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Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
2008
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Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede di canzonette italiane - 1977-presente:
 
          
          

1920-1976

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2012  

Ignoto 
Aggiunte


2008

2008 - Aggettivo Sette - Hitler was nigga. Cd autoprodotto, scaricabile gratuitamente dal sito dell'autore.
Cd di freestyle. Volgare, maschilista, stupido, questo rapper è però anche efficacemente ironico, autoironico, anzi caustico, e sotto l'aria da tamarro alcolizzato (di rigore per fare il rapper) spunta una cultura e una sensibilità decisamente lontane dalla zarraggine dei suoi insipidi "colleghi".
C'è in lui un vena demenziale e surreale, e una voglia di prendere in giro tutto e tutti, che permette di sopportare la volgarità programmatica e sistematica scelta come "marchio di fabbrica". Aggettivo Sette (alias "Mortecattiva") è infatti capace di scrivere un'autoironica canzone ("Santa Sede") per descrivre quanto frocio lo facciano sembrare le sue scarpe fuori moda... La volgarità rimane, ma il bersaglio della sua satira è lui stesso.
E se è vero che con noi froci questo tizio ci va giù decisamente duro, è anche vero che va giù altrettanto duro con chiunque altro (è un autentico misantropo), a tratti in modo assolutamente esilarante.
Come laddove ("Montessori") si scaglia contro la maleducazione dei bambini viziati, ai quali auspica vengano "spezzate le gambe", visto che la soluzione migliore, evitare che nascessero, non è più praticabile.
O come laddove demolisce l'immagine della "gioventù dorata" della sua città, Trento, ritratta come una manica di figli di papà buoni solo a lamentarsi di tutto e tutti... ma che si guardano bene dall'allontanarsi dall'ala protettiva dei genitori.
Diciamo insomma che il lavoro di questo odiatore della razza umana può essere qualificato come "satira".

In questa raccolta, sul nostro tema si vedano in particolare le canzoni:


2008 - Annie - "What's the matter with your hearts" - Single autoprodotto.
Questa canzone fu prodotta dalla cantante e donata per raccogliere fondi all'associazione delle "Famiglie arcobaleno", le famiglie lesbiche e gay con bambini (e chi avesse difficoltà a rintracciare il brano, lo può ascoltare senza problemi sul loro sito).
Il pezzo, musicalmente piuttosto semplice, ha il tono della classica "ballata di protesta", con un testo - in inglese - di rivendicazione: Messaggio giusto ed opportuno.
Ma allora perché scrivere il testo in inglese? Proprio così: in inglese. A mio parere di giornalista, far capire il proprio cuore sarebbe meno faticoso esprimendosi nella lingua che parlano quanti vivono attorno a noi, anziché in quella che parlano i produttori musicali della West Coast...
Peccato, perché il testo è significativo, e non credo che nessuno avrebbe da obiettare a chi gli/le fa notare, sia pure in musica, che E il coretto dei bambini delle Famiglie Arcobaleno (che, mi fu rivelato da chi mi vendette il Cd, s'erano divertiti pazzamente a partecipare all'incisione) è un piccolo colpo di genio, perché porta nel reale quel che altrimenti sarebbe solo un concetto astratto. Stiamo infatti parlando di bambini che già esistono, e non di bambini che forse, un domani, chissà, potrebbero esistere.
Quando pensiamo alle coppie omosessuali, non solo i bambini sono l'ultima cosa a cui pensiamo, ma l'argomento clericofascista per cui l'omosessualità è sbagliata perché le coppie omosessuali "non possono avere figli" si presenta come un dato di fatto autoevidente, che non ha bisogno di prove. Quindi ben venga tutto ciò che serve ad aprire gli occhi ai nostri concittadini su una realtà che sta cambiando, senza che loro se ne rendano conto.

Peccato insomma per l'incidente della lingua: dal punto di vista comunicativo è un auto-affondamento.
E speriamo in nuove prove, create con un atteggiamento più attento alla comunicazione.


2008 - Antibiotico trash - "Coprofagia remix" - da - I tombini, vol. 1 (ascoltabile gratuitamente online).
Ancora un freestyler che ritiene gli insulti a carattere omofobico la "carta d'identità" richiesta al rapper che si rispetti, "perché forse è vero che l'abito non fa il monaco, ma l'omofobia fa il rapper", come puntualizzano icasticamente a "Le introvabili": Patetico (e a leggere il testo, pure sgrammaticato!).


2008 - Bassi Maestro - "No homo" (autoprodotto, già su Myspace).
Freestyle, di qualità drasticamente bassa. L'autore rappa producendo una serie di rime a casaccio, in genere stupidine, accozzando un testo privo di qualsiasi significato, e concludendo con lo slogan "No homo!". Irrilevante per il tema di questa bibliografia.



2008 - Betobahia - "La danza dei froci" - da - Youtube.
Mettermi a monitorare il tema lgbt nelle canzonette m'è servito a portare alla luce l'enorme massa di testi omofobici, che hanno il solo scopo di ribadire, puntellare e confermare un'immagine insultante delle persone omosessuali.
Molti oggigiorno amano rassicurarsi sul fatto "che certe cose si facevano in passato, ma oggi no". Poi si vanno ad elencare le canzoni che "certe cose" le fanno e le dicono, si guardano le date, e si vede che "certe cose" si fanno anche oggi, e si fanno molto!

Questa canzoncina da animazione da villaggio turistico su ritmo "latino" dovrebbe servire a far divertire i residenti col gioco di "fare i froci" tutti quanti.
Ovviamente "fare i froci" significa lanciare urletti, vestirsi da donna e sculettare. L'omosessualità è una carnevalata, è ridicola, è degna d'essere usata come insulto e motivo di ridicolizzazione.

Prevedibilmente, il testo è tutto fuorché innocuo. Il concetto che esprime è che se si diventa impotenti, e non si riesce più a provare l'erezione, c'è un rimedio: diventare froci.
Daccapo, questa curiosa equiparazione fra impotenza e omosessualità continua a riaffiorare nella produzione "popolare" (l'avevamo giù visto in "Lu frocio" del 1963, e rieccola ora nel 2008... 45 anni passati per niente! Davvero, certe cose non succedono più... ma solo nella fantasia di chi vuole occultare i problemi piuttosto che risolverli!):

Qualcuno ha commenti da fare, prego?


2008 - Caparezza - "Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti" - da - Le dimensioni del mio caos.
Satira contro la mentalità maschilistico-delinquenziale, che nell'elencare tutti i luoghi comuni propone anche il verso: La risposta del cantante è:

2008 - Caparezza - "Bonobo power" - da - Le dimensioni del mio caos.
La canzone (o meglio, brano rap) prende a spunto le scoperte relative a una delle specie di scimpanzé, i bonobo appunto, che furono ben pubblicizzate alcuni anni fa, per argomentare la radice sociale e non "naturale" del pregiudizio sessuale e dell'aggressività umana:

e ancora: Deliberatamente paradossale, ma divertente nonché decisamente azzeccato, come modo d'argomentare.


2008 - Casto, Immanuel - ''Battito anale'' - da - Battito anale (anche come singolo);
Riedizione del brano già edito nel 2007 in - Io batto.


2008 - 110 Stelle - "Sono come te" - da - Infinita (scaricabile gratuitamente qui)
Nella loro ricerca di temi "sociali" i rapper stanno incrociando sempre più spesso la tematica lgbt, e non potrebbe essere altrimenti, dato che il mondo del rap è uno dei peggiori focolai d'infezione dell'omofobia e del maschilismo. I danni fatti dai loro "colleghi" sono quindi sotto gli occhi di tutti, e prima o poi qualcuno non può fare a meno di accorgersene, come è stato il caso di questo gruppo, che dà voce a un ragazzo omosessuale che denuncia l'omofobia e i danni che combina: Ebbene, fin qui il testo sembrava decente, a parte gli insulti alla lingua italiana. Ma l'ultima frase spalanca la porta su un pericoloso baratro, che rivela i limiti d'una generazione cresciuta mentre attorno a sé tutti celebravano il tramonto delle idee in grado di spiegare il mondo e di progettare il futuro.
Dunque i 110 stelle vedono il male, ma non riescono proprio a vedere non dico il bene, ma più banalmente semplici soluzioni, o rimedi: il loro testo liquida come inutili e vani tutti gli atti di reazione che sono a disposizione d'una persona omosessuale in questa società. La lotta contro il male per loro è esclusa in partenza, prima ancora di iniziare a ragionarci su.

E può essere, mi si perdoni il sospetto, che anche questo sia un portato dell'omofobia che respirano, nel mondo da cui provengono, come i pesci del mare respirano l'acqua salata. Perché il messaggio che conclude la perorazione che nelle loro intenzioni doveva essere pro-gay è agghiacciante: la sola scelta che ha un omosessuale in questa società riguarda il metodo di suicidio da usare per farla finita.
Purtroppo non sto né scherzando né esagerando: leggete da soli:

In altre parole, il solo cambiamento possibile per un omosessuale è la morte.
Un concetto che non fatico a veder sottoscritto da Himmler in persona, e che quindi mi lascia particolarmente agghiacciato quando a pronunciarlo è qualcuno che nelle intenzioni voleva scrivere una canzone contro quelli che la pensano come Himmler e a favore delle persone omosessuali.

Io credo che l'omofobia più pericolosa sia proprio questa: quella benintenzionata, che non si rende neppure conto del male che fa.
Il nazista che dice che quando prenderà il potere ammazzerà tutti i froci, sa di cosa sta parlando: di morte. Il rapper che dice che il solo rimedio all'infelicità per un "frocio" consiste nella morte, invece, non lo sa, e non si rende conto di quel che sta dicendo. Ma sta dicendo la stessa cosa del suo collega rapper dichiaratamente omofobo, solo, in modo diverso.

Questa generazione, a quanto pare, non riesce più a concepire l'idea stessa di cambiamento della società. A questi ragazzi non passa neppure per la testa l'idea che il modo per far star bene la gente che soffre per il pregiudizio della società sia cambiare la società: per loro l'idea di cambiamento è ridicola.
Un po' è lo Zeitgeist, vero, ma un po' dipenderà anche dal fatto che noi del movimento lgbt abbiamo perso troppo tempo a star dietro ai politici della Casta, e troppo poco a rispondere a questi tamarrazzi delle periferie urbane e alla loro scombinata visione del mondo.

I rapper, con il loro italiano scombinato da italofoni di prima generazione malamente alfabetizzati e i loro ragionamenti che contraddicono alla fine quel che intendevano dire all'inizio, sono uno spiraglio su un mondo abbandonato a se stesso, col quale è urgente colloquiare - anche, se necessario, per dirgliene quattro, ed otto! - prima che la situazione degeneri.
Di questo passo, per pietà verso di noi, i rapper nostri "amici" proporranno l'eutanasia, in modo che possiamo infine smettere di soffrire... Mille grazie, "amici"...


2008 - Contadino, Letizia - "Segreto" - (Demo inedito, disponibile su "Youtube").
L'incisione penalizza questa canzone, dato che la musica risuona un po' troppo forte rispetto alla voce, che per sovrastarla tende a sfiorare tonalità stridule. Ma questo fatto è dovuto anche a una tendenza, forse inconscia, a seguire la scia della Nannini, mentre di per sé per affermarsi Letizia Contadino non avrebbe bisogno di farlo...

Il testo non nasconde dettagli tali da far pensare a una donna come destinatario della canzone:

Alla rivelazione pensa però, a sorpresa, il videoclip (da cui ho tratto l'immagine qui sopra), alla cui recensione rimando.

(E questo è un fenomeno che a partire da questo periodo inizia a diventare sempre più comune nelle canzoni italiane: testi non espressamente lgbt, ma leggibili in questo senso a partire dal modo in cui il clip di accompagnamento ne visualizza le vicende).
In conclusione: siamo di fronte a un prodotto un poco acerbo, e penalizzato da un investimento promozionale alquanto risicato (anche il video stesso - pur dignitoso e professionale - ne risente, nella sua impronta decisamente spartana).
Di sicuro questa è una cantante da cui ci si può attendere di più negli anni a venire, ma che in questa incisione arruffata non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità.


2008 - De Blasi, Chiara - "Regine della notte" - da - Regine della notte.
Canzonetta dance, dalla melodia gradevole, estremamente spartana nella strumentazione (la tastiera elettrica suona un po' come una pianola per bambini) ma più che dignitosamente eseguita e cantata.
La propone un/a trasformista siciliana, residente a Novi Ligure.
Il tema è chiaramente quello delle drag queens / travestite / transessuali, ma se si parla del testo la cantante sembra avere una notevole confusione in testa, dato che non vede alcuna differenza fra travestiti, drag queens e gay, che a sentire le parole della canzone sarebbero la stessa cosa: Mi permetto di eccepire. Non è affatto difficile distinguerlo. Anzi, i gay sono ossessionati proprio da tale distinzione, al punto che il minimo accenno di "effeminatezza" in un potenziale partner lo condanna immediatamente e spietatamente al... ehm, diciamo "conferimento alla discarica".

Questa cantante ha insomma confuso il suo desiderio personale, o magari anche la sua condizione umana, con una presunta realtà di fatto valida anche per chi non si trovi nella sua stessa condizione mentale.
È suo pieno diritto dire di sé quanto ha detto. Ed è mio pieno diritto rifiutare la descrizione che Ms De Blasi propone di me e di quello che sono.
In parole povere: trasformista sarà lei, gentile signorina...


2008 - Di Lernia, Leone - "Uè ricchiò fai squich" - da - Leone best 2008.
Testo d'insulti pesantissimi contro un "ricchione", tanto per smentire coloro che insistono a dire che l'omofobia, in Italia, è un falso problema inventato dai gay.
Qui siamo al puro odio, non giustificato da nulla che il "ricchione" possa avere detto o fatto: lo si odia perché è lui. Questo è il razzismo, ovvero l'omofobia: Occorre altro?


2008 - Egokid - Minima storia curativa.
Primo Cd in lingua italiana (finalmente!) per  questa band milanese di indie-rock, che affronta il tema gay con suprema nonchalance e tranquillità.
La cosa che mi ha colpito ascoltando questo lavoro è che vi appaiono molte canzoni che affrontano la realtà gay da angolature tali da essere state affrontate per la prima volta in musica solo qui. Da questo punto il lavoro degli Egokid è opera di avanguardia e ricerca, con tutti gli svantaggi che si corrono quando si percorrono strade mai battute, compreso il rischio di sbagliare strada.
E qualche errore, qualche canzone un po' "stanca" in mezzo al mucchio, ebbene sì, la si trova. Ma ciò è ampiamente compensato dal fatto che quello degli Egokid è un lavoro in evoluzione continua, sempre in esplorazione, sicuramente stimolante. Di loro tutto si può dire, ma non certo che propongano "la solita roba".
Anche se il complesso non ha ancora raggiunto, a questa data, la creazione di un "suono Egokid", tale da far dire: "questi sono loro" fin dal primo ascolto, si stanno comunque caratterizzando come presenza estremamente originale, nel panorama della canzone italiana.
Forse fin troppo originale, perfino per il mondo gay, lamentava nel 2008 in una recensione Renzo Stefanel: In questo Cd si vedano quindi le canzoni:

2008 - Elio e le Storie Tese -  "Il mio amico". (Inedita, disponibile su "Youtube").
Cover parodistica, anzi sarcastica (calca la mano facendone un can-can arrangiato come musica da circo!) di "Il mio amico", di Anna Tatangelo, con inserti comici da altre canzoni. Pur senza cambiarne le parole, mette efficacemente alla berlina la melensaggine "buonista" del brano originale.
Non mi risulta per ora che sia stata incisa: pare sia stata solo eseguita dal vivo. La si può però ascoltare in più versioni su "Youtube".


2008 - Faber70 - "Il papa innamorato" - (Promo autoprodotto, inedito, disponibile su Youtube).
Brevissimo limerick in musica (23 secondi), un poco nonsense ma scanzonato:
2008 - Fratelli Calafuria - "Riccardo" - da - Senza titolo. Del fregarsene di tutto e del non fregarsene di niente.
Motivo rock, con molte chitarre elettriche troppo invadenti (la voce del cantante si sente a malapena) ma piuttosto inusuale sia per la musica un po' dissonante che per le parole, che tratteggiano il mix di paura e attrazione che prova verso l'omosessualità un ragazzo gay che fatica ad accettarsi.
Passeggiando con l'amico Riccardo l'io narrante scopre per caso che Riccardo è gay. La sua reazione è inconsulta, ma ha la peggio e finisce all'ospedale. E l'io narranrte commenta: (anche se poi, ripetendo per tre volte la frase, alla terza omette il "non").
Poi una domenica ecco che Riccardo telefona. La reazione? Inattesa: (e confesso che trovo graziosa e divertente questa metafora).
A mio parere la canzone merita l'ascolto: potrebbe non piacere a tutti, ma sicuramente non può essere definita banale.


2008 - Garrota - "Queer bashing" - da - Fuori dai nostri quartieri.
Brano del sedicente "rock alternativo" di estrema destra, che invita all'aggressione fisica degli omosessuali (traduzione del titolo inglese: "Pestaggio dei froci"): In nome dell'amore dei bambini vengono quindi predicati esplicitamente l'odio e la violenza: Resto come minimo perplesso di fronte a questa canzone, e non solo per la "musica" composta in tutto da tre accordi e basta ("cultura di destra" è notoriamente un ossimoro), ma se non altro apprezzo il fatto che questi qua almeno dicono chiaramente cosa pensano di noi, a differenza di tanti nostri "amici" del "centrosinistra", ad esempio il Partito democratico che escluse deliberatamente l'omosessualità dalla "Legge Mancino sui crimini d'odio", e che poi oggi strilla che sono i partiti di destra a a non volere leggi antiomofobia.


2008 - Giambrone, Giuseppe - "Devi tornare di meee" - da - AttaccaBastiano!
Se ne veda la mia recensione al video.



2008 - Novena - "Io piaccio a Luca" - da - Naif [demo].
L'autore del testo, nonché vocalist del gruppo, ha raccontato ad Arcigay che questa canzone è nata da un incontro fortuito, in metropolitana, con un ragazzo che s'era messo a guardarlo, chiaramente attratto da lui. E quando non aveva ricevuto una risposta positiva al suo interessamento, in lui s'erano palesati abbattimento e frustrazione, attribuiti dal cantante all'impossibilità di vivere la propria omosessualità in modo aperto.
Da qui il ritornello di questa canzone: Purtroppo, come in molti "demo", anche in questo il bilanciamento tra voce e strumenti è un problema. Le chitarre elettriche sono troppo fracassone, spesso soffocano del tutto le parole del cantante, che da parte sua è costretto a sgolarsi per farsi sentire, con effetto non gradevolissimo.
Peccato, perché le intenzioni, ed anche il motivetto della canzone, avrebbero meritato di più.

Merita comunque la lettura anche la bella dichiarazione che i Novena hanno rilasciato l'anno successivo, quando la sorte ha voluto che un'altra canzone dedicata a un Luca, quella di Povia, facesse parlare tutti i giornali.
Galeotto fu il demo...


2008 - Perfette imperfezioni - "Puttane e froci". (Autoprodotto, su Youtube).
Una sorte di "lamento der coatto" in chiave rap.
Questa non è però una canzone di protesta, nonostante le intenzioni dei rappatori, ma un banalissimo sfogo isterico: il testo non propone infatti la minima analisi del perché le cose non vadano bene: Alla fine tutto si riduce a una sequela di lamentele da "donna qualunque" al mercato: "Signora mia, non ci sono più le mezze stagioni", "Signora mia è tutto uno schifo, è tutto un magna-magna".
L'unica soluzione proposta? Addossare la colpa a "mignotte e gay", ovviamente!
Confermando una volta di più l'aforisma che dice che "il razzismo è il socialismo degli imbecilli", troppo stupidi per capire chi stia causando i disagi - reali, per carità - che sperimentano. Ma se possono cavarsela con una ronda (padana o ciociara, fa lo stesso) contro "puttane e froci", i veri responsabili del degrado ci mettono la firma e applaudono!
Complimenti quindi agli autori di questo rap per l'acuta analisi sociopolitica e la bellissima canzone. Aò, è proprio intelliggente 'na cifra!


2008 - Pietrangeli, Paolo - "Teresa" - da - Carmela (con affetto).
L'omicidio di una transessuale visto attraverso gli occhi (simpatetici) della portinaia del condominio.
(Recensione ancora da scrivere).


2008 - Posi - "Voglio farmi la dj" - da - I like Posi.
Se ne veda la mia recensione al video.


2008 - Prophilax - "Vivo col gay "- da - Coito ergo sum. Autoprodotto. Scaricabile gratuitamente dal sito del complesso.
La canzone, che all'inizio allude sarcasticamente a "Sulla porta" di Federico Salvatore (1996), propone un demenziale duetto fra un uomo che confessa alla sua donna d'essere gay, e la donna stessa.
La situazione è descritta, com'è la norma per le canzoni di questo complesso, in termini estremamente espliciti e crudi, ma se non altro la vena umoristica s'è qui sgrezzata, al punto che al di là del maschilismo e del turpiloquio che sono il "marchio di fabbrica" del complesso, qualche battuta azzeccata la si trova: Alla fine, dopo qualche rimbrotto della donna, la situazione si rappattuma all'italiana e "lui" prospetta a "lei" (ed anche questa uscita è un segno dei tempi che sono cambiati, dato che ciò dimostra quanto gli stereotipi sociali sui gay siano nel frattempo cambiati) che se ora frequenta gay lei potrà godere d'una compagnia di persone "divertenti": E la "lei" concorda su questo punto, anche se non rinuncia a lanciare una volgarità finale: Divertente nel brano anche l'assolo di chitarra elettrica su un motivo de Le quattro stagioni di Vivaldi.


2008 - Punkreas - "Family gay" - da - Futuro imperfetto.
I Punkreas hanno avuto il coraggio di prendere di petto un tema rovente del dibattito politico relativo al mondo lgbt: le adozioni. Un tema talmente bollente che lo stesso movimento ne parla con cautela e di rado.
Io narrante della canzone è un bambino rimasto solo, rinchiuso in un istituto, che aspetta un'adozione: Al bambino la cosa non importa: importa solo che finalmente andrà via di lì. Purtroppo però verrà deluso: non è previsto che due uomini possano adottare, quindi Il bambino torna nella sua cameretta grigia e anonima, e conclude: Il mio giudizio su questa canzone ha due piani: uno artistico ed uno politico.

Sul piano artistico, il complesso ha "sceneggiato" un'ipotesi in modo tale da renderla chiara e comprensibile a tutti, riuscendo a rendere ben chiare le ragioni del punto che voleva sostenere. La canzone è dunque azzeccata e perfettamente riuscita nel suo scopo.
Tuttavia, per raggiungere questo scopo, il testo ha dovuto far uso di una serie di forzature retoriche, che aiutano a scolpire bene in mente i concetti ma (e qui entriamo nel giudizio politico) al costo di presentare avvenimenti semplicemente assurdi: una coppia dello stesso sesso non arriverebbe mai al colloquio con i gestori della comunità, gli "istituti" ottocenteschi con greggi di orfani pascolati da suore hanno ceduto il posto da decenni alle case-famiglia di piccole dimensioni, non ci sono direttrici di istituto a cui parlare per l'adozione (non stiamo parlando di canili!) ma semmai giudici minorili e assistenti sociali. Eccetera.
Complessivamente, il quadro presentato dalla canzone è quello esistente alcuni decenni fa, ed è interessante notare come nell'immaginario collettivo il quadro di riferimento sia rimasto ancora quello, e non solo per i Punkreas ma anche per gli oppositori dell'adozione ai gay.

D'altro canto il complesso ha capito il punto fondamentale: l'adozione è un diritto del bambino e non degli adulti (ricordate gli orribili manifesti di Berlusconi che prometteva "adozioni più semplici", come se si trattasse di procurare un barboncino ad ogni famiglia che ne fosse ancora sprovvista?). Raccontare la vicenda dalla prospettiva del bambino è stata un'idea corretta, anche se rischiosa, dato che anche i peggiori attacchi omofobici in questo istante vengono giustificati con la scusa d'essere fatti "nel nome dei bambini". I quali rischiano, a furia di avere adulti che parlano "a nome loro", di non riuscire a far sentire più la loro voce.
Il giudizio politico si conclude notando come, oggi, il fronte più scottante nel campo dell'adozione da parte di persone omosessuali sia semmai quello delle famiglie in cui i bambini crescono con due genitori uno/a dei quali almeno è, per la legge, un totale estraneo. Rischiando di vedere calpestati diritti e affetti nel caso un incidente li privasse del genitore biologico.
Dopodiché una nota semplice ma decisiva: il crollo verticale della natalità in Italia fa sì che ci sia un bambino adottabile ogni trenta coppie che si candidano all'adozione: la situazione presentata dai Punkreas è quindi semplicemente marziana. Non mancano affatto le coppie, per i minori in stato di adottabilità: al contrario ce n'è sovrabbondanza!

Tutto ciò considerato, mi resta solo da aggiungere che i poveri Punkreas non erano tenuti a stilare un trattato giuridico sull'adozione, come quasi quasi stavo per mettermi a fare io: la loro era solo una canzonetta su un tema che prima di loro nessuno aveva mai trattato nella canzone.
All'estero ci sono già da molti anni canzoni che parlano del tema in modo anche toccante, in Italia invece fino ad oggi questo era rimasto un tema tabù. Il merito di averlo infranto va quindi riconosciuto a questo complesso, che ha saputo osare più e prima di altri.



2008 - Radici nel Cemento - "Siamo tutti omosessuali" - da - Il paese di Pulcinella.
Le difese dei gay proposte dagli eterosessuali di solito fanno rizzare le orecchie, e spesso anche i capelli, per gli stereotipi che riescono a infilarci senza neppure accorgersene (si veda solo, in questo stesso anno, la canzone della Tatangelo, che pure credo fosse in buona fede). Peggio mi sento, poi, se alla seconda parola ho già udito "frocio".
E invece no. Perché questa canzone è un ottimo esempio di discorso intelligente, che parte non da un vissuto personale da difendere, ma da un ragionamento "di sinistra" sul diritto al rispetto delle diversità: Citando lo slogan sessantottino "siamo tutti ebrei tedeschi" la canzone si spinge a dire "siamo tutti omosessuali": La canzone critica le posizioni della Chiesa, l'uso di termini ingiuriosi, il culto della virilità, l'omofobia, e si permette persino una trasgressione erotica da far balzare sulla sedia gli ascoltatori omofobi (a mio parere, qui c'è il solo scivolone nella mentalità da eterosessuale: "Sono gay in quanto mi piace il ca**o"... Ma lasciamo correre): Al di là di questo scivolone, comunque, ritengo che questo pezzo sia uno dei più riusciti (se non il più riuscito) ragionamentio politico in forma di canzonetta mai pubblicato in italiano sul tema dell'omosessualità.
Purtroppo la musica, un ritmo reggae, non spicca in modo altrettanto netto, limitandosi a collocarsi sul livello del gradevole e del piacevole, ma senza "spaccare", anche se va detto che è arrangiata ed eseguita con cura e diligenza. E poi, dopo i danni combinati dai cantanti reggae omofobi, è sempre piacevole ascoltare un reggae contro l'omofobia.


2008 - Rez, Emilio - "Tremenda" (singolo). Poi nel Cd - Premessa (2011). (In realtà il download digitale gratuito era disponibile già a fine 2007).
Emilio Rez è un altro dei gay, caratterizzati da un vestiario che farebbe sembrare sobrio un pagliaccio, lanciati dal Maurizio Costanzo Show, che s'era specializzato in questo tipo d'operazione. E risultando abilissimo nel fare apparire "casi umani" le persone che presentava, suadente e sornione, incoraggiandole a mostrarsi quanto più freak riuscivano ad essere.
Le sue vittime stavano al gioco, nella speranza d'una celebrità che però, nella maggioranza dei casi, s'è rivelata illusoria (e quando non lo è stata, è stato ancora peggio, consacrando persone del tutto prive di talento).
Il problema di Rez è che se da un lato col mascheramento ci gioca a fini promozionali, dall'altro sembrerebbe convinto di stare facendo qualcosa d'importante, girando vestito da clown. La sua insistenza sull'importanza di "esprimere se stesso" dimostra una certa coerenza che talvolta gli crea più danni che vantaggi.

"Tremenda" è il brano che l'ha imposto all'attenzione della tv e gli ha concesso una breve fiammata di notorietà.
Direi che il pregio e al tempo stesso il limite di Rez sia il fatto d'essere un "personaggio mediatico" e non un cantante, ragione per cui le sue canzoni funzionano quando sono puntellate dalla sua presenza scenica, in assenza della quale perdono interesse.
Anche "Tremenda", di per sé, non ha nulla che faccia gridare al capolavoro. Musicalmente è al minimo sindacale: vagamente dance (tumpa-tumpa-tumpa-tumpa-tump...) non ha praticamente melodia, salvo un guizzo nel ritornello. Il canto, poi è incerto, con una messa di voce che va e viene. Fortunatamente almeno le "stecche" risultano di numero contenuto e sopportabile.

Il punto è che è proprio il modo di cantare di Rez ad essere fondamentalmente monocorde: su Youtube ci sono esempi dei suoi Cd, e vi sfido  ad ascoltare in sequenza le sue canzoni senza cadere preda della noia cosmica!
Insomma, privata del palcoscenico e lasciata a se stessa, questa canzone fatica ad attrarre l'attenzione.

Se si eccettua il testo -- che in effetti non è irrilevante per questa mia "discografia".
Rez ha infatto scritto in "Tremenda" una protesta contro una società che da un lato lo respinge come freak, ma dall'altra spinge una certa categoria di maschi a cercarlo poi in segreto per la notte.
Non avendo io mai incontrato nessun esponente di tale categoria, gli credo sulla parola (e del resto è noto che gli omofobi più accaniti sono gli omosessuali repressi o velati):

E a un certo punto Rez parte addirittura con un ragionamento che lo eleva al di sopra del livello della "sfranta" media, di cui è apparentemente un archetipo, dimostrando di avere anche del sale in zucca: Insomma, a quanto pare non è tutto ottone quel che luccica...


2008 - Le sorelle Marinetti - Non ce ne importa niente.
Trio maschile che canta in abiti femminili canzoni degli anni Trenta, con arrangiamenti e armonizzazioni tipiche di quell'epoca.
Nonostante il costante ammiccamento all'estetica camp/gay dell'operazione, il trio non ha mai cantato nessuna canzone a tematica lgbt. Lo segnalo quindi per mero desiderio di completezza.


2008 - Superzoo - "Leila" - da - Soldi e farfalle.
Ci si stupisce del fatto che sia lo stesso Paese quell'Italia che per un pelo nel 2009 non fa vincere Sanremo a "Luca era gay", e nel contempo sa produrre nel 2008 canzoni come questa.

Che affronta un problema che è tuttora sottovalutato e del quale si parla pochissimo: le violenze esercitate dalle famiglie, fino al vero e proprio sequestro di persona, contro gli e le adolescenti omosessuali, allo scopo di costringerli a "cambiare" il loro orientamento sessuale. Violenze gratuite in quanto inutili, dato che nessuno può "cambiare" il proprio orientamento, né in un senso né nell'altro.
In qualche modo, purtroppo, questi abusi vengono ancora considerati come facenti parte dei diritti (se non dei doveri) educativi dei genitori.
Anche se i casi estremi sono, per fortuna, molto più rari di quanto si pensi, sono viceversa comuni gli scontri più o meno prolungati, accompagnati dalla limitazione della libertà personale, che ragazzi e ragazze gay devono sperimentare nel loro processo di coming out verso la famiglia.

Il testo di questa canzone affronta il tema raccontando d'una ragazza, Leila, che ha un "problema": ama la sua migliore amica:

Purtroppo i genitori di Leila una volta tornano a casa prima del previsto, e la sorprendono a letto con Claudia.
E non la prendono bene: se Leila vuole restare nella loro casa deve "cambiare". Perciò la tengono chiusa a chiave, le impediscono di vedere gente e soprattutto Claudia, la quale da parte sua ha fatto una fine ancora peggiore. A Leila resta solo il sogno del giorno in cui potrà fuggire dal paese, e questa è la malinconica conclusione della canzone.

Se al testo semplice, diretto ed efficace, aggiungiamo una musica gradevole, nel solco della tradizione melodica italiana, e una cantante decisamente brava, direi che il giudizio sul risultato complessivo non possa che essere nettamente positivo.

"Leila" è una bella canzone e merita senz'altro l'ascolto. La consiglio.


2008 - Tatangelo, Anna - "Il mio amico" - da - Mai dire mai. [Anche come "single". Il Cd era uscito inizialmente nel 2007 senza questo brano, aggiunto solo nella riedizione del 2008].
Questo brano, classificatosi al secondo posto al Festival di Sanremo di quell'anno, conta ben due prese in giro: la parodia realizzata da Checco Zalone e la cover satirica degli Elio e le storie tese. Ciò è apparentemente strano, e non può essere imputato alla sua tematica, dato che canzoni molto più audaci di questa, in quello stesso anno, non si sono meritate tanto dubbio "onore".

Il fastidio alla base degli attacchi satirici fu probabilmente dovuto all'esagerata promozione di cui godette il brano, sicuramente grazie a conoscenze e favori nel  mondo giornalistico (quelle apportate da Gigi D'Alessio, autore recidivo della canzone e produttore della Tatangelo, e anche qualcosa di più). Il brano fu "pompato" come una sorta di Messaggio Definitivo sulla tematica dell'omosessualità, e addirittura come la prima canzone di Sanremo che "davvero" parlava di gay in modo simpatetico. Dopodiché, arrivato il momento dell'ascolto, ci si trovava di fronte a una melensaggine e a un livello d'elaborazione del problema che era fondamentalmente quello di "Pierre" dei Pooh, con il non trascurabile dettaglio che "Pierre" era apparsa nel 1976, e qui eravamo nel 2008.
In altre parola, questa canzone non marca affatto la consacrazione della tematica gay a Sanremo, come si disse (già nel lontano 1996 c'era stata la mediocrissima "Sulla porta" di Federico Salvatore, e ancora prima, addirittura nel 1991, la bella "Sorelle d'Italia" di Dario Gay). Ciò che il brano marca e permette di quantificare, semmai, è il ritardo accumulato da chi gestisce Sanremo rispetto al livello dell'industria musicale italiana: trent'anni, anzi, trentadue!

Da qui, credo, vennero il fastidio e la facile ironia verso un pezzo che in sé e per sé non è affatto peggiore di tanti altri che abbiamo visto nella presente bibliografia.
La musica in quanto tale non ha nulla di particolare: è il classico motivetto sanremese, destinato al rapido consumo, ma arrangiato in maniera piaciona per essere gradevole fin dal primo ascolto. L'esecuzione è curata e l'incisione pulitina e patinatina, senza sbavature di sorta. Insomma, è un prodotto confezionato con professionalità, che non commette alcun reato di "lesa musicalità".
Il problema, insisto, sta nella discrepanza fra la mentalità espressa nel testo (quella che Checco Zalone l'anno successivo avrebbe preso efficacemente in giro nel brano "I uomini sessuali") e i presunti e inesistenti meriti filosofici del testo (Mario Luzzatto Fegiz sul "Corriere della Sera", 26/2/2008: "Testo bellissimo di Gigi D'Alessio, tematica attuale ma senza toni provocatori, melodia decisamente orecchiabile, lei fascinosa, con il dramma di un gay"), su cui la promozione strombazzò in modo asfissiante. Al punto da riuscire a far passare quasi totalmente inosservata la presenza, al medesimo festival, di un'altra canzone, a tematica lesbica, di qualità decisamente superiore, vale a dire "Ore e ore" di Valeria Vaglio.
Cinemagay.it raccolse un florilegio di pareri che vale la pena di leggere; fra essi citerò solo quelli di Lucia Ocone ("Bel pezzo, quello sugli omosessuali sensibili: io ne potrei fare uno sui negri che hanno il ritmo nel sangue, oppure uno sul latte che è pieno di calcio: l'album si chiamerà Mina canta i luoghi comuni") e di Platinette ("Raccontando la storia di un 'amico gay', Gigi D'Alessio e Anna raggiungono punte di involontaria comicità. È il trionfo della retorica").

La chiave di tutto il dibattito sta in una parole dell'immeritato elogio di Luzzatto Fegiz: "dramma di un gay".
Perché la Tatangelo accetta di parlarci di un gay, sì, ma solo per reiterare il concetto per cui la vita di un gay è infelice, priva di amore, e condannata allo stereotipo. E se quando dico "stereotipo" vi viene in mente che il gay in questione faccia il parrucchiere, ebbene, sbagliate di grosso. Fa il truccatore...
(A dire il vero non è neppure molto gay, visto che va a dormire truccato e macchia di trucco il cuscino: più che altro si direbbe un transessuale che non s'accetta come tale).
La sua sorte, in effetti, non è invidiabile, visto che ogni frase lascia capire che è condannato alla solitudine, alla mancanza di amore, al tradimento da parte dei partner, all'infelicità, all'amarezza, a... (Minchia, ma questa sarebbe una canzone a favore dei gay!? Non oso pensare a cosa avrebbe detto se fosse stata contro!)

Visto il quadretto, il blog "Voglio sposare Tiziano Ferro", parlando di questa canzone, commenta sarcastico: E se giunti qui non vi siete ancora tagliati le vene per la depressione, leggete anche l'appello alla pari dignità contenuto in questo meraviglioso testo: Non una gran consolazione, a ben guardare... tanto più che è stata prontamente smentita da un autoproclamato rappresentante del suddetto Dio, il cardinale Ersilio Tonini, che ha dissentito senza mezzi termini: Come si vede, con tutti questi palloni d'aria calda a dire la loro, c'è da sorprendersi che le prese per i fondelli di questa canzonetta tanto sopravvalutata siano state soltanto due, alla fine...


2008 - Trash, Sabryna - "Maciste" - da - Grazie a Dio sono atea, poi come Ep in Maciste. Anche come singolo. (Autoprodotto, scaricabile gratuitamente dal suo sito).
Senza speranza - al solito - di riuscire ad azzeccare una nota o un ritmo, Sabryna trasforma questa canzone in una specie di vudù canoro contro la moglie del tabaccaio di cui s'è innamorata e che "somiglia a Maciste, ti assicuro".
Secondo il racconto (per nulla obiettivo e tantomeno disinteressato) di Sabryna, la moglie ha la colpa gravissima di tenere legato a sé il marito facendosi mettere incinta a ripetizione ("E insiste a mettere al mondo figli / e terrà suo marito con gli artigli: / con quella troia sco*erà come i conigli!").

Per questi motivi, contro di lei si aprono le cataratte degli insulti e delle maledizioni:


2008 - Trash, Sabryna - "Mio marito" - da - Grazie a Dio sono atea. Anche come single. (Autoprodotto, scaricabile gratuitamente dal suo sito).
Cover di "Maracaibo" di Lou Colombo.
La perfida Sabryna al suo peggio, cioè meglio, si lancia a descrivere (o demolire) Gaetano, il suo partner, e la sua relazione.
È un quadretto satirico che non risparmia neppure se stessa, e che parla della realtà senza abbellimenti.
Sabryna, pazza pericolosa, arriva ad infilare nell'incisione anche la voce di Gaetano che le dice "mignotta!" e "bella mignotta!", o che sbadiglia: (C'è anche dell'altro, ma visto che Sabryna entra un po' troppo nei dettagli intimi preferisco sorvolare).

Il risultato finale è delirante, ma al tempo stesso simpatico e divertente.
Sabryna canta con una vocina distorta, da bambina terribile, che accresce il tasso di delirio.
E nonostante il fatto che l'arte del canto e Sabryna Trash abbiano sempre marciato in direzioni opposte, nel 2008 c'è ormai chi effettua un lavoro di "ripulitura" in postproduzione, rendendo meno dolorosa (e a tratti dignitosa) l'esperienza dell'ascolto di questa improbabile "diva".


2008 - Trash, Sabryna - "Stuprami l'ano". (Singolo autoprodotto, poi nel Cd - Sabryna hard, scaricabile gratuitamente dal suo sito).
Uno dei brani più assurdi di questa cantante giù assurda di suo, che qui immagina d'essere aggredita da una banda che la vuole stuprare.
L'effetto delirante nasce dal fatto che la vittima non solo asseconda fin troppo mansuetamente gli aggressori ("Non ti ribella', troia!" "E chi si ribella?". "Non ti ribellare!" "Fossi scemaa!") ma addirittura li incita (come da titolo) su una surreale base dance elettronica.
L'esito è assoluamente folle: non so neppure come possa essere venuto in mente a qualcuno di creare una canzone su questo tema pazzesco. E peggio ancora, come sia passato per la testa di farne un brano umoristico. Io mi sento in colpa a ridere su un tema tanto drammatico. Va bene ridere di se stessa, ma davvero Sabryna non ha limiti? O usa l'auto-sarcasmo come vaccino? Mah!

Sia chiaro che questo brano si basa su una fantasia sessuale e non sulla realtà: in altre canzoni Sabryna Trash ne dice di tutti i colori contro i clienti che non vogliono pagare per "adoperarla", quindi non penso proprio che qui intendesse incoraggiarli a far proprio questo.
E infatti lo stesso sito di Sabryna, pur in un contesto per metà serio e per metà sarcastico, specifica che "Come ben sa chi ama la maestra del trash, l'orgasmo vince sulla logica, le suggestioni su una storia inventata... ma tanto desiderata".
Siamo insomma di fronte a una fantasia erotica, che a quanto si dice è anche abbastanza comune. La differenza rispetto alle altre persone è che Sabryna, invece di limitarsi a fantasticare, ha sceneggiato (follemente, come suo solito) e pubblicato l'intera scena.

Ultimo appunto: questo brano si basa su un dialogo (fra Sabryna e gli aggressori) e quindi ci risparmia di sentir "cantare" la Trash. Il che migliora drasticamente la qualità dell'ascolto...


2008 - Tuccitto, Pia - "Buongiorno a te" - da - Urlo.
Cover di canzone scritta da Pia Tuccitto per Patty Pravo, che l'aveva cantata nel 2000.


2008 - Vaglio, Valeria - Stato innaturale.
In un'intervista a Renato Tartarolo per il "Secolo XIX", (Sanremo: il coraggio di cantare l'amore, 28 febbraio 2008) la Vaglio, dopo aver assicurato  di non aver messo nulla di autobiografico nelle proprie canzoni lesbiche, aggiungeva: Al che Tartarolo chiedeva, e Vaglio rispondeva: Non male, per una cantante che nel suo primo Cd infila ben tre canzoni a tematica lesbica (e che nel secondo riesce nell'impresa di non citare mai una sola volta, in nessuna delle sue canzoni, un solo aggettivo che permetta di capire di che sesso sia la persona di cui sta parlando), e cioè:
2008 - Zalone, Checco - "Il mio amico gay". (Inedito, ma su Youtube sono presenti numerose versioni, tutte registrate dal vivo).
Parodia de "Il mio amico" di Anna Tatangelo, che vanta una parodia anche da "Elio e le storie tese".
Zalone è un comico specializzato in interventi sempre sul limite dell'osceno, ma non tanto da non poter essere trasmessi dalle Tv pecorecce di casa nostra.
Qui la storia narrata dalla Tatangelo è ri-raccontata dal punto di vista dell'amico gay, che ha una rivelazione da fare: lui non è affatto gay, s'è solo finto tale per sviare i sospetti di Gigi, il fidanzato immaginario della cantante. Nonché suo datore di lavoro che minacciava di licenziarlo, geloso dell'eccessiva familiarità della fidanzata con lui. "Sono quello di cui Anna Tatangelo parla nella canzone", dichiara l'io narrante: Ovviamente, raggiunto questo punto di volgarità, resta solo da rassegnarsi.
Il clou è raggiunto nelle parole del ritornello: E dopo essersi chiesto "Ch'aggio a ffa' ppe' campa'", l'io narrante conclude supplicando Gigi: almeno diamoci i turni coi ruoli sessuali, e facciamo un po' per uno!

Credo che questa breve parodia illumini molti aspetti oscuri della mentalità del nostro Paese.
Infatti, al di là del fatto che, come sempre nell'umorismo, il ribaltamento della situazione risulta oggettivamente comico, ciò che dovrebbe farci ridere è un atto che è né più né meno che uno stupro, dato che il consenso è ottenuto per mezzo della minaccia di licenziamento.
E perché mai uno stupro (dichiaratamente doloroso, e noi giù a ridere all'idea!) dovrebbe sembrare "divertente" è domanda che a 'sto punto rientra più nel campo della sociologia che in quello della psicologia. Se immaginassimo una suora al posto d'un parrucchiere, credo che pochi si divertirebbero.

Incidentalmente, è proprio perché s'insiste a trovare "comica" anziché "grave" questa situazione, che nella nostra società si stenta a prendere sul serio la gravità dello stupro compiuto ai danni di un maschio.
Un tempo, quando una donna denunciava uno stupro, si rideva di lei; oggi questa infamia sta venendo meno. Spiace perciò vedere il racconto dello stupro d'un uomo presentato a milioni di spettatori come un "divertente" siparietto comico.
Ma questa è l'Italia - per lo meno, quella del bunga-bunga.


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Inedito.
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