incautamente fatto l'operazione di cambio di sesso.
Mette poi in guardia contro i "buchi" (gergale toscano per definire spregiativamente gli omosessuali) dato che lei, Sabrina, E tanto basti.


1991 - Vecchioni, Roberto - "Tommy" - da - Per amore mio.
Commemorazione affettuosa scritta per un ragazzo che s'è suicidato: Ora, il cantante prega Dio,
1991 - Zero, Renato - "Al cinema" - da - La coscienza di Zero. Riedito anche in Puro spirito (2011).
Renato Zero è un personaggio che non capirò mai. Per decenni ha giocato al "dire e non dire" rispetto al suo orientamento sessuale, e poi si lascia andare tutto d'un botto a pubblicare un brano iper-compromettente come questo, che non è altro che la descrizione d'un cinema porno, uno di quelli che (prima dell'avvento della pornografia per uso privato: su musicassetta e Dvd prima, e via Internet poi) erano luoghi notori di sfogo sessuale soprattutto per i gay.
Prevedibilmente, anche l'io narrante si vede prima rimorchiare dal vicino e poi, senza neppure capire come sia stato possibile (!), si trova coinvolto in un'orgia tutta al maschile: Giunto a questo punto l'io narrante ricorda all'improvviso di avere una morale che gli impedisce di fare "certe cose" e decide di andarsene... guarda tu il caso proprio nell'istante in cui la Buoncostume arriva per una "retata": Ora, è vero che, ufficialmente, l'io narrante in questa canzone è la vittima d'un abbordaggio, e che invoca la polizia pur di essere salvato, ma ciò avviene, opportunamente, solo dopo che la polizia ha già fatto irruzione per conto suo... Il che equivale a dire: "Commissario, io ero qui per puro caso, io non volevo, è stato lui a mettermi le mani addosso". Certo, come no?

Tanto più che il cantante s'è concesso fin dall'inizio della canzone un'insolita strizzata d'occhio rivolta all'ascoltatore, con un doppio senso chiaramente sessuale, laddove lamenta che il "gelato" che desidera leccare sia "salato"... Per il prezzo, ovviamente:

Per me questo Zero umoristico e scanzonato è insolito, ma decisamente riuscito, anche grazie alla musica da siparietto d'avanspettacolo che è perfettamente adatta al pezzo. Che giudico molto più convincente di tanti suoi brani molto più celebri, ma bolsi e grondanti retorica, come il sopravvalutato "Onda gay".
Per questo motivo considero "Al cinema" un gioiellino a torto dimenticato - o forse prudentemente accantonato - nella produzione di questo cantante, e mi permetto di consigliarne l'ascolto. Di sicuro lo si troverà come minimo divertente.


<--- 1990 - vai al - 1992 --->

 
Inedito.
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